Fidel e la teoria della rivoluzione sociale

Olga Fernandez Rios  https://lapupilainsomne.wordpress.com

fidel bandieMoltissime sono le ragioni perché un intero popolo renda omaggio al leader della Rivoluzione cubana nel suo 90° compleanno e tra esse, questa volta, voglio riferirmi ad alcuni dei suoi importanti contributi alla teoria della rivoluzione sociale attraverso due concetti: rivoluzione e costruzione del socialismo.

La sua sensibilità umanista lo ha portato a far suo l’ideale indipendentista di José Martí nel contempo che condizionò un’intelligente ricettività del marxismo da posizioni anti-dogmatiche. Analizzare le sue concezioni in questo campo richiede tener conto che non siamo di fronte ad un uomo di governo o un teorico della rivoluzione, nel senso stretto del termine, ma ad un rivoluzionario divenuto un rilevante dirigente politico di statura mondiale, un lottatore ed un educatore sociale, fin dalla sua prima giovinezza.

Ma il suo pensiero e proiezione politica non è stata estranea alla teoria, tutto il contrario. La teoria socio-politica ha svolto un ruolo importante nel pensiero di Fidel Castro, e quindi nella proiezione del processo rivoluzionario cubano; della teoria si è nutrito mentre ha realizzato apporti in diversi temi, contribuendo all’approfondimento del marxismo che, come lui stesso ha riconosciuto, rimane la più avanzata teoria anti-capitalista e pro-socialista, non ancora superata.

Alla sua variegata produzione intellettuale -nata dalla sforzo quotidiano e dalle sfide del processo rivoluzionario per più di 60 anni- unisce la sua capacità di ideologo comunicatore, sorta di lavoro educativo che è stato presente in ogni momento di un pensiero ed un’opera integrale in cui si evidenziano diversi aspetti quali sono le sue permanenti riflessioni sull’importanza dei contesti storici che segnano i percorsi rivoluzionari; comprendere la società nel suo complesso; la sua concezione della storia come condizionante del presente e fonte per la sua analisi; le relazioni tra teoria e pratica e tra strategia e tattica, unito alla gestione, non meccanicistica, delle regolarità dello sviluppo sociale, delle contraddizioni ed opportunità. A questo si sommano il suo sforzo per l’integrità e la continuità della rivoluzione sociale, il riconoscimento del posto dell’essere umano in quel processo e del ruolo dell’individualità, della critica ed autocritica.

Da subito Fidel Castro prese coscienza che la strada al socialismo necessitava transitare per l’applicazione coerente di un programma di liberazione nazionale e giustizia sociale che a sua volta creava le condizioni per uno sviluppo della cultura politica e del consolidamento della base sociale della Rivoluzione che favorisse la rottura con gli schemi anticomunisti vigenti nella Cuba neocoloniale.

Al di là delle definizioni, che non sono mancate in numerosi interventi e discorsi, il leader rivoluzionario ha approfondito il legame del sottosviluppo e della dipendenza nazionale con il capitalismo e l’imperialismo, interpretò le condizioni storiche che a Cuba favorivano le trasformazioni del carattere socialista per la soluzione dei problemi derivanti dal sottosviluppo e dalla dipendenza. Allo stesso tempo rivendicò l’ideale comunista e demistificò lo schema che lo considerava estraneo ai bisogni e alle condizioni dell’America Latina. Questo è anche uno dei suoi grandi meriti, sia nella gestione tattica come al dimostrare che l’essenza del socialismo non è in contraddizione con le radici e le tradizioni rivoluzionarie del nostro continente, comprese le lotte operaie e le espressioni d’internazionalismo.

Non ci sono fanatismi riduzionisti nelle rivendicazione che Fidel fa del socialismo che riconosce le specificità di ogni processo rivoluzionario in condizioni di cercare le proprie strade. Un chiaro esempio di questo è stato il grande rispetto che ha mostrato sulle concezioni di Salvador Allende nel suo tentativo di sviluppare la rivoluzione con mezzi pacifici, mentre, nelle condizioni degli anni ’60 e ’70, in modo solidale, Cuba appoggiava la lotta armata o di massa che intraprendevano popoli fratelli sottomessi a condizioni dittatoriali e repressive. Più tardi abbiamo visto le interessanti e positive valutazioni di Fidel sulla Rivoluzione Bolivariana in Venezuela e dei processi di cambiamento in atto in altri paesi.

