L’agenda della Casa Bianca sulla visita di Obama a Cuba

Arnold August https://lapupilainsomne.wordpress.com

downloadBen Rhodes è assistente di Obama e vice consigliere per la sicurezza nazionale. Lui offre informazione critica sulla nuova tabella di marcia tattica nella politica verso Cuba in materia di relazioni tra Cuba-USA. Rhodes, il redattore ufficiale dei discorsi per il presidente Obama, merita elogi, come lo stesso presidente, per la nuova politica verso Cuba, tra cui la decisione del presidente di visitare l’isola.

Uno dei documenti più importanti, che è alla base di questa visita, è la trascrizione della conferenza stampa (Press Briefing) del 18 febbraio 2016 di Ben Rhodes e Josh Earnest, addetto stampa della Casa Bianca, che purtroppo, non è stata ampiamente diffusa. Durante il corso di questa, Rhodes ha dovuto rispondere alle domande dei giornalisti, che lo hanno costretto a spiegare il piano della visita del presidente Obama a Cuba, nell’ambito delle relazioni Cuba-USA.

In quella conferenza si è reso evidente che gli USA sono all’offensiva nei confronti dell’America Latina e dei Caraibi e che la visita a Cuba è parte di questa tabella di marcia. Tuttavia, Rhodes, in risposta alle domande, ha dovuto ammettere con franchezza e riconoscere, in parte, che Cuba ha la sua propria posizione di principi. In realtà, è molto più di questo. Il governo cubano, ben lunghi dall’abbassare la guardia, è anche all’offensiva per quanto riguarda le relazioni tra Cuba e gli USA.

Nonostante si ventilarono molte questioni durante la conferenza stampa, solo alcune saranno discusse in questo articolo.

DISSIDENTI

Dopo aver fatto una sintesi della visita di Obama a Cuba, con un breve cenno al suo viaggio in Argentina, Rhodes ha risposto alle domande dei corrispondenti. La prima domanda coinvolgeva i dissidenti:

“Domanda: Il presidente incontrerà i dissidenti durante la sua visita a Cuba? E negozierà questo con il governo cubano?

“Sig. Rhodes: Sì, lui s’incontrerà con i dissidenti, con membri della società civile, comprese quelli che, senza dubbio, si oppongono alle politiche del governo cubano”.

La questione è stata ancora trattata. In risposta alla domanda di un altro giornalista: “Chi deciderà con quali dissidenti s’incontrerà il presidente?”, Rhodes rispose: “decideremo … e l’abbiamo chiaramente indicato ai cubani”. In un’altra domanda sullo stesso argomento che comparava Cuba con altri paesi in cui gli USA lavorano con i partiti o gruppi oppositori ai loro governi, Rhodes ha dovuto ammettere: “voi [a Cuba] disponete del sistema del partito unico e avete anche elementi di opposizione, ma non è simili [a quelli di altri paesi] “. Poco dopo, in difesa della decisione dell’amministrazione di riaprire l’ambasciata USA a L’Avana, disse che l’ “ambasciata ci permette di rappresentare al meglio i nostri interessi, per costruire migliori collegamenti con la società civile”.

BLOCCO

Uno dei corrispondenti menzionò quanto segue: “All’inizio di questa settimana, Rodrigo Malmierca, [ministro del Commercio Estero ed Investimenti di Cuba], ha raccomandato cose che lui ritiene che la Casa Bianca può fare senza la necessità di revocare l’embargo, come per esempio: consentire l’uso del dollaro in paesi terzi e consentire che gli USA importino rum e sigari”.

Merita di essere sottolineato che solo il Congresso degli USA può sollevare completamente il blocco, poiché è codificato nella legge. Tuttavia, diversi aspetti importanti dello stesso possono essere mitigati da ordini esecutive della Casa Bianca. Circa la puntuale domanda del giornalista circa l’uso del dollaro a livello internazionale, bisogna prendere in considerazione la richiesta di Cuba: il governo cubano vuole usare il dollaro nelle transazioni internazionali, non solo in paesi terzi, ma anche nel commercio con gli USA. A metà febbraio, la delegazione cubana guidata da Malmierca ha visitato Washington D.C., per diversi giorni, ed è andata ben al di là di “consigliare cose” delicatamente, come Rhodes sembrò insinuare. Malmierca ha sottolineato, con forza, la posizione del governo cubano in presenza delle sue controparti, politici e uomini d’affari degli USA. Si è manifestato sfidando l’offensiva contro il blocco e ha espresso la necessità che il presidente Obama utilizzi tutte le prerogative esecutive disponibili per smantellarlo. Invece di rispondere agli esempi presentati nelle domande, come consentire l’utilizzo di dollaro, Rhodes ha detto: “La nostra posizione è che l’embargo dove essere revocato. Per ora, consideriamo altri aspetti in cui possiamo aprire spazi che promuovano una maggiore attività di viaggi e di attività commerciali, che in definitiva beneficino il popolo cubano”.

