Il mito di Cuba

Plaza-de-la-RevolucionEsiste oggi nelle Americhe e nel mondo un mito di Cuba? La risposta è: certamente sì. Anche se magari era più giovane e travolgente l’epopea della Rivoluzione cubana ai tempi eroici nel 1957 e 1958 nei ventuno mesi di guerriglia sulla Sierra Maestra dove i barbuto di Fidel Castro sconfissero l’esercito batistiano forte di 15 mila uomini e aerei e tank, e nei tre mesi di scontri in pianura dove le colonne di 250 uomini del Che Guevara e Camilo Cienfuegos vinsero la battaglia finale di Santa Clara.

Oltre che nei famosi Noticieros Icac di Santiago Alvarez e in lungometraggi cubani,queste pagine di storia rivivono molto efficacemente anche nel film “Che l’Argentino” -2009- del regista Steven Soderbergh con, nel ruolo di Ernesto Guevara, l’attore portoricano Benicio del Toro, Palma d’Oro al festival di Cannes di quell’anno.

Chi viaggia a Cuba può visitare a Santa Clara oltre alla Piazza e al Memoriale del Che, anche il Museo all’aperto del Treno blindato che, carico di soldati e armi inviato dall’Avana a fine dicembre del 1958, venne fatto deragliare e sbaragliato dai guerriglieri del Che mentre a L’Avana, durante la gran festa di capodanno ’58-’59, Fulgencio Batista il sergente che si autonominò generale e presidente cubano socio in affari coi mafiosi di Lucky Luciano di New York, abbandonava in tutta fretta la capitale fuggendo con la cassa dello Stato ( in un’altro film famoso,” Havana” ,di Sidney Pollack, protagonista Robert Redford).

Ma anche nel momento più difficile della storia di Cuba – tra il 1991 e il 1997 – emersero le straordinarie doti di resistenza e sacrificio del popolo cubano in un tempo in cui l’isola ribelle agli yankees perse l’80 % dei suoi commerci – quelli che intratteneva coi paesi dell’Est europeo – con una caduta di qualcosa come il 35 % del Pil nel solo 1993.

“Dobbiamo affrontare ora un doppio blocco”, disse Fidel. Quello imposto dagli Usa contro Cuba sin dal 1963 sommato a quello causato dalla liquidazione dell’Urss e del Comecon. È evidente che solo un paese come Cuba poteva affrontare una crisi di tale portata senza implodere e solo un popolo con una grande coscienza patriottica, politica e sociale poteva resistere a una tale durissima prova. Lentamente, con gli anni Duemila, il paese uscì con le sue sole forze dalla bocca del vulcano. L’industria turistica triplicò e quelle storiche di nickel, in cui Cuba è leader, del cemento, di medicinali (Labiofam) ripresero forza assieme ai prodotti d’esportazione tipici del pescato di pregio (aragoste),di frutta tropicale,sigari e rum e di un artigianato che in pochi anni è divenuto vasto, diffuso e di ottima qualità. Da notare che, anche se il blocco statunitense pesa sull’economia cubana almeno due miliardi e mezzo di dollari all’anno, due strutture sociali portanti come medicina e istruzione sono sempre state mantenute intatte e senza tagli significativi.

Oggi Cuba rappresenta dunque non solo un mito ma anche una indiscutibile realtà che fa da guida ai paesi del Terzo mondo.

Cuba è prima (alla pari col Canada) per il più basso indice di mortalità infantile, 5 per mille, in tutto il continente americano! Gli Usa, il paese più ricco e potente del mondo, sono dietro, al 7 per mille. Un neonato cubano riceve nel primo anno di vita ben 17 vaccinazioni che hanno eliminato malattie prima endemiche. Repubblica Dominicana, paese leader nel turismo caraibico, ha ancora un tasso di mortalità infantile al 20 per mille e una vita media di sei anni inferiore a quella cubana, e dall’altro lato del mar dei Caraibi, a ovest, in Messico la speranza di vita media sfiora i 70 anni, nove meno di Cuba. Già questi dati parlano. Nel 2000 a l’Avana venne fondata la ELAM, Scuola Latinoamericana di Medicina, in cui raggiungono la laurea gratis ogni anno 4 mila studenti latinoamericani. Miracoli della Rivoluzione. Il fatto è che Cuba investe nella sanità il 13% del bilancio statale così come fa nell’altro settore chiave, quello dell’educazione e istruzione scolastica., che è obbligatoria sul serio (frequenza al 99%) fino al decimo grado e completamente gratuita come anche all’università dove i laureati cubani, con una maggioranza femminile, sono il trenta per cento, il doppio degli italiani. A riprova invitiamo a confrontare le graduatorie mondiali non solo del PIL, prodotto interno lordo, ma anche dello “sviluppo umano” che calcola anche salute ed educazione.

