Discorsi Raul Castro al VII Vertice AEC

Intervento di Raúl Castro Ruz, Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri della Repubblica di Cuba, nell’inaugurazione del VII Vertice dell’Associazione degli Stati dei Caraibi

Distinti Capi di Stato e di Governo,

Stimato ambasciatore Alfonso Múnera Cavadía, Segretario Generale dell’Associazione degli Stati dei Caraibi;

Stimati delegati e invitati :

Per la settima occasione ci riuniamo i Capi di Stato e di Governo e altri alti rappresentanti degli Stati e dei territori raggruppati nell’Associazione degli Stati dei Caraibi . Questa volta per sostenere un ampio scambio di pareri sul tema “Uniti per affrontare le sfide di sviluppo sostenibile, il cambio climatico e la pace nei Caraibi”.

Le nostre deliberazioni s’incammineranno anche per rinforzare l’organizzazione sulla base dei suoi principi di fondazione, come organismo di consultazione, accordo e cooperazione.

Diamo il benvenuto ala collettività francese di oltremare di San Martín, nuevo Membro Associato, e salutiamo l’adesione come Osservatori dello Stato Plurinazionale della Bolivia, la Repubblica del Kazaquistan, la Repubblica Orientale dell’Uruguay e l’ Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra Améeica (ALBA-TCP), come alla presenzaa dei rappresentanti delle nazioni e le organizzazioni Osservatrici.

Aspiramo a contare un giorno con l’adesione di tutti i territori dei Caraibi, incluidendo la fraterna isola di Puerto Rico come nazione indipendente e sovrana.

Quando nel luglio del 1994 si riunirono nella città di Cartagena de Indias i Capi di Stato e di Governo delle 25 nazioni indipendenti, con i delegati di altri territori caraibici, accogliendo la storica iniziativa di CARICOM di creare l’Associazione degli Stati dei Caraibi , lo fecero con il proposito di unirsi in difesa della nostra identità, le radici culturali e gli interessi comuni, rinforzare l’accordo politico e la cooperazione e fomentare lo sviluppo sostenibile e l’integrazione dei nostri popoli.

La dichiarazione programmatica del Nostro primo Vertice a Trinidad y Tobago stabilì il Turismo, il Trasporto e il Commercio come aree strategiche alle quali poi si aggiunse la cooperazione per affrontare i desastri naturali.

Nella Dichiarazione del VI Vertice realizzato nell’aprile del 2014 a Mérida, Messico, con motivo del 20º Anniversario della AEC, e nella valutazione del Piano d’Azione di Petion Ville, adottato nel quinto Vertice realizzato un anno prima in questa città della Repubblica di Haiti, si riaffermo che sistono indiscutibili conquiste ma anche enormi sfide da vincere

I problemi della connessione aerea e marittima, i loro alti costi e le difficoltà economiche – in gran misura risultati degli effetti della crisi globale – ostacolano il commercio e gli investimenti tra i nostri paesi, per cui è urgente trovare soluzioni nuove , fattibili e convenienti per tutti con il trattamento speciale e differenziato che è necessario ai piccoli Stati.

Lo sviluppo del turismo multi destinazione, la differenza dei mercati, la crescita in termini di qualità e varietà dei servizi turistici, così come la formazione di personale qualificato sono anch’essi aree prioritarie.

Approfitto dell’occasione per sottolineare che Cuba è molto interessata ad ampliare e rinforzare la cooperazione turistica con i nostri fratelli dei Caraibi. D’altra parte i fenomeni associati al cambio climatico, come la crescita del livello del mare che minaccia l’esistenza delle isole piccole, gli uragani sempre più frequenti e poderosi, le piogge intense, l’erosione costiere, le siccità estese, provocano gravi danni umani ed economici.

Per questo lo sviluppo della cooperazione per la riduzione del rischio dei disastri e la mitigazione dei loro effetti costituisce un imperativo immediato per i nostri governi e deve occupare un punto centrale nel piano d’azione per il futuro immediato.