In risposta alle domande insistenti circa l’embargo (blocco), Rhodes ha detto: “Quello è un governo che, per più di cinque decenni, è stato molto a proprio agio con l’embargo e con gli USA, come la fonte di legittimità su cui si sono basati, a causa di quello che stavamo cercando di fare Cuba”.

Come si può descrivere il governo di Cuba di essere “molto a proprio agio”, quando in realtà Cuba ha combattuto valorosamente contro il blocco per cinque decenni? Nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite tenutasi nel 2015, Cuba ha ottenuto il sostegno di tutta la comunità internazionale delle nazioni, ad eccezione di USA e Israele. Tuttavia, le ultime parole di Rhodes indicano che questa tabella di marcia è ancora molto complessa quando si riferisce all’uso delle prerogative esecutive per privare di efficacia parte del blocco. Il governo cubano è costretto a passare all’attacco riguardo a questa opzione esecutiva che è, molto comodamente, nelle mani di Obama. Costituirà la visita di Obama a Cuba una crepa decisiva nel blocco?

PROBIZIONE DI VIAGGI

Un giornalista ha chiesto se l’amministrazione Obama userà un “ordine esecutivo per revocare il divieto di viaggi, per quanto le sia possibile”. La risposta di Rhodes sembrò essere evasiva: “… quello che abbiamo cercato di fare è promuovere più viaggi, attività commerciali ed economica a Cuba che, ripeto, crediamo beneficino il popolo cubano”.

In risposta ad un’altra domanda sul blocco e nel contesto di eliminare il divieto dei viaggi, di nuovo, Rhodes ha spiegato la questione. Secondo quanto ha detto, l’amministrazione Obama continua a consentire i viaggi solo per “statunitensi che desiderino recarsi a Cuba per collegarsi con il popolo cubano, o per gli uomini d’affari USA che vogliono connettersi con Cuba, ma inoltre, lo dico francamente, per aiutare i cubani comuni”. Ci si può chiedere, allora, sono costretti gli statunitensi che vogliono visitare il Canada e il Regno Unito a collegarsi con i canadesi o i britannici? Oppure, se desiderano viaggiare in altri paesi del Terzo Mondo, sono limitati solo ad “aiutare la gente comune”? Perché questo doppio standard? L’uso di un ordine esecutivo per eliminare il divieto dei viaggi nel più breve tempo possibile, nelle parole del corrispondente, è sicuramente un passo che può verificarsi nel periodo previo la visita di Obama.

GUANTANAMO

guanta_cubaIn risposta a una domanda su Guantanamo, Rhodes ha detto: “Sono sicuro che sarà parte della conversazione. Lo so, perché ho avuto questa conversazione molte volte con i miei omologhi cubani. Ovviamente, essi insistono sul fatto che la nostra presenza lì non è legittima e che le strutture gli devono essere restituite. Ma, ripeto, ciò non c’è sul tappetto, come parte delle nostre conversazioni. Siamo focalizzati su una vasta gamma di questioni che già ho citato. Ma, sono sicuro che lo presenteranno. Questo è un tema che rimane una preoccupazione per loro”.

In realtà, dire che i cubani “insistono” affinché gli venga restituita è una sottovalutazione. I cubani sono stati, e continuano oggi a combattere, con unghie e denti, in tutte le sedi internazionali sostenendo la restituzione di quel territorio a Cuba. Per loro questa domanda è un simbolo di orgoglio e di dignità nazionale, e costituisce un ostacolo alla normalizzazione delle relazioni tra Cuba e gli USA. Per quanto riguarda la politica USA-Cuba, perché questa spinosa questione , che può essere risolta di colpo da parte di Obama, non è “sul tappetto”?

