Ricordi di un nonno

Harold Cárdenas Lema  https://eltoque.com

milicianoHa 12 anni e questo sta diventando il giorno più emozionante della sua breve vita. Suo padre lo rimprovera al vedere come le lacrime scendono del suo volto, gli uomini non piangono, quelli dell’ Escambray ancora meno. Non è riuscito ad evitarlo al suo arrivo a Trinidad,   è la prima volta che vede una città e tanta gente. Quel giorno piangerà  ancora un’altra volta,  tornando alle montagne, a Polo Viejo e al lavoro familiare di boscaiolo. Ritornerà a quella città essendo già un guerrigliero dell’Esercito Ribelle e come molti altri resterà in città, non tornerà mai più in montagna.

Ismael ha appena più di 30 anni e una posizione mediana nel trionfante Esercito Ribelle. Le ragazze si offrono facilmente ai guerriglieri nel vortice degli anni sessanta e nelle città li ricevono come eroi,  non lo sanno ma stanno vivendo il periodo più bello della Rivoluzione. Con diversi uomini sotto il suo comando, impara a leggere e scrivere nella Campagna d’Alfabetizzazione. Scopre allora che è bravo in matematica, molto bravo, ma il fatalismo geografico è determinante.

Inizia l’esodo di molte famiglie della borghesia dell’Avana e cominciano a svuotarsi le case  del Vedado. Ad alcuni miliziani, viene raccomandato di occuparle per impedire la  loro distruzione, lui è uno di loro.

Sua moglie ei suoi figli vivono in un povero comune di Villa Clara mentre Ismael dorme in una casa con quattro camere, mancandogli la famiglia e desideroso di tornare a vederli. La maggior parte degli miliziani  si sono portati  le loro famiglie a quelle case occupate e divennero proprietari mentre i capi facevano finta di non vedere, Ismael tornò alla sua città. Era una casa molto  grande e nessuno l’aveva  autorizzato ad appropriarsene. Era l’inizio degli anni sessanta a Cuba, e nonostante la scarsità, il futuro sembrava luminoso.

Lo ubicano  a Santa Clara a capo di un battaglione di uomini. Un giorno gli dicono  di andare a cercare qualcosa a Colòn e sale su una  jeep, con l’autista, per l’incarico. Arrivano nella vicina provincia e i suoi colleghi non hanno idea di quello che sta cercando, evidentemente si è sbagliato. L’hanno inviato in via Colon e lui ha attraversato tutta la provincia verso la città che ha lo stesso nome. Come ogni  contadino imbarazzato in una situazione che lo supera, fa giurare all’autista di non dire nulla e  ritorna con discrezione. Ci vorranno 40 anni per confessare questo,  e altre cose simili, alla sua famiglia.

Passa il tempo, i suoi figli vanno alla università  e si laureano. In futuro rimpiangerà di aversi perso  fasi complete della vita familiare, il suo senso del dovere famigliare compete con il dovere lavorale e  politico,  spesso è in  uno o altro compito dell’Esercito o del Partito. I peccati di Ismael saranno sempre quelli della sua situazione, quelli di una nobiltà  contadina che non conosce malvagità.

E’ arrivato il Periodo Speciale e Ramon non è tanto giovane come prima, ma bisogna sopravvivere. Appena pensionato, deve  continuare a lavorare ora per sfamare la famiglia. Una fattoria alla periferia della città, è il supporto di tutti durante gli anni più duri, ogni giorno si deve alzare all’alba e con il suo berrettino andare a seminare per fare in modo che possano mangiare a casa. Sono stati anni  di resistenza, di cui ci sono poche foto e quelle che si conservano,  mostrano volti magri e pieni di sacrificio. Ma riescono a tirare avanti.

Ora è il più grande fan del Sistema Informativo della TV cubana. Ogni giorno si sveglia ascoltando le notizie alla radio, poi guarda il telegiornale di mezzogiorno, radio tutto il pomeriggio e notiziario stellare durante la notte. Forse il presidente dell’Istituto di Radio e Televisione è meno informato di lui. Sta per compiere  89 anni, il suo orgoglio è quello di resistere al tempo, come Fidel Castro e vedere il trionfo della Rivoluzione a cui ha dedicato la sua vita. Le nostalgie e gli aneddoti del passato occupano la maggior parte del suo tempo.

Oggi Ramon Ismael Lema ha paura di morire, ma non lo dice  a nessuno. Quando arriva qualcuno a casa inizia a raccontare le stesse storie e anche se le so a memoria l’ascolto con attenzione. Mio nonno incarna tutta una generazione, non ha il basco, ma  ama i  berretti e fare le sue passeggiate. Parlare con lui circa l’apertura dell’Ambasciata yankee a Cuba è un lusso,  non sempre andiamo d’accordo e sicuramente non pensiamo allo stesso modo su qualche tematica, ma non permetto che nessuno lo critichi.

