Possono gli USA fare a meno della controrivoluzione?

Javier Gómez Sánchez https://jovencuba.com

dineroIn questi giorni molti membri della sinistra cubana, lucidi senza dubbio, affermano che il ripristino delle relazioni diplomatiche tra Cuba-USA comporta anche un cambiamento nei rapporti tra la controrivoluzione cubana ed il governo USA. Che la Casa Bianca sta lasciando da parte i dissidenti tradizionali, la mafia di Miami, e punta più per influire su una comunità di intellettuali, per creare e promuovere nuovi fattori che gli facilitino cogliere i suoi obiettivi.

Penso che ci sia un sacco di illusione in questo o almeno una sfortunata interpretazione. Non esiste tale sostituzione, ma un’aggiunta all’arsenale USA di un nuovo strumento, che sebbene l’altra sia messo, momentaneamente, nella scatola, non significa che prescinda da essa. Gli USA combineranno la loro vecchia arma con la nuova passandola da una parte all’altra. Mai lasciandola. Si potrà cercare di creare una nuova controrivoluzione, ma non abbandonerà l’uso della vecchia, né cesserà di avere piani per lei.

Il governo USA non creò la controrivoluzione cubana. L’esistenza di settori, nella popolazione, retrogradi, reazionari e conservatori è così vecchia come le idee avanzate. La resistenza a queste idee è stata sempre proporzionale ai privilegi perduti o in pericolo di un gruppo sociale di fronte ai progressi di un’altra parte di quella società. Così pensavano gli schiavisti criollo del XIX secolo, così agirono gli ufficiali dell’Esercito di Liberazione comprati dai neo-colonialisti e così funzionò l’oligarchia e parte della classe media cubana prima della Rivoluzione. Quello che sì è frutto dei nordamericani è l’organizzazione, il finanziamento e l’uso di queste forze di destra nella società cubana all’interno o al di fuori dell’isola.

Essere cubano non significa di per sé amare Cuba, o condividere il miglior progetto di paese, per lei, al di sopra degli interessi di classe. Non bisogna dimenticare che durante le nostre Guerre di Indipendenza si arrivò ad avere una forza paramilitare al servizio della Spagna, il Corpo dei Volontari, con più di 50000 membri. Erano tanto nati a Cuba, come coloro che combattevano dalla parte opposta, ma non si sentivano come cubani. Anni dopo, mentre circa 2000 combattevano e cadevano per la Repubblica spagnola, crescevano, nell’isola, le file del Partito Nazista Cubano. Ancora in una casa si può vedere nella sala un indio di gesso con un pennacchio di piume ‘che era della nonna’. Di solito i discendenti credono che ‘El Indio’ era un ornamento puramente decorativo e non un segno di simpatia, tra alcune classi inferiori, verso Fulgencio Batista. La stessa immagine del cacicco la sfoggiavano i B 26 che bombardavano la Sierra Maestra. Sebbene la maggior parte dell’oligarchia e della classe media cubana detestavano Batista per la sua origine e la brutalità delle sue forze, rispondevano a caudillo più potenti: il capitale e il benessere.

La Rivoluzione cubana fu senza precedenti, anche nel comportamento dei suoi nemici, mai più la destra latinoamericana sarebbe fuggita dietro la gonna dell’imperialismo.

Quando diciamo controrivoluzione non solo parliamo dei dissidenti, che sono solo una frazione di essa e neppure delle sue nuove versioni 2.0, ma anche della struttura mediatica di Miami, nella radio, televisione e stampa del sud della Florida dove vivono più 1 milione di cubani. Forse nel suo avvicinamento con la società dell ‘isola, che implica qualche contatto con il governo nazionale, i governi USA disgustino una destra floridana conservatrice e recalcitrante. Il che non è nuovo, odiarono la Casa Bianca per aver averli imbarcati in Playa Giron e per lanciare invasioni più redditizie a Granada, Panama e Iraq, invece di riportarli a Cuba. Cosicché è da aspettarsi che, anche, gli diano fastidio le crociere e gli investimenti.

fast-and-furious-fidel castro colorE’ stato evidente la velenosa campagna che si fece intorno ai recenti avvenimenti nell’agenda dell’avvicinamento, come la sfilata di moda di Chanel o le riprese del film Fast and Furious con le sue chiusure di strada (non così per il vergognoso show della crociera Adonia il cui giusto rifiuto sorse dalla sensibilità patriottica del patio). Mirata, intenzionalmente, a creare un malessere tra gli intellettuali e la gioventù sensibile di Cuba rispetto a questi eventi, ottenne che molti si indignarono. Spinto dal suo istinto di difesa dei diritti collettivi; anche se con una strana reazione selettiva poiché non è la prima volta che gli spazi pubblici sono utilizzati per eventi privati o si fanno scomodissime interruzioni del trasporto, non già in Centro Avana ma in tutta la città; caddero nella trappola, infastiditi da ciò che gli hanno raccontato raccontarono. Tra cui alcuni intellettuali di spicco.