POLITICA DI “PIEDI BAGNATI-PIEDI ASCIUTTI”

Il 19 agosto del 1994, il presidente Bill Clinton annunciò la sua politica di “piedi bagnati-piede asciutti”: i cubani che raggiungano il territorio USA (piedi asciutti) potevano rimanere nel paese, anche se non fossero entrati attraverso i normali canali dell’immigrazione legale. Tuttavia, gli immigrati intercettati in mare, da parte dalla Guardia Costiera USA (piedi bagnati) sarebbero restituiti a Cuba. Questa politica si applica solo ai cubani, ciò che incoraggia l’emigrazione illegale e sono utilizzati come argomenti politici contro il sistema economico/sociale/politico di Cuba. Il cambiamento di questa politica verso Cuba è qualcosa che l’ala esecutiva può fare nello stesso modo in cui ha cominciato il presidente Bill Clinton.

Una domanda fu molto diretta. Durante la presenza del presidente Obama a Cuba, prenderà lui in considerazione la politica di “piedi asciutti-piedi bagnati”? La risposta di Rhodes è stata deludente ma chiara: “Non stiamo cercando di fare cambiamenti rispetto alla politica “piedi asciutti- piedi bagnati”. Il nostro approccio è su come possono migliorare le condizioni a Cuba affinché, nel corso del tempo, ci sia una maggiore opportunità economica e minore necessità che i cubani debbano uscire a cercare opportunità all’estero”.

VISITA DI OBAMA IN ARGENTINA

Nelle elezioni presidenziali in Argentina, del 24 novembre 2014, dopo un decennio di governi di sinistra, la destra ha vinto il voto. Durante la sua campagna elettorale, Mauricio Macri, il nuovo presidente, ha promesso, tra le altre politiche, riallineare le relazioni estere dell’Argentina, prendendo le distanze dal Venezuela e avvicinandosi di più agli USA.

Anche quando l’argomento della rassegna stampa di Rhodes era il viaggio a Cuba, ha aggiunto, inoltre, nel suo discorso di apertura: “Dopo il viaggio a Cuba, voglio ricordare che il presidente continuerà il suo viaggio in Argentina. Inoltre, l’apertura con Cuba è stato uno sforzo da parte degli USA per aumentare e rafforzare significativamente i nostri legami nell’emisfero. Questa è una regione che ha, a lungo, rifiutato la nostra politica verso Cuba. In effetti, ha isolato di più gli USA che Cuba, nell’emisfero. L’Argentina è un paese che fino a poco tempo fa ha avuto un presidente, direi, con relazioni problematiche con gli USA. Il suo nuovo presidente ha espresso il suo interesse ad iniziare a ripristinare e rinnovare le relazioni tra gli USA e l’Argentina”.

Rhodes è molto diretto su come la nuova politica nei confronti di Cuba è legata alla reputazione e il prestigio degli USA in America Latina. Infatti, la Casa Bianca, ha indicato l’adozione di questa indicazione in diverse dichiarazioni e documenti resi pubblici prima del discorso di Obama del 17 dicembre 2014, per annunciare il nuovo capitolo nelle relazioni tra Cuba e gli USA.

Perfino quando il soggiorno in Argentina è stato relegato ad una posizione secondaria nella relazione di apertura, ha generato due domande. Le risposte danno più sviluppo alla tabella di marcia relativa alla visita in Argentina. La prima domanda esprimeva: “… se loro [il nuovo presidente dell’Argentina e sua moglie] possono essere alleati. E quale accoglienza si aspetta di ricevere il presidente, soprattutto , se si considera quella ricevuta dal presidente Bush quando è andato là?”

Il ricevimento a Bush si riferisce al Vertice delle Americhe, tenutosi il 4 novembre 2005, a Mar del Plata, a circa 400 chilometri (250 miglia) a sud est di Buenos Aires, capitale dell’Argentina. Al vertice, c’erano i leader di tutti i paesi del continente americano, tranne Cuba. Il piano del presidente George W. Bush per imporre l’Accordo di libero Commercio delle Americhe (ALCA), è stato un netto disastro. L’attacco contro di lui fu condotto da l’ospite del vertice, il presidente Nestor Kirchner, dell’Argentina; il presidente del Venezuela, Hugo Chavez e il presidente Lula da Silva, del Brasile.

