nel suo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite
- “Il blocco non esiste”.
La legislazione statunitense che sostiene il blocco – la Legge Helms-Burton (incluso il Titolo III), la Legge Torricelli, la “regola dei 180 giorni”, le liste e le sanzioni settoriali e finanziarie – esiste ed è in vigore. La risoluzione di Cuba contro il blocco non “inventa” queste regole: le documenta e ne dimostra l’applicazione pratica. Inoltre, documenti ufficiali statunitensi, come la riedizione del Memorandum Presidenziale n. 5 (30 giugno 2025), confermano la persistenza della politica di “massima pressione” contro Cuba.
- “Le difficoltà economiche di Cuba sono di esclusiva responsabilità del governo dell’Avana”.
L’obiettivo dichiarato della politica statunitense è “strangolare l’economia” per provocare una rivolta sociale; questo include attacchi nei settori del carburante, della finanza, del turismo e della cooperazione medica. Questo assedio ha un impatto su prezzi, investimenti, logistica e liquidità e spiega gran parte delle attuali tensioni economiche.
- “La risoluzione annuale delle Nazioni Unite è propaganda”.
Il voto esprime un’ampia difesa del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite; l’insolito ricorso alla pressione diplomatica da parte degli Stati Uniti per modificare i voti sottolinea l’isolamento di tale politica e la rilevanza della dichiarazione multilaterale.
- “La carenza di cibo e medicinali è colpa del governo cubano”.
Esiste una serie di colli di bottiglia causati dall’assedio economico statunitense: in ambito sanitario, il Programma di Farmaci di Base (651 linee) registra una carenza del 69% e 364 farmaci risultano mancanti (56%) a causa di ostacoli ai pagamenti, fornitori che si rifiutano di operare e divieti tecnologici che bloccano apparecchiature o forniture con componenti statunitensi ≥10%. Ciò impedisce l’acquisizione o aumenta notevolmente il costo di farmaci avanzati e dispositivi critici (ad esempio, protesi aortiche percutanee o apparecchiature per dialisi), con un impatto diretto sull’assistenza e sugli indicatori sanitari.
Nel settore alimentare, la mancanza di finanziamenti e i dinieghi delle banche hanno costretto alla sospensione delle importazioni di circa 337.000 tonnellate di mais e di circa 120.300 tonnellate di soia (mangime per animali), con la mancata produzione di uova per il “Family Basket”. Anche gli acquisti “autorizzati” negli Stati Uniti vengono effettuati in condizioni anomale: licenze specifiche, pagamenti anticipati in contanti (nessun credito), trasporto solo su navi statunitensi e viaggi di sola andata, che aumentano i costi di trasporto e ritardano le consegne. La carenza di merci è dovuta alla mancanza di finanziamenti, all’accesso limitato al credito, all’aumento dei prezzi, alle elevate tariffe di trasporto e ai ritardi negli arrivi: conseguenze dirette del blocco.
- “Il blocco consente le libere esportazioni”.
Non esiste alcuna “libertà” di commercio: il quadro giuridico statunitense stabilisce una politica di diniego per le esportazioni/riesportazioni verso Cuba (EAR) e proibisce alle filiali di aziende statunitensi in paesi terzi di commerciare con Cuba. Inoltre, la “regola dei 180 giorni” scoraggia le compagnie di navigazione dallo scalo nei porti cubani e le vendite agricole consentite richiedono il pagamento anticipato in contanti, senza finanziamenti statunitensi. Tutto ciò limita e rende più costosa qualsiasi transazione, sia all’esportazione che all’importazione.
A ciò si aggiunge la persecuzione finanziaria extraterritoriale: multe e minacce a banche e fornitori, rifiuto di aprire o mantenere conti correnti e blocco delle transazioni che interrompono i flussi di pagamento e incasso. Il rapporto di Cuba include casi recenti (multa OFAC a EFG; rifiuto di aprire un conto per EXPO Osaka; chiusura dei conti dell’ambasciata) e quantifica gli impatti diffusi su contratti, lettere di credito e trasferimenti.
Ciò significa che, lungi dall'”esportare liberamente”, Cuba commercia sotto veti, licenze e timori normativi; di fatto, il documento elenca misure che Washington potrebbe autorizzare (biomedicina, attività minerarie, turismo, allentamento delle licenze di investimento, innalzamento della soglia del 10% della componente statunitense, autorizzazione dei corrispondenti bancari, rimozione di Cuba dall’elenco SSOT e sospensione del Titolo III) ma che attualmente ostacola.
- “Cuba ha piena libertà di commerciare con altri paesi”.
Le misure secondarie (extraterritoriali) degli Stati Uniti scoraggiano e puniscono terze parti (banche, compagnie di navigazione, compagnie assicurative), aumentando i costi e i rischi delle operazioni con Cuba, il che limita la reale libertà commerciale.
- “Il governo cubano traffica il suo personale medico”.
Cuba mantiene una cooperazione internazionale volontaria e ampiamente riconosciuta; la persecuzione degli Stati Uniti cerca di tagliare quelle risorse e privare le popolazioni vulnerabili dei servizi essenziali, ignorando gli standard delle Nazioni Unite e dell’OPS.
- “Il governo cubano trae vantaggio dal mercenarismo”.
Cuba applica la “tolleranza zero” al mercenarismo e ha perseguito penalmente i reclutatori; non sostiene né tollera la partecipazione dei suoi cittadini a conflitti esterni.
- “Cuba destabilizza l’emisfero”.
Il fattore destabilizzante è lo spiegamento militare e il ricatto diplomatico degli Stati Uniti nei Caraibi e nella regione; Cuba e la CELAC sostengono il principio di una “Zona di Pace”.
- “Cuba contribuisce alla ‘macchina da guerra’ russa”
Cuba non partecipa alla guerra in Ucraina né invia truppe; ha smantellato le reti di reclutamento e sanzionato il mercenarismo.
Fonte: www.cubainformacion.tv
Traduzione: italiacuba.it
