Alessandra Riccio – https://nostramerica.wordpress.com
Nel diluvio di commenti e di cronache intorno alla storica visita di Barak Obama a Cuba, ho scelto per questo blog le parole chiare di una donna del Guatemala, emigrata negli Stati Uniti e che lì vive senza documenti e guadagnandosi il pane come domestica, come baby-sitter e anche come spalatrice di neve, Ilka Oliva Corado. L’ho scelta perché il suo commento va dritto al cuore dell’ipocrisia del discorso che Obama ha tenuto del Gran teatro dell’Avana, con i toni di un amico che parla agli amici, con una smemoratezza storica sfrontata, raccontando le piccole storie di persone qualunque travolte dalla tragedia dell’esilio, della lontananza, della divisione.
Obama si è appellato alla gioventù cubana spiegando che in un paese come gli Stati Uniti, può capitare, come a lui è capitato, che, cresciuto da una madre sola, sia arrivato fino alla più alta carica del paese. Lo racconta a donne e uomini di un’isola dove le possibilità di crescita, di impegno, di conquista di importanti mete sociali sono state spesso raggiunte in tanti anni di rivoluzione. E’ probabile, anzi è certo, che quei giovani che, provenendo dalle più svariate parti dell’isola, sono oggi ricercatori, campioni sportivi, medici e scienziati, grandi pedagoghi, uomini politici raffinati, pittori quotatissimi, artisti acclamati. Di sicuro il loro successo non si misura in denaro, ma quanto ad opportunità, Obama stia sereno: la Rivoluzione ne ha offerte -e tante- ai suoi cittadini.
I quali cittadini hanno quasi sempre risposto al debito di gratitudine e soprattutto all’idea di solidarietà che è alla base di quel pensiero rivoluzionario non ostante i continui trabocchetti, i tentativi di destabilizzazione, le offerte costanti di grandi contratti e ingaggi per indurre sportivi, artisti, medici e scienziati a passare dalla parte del nemico che oggi, in parole di Obama, si presenta come “fratello”.
Obama non ha accettato di dire una sola parola su Guantanamo; sulle sofferenze inflitte dal blocco, silenzio; sui numerosi tentativi di assassinare Castro, acqua passata; sull’impunità offerta a connotati assassini come Luis Posada Carriles, nemmeno un cenno. Si è preoccupato, invece, di citare per nome e cognome alcuni sconosciuti che (ma Obama lo ha scoperto adesso?) avendo avuto l’opportunità di tornare in visita nella loro patria, hanno pianto lacrime di commozione: straordinario!
Ha detto, però, molto chiaramente, che è contrario al blocco e che farà di tutto per farlo togliere. Ha detto che la politica statunitense dell’embargo non è stata funzionale, infatti non è servita a piegare la resistenza di Cuba, e ha poi fatto capire abbastanza chiaramente, che la funzione che avrebbe dovuto svolgere il blocco, dovrà adesso essere svolta dalla politica della mano tesa. La funzione è sempre la stessa: quella di cambiare il regime di Cuba, appellandosi al suo popolo nel quale -dice- ha molta fiducia, ci crede, I belive.
Ha fiducia, ha detto, nei cuentapropristas, in coloro che svolgono un lavoro privato, nel loro spirito imprenditoriale e nella loro inventiva. Infatti -ha constatato- il popolo cubano è sraordinario per come sa resolver, come sa arrangiaqrsi, inventare soluzioni e tirare avanti. Doti che il cubano ha dovuto apprendere proprio a causa delle tante difficoltà che i più di cinquanta anni del blocco hanno causato. Adesso Obama li elogia per questo e auspica un grande progresso di una classe media fatta di giovani molto ben preparati culturalmente, grazie all’istruzione pubblica, molto sani, grazie alla sanità pubblica, molto creative, grazie all’atmosfera in cui sono cresciuti.
Obama vuole raccogliere i frutti di quello che altri hanno seminato. Sa di potersi dichiarare con enfasi nemico dell’embargo visto che fra sei mesi lascerà la carica e non sarà più responsabile di quel che accadrà. Per il resto non ha promesso altro che non siano alcune facilitazione per il turismo e gli affari. Ciò detto, la visita di Obama a Cuba è stata davvero un evento storico; il gesto è stato di straordinario impatto, ma le luci della ribalta non possono nascondere il retroscena.
La foto che apre queste mie considerazioni mostra un Presidente degli Stati Uniti in un gesto di grande attenzione e cortesia verso sua moglie. Così mi piace.