La cornice accordata nel Vertice di Parigi sul Cambio Climatico è un importante punto di partenza, ma dobbiamo continuare a lavorare per far sì che si compia e si accresca la sua portata, sempre sulla base delle responsabilità comuni, ma differenziate e dei riconoscimenti delle vulnerabilità dei paesi meno sviluppati, soprattutto i piccoli Stati insulari.

Difendiamo il principio che si devono modificare gli irrazionali indici di produzione e consumo e insistiamo che è necessaria la volontà politica delle nazioni industrializzate per ridurre le emissioni dei gas con effetto serra e stabilire impegni seri, con finanziamenti e trasferimenti di tecnologie.

Un altro tema che necessita una precisa attenzione è quello relazionato alla sovranità sulle nostre risorse naturali che sostituiscono una garanzia per il futuro e fonti di ricchezza per il popoli.

Permettere il loro sfruttamento smisurato per interessi stranieri e con margini irrisosi di beneficio per le nostre nazioni, equivale a ipotecare lo sviluppo e accrescere la dipendenza.

Negli ultimi anni l’Associazione degli Stati dei Caraibi ha concentrato i suoi principali sforzi per fomentare la cooperazione nelle aree strategiche già citate, ed è positivo, e dobbiamo continuare a svilupparle senza perdere di vista che le circostanze attuali ci pongono davanti serie sfide che dobbiamo affrontare uniti.

Non possiamo rimanere indifferenti di fronte alle turbolenze che avvengono in America Latina e nei Caraibi come conseguenza della controffensiva imperialista e oligarchica contro i governi popolari progressisti, sorti dopo il fallimento dell’ondata neoliberale, e questo costituisce una minaccia alla pace, alla stabilità, alla unità e all’imprescindibile integrazione regionale

La situazione necessita più forza nella consultazione e la concertazione in applicazione dei postulati del Proclama dell’America Latina e dei Caraibi come Zona de Pace, firmato dai Capi di Stati e di Governo nel Secondo Vertice della Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi – CELAC – realizzato a L’Avana nel gennaio del 2014 , e si dovrà anche domandare ad altri il rispetto di questi principi nelle loro relazioni con i nostri paesi.

Gli impegni degli Stati della regione di non intervenire direttamente o indirettamente nei temi interni di qualsiasi altro Stato, si rispettare i principi di sovranità nazionale, l’uguaglianza dei diritti e la libera determinazione dei popoli, di fomentare le relazioni d’amicizia, di cooperazione tra sè e con altre nazioni, praticare la tolleranza e convivere in pace, così come rispettare pienamente il diritto assoluto di tutti gli Stati d’ eleggere il proprio sistema politico, economico, sociale e culturale, costituiscono condizioni indispensabili per la pace, la concordia, lo sviluppo e l’integrazione dei nostri paesi.

Ratifico la nostra più ferma e incondizionata solidarietà con il fraterno popolo venezuelano, con il governo legittimo del Presidente Nicolás Maduro Moros e con la Rivoluzione Bolivariana iniziata dal Comandante Hugo Chávez Frías, che affrontano con fermezza l’aggressione destabilizzante e la guerra economica e mediatica di coloro che pretendono di spazzare via le conquiste politiche, sociali ed economiche che hanno apportato benefici a milioni di cittadini che per secoli hanno vissuto in condizioni di povertà,ingiustizia e disuguaglianza.

È motivo di profonda preoccupazione l’inaccettabile tentativo del Segretario Generale dell’ Organizzazione degli Stati Americani – OSA – d’applicare la detta Carta Democrática per intervenire nei temi interni del Venezuela.

La dichiarazione del nostro Ministero degli Esteri ha spiegato la posizione di Cuba e mi esonera dall’entrare nei dettagli.

Reitero solo la nostra opinione che la OSA dalla sua fondazione è stata, è e sarà uno strumento di dominio imperialista e che nessuna riforma potrà cambiare la sua natura né la sua storia.

Per questo Cuba non tornerà mai nella OSA.