Se in economia Cuba si attesta attorno all’80º posto rispetto ai 198 paesi rappresentati all’ONU, in quella di sviluppo umano guadagna numerose posizioni appena dopo paesi ben più sviluppati economicamente come per esempio l’Argentina. Qualche anno fa, durante una conferenza, il professor Luciano Vasapollo docente di economia alla Sapienza di Roma, raccontò di uno studio sperimentale di un gruppo di studenti universitari per misurare le conseguenze di un ipotetico“embargo economico” proporzionale rispetto a quello subito da Cuba, e mantenuto contro l’Italia. Ebbene il risultato fu che l’economia italiana sarebbe schizzata all’indietro dall’attuale 8° posto mondiale a oltre il trentesimo! Dunque, comincia a tornare il conto?

Se citiamo l’offerta culturale Cuba di nuovo si ripropone a interessanti livelli internazionali. Ha con l’ICAIC (Instituto cubano dell’Arte e Industria cinematografica) una produzione stabile di film e documentari come nessun altro paese dei Caraibi e l’America centrale e ogni dicembre, da 38 anni a l’Avana si svolge il grande Festival del Nuovo Cinema Latinoameriicano che ha nella capitale, in 13 giorni, oltre mezzo milione di spettatori paganti, record mondiale. Ancora, la Fiera Internazionale del Libro, in febbraio, itinerante nell’isola, raccoglie due milioni di visitatori. Per le arti figurative si svolge anche la Biennale d’arte all’Avana. Nel balletto classico il Balletto Nazionale de Cuba, diretto dalla formidabile 90enne Alicia Alonso, gode un’alta stima internazionale nelle sue frequenti tourneè e organizza anche corsi formativi anche per centinaia di bambini e adolescenti della capitale. Quanto alla musica, qui si sfonda una porta apertissima. Tutta Cuba è una straordinaria miniera musicale d’ogni genere. Dai tradizionali son cubano, boleros, rumba, mambo, cha cha cha, salsa e latin jazz alla musica classica dei conservatori in primis l’habanero Amadeo Roldàn dove venne più volte il maestro Claudio Abbado nei primi anni 2000. Che altro ancora per dimostrare che esiste nel mondo un Mito di Cuba? Ah, sì, lo sport. Ne è diffusa la pratica a ogni livello e in tutta l’isola come servizio sociale e “diritto del popolo”, e il medagliere olimpico cubano è molto ricco, più di quanto si creda.

Per esempio nella specialità regina delle Olimpiadi, l’atletica leggera, le squadre cubane possono ostentare diverse decine di medaglie (ben di più di quelle italiane ). Anche in assoluto è da citare l’incredibile 5°posto di Cuba a Barcellona 1992 con quasi 40 medaglie vinte di cui 16 d’oro. Due particolarità. A Sidney 2000 tecnici esperti calcolando le medaglie vinte e numero degli abitanti per paese (11 milioni i cubani) arrivarono alla conclusione dell’isola caraibica come uno dei paesi più sportivi del mondo. A Londra 2014, Cuba offrì anche una non comune prova di etica sportiva. Disse che non avrebbe iscritto alcuna atleta nella (nuova) specialità olimpica della boxe femminile. “ Cuba ritiene che il pugilato non sia sport adatto al genere femminile”. E così, essendo già molto forte nella boxe maschile, Cuba per scelta etica rinunciò ad altre possibili medaglie olimpiche. Non è eccezionale tutto ció? Oggi 2016, liberalizzato professionalmente in parte in alcune discipline (pugilato, pallavolo, atletica ) lo sport cubano è forse meno compatto che nel passato, ma sforna ancora nuovi talenti come ad esempio la formidabile Yanisleis Silva nel salto con l’asta o il triplista Pedro Paulo Pichardo, entrambi ai vertici mondiali. Ci sono tanti atleti di Cuba naturalizzati per matrimonio in altri paesi. Spagna in testa ma anche in Italia non mancano. Come Libania Grenot, 400 metri piani, finalmente una delle rare medaglie d’oro europee per l’Italia. Si potrebbe dire che Cuba coi suoi atleti all’estero potrebbe allestire anche una seconda squadra nazionale.