Sia la sfilata che le riprese sono finite per essere un esempio di come l’agenda del governo di Washington possa andare da una parte e Miami dall’altra.

Ma vi è un circolo vizioso tra lo sfruttamento di Miami da parte di repubblicani e democratici e a sua volta l’appoggio a entrambi i partiti da parte delle forze mediatiche e politiche di Miami. Mentre la capitale messicano ha sostituito gran parte del controllo cubano sulla televisione, in lingua spagnola, negli USA, la destra di Miami rimane chiave per la creazione di un clima di opinione nelle menti di centinaia di migliaia di cubani lì residenti lì. Cubani che sono, semplicemente, i cugini e zii, genitori e figli che ci visitano ogni anno, anche più di una volta. Scrivono sulla nostra bacheca di Facebook. Con cui parliamo con IMO e con cui andiamo a Varadero.

Gli USA non hanno, finora, un modo più diretto e difficilmente più intima di influenzare i cubani sull’isola che facendolo sui loro parenti all’estero.

I dissidenti tradizionali, diminuiti in stima forse, continueranno i loro compiti, in quanto, semplicemente, ci sono soldi per pagare anche loro. Se non altro un po’ meno, ma i 20 milioni noti, che il Congresso approva, solo si redistribuiranno. Almeno la parte che raggiunge l’isola, l’altra continuerà a rimanere a Miami. Né è possibile scartare che domani si sveli un Iran-Contra per finanziare la controrivoluzione a Cuba.

Si creeranno nuovi canali di influenza ma quelli vecchi continueranno ancora a funzionare. Un contenuto immesso nel pacchetto (programmi sovversivi posti su chiavetta usb ndt) può essere perso nel pantano dei terabyte, un famigliare no.

Nei nuovi spazi che si apriranno, necessari e inarrestabilmente nella società civile cubana e nell’esercizio democratico, queste influenze giocheranno un ruolo.

Sono sempre state lì. E continueranno a esserci.

Noi anche.

¿Puede Estados Unidos prescindir de la contrarrevolución?

Javier Gómez Sánchez

En estos días muchos integrantes de la izquierda cubana, lúcidos sin duda, afirman que el restablecimiento de las relaciones diplomáticas entre Cuba y Estados Unidos implica también un cambio en las relaciones entre la contrarrevolución cubana y el gobierno norteamericano. Que la Casa Blanca va dejando a un lado a los disidentes tradicionales, a la mafia de Miami, apostando más por influir sobre una comunidad de intelectuales, para crear y potenciar nuevos factores que le faciliten hacerse con sus objetivos.

Pienso que hay mucho de ilusión en eso o al menos de una desafortunada interpretación. No existe tal sustitución, solamente una adición al arsenal estadounidense de una herramienta nueva, que si bien hace que la otra sea momentáneamente puesta en la caja, no significa que prescinda de ella. Estados Unidos combinará su vieja arma con la nueva pasándola de una mano a la otra. Nunca soltándola. Podrá intentar crear una nueva contrarrevolución, pero no abandonará el uso de la vieja, ni dejará de tener planes para ella.

El gobierno de los Estados Unidos no creó a la contrarrevolución cubana. La existencia de sectores en la población retrógrados, reaccionarios y conservadores es tan antigua como la de ideas avanzadas. La resistencia a estas ideas ha sido siempre proporcional a los privilegios perdidos o en peligro de un grupo social ante el avance de otra parte de esa sociedad. Así pensaban los esclavistas criollos del siglo XIX, así actuaron los oficiales del Ejército Libertador comprados por los neocolonialistas y así funcionó la oligarquía y parte de la clase media cubana ante la Revolución. Lo que sí es fruto de los norteamericanos es la organización, financiamiento y utilización de esas fuerzas de derecha en la sociedad cubana dentro o fuera de la isla.