Mi tornano in mente le parole improvvisate che ho pronunciato nella spiaggia di Sauipe, in Brasile, nello Statio di Salvador di Bahia, quando si toccò il tema della OSA e si scambiarono impressioni su quello che poi risultò l’organizzazione della CELAC.

Alcuni amici capi di Stato, molto amici di Cuba, mi avvicinarono e mi proposero: “Raúl adesso sì che potete entrare nella OSA”, e io dissi “No!”

Un altro aggiunse “Sì, Raúl è una OSA senza americani”, e di nuovo risposi “Non importa. Fino a che ci sarà il nome della OSA.

Nel mio discorso, parafrando José Martí, parlando del tema della OSA – e lo ripeto ora perchè insistentemente e in diverse occasioni il Segratario Generale di questa organizzazione ha espresso che Cuba ritornerà, che prossimamente lo farà etc. e voglio ripetere quello che ho detto in quella spiaggia brasiliana alcuni anni fa: “Che prima d’entrare nella OSA si uniranno il mare del nord con il mare del sud e da un uovo d’aquila nascerà un serpente”.

Inoltre voglio dire non lo devo spiegare, perché avete un’età sufficiente, non tanti anni come me, e ringrazio per gli auguri che mi hanno fatto ieri.

Come ho espresso nella riunione della CELAC a L’Avana a un collega presidente che mi disse piano quando tutti applaudivano in piedi: “Presidente le consegno la Celac, ma solo per un anno e non per 50”, gli risposi che i Castro siamo fermi e longevi e il fatto d’aver compiuto ieri gli 85 lo dimostra, e posso resistere per molti altri quinquenni, ma sul governo, come ho detto nel Parlamento e anche nel nostro Congresso del Partito, il 24 febbraio del 2018 lascerò la presidenza di questo amato paese che è il mio, ma è anche vostro”.

Inoltre esprimiamo la nostra solidarietà con il popolo brasiliano e la presidente costituzionale Dilma Rousseff, che affronta con coraggio il colpo di Stato parlamentare promosso dalla destra oligarchica e neoliberale, per rovesciare le conquiste sociali realizzate dai governi del Partito dei Lavoratori.

Ratifico la nostra soddisfazione per i passi avanti realizzati nel processo di pace in Colombia e reitero che manterremo gli sforzi per contribuire all’ottenimento della forma di un accordo che ponga fine definitivamente al conflitto armato in questa fraterna nazione.

 Per preservare la convivenza pacifica e la stabilità è imprescindibile evitare l’esacerbazione di litigi territoriali ereditati dall’epoca coloniale, che si devono risolvere mediante il dialogo e il negoziato con chiara coscienza della responsabilità storica che abbiamo con i nostri popoli per il futuro di pace, giustizia, equità e sviluppo sostenibile al quale tutti aspiriamo.

Questa conferenza è l’occasione propizia per confermare la ferma volontà di continuare a cooperare e condividere i nostri modesti passi avanti con i fratelli dei Caraibi, nonostante le difficoltà economiche che affrontiamo.

Consideriamo obbligatorio l’impegno d’appoggiare la ricostruzione e lo sviluppo della fraterna Repubblica di Haiti, culla del prima Rivoluzione indipendentista e antischiavista di Nuestra America.

Ratifico il sostegno al legittimo reclamo dei paesi della Comunità dei Caraibi di ricevere un compenso per gli orrori della schiavitù e la tratta degli schiavi.

Ugualmente riaffermo il nostro invariabile appoggio al diritto degli Stati piccoli e vulnerabili di ricevere un trattamento speciale e differenziato per l’accesso al commercio, agli investimenti e allo loro giusta domanda di ricevere cooperazione in accordo con le loro necessità reali e non sulla base di indici d’entrata pro capite che li classificano come paesi a reddito medio e per questo s’impedisce loro l’accesso a risorse finanziarie indispensabili.