Il patriarca della famiglia è stato cresciuto nello schema del contadino macho di sempre, ma mia nonna dice che il 17 dicembre ha versato qualche lacrima. Ascoltare Raul Castro parlare del riavvicinamento con gli USA e vedendo tornare i Cinque, credo che fu anche la sua vittoria. Gerardo Alfonso aveva ragione nella sua canzone: sono ancora i sogni  quelli che  uniscono alla gente. Spero solo che mio nonno sia con noi nell’esito di questa storia.

Memorias de un abuelo

Tiene 12 años y este va siendo el día más emocionante de su corta vida. Su padre lo regaña al ver cómo le corren las lágrimas por el rostro, los hombres no lloran, los del Escambray menos todavía. No ha podido evitarlo al llegar a Trinidad, es la primera vez que ve una ciudad y tantas personas. Ese día llorará una vez más, al regresar a las montañas, a Polo Viejo y el trabajo familiar de leñador. Regresará a esa ciudad siendo ya un guerrillero del Ejército Rebelde y como muchos otros se quedará en la urbe, no volverá nunca al monte.

Ismael tiene poco más de 30 años y una posición mediana en el triunfante Ejército Rebelde. Las muchachas se le dan fácil a los guerrilleros en la vorágine de los sesenta y en los pueblos los reciben como héroes, no lo saben pero están viviendo el momento más hermoso de la Revolución. Con varios hombres bajo su mando, aprende a leer y escribir en la Campaña de Alfabetización. Descubre entonces que las matemáticas se le dan bien, muy bien, pero el fatalismo geográfico es decisivo.

Comienza el éxodo de muchas familias en la burguesía habanera y empiezan a vaciarse las casas del Vedado. Algunos milicianos son encomendados de ocuparlas para evitar su destrucción, él es uno de ellos.

Su esposa e hijos viven en un municipio pobre de Villa Clara mientras Ismael duerme en una casa de cuatro cuartos extrañando la familia y con ganas de regresar a verlos. La mayoría de los milicianos se trajeron sus seres queridos a las casas ocupadas y pasaron a ser sus dueños mientras los jefes se hacían de la vista gorda, Ismael regresó a su municipio. Era una casa muy grande y nadie le había autorizado apropiarse de ella. Era el inicio de los sesenta en Cuba y pese a la escasez, el futuro lucía luminoso.

Lo ubican en Santa Clara al frente de un batallón de hombres. Un día le dicen que vaya a buscar algo a Colón y se monta en el jeep con el chofer hacia la encomienda. Llegan a la provincia vecina y sus colegas no tienen idea de qué está buscando, evidentemente se ha equivocado. Lo han mandado a la calle Colón y él ha cruzado la provincia hacia el pueblo que tiene igual nombre. Como todo guajiro avergonzado en una situación que le supera, hace jurar al chofer que no diga nada y regresa discretamente. Demorará 40 años en confesarle eso y otras cosas similares a su familia.

Pasa el tiempo, sus hijos van a la universidad y se gradúan. En el futuro lamentará haberse perdido etapas completas de la vida familiar, su sentido del deber familiar compite con el deber laboral y político, a menudo está en una u otra tarea del Ejército o el Partido. Los pecados de Ismael serán siempre los de su circunstancia, los de una nobleza campesina que no conoce maldad.

Ha llegado el Período Especial y Ramón no es tan joven como antes, pero hay que sobrevivir. Recién jubilado, tiene que seguir trabajando ahora para alimentar a la familia. Una finca en las afueras de la ciudad es el sostén de todos durante los años más duros, cada día él tiene que madrugar y con su gorra salir al sembrado para que puedan comer en casa. Son años de resistencia, de los que quedan pocas fotos y las que se preservan, muestran caras flacas y de sacrificio. Pero logran salir adelante.

Ahora es el mayor fan del Sistema Informativo de la TV cubana. Cada día se despierta escuchando las noticias en la radio, luego ve el noticiero del mediodía, radio toda la tarde y noticiero estelar en la noche. Posiblemente el presidente del Instituto de Radio y Televisión esté menos informado que él. Está cumpliendo 89 años, su orgullo es resistir al tiempo igual que Fidel Castro y ver triunfar la Revolución a la que le ha dedicado la vida. Las nostalgias y anécdotas del pasado ocupan la mayor parte de su tiempo.

Hoy Ramón Ismael Lema tiene miedo de morir pero no le dice a nadie. Cuando llega alguien a casa comienza a hacer las mismas historias de siempre y aunque las conozco de memoria lo escucho con atención. Mi abuelo encarna toda una generación, no tiene boina pero le encantan las gorras y dar sus paseos. Hablar con él sobre la apertura de embajada yanqui en Cuba es un lujo, no siempre estamos de acuerdo y definitivamente no pensamos igual en algunas cosas pero no permito que nadie se lo cuestione.

El patriarca de la familia fue criado bajo el esquema campesino machista de siempre pero dice mi abuela que el 17 de diciembre le sacó par de lágrimas. Escuchar a Raúl Castro hablar sobre el acercamiento con Estados Unidos y viendo regresar a los Cinco, supongo que también fue su victoria. Gerardo Alfonso tenía razón en su canción: son los sueños todavía los que unen a la gente. Solo espero que mi abuelo esté con nosotros en el desenlace de esta historia.

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