Rivoluzione e costruzione del socialismo

socialismoEntrambi i concetti hanno speciale rilevanza nella teoria marxista della rivoluzione sociale. Due idee di partenza per analizzarle nell’opera di Fidel sono, in primo luogo, capire che per lui la rivoluzione e la costruzione del socialismo sono concetti riferiti ad uno stesso processo anti-capitalista e pro-socialista; sono concetti che si fondono, non devono analizzarsi separatamente, possono considerarsi sinonimi. In secondo luogo che l’educazione delle masse popolari e la loro cultura politica sono condizioni che garantiscono il progresso di quel processo. Da ciò ne consegue che quanto riferito alla costruzione del socialismo deve essere punto di partenza per l’analisi delle concezioni di Fidel sull’ istruzione, cultura, scienza e molti altri temi, giacché si tratta del quadro storico, economico e socio-politico in cui si progetta e realizza la sua opera rivoluzionaria verso una società anti-capitalista e anti-imperialista.

Sebbene il concetto più utilizzato è rivoluzione, anche usa costruzione del socialismo ciò che è teoricamente e politicamente valido per riferirsi al processo di transizione socialista che è uno dei temi più complessi nella teoria marxista, perché si tratta di un processo contraddittorio, a lungo raggio nel tempo e nei suoi contenuti qualitativi. Inoltre, a Cuba, si realizza in condizioni di predominio capitalista mondiale, di controllo da parte di un sistema istituzionale transnazionale su cui quel predominio si basa e d’ingerenza e blocco USA per impedire l’avanzata della Rivoluzione cubana. Ciò richiede che l’analisi della costruzione del socialismo e della sua proiezione teorica e politica si realizzi secondo le diverse condizioni storiche del suo sviluppo, poiché si tratta di un processo che, in gran misura, sempre avrà luogo in condizioni del tutto nuove.

Nelle concezioni di Fidel rivoluzione e costruzione del socialismo si esprimono come unità. La prima marca il senso di trasformazione sociale, come proposto il 1 maggio del 2000 di “cambiare tutto ciò che deve essere cambiato”, e la seconda ha a che fare con la natura dei contenuti di questi cambiamenti, che non sono qualche cambio, ma quelli volti a sommare condizioni favorevoli per la società socialista.

Un altro elemento, su questo tema, è che nel suo impegno e sforzo per la costruzione del socialismo, Fidel usa l’arma della critica come un termometro che misura il progresso rivoluzionario. Ed è la critica come opera educativa e come strumento di cambiamento che introduce un concetto diventato politico: la rettifica, intesa come auto-critica e aggiustamento della strategia di ordine socialista.

Tra altri, un esempio di quella capacità educativa della critica si rivelò il 17 novembre 2005 nel suo discorso nell’Aula Magna dell’Università dell’Avana in cui, pur riconoscendo la meritoria impresa del popolo che impedì che a Cuba si verificasse il crollo del socialismo, come avvenne in altri paesi, realizzò una profonda analisi dei problemi endogeni che affronta la Rivoluzione cubana, che potevano mettere a repentaglio la sua continuità come è il caso delle manifestazioni di corruzione e burocratismo. In quell’occasione, oltre a mettere in guardia sulla possibile reversibilità del socialismo, riconobbe che uno dei più grandi errori commessi fu pensare che si conosceva circa la costruzione del socialismo; riflessione che merita un’analisi molto più profonda di quella che siamo in grado di realizzare in queste riflessioni.

Si tratta indubbiamente di un debito che le scienze sociali cubane hanno in relazione alla teoria della rivoluzione sociale che necessita di ulteriore approfondimento nelle attuali condizioni dei nostri paesi e dei processi di cambiamento che si svolgono in America Latina.

Non è nostro obiettivo addentrarci in tanto complesso tema, che meriterebbe un altro tipo di riflessione, ma si può segnalare che, se riprendiamo le concezioni di Fidel sulla rivoluzione come “senso del momento storico” e riguardo al popolo come soggetto rivoluzionario plurale; la sua critica al capitalismo e all’imperialismo; le coordinate socio-economiche che lega con la conquista del potere politico, l’egemonia del proletariato concepita nel quadro della necessaria unità nazionale ed il socialismo come soluzione a partire dalle condizioni del nostro paese, troviamo le chiavi per interpretare le sue concezioni sulla costruzione del socialismo che diventano apporti, di riferimento obbligato, nello sviluppo della teoria della rivoluzione sociale. A questo si aggiunge una gestione della tattica, la forma di sfruttare le contraddizioni del nemico, la capacità di unire le forze e l’acuta nozione del momento idoneo e dell’opportunità per l’azione.