Non dimenticheremo mai che quando è stata costituita l’Associazione degli Stati dei Caraibi, nel luglio del 1994, i fratelli dei caraibi hanno difeso la nostra appartenenza a questa intima famiglia, quando Cuba attraversava una situazione molto difficile : l’economia era caduta al 35 per cento per via della perdita rapida dei suoi principali mercati, provocata dalla scomparsa del campo socialista europeo e la crescita delle pressioni imperiali per bloccare e distruggere la Rivoluzione.

Non dimenticheremo nemmeno il permanente appoggio che tutti i governi qui rappresentati hanno dato alla nostra giusta domanda che si elimini il blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti contro Cuba, che si mantiene vigente anche se è stato condannato in 24 occasioni nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e in altri importanti Forum, come il Vertice delle Americhe realizzato l’anno scorso a Panama e le misure positive anche se insufficienti adottate dal governo nordamericano.

Ringraziamo anche per l’appoggio espresso nel IV Vertice della Celac al reclamo di restituzione del territorio cubano illegalmente occupato dalla Base Navale degli Stati Uniti a Guantánamo, contro la volontà del nostro popolo e del Governo.

Prima di concludere desidero rendere omaggio alla memoria del Professor Norman Guirvan, noto intellettuale giamaicano, instancabile combattente per il progresso dei Caraibi e l’integrazione regionale e grande amico di Cuba, che è stato Segretario Generale della nostra Associazione.

Inoltre dobbiamo riconoscere il notevole lavoro realizzato dall’ambasciatore Alfonso Múnera Cavadía in questi quattro anni come Segretario Generale dell’ Associazione degli Stati dei Caraibi ed esprimere la nostra soddisfazione per l’elezione dell’ambasciatrice di Santa Lucía, June Soomer , la prima donna che assumerà questa responsabilità, alla quale auguriamo il più grande successo. Senza dire altro dichiaro inaugurato il VII Vertice dell’Associazione degli Stati dei Caraibi. Molte grazie .

Discurso pronunciado por el General de Ejército Raúl Castro Ruz, Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros de la República de Cuba, en la inauguración de la VII Cumbre de la Asociación de Estados del Caribe, La Habana, 4 de junio de 2016, “Año 58 de la Revolución”.

Distinguidos Jefes de Estado y de Gobierno;

Estimado Embajador Alfonso Múnera Cavadía, secretario general de la Asociación de Estados del Caribe;

Estimados delegados e invitados:

Por séptima ocasión nos reunimos los Jefes de Estado y de Gobierno y otros altos representantes de los Estados y territorios agrupados en la Asociación de Estados del Caribe. Esta vez para sostener un amplio intercambio sobre el tema “Unidos para enfrentar los retos del desarrollo sostenible, el cambio climático y la paz en el Caribe”.

Nuestras deliberaciones se encaminarán también a fortalecer la organización sobre la base de sus principios fundacionales, como organismo de consulta, concertación y cooperación.

Damos la bienvenida a la colectividad francesa de ultramar de San Martín, nuevo Miembro Asociado, y saludamos la adhesión como Observadores del Estado Plurinacional de Bolivia, la República de Kazajstán, la República Oriental del Uruguay y la Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América (ALBA-TCP), al igual que la presencia de representantes de naciones y organizaciones Observadoras.

Aspiramos a contar algún día con la adhesión de todos los territorios caribeños, incluida la hermana isla de Puerto Rico como nación independiente y soberana.

Cuando en julio de 1994 se reunieron en la ciudad de Cartagena de Indias los Jefes de Estado y de Gobierno de las 25 naciones independientes, junto a delegados de otros territorios caribeños, acogiendo la iniciativa histórica de CARICOM de crear la Asociación de Estados del Caribe, lo hicieron con el propósito de unirnos en defensa de nuestra identidad, acervo cultural e intereses comunes, fortalecer la concertación política y la cooperación, e impulsar el desarrollo sostenible y la integración de nuestros pueblos.

