María Corina Machado: da golpista a Nobel della Pace

TeleSUR

L’esponente dell’estrema destra venezuelana che ha cercato invano di conquistare il potere attraverso vie non istituzionali ha ricevuto il Premio Nobel della Pace il 10 ottobre 2025, al termine di una carriera segnata da azioni golpiste, imprese destabilizzatrici e appelli all’intervento militare.


Questo venerdì 10 ottobre, e grazie alla spinta del segretario di Stato USA Marco Rubio, il Comitato norvegese del Nobel ha assegnato il Premio Nobel della Pace all’oppositrice venezuelana di estrema destra María Corina Machado. L’assegnazione è avvenuta mentre erano ancora aperti processi giudiziari a suo carico, erano in vigore misure di ineleggibilità politica e si verificavano recenti episodi di violenza sotto la sua responsabilità, legati al periodo postelettorale delle elezioni presidenziali del 2024 in Venezuela.

Machado acquisì notorietà pubblica nell’aprile del 2002, quando firmò il cosiddetto “Decreto Carmona”, emanato durante il colpo di Stato contro l’allora presidente Hugo Chávez, rovesciato temporaneamente e poi ripristinato da una massiccia mobilitazione popolare e militare leale alla Rivoluzione Bolivariana. Il Decreto Carmona prevedeva la dissoluzione di tutti i poteri pubblici del Paese. Fonti statali la indicano come partecipe degli eventi che interruppero l’ordine costituzionale.

A seguito della sua partecipazione in quel contesto, fu avviato un processo per tradimento della patria. Condannata a 28 anni di prigione, fu successivamente beneficiata da un’amnistia concessa dal governo bolivariano e dallo stesso Chávez.

Il 31 maggio 2005, fu ricevuta alla Casa Bianca dal presidente USA George W. Bush. L’incontro durò oltre 50 minuti. I media statali venezuelani registrarono quell’evento come un fatto politicamente significativo, avvenuto nel pieno delle forti tensioni tra Caracas e Washington.

Nel marzo 2014, Machado partecipò al Consiglio Permanente dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) come “ambasciatrice supplente” di Panamá, figura non riconosciuta dalla diplomazia venezuelana. In quella sede chiese l’attivazione di meccanismi internazionali contro il governo venezuelano, tra cui un’invasione armata.

Nello stesso anno si svilupparono nel Paese proteste violente note come “guarimbas”. Diversi organismi di sicurezza segnalarono attacchi a istituzioni, blocchi stradali, incendi e aggressioni fisiche contro persone identificate come simpatizzanti del chavismo. Rapporti ufficiali documentarono casi di cittadini bruciati vivi. Machado non emise alcuna condanna pubblica di quei fatti.

Nel 2017 si verificò una nuova ondata di proteste con caratteristiche simili, che inclusero azioni violente in varie regioni del Paese. Il governo venezuelano segnalò ancora una volta l’assenza di condanne da parte di Machado.

Nello stesso anno, la Contraloría General de la República emise una misura di ineleggibilità amministrativa contro Machado, impedendole di esercitare incarichi pubblici. Nel 2024, tale decisione fu ratificata dal Tribunale Supremo di Giustizia dopo una revisione legale.

Nel corso della sua carriera politica, María Corina Machado ha mantenuto una linea coerente nel promuovere sanzioni internazionali contro il Venezuela, che hanno comportato gravi arretramenti nello stato di benessere e violazioni dei diritti umani di milioni di venezuelani.

Secondo dati ufficiali, contro il Paese sono in vigore oltre 1000 misure coercitive unilaterali imposte da governi stranieri. Machado ha sollecitato tali misure in sedi come l’OSA, il Parlamento Europeo e il Congresso USA.

Queste restrizioni hanno colpito settori sensibili come l’approvvigionamento di alimenti, medicinali, pezzi di ricambio e carburanti. Le loro conseguenze sono state documentate in rapporti ufficiali presentati dal governo venezuelano a organismi internazionali.

Machado è inoltre coinvolta in processi legati alla consegna di beni statali venezuelani a entità straniere, tra cui Citgo, Monómeros e le riserve auree depositate presso la Banca d’Inghilterra. Secondo la Presidenza della Repubblica Bolivariana del Venezuela, tali perdite hanno rappresentato un danno sostanziale al patrimonio pubblico.