E’ possibile che la risposta di Rhodes indichi verso dove questa tabella di marcia ha intenzione di guidare: “Per quanto riguarda l’Argentina, anticipiamo senza dubbio, che sarà un partner più stretto in una varietà di argomenti … Il [presidente dell’Argentina] ci ha dimostrato che gli piacerebbe una cooperazione economica e diplomatica più stretta con gli USA. Quindi, crediamo che, questo sia un nuovo reale inizio e una nuova era nel nostro rapporto con l’Argentina, e riflette il sentimento che vediamo nella regione, soprattutto dalla nostra apertura verso Cuba, dove c’è molto più ricettività a lavorare con gli USA”.

L’ultima parte di questa citazione indica che, secondo Rhodes, gli USA, sono già, come è il loro piano, raccogliendo il frutto dell’apertura con Cuba in America Latina.

In risposta alla seconda domanda, estendendo il suo commento sulla visita in Argentina, Rhodes ha detto che l’obiettivo dell’amministrazione Obama è: “dimostrare che la pietra angolare dell’eredità del presidente è il suo approccio verso l’America Latina che prevede l’apertura con Cuba …”

CUBA RIMANE FEDELE AI SUOI PRINCIPI

Giocando la carta Cuba, l’offensiva USA in America Latina cerca di aprire una breccia tra l’Argentina e paesi come Cuba, Venezuela, Bolivia ed Ecuador. Il piano d’azione USA marcherebbe, inoltre, differenze tra Cuba e i paesi con governi di sinistra. Tuttavia, il governo rivoluzionario cubano usa la sua notevole influenza per sostenere pienamente i processi rivoluzionari di questi paesi. Inoltre, Cuba è uno dei pilastri della integrazione regionale nella Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC), che comprende tutti i paesi delle Americhe, ad eccezione di USA e Canada.

Gli USA stanno usando la politica verso Cuba per tracciare la rotta del percorso della diplomazia, come è il caso della visita di Obama in Argentina. Tuttavia, non si sono limitati a questo percorso relativamente pacifico: interferiscono, allo stesso tempo, negli affari interni del Venezuela, Bolivia ed Ecuador per provocare un cambio di regime.

Pertanto, la situazione a Cuba e in America Latina è molto complessa. Vedremo come si sviluppa nel periodo prima della visita di Obama a Cuba ed in Argentina, cosi come le sue ripercussione nel 2016.

La agenda de la Seguridad Nacional de la Casa Blanca acerca de la visita de Obama a Cuba

Arnold August

Ben Rhodes es asistente de Obama y asesor adjunto de seguridad nacional. El ofrece información crítica sobre la nueva hoja de ruta táctica en la política hacia Cuba en lo que atañe a las relaciones Cuba-EE.UU. Rhodes, el redactor oficial de los discursos para el presidente Obama, merece elogios, igualmente como el proprio presidente, por la nueva política hacia Cuba, incluyendo la decisión del presidente de visitar la Isla.

Uno de los documentos más importantes, que sirve de base para esta visita, es la transcripción de la conferencia de prensa (Press Briefing) del 18 de febrero de 2016 de Ben Rhodes y de Josh Earnest, secretario de prensa para la Casa Blanca, que desafortunadamente, no ha sido difundida ampliamente. Durante el curso de ésta, Rhodes tuvo que responder las preguntas de los periodistas, que lo obligaron a explicar el plan de la visita del presidente Obama a Cuba, como parte de las relaciones Cuba-EE.UU..

En esa conferencia quedó evidenciado que Estados Unidos está a la ofensiva en relación con América Latina y el Caribe y que la visita a Cuba forma parte de esta hoja de ruta. Sin embargo, Rhodes, en respuesta a preguntas, tuvo que admitir francamente y reconocer parcialmente, que Cuba tiene su propia posición de principios. En realidad, es mucho más que eso. El gobierno cubano, lejos de bajar la guardia, está también a la ofensiva en lo que respecta a las relaciones entre Cuba y Estados Unidos.

Aun cuando se ventilaron muchos temas durante la conferencia de prensa, solo se tratarán algunos en este artículo.

DISIDENTES

Después de hacer un resumen de la visita de Obama a Cuba, con una breve mención a su viaje a la Argentina, Rhodes respondió las preguntas de los corresponsales. La primera pregunta implicaba a los disidentes:

“Pregunta: ¿Se reunirá el presidente con disidentes durante su visita a Cuba? ¿Y negociaría eso con el gobierno cubano?