La declaración programática de nuestra I Cumbre en Trinidad y Tobago estableció el Turismo, el Transporte y el Comercio como áreas estratégicas, a las que posteriormente se añadió la cooperación para enfrentar los desastres naturales. En la Declaración de la VI Cumbre celebrada en abril de 2014 en Mérida, México, con motivo del vigésimo Aniversario de la AEC, y en la evaluación del Plan de Acción de Petion Ville, adoptado en la V Cumbre realizada un año antes en esa ciudad de la República de Haití, se reafirmó que existen indudables logros, pero también enormes retos por vencer.

Los problemas de conectividad aérea y marítima, sus altos costos y las dificultades económicas —en gran medida como resultado de los efectos de la crisis global— obstaculizan el comercio y las inversiones entre nuestros países, por lo que nos urge encontrar soluciones novedosas, factibles y convenientes para todos, con el trato especial y diferenciado que requieren los pequeños Estados.

El desarrollo del turismo multidestino, la diversificación de los mercados, el ascenso en términos de calidad y variedad de los servicios turísticos, así como la formación de personal calificado, constituyen también áreas prioritarias.

Aprovecho la ocasión para subrayar que Cuba está especialmente interesada en ampliar y fortalecer la cooperación turística con nuestros hermanos caribeños.

Por otro lado, los fenómenos asociados al cambio climático, como la elevación del nivel del mar, que amenaza la existencia de las pequeñas islas; los huracanes, cada vez más frecuentes y poderosos; las lluvias intensas; la erosión costera y las extensas sequías, causan grandes daños humanos y económicos. Por ello el desarrollo de la cooperación para la reducción del riesgo de desastres y la mitigación de sus efectos, constituye un imperativo inaplazable para nuestros gobiernos y debe ocupar un lugar central en el plan de acción para el futuro inmediato.

El marco acordado en la Cumbre de París sobre Cambio Climático es un importante punto de partida, pero debemos continuar trabajando para lograr que se cumpla y ampliar su alcance, siempre sobre la base de las responsabilidades comunes pero diferenciadas y del reconocimiento de las vulnerabilidades de los países menos desarrollados, especialmente de los pequeños estados insulares.

Defendemos el principio de que deben modificarse los irracionales patrones de producción y consumo e insistimos en que se requiere la voluntad política de las naciones industrializadas, para reducir la emisión de gases de efecto invernadero y establecer compromisos serios de financiamiento y transferencia de tecnología.

Otro asunto que requiere atención prioritaria es el relacionado con la soberanía sobre nuestros recursos naturales, que constituyen garantía para el futuro y fuente de riqueza para los pueblos. Permitir su explotación desmedida por intereses foráneos y con márgenes irrisorios de beneficio para nuestras naciones equivale a hipotecar el desarrollo y acrecentar la dependencia.

En los últimos años la Asociación de Estados del Caribe ha concentrado sus principales esfuerzos en impulsar la cooperación en las áreas estratégicas antes mencionadas, lo que es positivo y debemos continuar desarrollando, sin perder de vista que las circunstancias actuales nos plantean serios desafíos que también es preciso enfrentar unidos.

No podemos permanecer indiferentes ante las turbulencias que tienen lugar en América Latina y el Caribe, como consecuencia de la contraofensiva imperialista y oligárquica contra los gobiernos populares y progresistas surgidos tras el fracaso de la ola neoliberal, lo que constituye una amenaza a la paz, la estabilidad, la unidad y la imprescindible integración regional.

La situación requiere fortalecer la consulta y la concertación, en aplicación de los postulados de la Proclama de América Latina y el Caribe como Zona de Paz, firmada por los Jefes de Estado y de Gobierno en la II Cumbre de la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños (CELAC), celebrada en La Habana en enero de 2014. Habrá también que demandar de otros el respeto a esos principios en sus relaciones con nuestros países.