Nel contesto delle elezioni presidenziali del 2024, Machado promosse la propria candidatura nonostante la squalifica in vigore. Dopo l’annuncio dei risultati, che la esclusero come candidata valida, incitò focolai di violenza in diverse regioni del Paese.

Rapporti di sicurezza ufficiali segnalarono l’attività di gruppi denominati “comanditos”, che – secondo le autorità – agirono seguendo direttive politiche legate a Machado. Gli episodi inclusero attacchi armati, minacce, distruzione di infrastrutture e omicidi di militanti chavisti.

Tra luglio e agosto 2025, le indagini proseguirono con arresti e sequestri di armi, esplosivi e sistemi di comunicazione, destinati – secondo le autorità – a compiere attacchi su larga scala con numerose vittime civili e a destabilizzare la nazione, la cui economia continua a rafforzarsi nonostante le oltre mille sanzioni imposte per strangolarla. Questi fatti, secondo le autorità, non sarebbero isolati, ma parte di una strategia coordinata.

Ulteriori indagini collegano tali azioni a strutture logistiche e finanziarie dirette da attori politici già menzionati in altre cause aperte.

Tra il 2020 e il 2025, i media statali hanno diffuso documenti, testimonianze e registrazioni che mostrano interventi di Machado in fori internazionali nei quali sollecitava misure contro il Venezuela. Tali materiali sono oggi parte di indagini ufficiali in corso.

Negli ultimi anni, il suo operato è stato monitorato da istituzioni statali, nell’ambito di azioni che includono appelli a ignorare i processi costituzionali, il sostegno a sentenze di tribunali stranieri sui beni venezuelani e l’appoggio a figure autoproclamatesi in funzioni non riconosciute dalla legge nazionale.

Per quanto riguarda l’assegnazione del Premio Nobel della Pace, è opportuno ricordare che il riconoscimento è stato spesso conferito a figure con traiettorie politiche controverse. Nel 2009, per esempio, fu assegnato al presidente USA Barack Obama, la cui politica estera incluse operazioni militari in vari paesi.

Nel 2025, oltre alla candidatura di María Corina Machado, era stata proposta anche quella di Donald Trump, già nominato in anni precedenti da legislatori conservatori europei e il cui governo minaccia geopoliticamente il Venezuela da mesi.


María Corina Machado: de golpista al Nobel de la Paz

TeleSUR

La ultraderechista venezolana que intentó sin éxito llegar al poder por vías no institucionales, recibió el Premio Nobel de la Paz el 10 de octubre de 2025, tras una trayectoria marcada por sus acciones golpistas, gestas desestabilizadoras y llamados a intervención militar.

Este viernes 10 de octubre y gracias al impulso del secretario de Estado estadounidense, Marco Rubio, el Comité Noruego del Nobel otorgó el Premio Nobel de la Paz a la opositora venezolana de extrema derecha María Corina Machado. La entrega ha coincidido con procesos judiciales abiertos, medidas de inhabilitación política vigentes y recientes hechos de violencia bajo su responsabilidad vinculados al período postelectoral en Venezuela en los comicios presidenciales de 2024.

Machado adquirió notoriedad pública en abril de 2002, cuando firmó el denominado “Decreto Carmona”, emitido durante el golpe de Estado contra el entonces presidente Hugo Chávez, derrotado por una masiva movilización popular y de militares leales a la Revolución Bolivariana. El «Decreto Carmona» establecía la disolución de todos los poderes públicos del país. Fuentes estatales la señalan como partícipe de los eventos que interrumpieron el orden constitucional.

A raíz de su actuación en ese contexto, se inició un proceso legal por el delito de traición a la patria. Fue condenada a 28 años de prisión, aunque posteriormente fue beneficiada con una medida de amnistía emitida por el Gobierno Bolivariano y por el propio Chávez.

El 31 de mayo de 2005, fue recibida en la Oficina Oval de la Casa Blanca por el entonces presidente de Estados Unidos, George W. Bush. La reunión duró más de cincuenta minutos. Medios estatales registraron ese encuentro como un hecho políticamente significativo, al producirse en el contexto de fuertes tensiones entre Caracas y Washington.

En marzo de 2014, Machado asistió al Consejo Permanente de la Organización de Estados Americanos (OEA) como “embajadora alterna” de Panamá, figura no reconocida por la diplomacia venezolana. En esa instancia, solicitó la activación de mecanismos internacionales contra el Gobierno venezolano, entre ellos una invasión.