Fidel considera la costruzione del socialismo come un processo dialettico in cui devono materializzarsi gli obiettivi socialisti; un processo di continuità e rotture in cui la prima è data dalla proiezione strategica di avanzare verso il socialismo, come una bussola di ogni azione socio-economica e politica che si esegue, e di rottura date le combinazioni di successi, fallimenti, insufficienze ed errori commessi a partire dalle tattiche utilizzate in ogni momento del processo o derivate dai cambiamenti di congiunture storiche. E in quel processo di educazione, in tutte le sue sfaccettature, ha costituito una delle sue passioni e occupazioni di maggiore costanza e rilevanza, per considerarla condizionante del progresso della Rivoluzione cubana.

Oggi, quando milioni di esseri umani si prospettano a lottare per un mondo e una società più giusta e quando in diversi paesi il movimento popolare di operai, contadini, indigeni, attivisti sociali, insieme agli intellettuali e accademici, riprendono la critica al capitalismo con rinnovati vigore, le concezioni di Fidel Castro contribuiscono all’analisi e alla trasformazione dell’ingiusto ordine sociale imperante.

Allo stesso modo avviene a Cuba, quando si è ratificato il socialismo come un’ opzione di sviluppo con l’impegno e la decisione di non perdere la rotta scelta, che include cicli di correzioni e aggiustamenti, in linea con i diversi contesti che influiscono nella realtà nazionale. In questo sforzo, come dice il cantante, “può essere che qualche machete si aggrovigli nella malerba”, ma la cosa importante è saperlo districare e per questo noi cubani abbiamo una potente arma: l’eredità rivoluzionaria di Fidel Castro. Non dimenticate che già ci sono le capacità create per continuare a coinvolgere, sempre più, i cubani/e nel risolvere le sfide, di varia indole, che si affrontano durante la costruzione del socialismo.

In questo sforzo non può mancare l’analisi dell’opera di Fidel che oggi è più che mai necessaria quando in essa si difende la rivoluzione come movimento di masse, da qui il peso che è stato concepito al lavoro educativo ed al dialogo diretto con il popolo, pieno di uomini e donne, istruiti e colti, in grado di consolidare il potere politico che si dispiega dal 1959, e capace di portare avanti la rivoluzione come processo continuo di liberazione nazionale di carattere antimperialista e socialista.

6 Agosto 2016

Olga Fernandez Rios è dottoressa in Scienze Filosofiche, Ricercatrice dell’Istituto di Filosofia, Accademica Titolare dell’Accademia delle Scienze di Cuba, Presidente della Sezione Scienze Sociali della Società Economica degli Amici del Paese.

Fidel y la teoría de la revolución social: apuntes para la reflexión

Por Olga Fernández Ríos

Muchísimas son las razones para que todo un pueblo rinda homenaje al líder de la Revolución Cubana en su 90 cumpleaños y entre ellas, en esta oportunidad, quiero referirme a algunos de sus importantes aportes a la teoría de la revolución social a través de dos conceptos: revolución y construcción del socialismo.

Su sensibilidad humanista lo llevó a hacer suyo el ideario independentista de José Martí a la vez que condicionó una inteligente receptividad del marxismo desde posiciones anti dogmáticas. Analizar sus concepciones en este terreno requiere tener en cuenta que no estamos ante un hombre de gabinete o un teórico de la revolución en el sentido estricto del término, sino ante un revolucionario devenido en relevante líder político de talla mundial, un luchador y un educador social desde su temprana juventud.

Pero su pensamiento y proyección política no han sido ajenos a la teoría, todo lo contrario. La teoría sociopolítica ha desempeñado un importante rol en el pensamiento de Fidel Castro, y por tanto en la proyección del proceso revolucionario cubano; de la teoría se ha nutrido a la vez que ha realizado aportes en variados temas, contribuyendo a la profundización del marxismo, que como él mismo ha reconocido, sigue siendo la más avanzada teoría anticapitalista y pro socialista, no superada aún.

A su variada producción intelectual -nacida del bregar diario y de los retos del proceso revolucionario durante más de 60 años- une su capacidad como ideólogo comunicador, suerte de labor educativa que ha estado presente en cada momento de un pensamiento y una obra integral en la que sobresalen varias facetas como son su permanente reflexión sobre la importancia de los contextos históricos que marcan los derroteros revolucionarios; entender la sociedad como totalidad; su concepción de la historia como condicionante del presente y fuente para su análisis; las relaciones entre teoría y práctica y entre estrategia y táctica, unido al manejo no mecanicista de las regularidades del desarrollo social, contradicciones y oportunidades. A ello se suman su empeño por la integralidad y continuidad de la revolución social, el reconocimiento del lugar del ser humano en ese proceso y del papel de la individualidad, de la crítica y la autocrítica.

