“Dal guano si riconosce l’uccello”, dicono i vecchi; e a questi “media liberi” li si riconosce dalle loro menzogne, che ancora una volta mettono a nudo i loro vincoli di dipendenza dal Dipartimento di Stato USA, di cui fungono da volgari megafoni della politica yankee. Perché solo nell’aritmetica del fascismo 7 + 12 è più grande di 165.
Il resto del pianeta ha visto l’ovvio: Cuba ha appena inflitto all’impero un ko tecnico al primo round, lasciando lo Zio Sam barcollante al tappeto.
Appena suonata la campana finale, i cagnolini mediatici si sono messi a correre ad abbaiare furiosi, come se il ring fosse stato il loro. Eccoli là, in sfilata di titoli tagliati con la stessa forbice arrugginita, che cercano di vendere fumo dove c’è solo un incendio yankee: “storica battuta d’arresto”, “scarso appoggio”, “porta sbattuta in faccia alla dittatura”, “il regime perde alleati”, “sconfitta politica”… Ma di chi è esattamente questa sconfitta? Del paese che ha appena vinto per schiacciante maggioranza o di quello che se n’è andato con la coda tra le gambe?
Si direbbe che Cuba abbia perso 165 a 19. Ma no, la stragrande maggioranza delle nazioni ha detto NO al blocco, e lo ha fatto a testa alta. Persino le nazioni più povere dell’Africa, dei Caraibi e dell’Asia —quelle che dipendono da “aiuti” condizionati, da prestiti del FMI con clausole in corpo minuscolo e da finanziamenti che puzzano di ricatto— sono rimaste ferme. Nonostante le immense pressioni, le telefonate notturne dalle ambasciate, le minacce velate di tagli ai fondi e le promesse di carote marce, non hanno ceduto. Questo è il vero appoggio dei popoli del mondo, non quello dei 7 lacchè e dei 12 pavidi che si nascondono dietro l’astensione come chi si nasconde dietro una scusa da quattro soldi.
Fa male alla Casa Bianca, fa male a Miami, fa male alle scrivanie dove si fabbricano queste “notizie” a colpi di assegni. E fa così male che bisogna inventarsi una realtà parallela: “È una sconfitta! Cuba è sola! Il mondo l’abbandona!”. Una menzogna. È la stessa logica di chi perde una partita 10-0 e titola: “L’avversario ha segnato a fatica”. O di chi si prende un ko e dice che è stato “un round combattuto”.
È la 33 volta che gli USA cercano di legittimare il loro blocco genocida all’Assemblea Generale… e la 33 volta che subiscono il ridicolo globale. Hanno fatto pressioni come mai prima, inviato in mezzo mondo delegazioni di ricattatori di “alto livello”, offerto “investimenti” in cambio di voti, minacciato di sanzioni secondarie chiunque osasse sfidarli. Niente ha funzionato, si sono solo aggiunti i soliti trascinati di turno.
Il sostegno dei popoli, come ha detto Bruno Rodríguez, resta saldo, più forte che mai, con la cintura di campione ben stretta in vita; e Cuba continuerà a difendere la sua verità ed esigere la fine del blocco. Perché la matematica della dignità non mente. Che continuino pure a inventarsi la loro aritmetica fascista: Cuba ha già vinto il round, l’incontro e la guerra morale. La prossima volta, magari, invece dei ricattatori manderanno un matematico… Sono state 165 le nazioni del mondo che hanno scelto la giustizia al posto del ricatto, e questo non è un ko tecnico: è un trionfo storico che gli USA non potranno cancellare né con le menzogne né con le pressioni.
¿Cuándo 7 + 12 es mayor que 165?
Al pájaro se le conoce por la cagada, dicen los viejos; y a estos “medios libres” se les conoce por sus mentiras, quedando al descubierto, otra vez, sus vínculos de dependencia con el Departamento de Estado de los Estados Unidos, funcionando como groseros altavoces de la política yanqui. Porque solo en la aritmética del fascismo 7 + 12 supera a 165.
El resto del planeta vio lo obvio: Cuba acaba de propinarle al imperio un nocaut técnico en el primer asalto que dejó al Tío Sam tambaleándose en la lona.
Apenas sonó la campana final, los perros falderos mediáticos salieron corriendo a ladrar ardidos, como si el ring hubiera sido suyo. Y ahí van, en desfile de titulares cortados con la misma tijera oxidada, intentando vender humo donde solo hay un incendio yanqui: “histórico revés”, “bajo apoyo”, “portazo a la dictadura”, “el régimen pierde aliados”, “derrota política”… ¡pero de quién es exactamente esa derrota? ¿Del país que acaba de ganar por paliza o del que se fue con la cola entre las piernas?
Uno pensaría que Cuba había perdido 165 a 19. Pero no, la mayoría aplastante de las naciones dijeron NO al bloqueo, y lo hicieron con la frente en alto. Incluidas las naciones más pobres de África, el Caribe y Asia —esas que dependen de “ayudas” condicionales, préstamos del FMI con letra pequeña y financiamientos que llegan con olor a chantaje— se mantuvieron firmes. A pesar de las descomunales presiones, llamadas de medianoche desde embajadas, amenazas veladas de recorte de fondos y promesas de zanahorias podridas, no cedieron. Ese es el verdadero apoyo de los pueblos del mundo, no el de los siete lacayos y los doce tibios que se esconden detrás de la abstención como quien se esconde detrás de una excusa barata.
Duele en la Casa Blanca, duele en Miami, duele en los escritorios donde se fabrican estas “noticias” a golpe de cheque. Y duele tanto que hay que inventar una realidad paralela: “¡Es un revés! ¡Cuba está sola! ¡El mundo la abandona!”. Mentira. Es la misma lógica de quien pierde un partido 10-0 y titula: “El rival apenas pudo anotar”. O de quien se come un nocaut y dice que fue “un round disputado”.
Esta es la 33ª vez que EE.UU. intenta legitimar su bloqueo genocida en la Asamblea General… y la 33ª vez que lo vence el ridículo global. Presionaron como nunca antes, enviaron delegaciones de chantajistas de “alto nivel” a medio mundo, ofrecieron “inversiones” a cambio de votos, amenazaron con sanciones secundarias a quien osara desafiarlos. Nada funcionó, solo se sumaron los arratrastrados casuales.
El Apoyo de los pueblos como dijo Bruno Rodríguez sigue en pie, más firme que nunca, con el cinturón de campeón bien puesto; y Cuba seguirá defendiendo su verdad, y exigiendo el fin del bloqueo. Porque la matemática de la dignidad no miente. Que sigan inventando aritmética fascista; Cuba ya ganó el round, el match y la guerra moral. La próxima vez, quizás envíen un matemático en vez de chantajistas… Fueron 165 naciones del mundo que eligieron la justicia sobre el chantaje, y eso no es un nocaut técnico, es un triunfo histórico que EE.UU. no podrá borrar con mentiras ni presiones.



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