Durante ese mismo año, se desarrollaron en el país protestas violentas conocidas como “guarimbas”. Diversos organismos de seguridad reportaron ataques a instituciones, cierres de vías, incendios y agresiones físicas contra personas identificadas como simpatizantes del chavismo. Varios reportes oficiales documentaron casos de ciudadanos quemados vivos. No se registraron pronunciamientos de Machado condenando los hechos.

En 2017 se produjo una nueva oleada de protestas con características similares. Las manifestaciones incluyeron acciones violentas en distintas regiones del país. El Ejecutivo venezolano manifestó la ausencia de condenas públicas por parte de Machado frente a estos episodios.

Ese mismo año, la Contraloría General de la República dictó una medida de inhabilitación administrativa contra María Corina Machado, impidiéndole ejercer cargos públicos. En 2024, esta decisión fue ratificada por el Tribunal Supremo de Justicia luego de una revisión legal.

A lo largo de su trayectoria, MCM ha sostenido una línea política orientada a promover sanciones internacionales contra Venezuela, las cuales generaron significativos retrocesos en el estado de bienestar y violaron los DD.HH. de millones de venezolanos.

De acuerdo con cifras presentadas por el Estado venezolano, se aplican más de mil medidas coercitivas unilaterales por parte de Gobiernos extranjeros. Entre los espacios donde Machado realizó estos llamados figuran la OEA, el Parlamento Europeo y el Congreso de Estados Unidos.

Estas medidas han afectado áreas sensibles como la adquisición de alimentos, medicinas, repuestos y combustibles. Las consecuencias de estas restricciones han sido documentadas en informes oficiales y presentadas ante organismos internacionales por el Gobierno venezolano.

Machado también ha sido señalada en procesos relacionados con la entrega de activos del Estado venezolano a entes extranjeros. Entre los casos reportados figuran Citgo, Monómeros y las reservas de oro depositadas en el Banco de Inglaterra. Según la Presidencia de la República Bolivariana de Venezuela, estas pérdidas han representado una afectación sustancial al patrimonio público.

En el contexto de las elecciones presidenciales de 2024, Machado impulsó su candidatura a pesar de la inhabilitación vigente. Luego de conocerse los resultados, en los que no figuró como candidata válida, promovió focos de violencia en diversas regiones del país.

Distintos reportes de seguridad oficiales señalaron la actuación de grupos identificados como “comanditos” en este contexto. Según autoridades nacionales, estos operaron bajo directrices políticas que surgieron de sectores vinculados a Machado. Los sucesos incluyeron ataques armados, amenazas, destrucción de infraestructuras y asesinatos de militantes del chavismo.

En julio y agosto de 2025, las investigaciones continuaron con detenciones y hallazgos de armamento, explosivos y sistemas de comunicación con la intención de realizar ataques a gran escala con numerosas víctimas civiles y desestabilizar a la nación, cuya economía continúa fortaleciéndose pese a las más de mil sanciones para estrangularla. De acuerdo con las autoridades, estos hechos no son aislados y se enmarcan en una estrategia coordinada.

Investigaciones posteriores permiten vincular estas acciones con estructuras logísticas dirigidas por actores políticos previamente señalados en otras causas abiertas.

Entre 2020 y 2025, los medios estatales registraron y difundieron documentos, testimonios y grabaciones en los que se identifican intervenciones de MCM en foros extranjeros solicitando medidas contra Venezuela. Estos materiales han sido utilizados en investigaciones oficiales en curso.

Durante los últimos años, su papel ha sido monitoreado por instituciones del Estado, en el marco de actuaciones que incluyen llamados a desconocer procesos constitucionales, respaldo a decisiones de tribunales extranjeros sobre bienes venezolanos y apoyo a figuras que se autoproclamaron en funciones no reconocidas por las leyes nacionales.

En cuanto a su vinculación con la concesión del Premio Nobel de la Paz, este ha sido adjudicado a figuras con trayectorias políticas diversas. En 2009, fue concedido al entonces presidente de Estados Unidos, Barack Obama, cuya política exterior durante su mandato incluyó operaciones militares en varios países.

En 2025, además de la candidatura de María Corina Machado, se intentó nominar al presidente Donald Trump, quien había sido propuesto en años previos por legisladores conservadores europeos y cuyo Gabinete se encuentra amenazando geopolíticamente a Venezuela desde hace meses.

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