Los compromisos de los Estados de la región de no intervenir, directa o indirectamente, en los asuntos internos de cualquier otro Estado y observar los principios de soberanía nacional, la igualdad de derechos y la libre determinación de los pueblos; de fomentar las relaciones de amistad y de cooperación entre sí y con otras naciones; de practicar la tolerancia y convivir en paz, así como respetar plenamente el derecho inalienable de todo Estado a elegir su sistema político, económico, social y cultural, constituyen condiciones insoslayables para la paz, la concordia, el desarrollo y la integración de nuestros países.

Ratifico nuestra más firme e incondicional solidaridad con el hermano pueblo venezolano, con el gobierno legítimo del Presidente Nicolás Maduro Moros y con la Revolución Bolivariana iniciada por el Comandante Hugo Chávez Frías, que enfrentan con firmeza la embestida desestabilizadora y la guerra económica y mediática de quienes pretenden barrer las conquistas políticas, sociales y económicas que han beneficiado a millones de ciudadanos que durante siglos vivieron en condiciones de pobreza, injusticia y desigualdad.

Es motivo de profunda preocupación el inaceptable intento del Secretario General de la Organización de Estados Americanos de aplicar la llamada Carta Democrática Interamericana para intervenir en los asuntos internos de Venezuela. La Declaración de nuestro Ministerio de Relaciones Exteriores explica la posición de Cuba y me exonera de entrar en detalles.

Solo reitero —en nuestra opinión— que la OEA, desde su fundación fue, es y será, un instrumento de dominación imperialista y que ninguna reforma podrá cambiar su naturaleza ni su historia. Por eso, Cuba jamás regresará a la OEA.

A la mente me vienen unas palabras improvisadas que pronuncié en el Balneario de Sauipe en Brasil, en el estado de Salvador de Bahía, cuando se tocó el tema de la OEA y se cambiaron impresiones sobre lo que posteriormente resultó la organización de la CELAC.

Algunos amigos Jefes de Estado, muy amigos nuestros por cierto, se me acercaron y me plantearon: Raúl, ahora sí pueden entrar en la OEA; y les dije: No. Otro añadió: Sí Raúl, es una OEA sin americanos. Nuevamente respondí: No importa, mientras exista ese nombre de OEA.

Y en mi discurso, como les decía, parafraseando a José Martí, hablando de este tema de la OEA —y lo repito ahora, porque insistentemente, en diferentes ocasiones el Secretario General de dicha organización ha expresado que Cuba ingresará, que próximamente lo hará, etcétera—, quiero repetir lo que dije entonces en ese balneario brasileño hace unos años: antes de entrar a la OEA, primero se unirá el mar del Norte al mar del Sur y nacerá una serpiente de un huevo de águila.

También quiero expresarles —no tengo que argumentarles, ustedes tienen edad suficiente, no tanto como yo que ayer me felicitaron los aquí presentes y aprovecho la ocasión para agradecerles profundamente—, como le expresé en la reunión de la CELAC en La Habana a un colega Presidente al entregarme la dirección de la CELAC, en un evento anterior, me dijo bajito, cuando todos estaban de pie aplaudiendo: Presidente, le entrego la CELAC, pero por un año, no por 50 (Risas). Le contesté que los Castro somos firmes y longevos, y el cumplir los 85 años en el día de ayer lo demuestra, y puedo aguantar varios quinquenios más (Risas). Pero del gobierno, como ya he dicho en diferentes ocasiones, incluyendo en el Parlamento y en el último Congreso de nuestro Partido, el 24 de febrero de 2018 dejo la presidencia de este querido país, que es el mío, pero también es de ustedes.

También expresamos nuestra solidaridad con el pueblo brasileño y la presidenta constitucional Dilma Rousseff, quien enfrenta valientemente el golpe de Estado parlamentario promovido por la derecha oligárquica y neoliberal para revertir las conquistas sociales alcanzadas durante los gobiernos del Partido de los Trabajadores.

Ratifico nuestra satisfacción por los avances logrados en el proceso de paz en Colombia y reitero que mantendremos los esfuerzos para contribuir a lograr la firma de un acuerdo que ponga fin definitivamente al conflicto armado en esa hermana nación.

