Cuba-USA: i passi avanti e gli ostacoli

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cuba-usa-flagsIl 17 dicembre del 2014, il presidente cubano, Raúl Castro, e il suo omologo statunitense, Barack Obama, hanno annunciato in forma simultanea da L’Avana e da Washingon la decisione di cambiare il corso dei vincoli tra le due nazioni ed hanno informato sulla liberazione dei tre antiterroristi cubani che ancora reclusi nella carceri nordamericane.

In quello stesso giorno, Ramón Labañino, Gerardo Hernández e Antonio Guerrero tornarono in Cuba dopo aver sofferto più di quindici anni di prigionia per aver cercato d’evitare azioni violente contro il loro paese.

Precedentemente René González e Fernando González, gli altri due cubani del gruppo conosciuto mondialmente come I Cinque, erano tornati nell’Isola dopo aver scontato le loro condanne.

MA IL BLOCCO RESTA IN PIEDI

Nonostante i passi avanti, anche se limitati, che i due governi hanno stabilito negli ultimi mesi e nonostante la volontà di andare avanti, lo scoglio principale è sempre in piedi. Il blocco economico, commerciale e finanziario imposto contro Cuba da più di cinque decenni, che ha apportato danni economici per almeno 833.755 milioni di dollari, oltre a danni umani incalcolabili.

Il Congresso è l’unico che lo può eliminare e tra i suoi membri esiste la volontà di farlo da parte dei due partiti e della maggioranza, avallata dal desiderio di circa il 60% dei cittadini statunitensi.

Gli esperti cubani hanno calcolato che attualmente sono pendenti nel Congresso una ventina di Progetti di Legge contro il blocco.

Alcuni hanno il fine di eliminare le restrizioni ai viaggi dei nordamericani nell’Isola, dato che attualmente lo possono fare solo se appartengono ad alcune categorie, che sono una dozzina.

Altri hanno l’obiettivo di facilitare gli investimenti nel settore delle telecomunicazioni e dare la possibilità di concedere crediti a Cuba per gli acquisti nel settore agricolo, tra l’altro.

Nel senso contrario ci sono una trentina di proposte che hanno l’obiettivo di mantenere e stringere l’assedio contro l’Isola, oltre all’eliminazione di una buona parte dei passi avanti realizzati negli ultimi mesi.

IL BLOCCO IN CIFRE

Attualmente, uno dei danni maggiori riguarda il piano finanziario, dato che è proibito a Cuba l’utilizzo del dollaro nelle transazioni internazionali.

In questo senso nel 2015 lo stesso Dipartimento del Tesoro ha applicato cinque multe contro entità bancarie e imprese di altri paesi, per aver realizzato qualche affare con Cuba, multe per un ammontare che ha superato i 2834 milioni 867.575 dollari.

In totale dal 2009, per ragioni simili, il Governo nordamericano ha imposto multe per un valore totale di 14.396 milioni e 357.471 dollari a firme e imprese di varie nazioni per aver commerciato in qualche modo con Cuba.

ALCUNI PASSI AVANTI NEI VINCOLI BILATERALI

Negli ultimi mesi, dopo l’inizio del nuovo corso, nelle relazioni si sono apprezzati alcuni passi avanti indiscutibili, anche se insufficienti.

Dal mese di gennaio di quest’anno è giunta a L’Avana una vera valanga di congressisti, uomini d’affari e rappresentanti di organismi del Governo degli Stati Uniti.

Il 22 gennaio sono stati realizzati i primi contatti a L’Avana per dare un profilo alle priorità nel cammino verso il ristabilimento delle relazioni diplomatiche e l’apertura delle ambasciate nelle rispettive capitali.

Il 29 maggio è avvenuto un altro fatto importante, quando gli Stati Uniti hanno annunciato ufficialmente l’esclusione di Cuba dalla lista dei paesi che secondo il Dipartimento di Stato patrocinano il terrorismo, relazione nella quale l’Isola non avrebbe mai dovuto essere inserita, come hanno sostenuto sempre le autorità cubane.

