Grande offensiva imperiale: i “generali” mediatici contro Venezuela

Stella Calloni  giornalista argentina, collaboratrice di Prensa Latina

L’impero ha lanciato la maggiore offensiva mediatica negli ultimi mesi, perché non si tratta ormai di manipolare l’informazione, una delle armi fondamentali contro l’insorgenza, ma dell’assoluta distorsione dei fatti diffusi dalla rete mondiale di mezzi che controlla il Pentagono, in una prova di preparazione per una guerra cibernetica, con un effetto paralizzante globale, superiore a quello che può causare una conflagrazione nucleare.

Venezuela e Ucraina (anche se non sono solo questi i paesi) in questo momento sono delle nazioni vittime di questa brutale prova mediatica in cui i “generali” non si vestono con la divisa, né sono al centro del conflitto, ma sono comodamente seduti nelle poltrone di comando nei dispacci dei grandi mezzi di comunicazione di massa del mondo, che in un 97% sono controllati dal potere egemonico.

Non c’è nessuna popolazione nel mondo che non sia colpita dalla perversa guerra psicologica che si avvia sotto il comando militare, fatta dai potenti imprenditori dei mezzi e dai loro soldati di turno.

Sotto l’effetto delle cosiddette Operazioni d’Informazione (OI), destinate alla manipolazione globale dell’opinione pubblica, che nei codici militari sono indicate come “l’obiettivo ad influire, destabilizzare, e corrompere per manipolare il comportamento umano”, (così lo descrive la Pubblicazione Congiunta 3-18 del Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti), si è arrivati ad un massimo livello d’azione.

Queste Operazioni sono destinate precisamente a danneggiare tutti i sistemi informativi dell’avversario, in questo caso di quei paesi con governi che in un maggiore o minore grado scappano dal controllo del Grande Fratello, utilizzano per questo tutti i tipi di rumori, bugie, accuse circa argomenti falsi che possono occupare rapidamente i segmenti informativi.

Si fa enfasi nella ripetizione e nell’ampiezza della portata di questo azionare nell’opinione delle persone a cui si rivolgono i loro scopi, estranee alla loro condizione robotizzata e inoltre, senza poter avere nessuna altra fonte a livello massivo per contrastare queste informazioni.

Nel marzo scorso il Collegio di Guerra degli Stati Uniti ha affermato che per queste attività informative la Casa Bianca usa, a volte senza successo, ditte private e specialisti in precetti di mercato-tecnologia e che l’obiettivo delle azioni di disinformazione e dell’incremento dell’invio delle Truppe Speciali a diversi luoghi del mondo, come lo stanno facendo gli Stati Uniti, è destinato ad appoggiare e mantenere la cosiddetta Guerra non  Convenzionale.

Tramite la stessa si raggiungono gli obiettivi strategici di Washington e si tratta, inoltre, di “invertire le percezioni e gli atteggiamenti negativi delle altre nazioni o dei gruppi verso gli Stati Uniti”, come indica l’analista Roberto Garcia Hernandez (Prensa Latina, marzo, 2004) nella sua informazione sull’istallazione delle Forze Speciali nel mondo.

In Venezuela a quasi tre mesi dall’inizio delle azioni golpiste (12 febbraio di questo anno), non si è potuto concretare il golpe, né il riscontro interno, che è stato l’obiettivo primario, né l’uscita dell’esercito sulla strada e davanti a questa situazione, dopo aver utilizzato diverse fasi, Washington ha mandato le sue truppe, le sue “forze di operazioni speciali mediatiche” con l’ordine di mantenere lo schema golpista al prezzo che sia necessario.

Allo spiegamento recente delle loro “forze mediatiche” a Caracas, come il peruviano Mario Vargas Llosa, e una serie di rappresentanti delle ONG controllate dalla CIA, alcuni dei quali sono legislatori nei diversi paesi di America Latina, per “solidarizzarsi” con le proteste degli studenti che già da tempo non esistono nel Venezuela, si è allegata la “relazione” di Human Rights Watch (HRH) in cui accusa il governo, vittima del golpe, di decine di attentati terroristi e di “violazione dei diritti umani”.