Para preservar la convivencia pacífica y la estabilidad es imprescindible evitar la exacerbación de los diferendos territoriales heredados de la época colonial, que deben ser resueltos mediante el diálogo y la negociación —a lo que añado pacífica y armoniosamente—, con clara conciencia de la responsabilidad histórica que tenemos con nuestros pueblos por el futuro de paz, justicia, equidad y desarrollo sostenible al que todos aspiramos.

Esta conferencia es ocasión propicia para refrendar la firme voluntad de continuar cooperando y compartiendo nuestros modestos logros con los hermanos caribeños, a pesar de las dificultades económicas que enfrentamos.

Consideramos igualmente ineludible el compromiso de apoyar la reconstrucción y el desarrollo de la hermana República de Haití, cuna de la primera revolución independentista y antiesclavista en Nuestra América.

Ratifico el respaldo al legítimo reclamo de los países de la Comunidad del Caribe de recibir compensación por los horrores de la esclavitud y la trata de esclavos.

De igual manera, reafirmo nuestro invariable apoyo al derecho de los Estados pequeños y vulnerables a recibir un trato especial y diferenciado en el acceso al comercio y las inversiones, y a su justa demanda de recibir cooperación de acuerdo con sus necesidades reales y no sobre la base de indicadores de ingreso per cápita que los clasifican como países de renta media y, por tanto, les impiden el acceso a recursos financieros indispensables.

Nunca olvidaremos que al constituirse la Asociación de Estados del Caribe, en julio de 1994, los hermanos caribeños defendieron nuestra pertenencia a esta entrañable familia, cuando Cuba atravesaba por una situación muy difícil: la economía había caído un 35% en poco más de un año, debido a la pérdida abrupta de sus principales mercados, provocada por la desaparición del campo socialista europeo, y crecían las presiones imperiales para bloquear y destruir la Revolución.

Tampoco olvidaremos el permanente respaldo que todos los gobiernos aquí representados han dado a nuestra justa demanda de que se ponga fin al bloqueo económico, comercial y financiero impuesto por los Estados Unidos contra Cuba, que se mantiene vigente, a pesar de haber sido rechazado en 24 ocasiones en la Asamblea General de las Naciones Unidas y en otros importantes foros, como la Cumbre de las Américas celebrada el pasado año en Panamá, y de las medidas positivas, pero insuficientes, adoptadas por el gobierno norteamericano.

Agradecemos también el apoyo expresado en la IV Cumbre de la CELAC al reclamo de devolución del territorio (cubano) ilegalmente ocupado por la Base Naval de los Estados Unidos en Guantánamo, en contra de la voluntad de nuestro pueblo y gobierno.

Antes de concluir, deseo rendir tributo a la memoria del Profesor Norman Girvan, destacado intelectual jamaicano, incansable luchador por el progreso del Caribe y la integración regional y gran amigo de Cuba, quien fuera Secretario General de nuestra Asociación.

También debemos reconocer la destacada labor realizada por el Embajador Alfonso Múnera Cavadía en estos cuatro años como Secretario General de la Asociación de Estados del Caribe y expresar nuestra satisfacción por la elección de la Embajadora de Santa Lucía, June Soomer, primera mujer que asumirá esa responsabilidad, a quien deseamos los mayores éxitos.

Sin más, declaro inaugurada la séptima Cumbre de la Asociación de Estados del Caribe.

Muchas gracias 

Intervención del Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros de la República de Cuba, Raúl Castro Ruz, en la clausura de la VII Cumbre de la Asociación de Estados del Caribe

Excelentísimos Señores Jefes de Estado y de Gobierno, y demás delegados, observadores e invitados;

Estimado Embajador Alfonso Múnera Cavadía, Secretario General de la AEC:

Enviamos nuestro mensaje de condolencias y solidaridad a la familia del gran campeón de boxeo Muhammad Ali, al pueblo de los Estados Unidos, en especial a la comunidad afroamericana, cuyos derechos siempre defendió, así como a toda la comunidad deportiva internacional. Nunca olvidaremos su caballerosidad y ética, su rechazo a la guerra y su defensa de la paz, su respeto y amistad con el compañero Fidel y con ese gran boxeador nacido en Cuba y caribeño que fue Teófilo Stevenson, cuyo padre nació en San Vicente y las Granadinas y nieto, por vía materna, de una sancristobaleña.