“Sr. Rhodes: Sí, él se reunirá con los disidentes, con miembros de la sociedad civil, incluyendo a los que, sin duda, se oponen a las políticas del gobierno cubano”.

El tema volvió a mencionarse. En respuesta a la pregunta de otro reportero: “¿Quién decidirá con qué disidentes se reunirá el presidente?”, Rhodes respondió: “Nosotros decidiremos….y se lo hemos indicado claramente a los cubanos”. En otra pregunta sobre el mismo tema que comparaba a Cuba con otros países donde los Estados Unidos trabaja con los partidos o grupos opuestos a sus gobiernos, Rhodes tuvo que admitir lo siguiente: “ustedes [en Cuba] tienen el sistema del partido-único y también tienen elementos de oposición, pero no es similar [al de otros países]”. Poco después, en defensa de la decisión de la administración de reabrir la embajada de los Estados Unidos en La Habana, dijo que la “embajada nos permite representar mejor nuestros intereses, para entablar mejores vínculos con la sociedad civil”.

BLOQUEO

Uno de los corresponsales mencionó lo siguiente: “A principios de esta semana, Rodrigo Malmierca, [el ministro de Comercio Exterior e Inversiones de Cuba], recomendó cosas que él cree que la Casa Blanca puede hacer sin necesidad de levantar el embargo, como por ejemplo: permitir el uso del dólar en terceros países y permitir que Estados Unidos importe ron y cigarros”.

Merece ser destacado que solo el Congreso de los Estados Unidos puede levantar completamente el bloqueo, dado que está codificado en la ley. Sin embargo, varios aspectos importantes del mismo pueden atenuarse mediante órdenes ejecutivas de la Casa Blanca. Acerca de la pregunta puntual del periodista sobre el uso del dólar a nivel internacional, se debe tener en cuenta también la reclamación de Cuba: el gobierno cubano desea usar el dólar en transacciones internacionales no solo en terceros países, sino también en el intercambio comercial con los Estados Unidos. A mediados de febrero la delegación cubana liderada por Malmierca visitó Washington D.C. por varios días y fue mucho más allá de “recomendar cosas” en forma suave, como Rhodes pareció insinuar. Malmierca recalcó firmemente la posición del gobierno cubano en presencia de sus contrapartes, políticos y personas de negocios de los Estados Unidos. Se manifestó en desafío a la ofensiva contra el bloqueo y expresó la necesidad de que el presidente Obama use todas las prerrogativas ejecutivas a su disposición para desmantelarlo. En lugar de responder a los ejemplos presentados en las preguntas, como permitir el uso del dólar, Rhodes manifestó: “[N]uestra posición es que el embargo debe levantarse. Por lo pronto, queremos considerar otros aspectos donde podamos abrir espacios que promuevan el incremento de los viajes y de actividades comerciales, que en definitiva beneficien al pueblo cubano”.

En respuesta a preguntas insistentes sobre el embargo (bloqueo), Rhodes dijo: “[E]se es un gobierno que por más de cinco décadas estuvo muy a gusto con el embargo y con los Estados Unidos, como la fuente de la legitimidad en la que se basaron, debido a lo que estábamos tratando de hacer a Cuba”.

¿Cómo se puede describir al gobierno de Cuba de estar “muy a gusto” cuando de hecho Cuba batalló valientemente contra el bloqueo por cinco décadas? En la Asamblea General de las Naciones Unidas realizada en 2015, Cuba obtuvo el apoyo de toda la comunidad internacional de naciones excepto los Estados Unidos e Israel. Sin embargo, las últimas palabras de Rhodes indican que esta hoja de ruta se presenta todavía muy enrevesada cuando se refiere al uso de las prerrogativas ejecutivas para privar de eficacia a la mayor parte del bloqueo. El gobierno cubano está obligado a ir al ataque en relación a esta opción ejecutiva que se encuentra muy cómodamente en las manos de Obama. ¿Constituirá la visita de Obama a Cuba una grieta decisiva en el bloqueo?

PROHIBICIÓN DE VIAJES

Un periodista preguntó si la administración de Obama usará una “orden ejecutiva para levantar la prohibición de viajes hasta donde le es posible”. La respuesta de Rhodes pareció ser evasiva: “…lo que hemos tratado de hacer es promover más viajes, actividad comercial y económica en Cuba que, repito, creemos beneficia al pueblo cubano”.