Desde muy temprano Fidel Castro tomó conciencia de que camino al socialismo requería transitar por la aplicación consecuente de un programa de liberación nacional y justicia social que a su vez creaba condiciones para un desarrollo de la cultura política y de consolidación de la base social de la Revolución que favoreciera la ruptura con los esquemas anticomunistas vigentes en la Cuba neocolonial.

Más allá de definiciones que no han faltado en numerosas intervenciones y discursos, el líder revolucionario ha profundizado en la vinculación del subdesarrollo y la dependencia nacional con el capitalismo y el imperialismo, interpretó las condiciones históricas que en Cuba favorecían las transformaciones de carácter socialista para la solución de los problemas derivados del subdesarrollo y la dependencia. A la vez reivindicó el ideal comunista y desmitificó el esquema que lo consideraba ajeno a las necesidades y condiciones latinoamericanas. Este es también uno de sus grandes méritos, tanto en su manejo táctico como al demostrar que la esencia del socialismo no es contradictoria con las raíces y las tradiciones revolucionarias en nuestro continente, incluyendo las luchas obreras y las expresiones de internacionalismo.

No hay fanatismos reduccionistas en la reivindicación que Fidel hace del socialismo que reconoce las especificidades de cada proceso revolucionario en condiciones de buscar sus propias vías. Claro ejemplo de esto fue el altísimo respeto que mostró sobre las concepciones de Salvador Allende en su intento por desarrollar la revolución a través de la vía pacífica, mientras que, en las condiciones de los años 60 y 70 solidariamente, Cuba apoyaba la lucha armada o de masas que libraban pueblos hermanos sometidos a condiciones dictatoriales y represivas. Más tarde hemos visto las interesantes y positivas valoraciones de Fidel sobre la Revolución Bolivariana en Venezuela y los procesos de cambio que tienen lugar en otros países.

Revolución y construcción del socialismo

Ambos conceptos tienen especial relevancia en la teoría marxista de la revolución social. Dos ideas de partida para analizarlos en la obra de Fidel son, en primer lugar, entender que para él revolución y construcción del socialismo son conceptos referidos a un mismo proceso anticapitalista y pro socialista; son conceptos que se fusionan, no deben analizarse por separado, pueden considerarse sinónimos. En segundo lugar que la educación de las masas populares y su cultura política son condiciones que garantizan el avance de ese proceso. De ello se desprende que lo referido a la construcción del socialismo debe ser punto de partida para el análisis de las concepciones de Fidel sobre la educación, la cultura, la ciencia y otros muchos temas, ya que se trata del marco histórico, económico y sociopolítico en el que se proyecta y realiza su obra revolucionaria en pos de una sociedad anticapitalista y antimperialista.

Si bien el concepto que más utiliza es revolución, también utiliza construcción del socialismo lo que es teórica y políticamente válido para referirse al proceso de transición socialista que es uno de los temas más complejos en la teoría marxista porque se trata de un proceso contradictorio, de largo alcance en el tiempo y en sus contenidos cualitativos. Además en Cuba se lleva a cabo en condiciones de predominio capitalista mundial, de control por parte de un sistema institucional transnacional en el que ese predominio se apoya y de injerencia y bloqueo de Estados Unidos para evitar el avance de la Revolución Cubana. Ello requiere que el análisis de la construcción del socialismo y de su proyección teórica y política, se realice acorde con las disímiles condiciones históricas de su desarrollo pues se trata de un proceso que en gran medida siempre tendrá lugar en condiciones inéditas.

En las concepciones de Fidel revolución y construcción del socialismo se expresan como unidad. La primera marca el sentido de transformación social, como planteó el primero de mayo del año 2000 de “cambiar todo lo que tiene que ser cambiado”, y la segunda tiene que ver con la naturaleza de los contenidos de esos cambios, que no son cualquier cambio, sino los encaminados a sumar condiciones favorables a la sociedad socialista.

Otro elemento sobre este tema es que en su compromiso y empeño por la construcción del socialismo, Fidel usa el arma de la crítica como termómetro que mide el avance revolucionario. Y es crítica como labor educativa y como instrumento de cambio que introduce un concepto devenido en política: la rectificación, entendida como autocrítica y ajuste de la estrategia de orden socialista.