La Cumbre que hoy concluye demuestra la capacidad de nuestra región para dialogar y concertar posiciones sobre los problemas y desafíos comunes que enfrentamos, y para perseverar en la búsqueda de soluciones a los mismos, adaptadas a las condiciones, necesidades y prioridades del área.

Los documentos y decisiones adoptados dan fe de ello. Hemos encontrado el consenso necesario para pronunciarnos sobre temas sensibles, de interés común.

La recién acordada Declaración de La Habana reafirma la vigencia de los principios fundacionales de nuestra Asociación como organismo de consulta, concertación y cooperación, para adoptar posiciones comunes entre los Estados, Países y Territorios del Caribe y promover la integración, tal como está recogido en el Convenio Constitutivo.

Hemos aprobado acciones concretas en el marco del Plan de Acción para los próximos tres años, en una variedad de temas de alta prioridad para todos nosotros.

Pero nos queda mucho por hacer y tenemos grandes retos que enfrentar, como son las amenazas a la paz y la seguridad internacionales, los efectos de la crisis económica y financiera internacional, y las consecuencias del cambio climático.

El debate sostenido demuestra la necesidad y la capacidad de nuestra Asociación de tratar los temas esenciales de la región, lo que es imprescindible para continuar los avances en materia de integración y de cooperación, dado que estos dependen esencialmente de la voluntad política de los gobiernos y las prioridades comunes de desarrollo.

Hemos reafirmado la importancia de aplicar los postulados de la Proclama de América Latina y el Caribe como Zona de Paz, firmada por los Jefes de Estado y de Gobierno en enero de 2014, en las relaciones entre nuestras naciones y con otras contrapartes y socios.

La paz y la estabilidad, la defensa de los intereses de nuestros pueblos y el ejercicio de la soberanía y la autodeterminación, sin injerencia externa, son elementos esenciales para avanzar hacia las metas de integración y cooperación que nos hemos trazado. Esta coyuntura nos obliga a preguntarnos cómo consolidar lo alcanzado y seguir adelante. Sabemos todos, por la experiencia de la década perdida, que una nueva oleada neoliberal, con el desmontaje de las políticas sociales inclusivas, el aumento de la pobreza y la desigualdad, la desregulación del mercado, la desprotección ambiental y la disminución del papel del Estado, nos impedirá cumplir los objetivos de integración regional y cooperación que nos hemos fijado.

Cuba continuará trabajando, desde la Presidencia del Consejo de Ministros de la Asociación, con el propósito de seguir fortaleciéndola y aunando voluntades para hacer frente a los desafíos colectivos.

Nuestra Asociación fue creada con el objetivo de unir a toda la familia caribeña, incluyendo a los territorios que forman parte de estados europeos. Reconocemos la contribución de todos ellos, así como de la República Francesa y los Países Bajos, en su condición de Miembros Asociados. Esperamos que lo sigan haciendo y que también se sume el resto de los territorios caribeños.

Agradecemos la participación y los aportes de las naciones y organizaciones Observadoras, cuyo número continúa incrementándose, como muestra del interés que suscita el Caribe en todo el mundo.

Deseo destacar, una vez más, el aporte del Embajador Alfonso Múnera Cavadía al fortalecimiento de la Secretaría y de la labor de la AEC en estos años. A partir del próximo mes de agosto, este esfuerzo será liderado por la Embajadora June Soomer, a quien nuevamente felicitamos por su elección y le reiteramos nuestro apoyo.

Igualmente agradecemos la presencia de todos ustedes en La Habana y su compromiso con el avance y la consolidación de la Asociación.

Muchas gracias.

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