En respuesta a otra pregunta sobre el bloqueo y en el contexto de eliminar la prohibición de los viajes, nuevamente, Rhodes explicó el tema. Según dijo, la administración de Obama sigue permitiendo los viajes solo para “los estadounidenses que deseen viajar a Cuba para vincularse con el pueblo cubano, o para las personas de negocios de los Estados Unidos que quieren vincularse con Cuba, pero además, lo digo francamente, para ayudar los cubanos de a pie”. Uno puede preguntarse entonces, ¿están obligados los estadounidenses que desean visitar Canadá o el Reino Unido a vincularse con canadienses o británicos? O si desean viajar a otros países del Tercer Mundo, ¿están limitados solamente a “ayudar a la gente común y corriente”? ¿Por qué ese doble rasero? El uso de una orden ejecutiva para eliminar la prohibición de los viajes lo más pronto posible, en las palabras del corresponsal, es definitivamente un paso que puede darse en el periodo previo a la visita de Obama.

GUANTÁNAMO

En respuesta a una pregunta sobre Guantánamo, Rhodes manifestó: “Estoy seguro que formará parte de la conversación. Lo sé, porque he tenido muchas veces esa conversación con mis contrapartes cubanos. Obviamente, ellos insisten en que nuestra presencia allí no es legítima y que las instalaciones les deben ser devueltas. Pero, repito, eso no está sobre el tapete como parte de nuestras conversaciones. Estamos enfocados en una gama amplia de temas que ya he mencionado. Pero, estoy seguro que lo plantearán. Este es un tema que continúa siendo preocupante para ellos”.

En realidad, decir que los cubanos “insisten” que se la devuelvan es una subestimación. Los cubanos han estado y siguen hoy peleando a brazo partido en todos los foros internacionales abogando por la devolución de ese territorio a Cuba. Para ellos esta demanda es un símbolo de orgullo y dignidad nacional, y constituye un obstáculo para la normalización de las relaciones entre Cuba y EE.UU.. En lo concerniente a la política EE.UU.-Cuba, ¿por qué este tema escabroso, que puede resolverse de un plumazo por parte de Obama, no está “sobre el tapete”?

POLÍTICA DE “PIES MOJADOS-PIES SECOS”

El 19 de agosto de 1994, el presidente Bill Clinton anunció su política de “pies mojados-pies secos”: los cubanos que lleguen a suelo de los Estados Unidos (pies secos) podían permanecer en el país aun cuando no ingresaran por los canales normales de la inmigración legal. Sin embargo, los inmigrantes interceptados en el mar por la Guardia Costera de los Estados Unidos (pies mojados) serían devueltos a Cuba. Esta política se aplica solo a los cubanos, lo que fomenta la emigración ilegal y se usan como argumentos políticos contra el sistema económico/social/político de Cuba. El cambio de esta política hacia Cuba es algo que el ala ejecutiva puede hacer de la misma forma como la inició el presidente Bill Clinton.

Una pregunta fue muy directa. Durante la presencia del presidente Obama en Cuba, ¿considerará él la política de “pies secos-pies mojados?” La respuesta de Rhodes fue decepcionante pero clara: “No estamos tratando de hacer cambios con respecto a la política “pies secos-pies mojados”. Nuestro enfoque es cómo pueden mejorar las condiciones en Cuba para que, con el tiempo, haya mayor oportunidad económica y menos necesidad de que los cubanos tengan que salir a buscar oportunidades en el exterior”.

LA VISITA DE OBAMA A LA ARGENTINA

En las elecciones presidenciales en Argentina del 24 noviembre de 2014, después de una década de gobiernos izquierdistas, la derecha ganó el voto. Durante su campaña electoral, Mauricio Macri, el flamante presidente, prometió, entre otras políticas, realinear las relaciones exteriores de Argentina, distanciándose de Venezuela y acercándose más a los Estados Unidos.

