Le attività sovversive della CIA in Ecuador

http://www.lantidiplomatico.it

ecuador-cia_jpg_2067186134Ancora una volta è grazie a WikiLeaks che viene alla luce il nefasto ruolo giocato dagli Usa – tramite le sue agenzie come Cia e USAID, senza dimenticare le ONG e i partiti di opposizione finanziati – in America Latina.

Gli Stati Uniti considerano da sempre il sud America come il loro cortile di casa, un luogo dove non dev’essere possibile sviluppare politiche autonome e volte al benessere dei popoli locali, ogni politica, secondo questa visione distorta, deve servire gli interessi del potente vicino del nord.

In questi documenti diffusi dall’organizzazione fondata da Julian Assange – come riportato da TeleSur – viene evidenziato il lavoro sporco condotto dalla CIA in Ecuador. Una storia che inizia già negli anni 60’ subito dopo la vittoria della Rivoluzione a Cuba.

Nel libro «La CIA contro l’America Latina – Il Caso speciale dell’Ecuador» gli autori Jaime Galarza e Francisco Herrera, rivelano come l’agenzia di  intelligence statunitense abbia operato per rovesciare il governo ecuadoriano presieduto da Carlos Arosemena, per giungere alla rottura delle relazioni diplomatiche tra Cuba ed Ecuador. L’ingerenza viene confermata da Philip Agee che ha prestato servizio come spia dal 1963 al 1968 in Ecuador. A libro paga statunitense vi erano oltre 200 funzionari ecuadoriani, tra essi il senatore Reinaldo Varea Donoso che veniva remunerato con 800 dollari al mese dall’agenzia.

Gli Stati Uniti avevano inoltre il controllo della Base Militare Eloy Alfaro ubicata a Manta, nel nord del paese, che dal 1999 fu praticamente presa con la forza dagli Stati Uniti con la scusa di lottare contro il narcotraffico nel nordest del Sudamerica. Un accordo ratificato successivamente dal governo ecuadoriano di Gustavo Noboa, permetteva agli Usa di: sorvolare l’intero territorio del paese e ricevere lo stesso trattamento dovuto all’Armata Nazionale dell’Ecuador nei porti del paese; dotare il proprio personale di immunità. Nel caso di arresto i detenuti dovevano essere consegnati immediatamente alle autorità statunitensi; I cittadini nordamericani che lavoravano nella base potevano entrare ed uscire dal paese liberamente.

Tutto cambia nel 2007 quando il presidente Rafael Correa decide di non rinnovare la concessione agli Stati Uniti.

«Durante la mia presidenza non accetterò che vi siano basi straniere sul suolo patrio, non permetterò alcuna ingerenza nei nostri affari, non negozierò la nostra sovranità e non accetterò tutor per la nostra democrazia».

Dopo aver liberato Manta dalla nefasta presenza statunitense, il governo ristabilì l’ordine in quella zona del paese dove si evidenziava una crescita dello sfruttamento sessuale di donne e bambine, l’aumento del narcotraffico e i rapimenti.

«L’impero yankee non perdonerà mai Rafael Correa per averli espulsi da manta e dato vita alla Revolucion Ciudadana», così commentava la decisione sovrana del governo ecuadoriano il Comandante Hugo Chávez, leader della Rivoluzione Bolivariana, nel 2010.

Infatti, puntuale, nel settembre del 2010 arriva il golpe contro Correa. Ma come accadde in Venezuela il popolo si mobilitò per difendere il legittimo governo e la propria sovranità.

Le attività Usa contro il governo ecuadoriano comprendono anche la possibilità di eliminare il presidente Correa, come da lui stesso ammesso in un’intervista del 2012. «Questa possibilità non la posso escludere», così ha commentato Correa la possibilità di essere assassinato. Inoltre, secondo quanto rivelato dal giornalista cileno Patricio Mery Bell, CIA e DEA (agenzia antidroga statunitense) hanno imbastito un’operazione consistente nell’introdurre in Cile 300 chilogrammi al mese di droga, i cui proventi saranno utilizzati per finanziare la sovversione in Ecuador.

L’attività CIA in Ecuador, così come in tutta l’America Latina non si è mai fermata. L’obiettivo è riportare l’intera regione sotto il dominio di Washington, far girare indietro le lancette della storia per riportarle a quando i popoli della regione languivano sotto il tallone di ferro di regimi neoliberisti che avevano come unico obiettivo quello di spogliarli di ogni bene. A tal scopo, l’impero, riesce sempre a trovare personaggi squallidi, traditori, pronti a vendersi agli interessi stranieri.

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