Denunciando: menzogne e uragani

Il 28 ottobre 2025 sarà ricordato a Cuba non solo come un altro tradizionale giorno di omaggio a Camilo Cienfuegos, ma anche per il lungo e lento stato di allerta nazionale di fronte all’imminente arrivo di un ciclone catastrofico nell’oriente del paese, mentre nella sede delle Nazioni Unite, a New York, si discuteva una nuova risoluzione contro il blocco, le cui conseguenze sull’economia cubana rendono particolarmente complesso affrontare un fenomeno meteorologico potenzialmente devastante come Melissa.

Ci chiedevamo in questo podcast cosa unisca questi tre temi in uno stesso spazio di opinione. La risposta è: fake news.

La scomparsa di Camilo nel mare, nel 1959 —uno degli episodi più dolorosi della storia della Rivoluzione— è allo stesso tempo uno dei fatti più perversamente distorti per diffamare la dirigenza del paese.

Il blocco, tanto più negato quanto più rafforzato nel tentativo di giustificare il crimine, torna ad essere ancora più negato quando si esercitano pressioni su mezzo mondo affinché voti contro la risoluzione di condanna.

Quanto all’uragano Melissa, per quanto Cuba faccia tutto il possibile per salvare ogni vita in pericolo, la narrazione dei media del sud della Florida sembra orientata unicamente a denigrare le azioni della direzione della Rivoluzione e a negare l’enorme mobilitazione per la vita che si è messa in moto nell’oriente del paese.

A confermarlo, ecco un esempio sonoro. Mentre l’arrivo di Melissa in Giamaica spinge gli emigrati di quel paese negli USA a preparare pacchi di solidarietà per i loro connazionali in difficoltà, nella stessa emittente un giornalista di origine cubana si accanisce nel denigrare i modi in cui l’isola, sotto blocco, si prepara ad affrontare il mostro meteorologico, parlando della nostra povertà materiale senza mai menzionare la causa fondamentale delle carenze del paese.

Come codardi portavoce del governo USA, neppure per errore osano indicare il blocco come causa prima e fondamentale della situazione attraversata dall’economia cubana, e attaccano i preparativi per affrontare il ciclone come se fosse motivo di vergogna evacuare la popolazione su camion laddove mancano gli autobus, o ricorrere a grotte come rifugi nelle zone montuose.

Fanno pena quei personaggi che si dicono cubani e sperano che il paese in cui sono nati fallisca nell’affrontare l’uragano più pericoloso degli ultimi due secoli, come è stato detto.

Se pure le prossime ore saranno decisive per valutare l’efficacia dello sforzo, ciò che si è visto fin dal primo avviso di allerta è una forte articolazione tra Partito, Governo e organizzazioni sociali, che assumono la direzione delle operazioni, dando massima priorità alla tutela della vita, con i segretari e le segretarie del Partito nelle province colpite a dirigere i processi e, allo stesso tempo, a informare e incoraggiare il popolo riguardo alle azioni intraprese e a ciò che tutti devono sapere e fare prima, durante e dopo il passaggio dell’uragano (esempi da Granma, Santiago, Holguín, Guantánamo).

Sicuramente il passaggio di Melissa ci lascerà nuove lezioni, ma ciò che sta facendo questo paese, in un periodo tanto critico, è davvero eroico.

“Casualmente”, coloro che cercano di denigrare il paese nel mezzo di questo sforzo eroico sono gli stessi che hanno scatenato la campagna per negare l’esistenza del blocco.

Questo è sempre accaduto, ma ora è del tutto assurdo pretenderlo.

Come ha detto il cancelliere, le oscene manovre per impedire l’approvazione della risoluzione all’ONU sono la miglior prova del fatto che essi sono pienamente consapevoli che la volontà delle nazioni è quella di votare contro tale politica. Ed è anche la prova che, pur non rispettandola, la temono, perché li lascia nudi di fronte al mondo nel loro abusivo tentativo di soffocare un piccolo paese vicino, un’isola dei Caraibi con una popolazione trenta volte inferiore a quella degli USA.

Dal servizio che abbiamo ascoltato non possiamo non commentare il linguaggio: quando si parla dei giamaicani che cercano di proteggersi individualmente non si fa alcun accenno a un possibile abbandono da parte del governo; ma riferendosi a Cuba insistono nel dire che “il regime ha ordinato di evacuare le persone”.

Sfida e storia, dunque, si sono intrecciate in questo martedì 28 ottobre 2025 per Cuba —per ciò che il paese dovrà affrontare nelle prossime ore e per ciò che il mondo potrà dire sul blocco. La lotta, là e qui, è il miglior fiore per Camilo.