Tutto quanto descritto e altro ancora, si svolge nell’isola di Cuba, naturalmente con grandi dibattiti, discussioni, innovazioni. La più grande delle Antille detta anche “El gran Cayman verde” per la particolare forma allungata di oltre milleduecento kilometri da ovest e est, da Cabo San Antonio a Punta de Maisì.

Ancora qualche ultima nota. Quest’anno 2016 il flusso di visitatori, viaggiatori e turisti aumenterà presumibilmente del 30%. I motivi fondamentali? Il nuovo corso non più conflittuale con gli Usa. La crisi in altre zone a inverno tiepido-caldo come il nord Africa da Tunisia a Egitto, provocata da guerre, guerriglie, bombardamenti. E il tema della sicurezza che in America latina può presentare zone problematiche come in alcuni stati del Messico, parti del Brasile e anche in Repubblica Dominicana dove si sono avuti due casi di italiani uccisi nello scorso mese di gennaio. A Cuba non esiste criminalità organizzata, non ci sono bande di rapinatori e gli assalti alle banche i cubani li vedono solo al cinema o in tv nei film stranieri.

I tour operator e i Ministeri degli Esteri danno Cuba come “isola verde” cioè di alta sicurezza: chiedere alle famiglie canadesi, oltre un milione all’anno, quasi un terzo dei turisti in Cuba. Insomma per vari motivi esiste un mito di Cuba d’oggi e di ieri.

Anche perchè si fonda sulle imprese del passato da lungo tempo. L’isola di Cuba è stata per quattrocento anni colonia della Spagna, poi per 60 anni neocolonia degli USA e solo dal 1° gennaio del 1959 – cioè storicamente molto tardi – ha finalmente raggiunto la piena indipendenza e completa sovranità nazionale.

Grazie a uomini irripetibili come Carlos Manuel de Cèspedes, Josè Martì, Antonio Maceo, Maximo Gomez e, naturalmente, Fidel Castro, Ernesto Che Guevara, Raùl Castro. Venerdi 12 febbraio 2016, a sei mesi dalla sua ultima visita di settembre passato, è tornato a Cuba anche Jorje Bergoglio, Papa Francisco, amato da una grande popolazione internazionale. È tornato a Cuba per incontrare il Patriarca ortodosso Kirill (a L’Avana c’è una bella Cattedrale Ortodossa nella Avenida del Puerto, regalata da Fidel quindici anni fa).

A Cuba, Papa Francisco ha reso omaggio alla Sacra Vergine della Carità del Cobre, la patrona di Cuba, ed ha incontrato Kirill capo della Chiesa ortodossa russa, e il Generale d’Esercito Raúl Castro.

Sbagliamo o buona parte di stampa e tv italiane hanno chiuso in un armadio la caterva di accuse, cattiverie e insulti che hanno riservato a Fidel Castro, a Raúl e a Cuba per decenni?

Meglio non andare indietro a ricercarle, perché farebbe ridere amaramente. O, per alcuni, sarebbe il caso di vergognarsi.

Sì, perchè tra dibattiti anche estenuanti e possibili contraddizioni, comunque la realtà, il mito di Cuba rimane ed anche saldamente, in piedi.

S’incontra per caso in giro per il mondo un paese con una storia così, con un popolo di tale resistenza e coraggio da non essersi piegato all’Imperio del Nord, il più potente della Storia, come disse Fidel?

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