Usando questa falsa organizzazione dei Diritti Umani, il cui intervento compie sempre l’obiettivo di aprire la strada a rovesciamenti di governo e interventi nei paesi che Washington decide attaccare od invadere, si assicurava una campagna intensa con dichiarazioni dei loro inviati a Caracas e la diffusione assicurata delle menzogne in tutte le loro reti che hanno sotto controllo.

In queste versioni le vittime sono i colpevoli, i paramilitari incendiari ed i franco tiratori sono studenti, i mezzi di comunicazione che attaccano in forma violenta, denigrano il governo e partecipano attivamente nel golpe, sono “vittime” della “assenza di libertà di espressione”.

E’ questo di cui parlano adesso i giornali come “Clarin”, “La Nacion” ed altri in Argentina ed in diversi paesi della regione, che insieme alle potenti agenzie di notizie congiunte alla rete fascista della disinformazione, fanno diventare la “stampa” una vera arma di distruzione di massa.

Lo sforzo realizzato dal governo del Presidente Nicolas Maduro, per non rispondere alle costanti provocazioni dei gruppi perfettamente addestrati per avviare azioni contro-insorgenti di combattimenti “limitati”, vuol dire attentati terroristi e azioni per creare il caos, la sua decisione di convocare un dialogo per la pace in marzo scorso, ha messo gli Stati Uniti in una situazione difficile e il peggio per Washington è che ha anche diviso l’opposizione venezuelana.

Per questa ragione hanno deciso di passare alla terza fase del golpe, con una serie di assassinati “selettivi”, specialmente contro i dirigenti, consiglieri popolari e ufficiali delle Forze Armate Bolivariane, tra di loro uno della scorta presidenziale, ciò che dimostra che stanno realizzando azioni che sono ogni volta sempre più terroriste, che sono difficili da mostrare al mondo come “proteste pacifiche degli studenti”.

E tutto ciò in questo momento in cui il governo ha incarcerato più della metà di un centinaio di stranieri vincolati alle azioni violente, ciò che assomiglia ai mercenari degli “eserciti privati” di questi tempi.

C’era bisogno di un montaggio della stampa e mostrare il panorama come uno specchio inverso. Perciò è stata imprescindibile la partecipazione di Josè Miguel Vivanco, direttore di HRW per America, che firma la relazione contro il Venezuela, ed ha partecipato in altre tentativi di golpe in  questo paese ed ha rapporti con alcune dittature del passato.

UNA COSA DA RICORDARE

Sono tanti i paesi dell’America Latina e del mondo vittime delle azioni dell’HRW. Vale ricordare che il 30 aprile 2009, il Tribunale che indagava in Bolivia il tentativo di uccidere il Presidente Evo Morales ed altri funzionari del governo, a carico di un gruppo di mercenari stranieri, diretti dal boliviano-ungaro Eduardo Rozsa Flores, ha identificato Hugo Acha Melgar, rappresentante di Human Rights, come complice degli stessi.

Il procuratore Marcelo Sosa, direttore delle ricerche, ha identificato Acha Melgar (di soprannome  Superman) insieme ad Alejandro Melgar come integranti e finanziatori del complotto. Acha dagli Stati Uniti ha rifiutato queste accuse, ma ha riconosciuto che è stato in diverse riunioni con Rozsa Flores, il capo del gruppo terrorista.

Ha anche detto che entro agosto e settembre, quando si è realizzato il tentativo di golpista dei potenti settori economici della cosiddetta Mezza Luna boliviana: Santa Cruz, Pando, Beni e Tarija, che è cominciato con l’incendio di palazzi, più di cento in poche ore e dopo con sabotaggi petrolieri, Human Rights non ha avuto scrupoli ad accusare Morales di violazione dei diritti umani e dell’assassinio degli indefesi contadini in una strada maestra di Pando.

Però una Commissione di Ricerca dei fatti, che ha inviato l’Unasur, ha comprovato che l’assassinio e le torture di 20 contadini simpatizzanti con Evo Morales ed un numero simile di scomparsi, sono stati perpetrati da poliziotti e paramilitari dell’opposizione, con la partecipazione del sindaco del luogo, il golpista Leopoldo Fernandez. Vale la pena conoscere la vera traiettoria di questa “organizzazione umanitaria”.

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