Ser cubano no significa de por si amar a Cuba, ni compartir el mejor proyecto de país para ella por encima de los intereses de clase. No hay que olvidar que durante nuestras Guerras de Independencia llegó a haber una fuerza paramilitar al servicio de España, el Cuerpo de Voluntarios, con más de 50 mil integrantes. Eran tan nacidos en Cuba como los que luchaban del otro bando pero no se sentían igual de cubanos. Años más tarde mientras unos 2 mil peleaban y caían por la Republica Española, crecían en la isla las filas del Partido Nazi Cubano. Todavía en alguna casa se puede ver en la sala un indio de yeso con un penacho de plumas ¨que era de la abuelita¨. Habitualmente los descendientes creen que ¨El Indio¨ era un ornamento meramente decorativo y no una muestra de simpatía entre algunas clases bajas hacia Fulgencio Batista. La misma imagen del cacique la lucían los aviones B 26 que bombardeaban la Sierra Maestra. Si bien la mayor parte de la oligarquía y la clase media cubana detestaban a Batista por su origen y la brutalidad de sus fuerzas, respondían a caudillos mucho más poderosos: el capital y el bienestar.

La Revolución Cubana fue inédita incluso en el comportamiento de sus enemigos, nunca más la derecha latinoamericana huiría tras la falda del imperialismo.

Cuando decimos contrarrevolución no solo hablamos de los disidentes, que solo son una fracción de ella y ni de sus nuevas versiones 2.0, sino también de la estructura mediática miamense, en la radio, la televisión y la prensa del sur de la Florida donde viven más de 1 millón de cubanos. Puede que en su acercamiento con la sociedad de la isla, que implica algún contacto con el gobierno nacional, los gobiernos norteamericanos disgusten a una derecha floridana conservadora y recalcitrante. Lo cual no es nuevo, odiaron a la Casa Blanca por haberlos embarcado en Playa Girón y por lanzar invasiones más rentables a Granada, Panamá e Irak, en vez de devolverles a Cuba. Así que es de esperarse que igualmente les molesten los cruceros y las inversiones.

Fue evidente la venenosa campaña que se hizo en torno a recientes acontecimientos en la agenda del acercamiento, como el desfile de modas de Chanel o el rodaje del filme Rápido y Furioso con sus cierres de calle (No así en cuanto al bochornoso show del crucero Adonia cuyo justo rechazo surgió de la sensibilidad patriótica del patio). Encaminada con toda intención a crear un malestar entre la intelectualidad y la juventud sensible de Cuba respecto a estos eventos, logró que muchos se indignaran. Llevados por su instinto de defensa de los derechos colectivos; aunque con una extraña reacción selectiva pues no es la primera vez que los espacios públicos son usados para eventos privativos o se hacen molestísimas interrupciones del transporte, no ya en Centro Habana sino en toda la ciudad; cayeron en la trampa, aguijoneados por lo que les contaron. Entre ellos algunos intelectuales destacados.

Tanto el desfile como el rodaje terminaron siendo un ejemplo de como la agenda del gobierno de Washington puede ir por un lado y la de Miami por otro.

Pero hay un círculo vicioso entre el aprovechamiento de Miami por republicanos y demócratas y a su vez el apoyo a ambos partidos por las fuerzas mediáticas y políticas de Miami. Si bien el capital mexicano ha desplazado buena parte del control cubano sobre la televisión de habla hispana en los Estados Unidos, la derecha miamense sigue siendo clave para la creación de un estado de opinión en la mente de cientos de miles de cubanos residentes ahí. Cubanos que no son más que los primos y tíos, padres e hijos que nos visitan cada año, incluso más de una vez. Escriben en nuestro muro de Facebook. Con los que hablamos por IMO y nos vamos a Varadero.

Estados Unidos no tiene por ahora una forma más directa y difícilmente más íntima de influenciar en los cubanos de la isla que haciéndolo sobre sus parientes en el extranjero.

Los disidentes tradicionales, disminuidos en estima tal vez, seguirán teniendo sus tareas, porque simplemente hay dinero para pagarles a ellos también. Si acaso un poco menos, pero los 20 millones conocidos que aprueba el Congreso solo se redistribuirán. Al menos la parte que llega a la isla, la otra seguirá quedándose en Miami. Tampoco se descarta que el día de mañana se destape un Irán-Contras destinado a financiar a la contrarrevolución en Cuba.

Se crearán nuevos canales de influencia pero los viejos seguirán funcionando. Un contenido puesto en el paquete puede perderse en el marasmo de los terabytes, un familiar no.

En los nuevos espacios que se abrirán necesaria e indeteniblemente en la sociedad civil cubana así como en el ejercicio democrático, esas influencias jugaran un papel.

Siempre han estado ahí. Y seguirán estando.

Nosotros también.

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