Nel primo semestre di questo 2015 si sono svolte riunioni successive sia a Washngton D.C. che a L’Avana, sino a che il 20 luglio sono state ristabilite ufficialmente le relazioni diplomatiche e le rispettive sezioni d’interesse sono diventate ambasciate.

Da allora tre membri del gabinetto di Obama hanno visitato Cuba: il segretario di Stato, John Kerry, che ha presieduto l’apertura ufficiale della sua sede diplomatica il 14 agosto; la segretaria al cCommercio, Penny Pritzker, in ottobre, e in novembre, il Segretario dell’Agricoltura, Thomas Vilsack.

La formazione della Commissione Bilaterale per valutare la marcia del processo verso la normalità è stata un altro passo avanti importante nel periodo.

Questa Commissione si è riunita in settembre a L’Avana e all’inizio di novembre nella capitale nordamericana.

Una decisione importante è stata l’emissione di regolamenti da parte dei Dipartimenti del Tesoro e del Commercio, i primi il 15 gennaio e gli altri il 18 settembre.

Nei due casi anche se si rendono più flessibili alcuni aspetti puntuali del blocco, ma non sono mai state applicate le facoltà che ha Obama per legge, per ridurre i danni che il blocco apporta a Cuba.

In pratica sono pochi gli aspetti che il presidente Obama non può variare: in primo luogo può cancellare la proibizione per le sussidiarie in terzi paesi di commerciare con Cuba ed anche la proscrizione alle compagnie nordamericane di stabilire vincoli con proprietà di questo paese nazionalizzate nell’Isola.

Al presidente non è permesso autorizzare il turismo in Cuba, né concedere crediti per l’acquisto di prodotti agricoli; se la parte cubana fa degli acquisti di prodotti agricoli li deve pagare in contanti e anticipatamente.

Indubbiamente il capo della Casa Bianca può però autorizzare prestiti per L’Avana per acquistare altri generi di merci e di servizi.

Le autorità cubane segnalano che, anche se le decisioni del presidente Obama prese sino ad ora vanno nel senso corretto, questi ha fatto davvero poco, perchè praticamente nel resto del contenuto delle sanzioni potrebbe agire senza consultare il Congresso.

ALTRI TEMI PENDENTI

Per il Governo dell’Isola, un altro tema vitale è la necessità che gli Stati Uniti restituiscano il territorio che occupano illegalmente con la base navale di Guantánamo.

Un altro tema da risolvere è quello dei compensi.

Mentre Washington chiede il pagamento delle compagnie nazionalizzate dopo il trionfo della Rivoluzione del 1959, la parte cubana esige l’indennizzo degli immensi danni materiali e umani provocati dai successivi governi statunitensi.

In ogni modo per alcuni esperti del tema e per i funzionari dei due paesi il bilancio è positivo.

Durante la sua visita a Cuba nell’agosto scorso, Kerry ha segnalato che sarà molto difficile per un presidente nordamericano nel futuro, democratico o repubblicano, derogare le misure adottate sino ad oggi.

Un poco più preciso è stato l’imprenditore statunitense Jay S. Brickman, Vice presidente della Crowley Maritime Corporation, con sede in Fort Lauderdale, in Florida, entità pioniera nel trasporto degli alimenti a Cuba.

In una dichiarazione esclusiva per Prensa Latina, Brickman ha assicurato che i passi avanti degli ultimi mesi sono praticamente irreversibili, anche se ci sono molti ostacoli da vincere tra tutti.

“È come riempire un tubo di dentifricio che abbiamo vuotato”, ha sostenuto l’imprenditore.

“Adesso il Congresso deve svolgere il suo compito e deve eliminare in assoluto le sanzioni unilaterali contro L’Avana. Mi sento ottimista e penso che questo succederà più presto che tardi” ha affermato.

Con ragione o meno, l’esempio usato da questo uomo d’affari fa pensare al fatto che, nella misura in cui si consolidano le relazioni, sarà sempre più difficile ai settori anti cubani e ai gruppi più reazionari nel Capitolio distruggere quello che è stato realizzato e conquistato sino ad ora. (L’autore è il capo della redazione del nordamerica di Prensa Latina

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