Circa 30 milioni di latinoamericani, molti di loro giovani, e molte donne, tutti con lavori precari nel settore dei servizi, corrono attualmente il rischio di ricadere nella povertà.
Tale affermazione fa parte della relazione sullo Sviluppo Umano per l’America Latina e i Caraibi presentato martedì 14 a 60 legislatori della regione nel Parlamento Latinoamericano e Caraibico (Parlatino), con sede a Panama.
Anche se nel passato la generazione di posti di lavoro e l’educazione hanno permesso a 72 milioni di persone d’uscire dalla povertà della regione, attualmente la vulnerabilità si concentra in fattori chiave che vanno al di sopra della crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) , ha precisato Jessica Faieta, vice segretaria generale delle Nazioni Unite.
Tra questi fattori primeggia l’assenza di politiche incamminate alla protezione sociale, al sistema d’attenzione ai bambini e agli anziani, all’accesso di attivi fisici e finanziari – casa propria, automobile, libretto di risparmio e una bassa qualifica lavorativa- ha precisato l’economista capo del PNUD per la regione, George Gray.
“A questi si sommano altri fattori come l’esclusione per etnia, colore della pelle, identità sessuale, condizione di migrante e handicap”, ha segnalato Faieta per la quale la povertà non si risolve con più entrate, ma con l’esecuzione della politica puntuale di ogni governo.
La direttrice regionale del PNUD per l’America Latina e per i Caraibi ha detto che anche se solo il 5% della popolazione sta al disotto delle linee di povertà mondiale, la regione è sempre la più disuguale e che le donne, i giovani, gli handicappati e gli indigeni sono i più emarginati.
“I problemi sociali non sono stati risolti, come quelli economico ambientali”, ha ricordato Grey.
“L’America Latina mantiene una dipendenza delle materie prime e le risorse naturali senza contare che il progresso in molti casi è avvenuto a detrimento dell’ambiente”.
Negli ultimi decenni la regione è stata la più innovatrice a livello mondiale per le politiche pubbliche che hanno permesso a 94 milioni di persone di far parte della classe media, tra il 2003 e il 2013 ed è urgente mantenere queste conquiste.
Per questo la relazione dello Sviluppo Umano ha fatto un richiamo per ripensare al modello latinoamericano di progresso da un concetto multidimensionale che superi l’uso delle entrate pro capite, del ritmo di crescita economica e il PIL come criteri per misurare il livello di sviluppo. Come hanno detto gli stessi abitanti nelle inchieste realizzate per l’elaborazione di questa relazione, l’America Latina sogna il suo progresso, con lavoro, educazione e uno sforzo proprio, con la libertà di prendere decisioni e apprendere dagli errori.