Aun cuando el tema del resumen de prensa de Rhodes era el viaje a Cuba, el agregó además en sus palabras de apertura: “Después del viaje a Cuba, quiero mencionar que el presidente proseguirá su viaje a la Argentina. Además, la apertura con Cuba ha sido un esfuerzo de los Estados Unidos para incrementar y robustecer significativamente nuestros lazos en el hemisferio. Esta es una región que ha rechazado por largo tiempo nuestra política hacia Cuba. De hecho, aisló más a los Estados Unidos que a Cuba, en el hemisferio. Argentina es un país que hasta recientemente tuvo un presidente, diría yo, con relaciones problemáticas con los Estados Unidos. Su nuevo mandatario ha manifestado su interés en comenzar a restaurar y renovar las relaciones entre los Estados Unidos y Argentina”.

Rhodes es muy directo acerca de cómo la nueva política hacia Cuba está siendo vinculada a la reputación y prestigio de los EE.UU. en América Latina. De hecho, la Casa Blanca, indicó la adopción de esta orientación en varias declaraciones y documentos hechos públicos previamente al discurso de Obama del 17 de diciembre de 2014, para anunciar el nuevo capítulo en la relaciones entre Cuba y Estados Unidos.

Aun cuando la estadía en la Argentina fue relegada a una posición secundaria en el informe de apertura, generó dos preguntas. Las respuestas dan más desarrollo a la hoja de ruta referente a la visita a la Argentina. La primera pregunta expresaba “…si ellos [el nuevo presidente de Argentina y su esposa] pueden ser aliados. ¿Y qué recibimiento espera recibir el presidente, especialmente, si se considera el que recibió el presidente Bush cuando fue allá?”

El recibimiento a Bush se refiere a la Cumbre de las Américas, llevada a cabo el 4 de noviembre de 2005, en Mar del Plata, aproximadamente 400 kilómetros (250 millas) al sudeste de Buenos Aires, la capital de Argentina. En la cumbre se encontraban los líderes de todos los países del continente americano, excepto Cuba. El plan del presidente George W. Bush para imponer el Acuerdo de Libre Comercio en las Américas (ALCA) fue un rotundo desastre. La arremetida en su contra estuvo liderada por el anfitrión de la reunión cumbre, el presidente Néstor Kirchner de Argentina; el presidente Hugo Chávez de Venezuela, y el presidente Lula da Silva de Brasil.

Es posible, que la respuesta de Rhodes indique hacia donde esta hoja de ruta tiene la intención de guiar: “Con respecto a Argentina, anticipamos indudablemente que será un socio más cercano en una variedad de temas… El [presidente de Argentina] nos has manifestado que le gustaría una cooperación económica y diplomática más estrecha con los Estados Unidos. De manera que, creemos, este es un nuevo comienzo real y una nueva era en nuestra relación con la Argentina, y refleja el sentimiento que vemos en la región, especialmente desde nuestra apertura con Cuba, donde existe mucha más receptividad de trabajar con los Estados Unidos.”

La última parte de esa cita indica que, según Rhodes, los Estados Unidos, está ya, como es su plan, cosechando el fruto de la apertura con Cuba en América Latina.

En respuesta a la segunda pregunta ampliando su comentario en la visita a la Argentina, Rhodes dijo que el objetivo de la administración de Obama es “demostrar que la piedra angular del legado del presidente es su acercamiento hacia América Latina que implica la apertura con Cuba…”

CUBA SE AFERRA A SUS PRINCIPIOS

Al jugar la carta Cuba, la ofensiva de EE.UU. en América Latina trata de abrir una brecha entre la Argentina y países como Cuba, Venezuela, Bolivia y Ecuador. El plan de acción de EE.UU. marcaría además diferencias entre Cuba y los países con gobiernos de izquierda. Sin embargo, el gobierno revolucionario cubano hace uso de su considerable influencia para apoyar completamente los procesos revolucionarios de dichos países. Además, Cuba es uno de los principales baluartes de la integración regional en la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños (CELAC) que incluye a todos los países de las Américas excepto EE.UU. y Canadá.

Estados Unidos está usando la política hacia Cuba para trazar el rumbo del camino de la diplomacia, como es el caso de la visita de Obama a la Argentina. Sin embargo, no se ha limitado solo a este camino relativamente pacífico: está al mismo tiempo interfiriendo en los asuntos internos de Venezuela, Bolivia y Ecuador para provocar un cambio de régimen.

Por lo tanto, la situación en Cuba y en América Latina es muy compleja. Ya veremos cómo se desarrolla en el periodo previo a la visita de Obama a Cuba y Argentina, así como sus repercusiones en el 2016.

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