La carriera politica della Premio Nobel per la Pace 2025, María Corina Machado, è sempre stata dedicata a ottenere il cosiddetto “cambio di regime”, e sempre attraverso una via violenta.
Primo atto. Si alza il sipario: una signora, commossa, si avvicina al popolo, gli promette, parla dei tiranni e dittatori. Si abbassa il sipario e, dietro le quinte, appare la stessa signora reclamando un’invasione militare nel proprio paese.
Secondo atto. Si alza il sipario: la protagonista tenta di dimostrare – con un presunto interesse “democratico” – l’incapacità di uno Stato che definisce fallito. Si abbassa il sipario: il suo estremismo portò il governo USA a bloccare, nel giugno 2020, l’ingresso in Venezuela dei vaccini contro il Covid-19.
Terzo atto. Si alza il sipario: il Segretario di Stato USA la propone per il Premio Nobel per la Pace. Le viene conferito. Si abbassa il sipario: dopo averlo “vinto”, lo dedica “al popolo del Venezuela e al presidente Trump per il suo sostegno decisivo alla nostra causa”. Sì, lo stesso Trump che ha circa 1200 missili puntati contro la nazione sudamericana.
La protagonista di quest’opera, María Corina Machado, è stata truccata e consigliata dalla Casa Bianca, che ha anche sostenuto economicamente un simile spettacolo e, soprattutto, la sua promozione a livello mondiale.
Minuziosamente costruita, la figura che sulla scena sembra essere l’antitesi del presidente costituzionale del Venezuela, Nicolás Maduro, non è altro che una pedina mossa da Washington per raggiungere – finora senza successo – i suoi fini destabilizzatori.
Questo riconoscimento, dunque, non è altro che una delle tante forme di demonizzazione del chavismo e di giustificazione del neoliberismo sfrenato, dei piani di privatizzazione resi noti durante le ultime elezioni presidenziali, e della promozione attiva di aggressioni esterne, come le oltre mille misure coercitive unilaterali che strangolano l’economia delle famiglie venezuelane, tutte sostenute dalla leader del partito Vente Venezuela.
La Machado ha respinto i risultati delle elezioni presidenziali del 2024 ancor prima di andare alle urne, poiché il suo compagno di candidatura, Edmundo González Urrutia – che aveva prestato solo il nome per comparire sulla scheda – non firmò l’accordo di riconoscimento dei risultati elettorali sottoscritto dagli altri candidati già dal mese di giugno. Quello fu il suo annuncio formale dei successivi tentativi golpisti, portati avanti con l’appoggio dei cosiddetti “comanditos” terroristi, gruppi di delinquenza organizzata che cercarono di turbare la calma post-elettorale del paese, finanziati dall’estrema destra e dal suo più fedele alleato: gli USA.
Che cosa è stato premiato, dunque? Il tradimento della Patria, della propria gente? Pace? Conosce, forse, l’ultradestra il significato di questa parola? Sembrerebbe di no, poiché la carriera politica di María Corina Machado è stata tutta dedicata al “cambio di regime”, sempre per via violenta, ben lontana dal “costante impegno per la promozione dei diritti democratici del popolo venezuelano e dalla sua lotta per ottenere una transizione giusta e pacifica dalla dittatura alla democrazia”, come sostiene il Comitato del Nobel.
A questo proposito, diverse personalità internazionali hanno affermato che si tratta di un Premio Nobel della guerra, o, in altre parole, contro la pace.
Nel frattempo, l’istituto Hinterlaces ha riferito che il 91% degli intervistati ha espresso il proprio rifiuto verso María Corina Machado, percentuale significativamente superiore a quella degli altri dirigenti politici del paese.
Dopo la pantomima dell’estremismo, il sipario si è abbassato senza applausi.
Réquiem por un Nobel de la guerra
La carrera política de la Premio Nobel de la Paz 2025, María Corina Machado, ha estado dedicada a lograr el «cambio de régimen», siempre a través de una salida violenta
Laura Mercedes Giráldez
Primer acto. Sube el telón: Una señora, conmovida, se acerca al pueblo, le promete, le habla de los tiranos y dictadores. Baja el telón y, tras bambalinas, aparece la misma señora reclamando una invasión militar para su propio país.
Segundo acto. Sube el telón: La protagonista intenta demostrar –con interés «democrático»– la incapacidad de un Estado supuestamente fallido. Baja el telón: su extremismo conllevó a que el Gobierno de EE. UU. bloquease la entrada de vacunas a Venezuela contra la covid-19, en junio de 2020.
Tercer acto. Sube el telón: El Secretario de Estado de EE. UU. la nómina para el Premio Nobel de la Paz. Se le confiere. Baja el telón: tras «ganarlo», lo dedica «al pueblo de Venezuela y al presidente Trump por su apoyo decisivo a nuestra causa». Sí, el mismo que tiene unos 1 200 misiles apuntando hacia la nación sudamericana.
La protagonista de la obra, María Corina Machado, fue maquillada y asesorada por la Casa Blanca, quien también ha corrido con el financiamiento de tan elaborado performance y, sobre todo, con su promoción ante el mundo.
Minuciosamente confeccionada, la figura que en la puesta en escena parece ser la antítesis del presidente constitucional de Venezuela, Nicolás Maduro, es solo una pieza que mueven desde Washington, para alcanzar –hasta ahora sin resultados– sus fines desestabilizadores.
Así, este lauro no es más que una de las tantas formas de satanizar al chavismo y justificar el neoliberalismo desenfrenado, los planes de privatización dados a conocer en los últimos comicios presidenciales, la promoción activa de agresiones externas, como las más de mil medidas coercitivas unilaterales que estrangulan la economía familiar venezolana, de la líder del partido Vente Venezuela.
La Machado desconoció los resultados de las presidenciales de 2024 incluso antes de ir a las urnas, pues su pareja de candidatura, Edmundo González Urrutia –quien solo aportó el nombre para la boleta–, no firmó el acuerdo de reconocimiento de los resultados de las elecciones, rubricado por los demás candidatos desde junio. Sería ese su anuncio formal sobre los intentos golpistas que luego vendrían, sobre todo con el apoyo de los comanditos terroristas, grupos de delincuencia organizada que intentaron perturbar la tranquilidad poselectoral en el país, pagados por la extrema derecha y su aliado más fiel: EE. UU.
¿Qué se ha premiado entonces, la traición a la Patria, a su gente? ¿Paz? ¿Conoce, acaso, la ultraderechista, el significado de esa palabra? Pareciera que no, pues su carrera política ha estado dedicada a lograr el «cambio de régimen», siempre a través de una salida violenta, muy lejos de la «incansable labor de promoción de los derechos democráticos del pueblo de Venezuela y por su lucha para lograr una transición justa y pacífica de la dictadura a la democracia», que alega el Comité del Nobel.
Al respecto, varias personalidades a nivel internacional han manifestado que se trata de un premio Nobel de la Guerra, o lo que es lo mismo, contra la paz. Mientras que Hinterlaces informó que el 91 % de los encuestados mostró su rechazo a María Corina Machado, siendo este significativamente mayor que el del resto de los líderes políticos del país.
Tras la pantomima del extremismo, bajó el telón sin aplausos.