Chapeando: Mentiras y huracanes

 

El 28 de octubre de 2025 será recordado en Cuba no solo como otro tradicional día de homenaje a Camilo Cienfuegos, sino por el lento y largo estado de alerta nacional ante la inminente entrada de un ciclón catastrófico por el oriente del país mientras en la sede de Naciones Unidas, en Nueva York, se discutía una nueva resolución contra el bloqueo, cuyas afectaciones a la economía cubana hacen especialmente complejo el enfrentamiento a un fenómeno meteorológico potencialmente devastador como Melissa.

Nos preguntábamos en este podcast qué une a estos tres asuntos en un espacio de opinión. La respuesta es: fake news.

La desaparición de Camilo en el mar en 1959, uno de los episodios más dolorosos en la historia de la Revolución, es al mismo tiempo uno de los hechos más perversamente distorsionados para difamar al liderazgo del país.

El bloqueo, más negado mientras más reforzado en el intento de justificar el crimen, vuelve a ser más negado aún, cuando se presiona a medio mundo para que vote contra la resolución de condena.

En cuanto al huracán Melissa, por más que haga Cuba en función de salvar todas las vidas en riesgo, la narrativa de los medios del sur de la Florida parece únicamente orientada a denigrar las acciones de la dirección de la Revolución y de negar la extraordinaria movilización por la vida que se ha emprendido en el oriente del país.

Para confirmarlo, compartimos aquí un sonido ilustrativo. Mientras la llegada de Melissa a Jamaica convoca a los emigrados de ese país en Estados Unidos a la preparación de paquetes de solidaridad con sus compatriotas en riesgo, en la misma televisora un periodista de origen cubano se empeña en denigrar los modos en que la isla bloqueada se prepara para enfrentar el monstruo meteorológico y habla de nuestra pobreza material sin mencionar jamás la causa fundamental de las carencias del país.

Como cobardes voceros del Gobierno estadounidense, ni por error se atreven a señalar el bloqueo como causa primera y fundamental de la situación que atraviesa la economía cubana, arremetiendo contra los preparativos para enfrentar el ciclón, como si hubiera que avergonzarse de evacuar a la población sobre camiones donde han sido insuficientes los ómnibus o por el posible uso de cuevas como refugios en las montañas.

Dan vergüenza esos personajillos que se dicen cubanos y apuestan a que el país donde nacieron fracase en el enfrentamiento al huracán más peligroso en dos siglos, según se ha dicho.

Si bien son cruciales las próximas horas para valorar la eficacia del esfuerzo, lo que se ha visto desde el primer aviso temprano es una fuerte articulación del Partido, el Gobierno y las organizaciones sociales asumiendo la dirección del enfrentamiento, disponiendo la máxima prioridad para el cuidado de la vida y a secretarias y secretarios del Partido en las provincias afectadas dirigiendo los procesos y al mismo tiempo informando y alentando a su pueblo sobre las acciones que se emprenden y lo que todos deben tener en cuenta y hacer antes, durante y después del paso del huracán (ejemplo de Granma, Santiago, Holguín, Guantánamo).

Seguramente, el paso de Melissa nos dejará nuevos aprendizajes, pero lo que está haciendo este país, en medio de un período tan crítico, es muy heroico.

 “Casualmente”, los que intentan denigrar al país en medio de ese esfuerzo heroico son los mismos que han desatado la campaña negando la existencia del bloqueo.

Eso se ha hecho siempre, pero ahora es totalmente absurdo pretenderlo.

Decía el canciller que las obscenas maniobras para que no se apruebe la resolución en la ONU son la mejor prueba de que ellos están conscientes de que la voluntad de las naciones es votar contra esa política. Y es, también, una prueba de que, aunque no la respeten, la temen porque los deja desnudos frente al mundo en su abusivo intento de asfixiar a un pequeño país vecino, una isla del Caribe que tiene 30 veces menos población que Estados Unidos.

Del reporte que escuchamos no podemos dejar de comentar el lenguaje: que los jamaicanos busquen protegerse de forma personal y aislada no merece ningún comentario sobre posible abandono gubernamental, pero al referirse a Cuba insisten en que “el régimen ha ordenado evacuar a las personas”.

Desafiante e histórico el martes 28 de octubre de 2025 para Cuba. Por lo que deberemos enfrentar como país en las próximas horas y por lo que podrá decir el mundo sobre el bloqueo. La pelea allá y aquí es la mejor flor para Camilo.

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