Entre otros, un ejemplo de esa capacidad educativa de la crítica se puso de manifiesto el 17 de noviembre de 2005 en su intervención en el Aula Magna de la Universidad de La Habana en la que a la vez que reconoció la meritoria hazaña del pueblo que impidió que en Cuba se produjera el derrumbe del socialismo como ocurrió en otros países, realizó un profundo análisis sobre problemas endógenos que enfrentaba la Revolución Cubana que podían arriesgar su continuidad como es el caso de manifestaciones de corrupción y burocratismo. En esa ocasión, además de alertar sobre la posible reversibilidad del socialismo, reconoció que uno de los mayores errores cometidos fue pensar que se conocía sobre la construcción del socialismo, reflexión que amerita un análisis mucho más profundo del que estamos en condiciones de realizar en estas reflexiones.

Es sin dudas una deuda que las ciencias sociales cubanas tienen con relación a la teoría de la revolución social necesitada de mayor profundización en las condiciones actuales de nuestro país y de los procesos de cambio que tienen lugar en América Latina.

No es nuestro objetivo adentrarnos en tan complejo tema, lo que ameritaría otro tipo de reflexión, pero puede señalarse que si retomamos las concepciones de Fidel sobre revolución como “sentido del momento histórico” y acerca del pueblo como sujeto revolucionario plural; su crítica al capitalismo y al imperialismo; las coordenadas socioeconómicas que vincula con la toma del poder político, la hegemonía del proletariado concebida en el marco de la necesaria unidad nacional y el socialismo como solución a partir de las condiciones de nuestro país, encontramos las claves para interpretar sus concepciones sobre la construcción del socialismo que devienen en aportes de obligada referencia en el desarrollo de la teoría de la revolución social. A ello se une su manejo de la táctica, la forma de explotar las contradicciones del enemigo, la capacidad de aglutinar fuerzas y la aguda noción del momento idóneo y de la oportunidad para la acción.

Fidel considera la construcción del socialismo como un proceso dialéctico en el que deben ir concretándose los objetivos socialistas; un proceso de continuidad y rupturas en el que la primera está dada por la proyección estratégica de avanzar hacia el socialismo, como brújula de toda acción socioeconómica y política que se realice, y de rupturas dadas las combinaciones de éxitos, fracasos, insuficiencias y errores cometidos a partir de las tácticas empleadas en cada momento del proceso o derivadas de cambios de coyunturas históricas. Y en ese proceso la educación en todas sus facetas ha constituido una de sus pasiones y ocupaciones de mayor constancia y relevancia, por considerarla condicionante del avance de la Revolución Cubana.

Hoy, cuando millones de seres humanos se plantean luchar por un mundo y una sociedad más justa y cuando en varios países el movimiento popular de obreros, campesinos, indígenas, activistas sociales, junto con intelectuales y académicos, retoman la crítica al capitalismo con renovados bríos, las concepciones de Fidel Castro contribuyen al análisis y a la transformación del injusto orden social imperante.

De igual forma ocurre en Cuba cuando se ha ratificado el socialismo como opción de desarrollo con el empeño y la decisión de no extraviar la ruta escogida que incluye ciclos de rectificaciones y ajustes acordes a los diversos contextos que influyen en la realidad nacional. En ese empeño, como dice el cantautor, “puede que algún machete se enrede en la maleza”, pero lo importante es saberlo desenredar y para ello los cubanos tenemos una poderosa arma: el legado revolucionario de Fidel Castro. No olvidar que ya hay capacidades creadas para continuar involucrando cada vez más a los cubanos y cubanas en la solución de los desafíos de diversa índole que se enfrentan durante la construcción del socialismo.

En ese empeño no puede faltar el análisis de la obra de Fidel que hoy es más necesaria que nunca cuando en ella se defiende la revolución como movimiento de masas, de ahí el peso que ha concedido a la labor educativa y al diálogo directo con el pueblo, plagado de hombres y mujeres, educados y cultos, capaces de consolidar el poder político que se despliega desde 1959, y capaces de llevar adelante la revolución como proceso continuo de liberación nacional de carácter antiimperialista y socialista.

6 de agosto de 2016

Olga Fernández Ríos es Doctora en Ciencias Filosóficas, Investigadora del Instituto de Filosofía, Académica Titular de la Academia de Ciencias de Cuba, Presidenta de la Sección de Ciencias Sociales de la Sociedad Económica de amigos del País.

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