Ciò che Washington propone all’America Latina

Emir Sader http://www.pagina12.com.ar

al-obamaDopo il buon viso che riusciva a mettere durante il periodo del suo ampio isolamento in Sud America, gli USA tornano a tenere interlocutori privilegiati della loro politica, in particolare in Argentina ed in Brasile (non importa che, in questo caso, attraverso un golpe). E cosa è ciò che gli USA hanno da proporre al continente?

Già sapevamo che era poco o nulla, dalla situazione dei paesi che hanno Trattati di Libero Commercio con gli USA. Il caso del Messico è esemplare, perché sono più di due decenni di interscambi privilegiati con Washington, di relazioni carnali con l’Impero. Il bilancio dei 20 anni di tale Trattato è spaventoso e spiega, in gran parte, il motivo per cui il Messico è un disastro sociale, ma anche politico.

Di fatto gli USA non hanno nulla da offrire. Hanno un modello economico, vigente in Messico, tra altri paesi, che è una delle ragioni della disastrosa situazione del paese, che ha già fallito in America Latina, in paesi come Brasile, Argentina, Venezuela, Uruguay, Bolivia, Ecuador, tra altri. Che, proprio per questo motivo, hanno deciso abbandonare questo modello e sostituirlo con un altro, alternativo al neoliberismo.

Gli USA, in prolungata recessione, neppure hanno investimenti da offrire, nulla che si possa paragonare a quello che ha la Cina o i BRICS e la sua Banca per lo Sviluppo. I Trattati di Libero Commercio sono ora respinti, da una parte all’altra dell’Atlantico, come responsabili della perdita di posti di lavoro in tutti i paesi. L’ Alleanza del Pacifico non è alternativa per i processi di integrazione regionale, che hanno intensificato, come mai, il commercio tra i paesi della regione.

Il destino a cui è condannato il Messico, da più di due decenni ed a cui si vuole condannare Argentina e Brasile, è quello dell’abbandono ai via vai del mercato internazionale in crisi ed alla speculazione finanziaria. In Argentina, eletto il governo con cui gli USA hanno la maggior simpatia, c’è una fuga e non ingresso di capitali. I simpatici viaggi dei dirigenti di Washington non promettono nulla, se non la simpatia di Washington.

I paesi latino-americani hanno avuto il loro maggior ciclo di sviluppo quando si sono allontanati dagli USA ed hanno privilegiato i processi d’integrazione regionali e gli intescambi Sud-Sud. Le loro prospettive sono nel mantenere questa direzione, tra cui rendere più stretta la relazione con i BRICS e non riprendere le politiche di libero commercio, legate al modello neoliberale.

Il continente più disuguale nel mondo richiede priorità delle politiche sociali e non adeguamenti fiscali, che concentrano rendita, escludono i più poveri, promuovono la disoccupazione e la perdita di potere d’acquisto dei salari. Gli USA non possono proporre modelli alternativi, perché i suoi interessi sono direttamente legati con quelli del capitale speculativo su scala mondiale, rappresentati dal FMI e dalla Banca Mondiale.

Le nuove geopolitica del mondo va in un’altra direzione, quella della ripresa dello sviluppo produttivo, che ha nelle relazioni Sud-Sud e nella Banca di Sviluppo dei BRICS, il suo riferimento globale. Che punta verso un’economia produttiva e non speculativa, che non riproduca l’indebitamento dei governi ma, al contrario, la loro liberazione da tali crudeli meccanismi, che i paesi che l’hanno sperimentato in passato, sanno come producono recessione e da cui è molto difficile uscire.

La ripresa dei modelli neoliberali, falliti negli anni ’90 in Argentina ed in Brasile, è già chiara; significano riprendere la recessione profonda e prolungata, con aggiustamenti di esclusione sociale, con governi autoritari, con crisi sociali che isola tali governi e mobilita tutti i settori popolari contro di loro.

Questo è il periodo in cui entra l’America Latina, quando Argentina e Brasile si distanziano dai loro alleati nei processi di integrazione regionale e si avvicinano ai modelli che hanno prodotto la profonda crisi sociale che vive il Messico, così come il Perù, la Colombia ed il Cile. La lotta tra la rinforzata egemonia neoliberista e la costruzione di alternative anti neoliberali si riposiziona come l’asse degli scontri economici, politici e sociali del nostro tempo in America Latina; il continente che più è avanzato nel superamento del neoliberismo e per questo paga un duro prezzo, con i processi di controffensiva della destra, con la vendetta contro il popolo ed i diritti che è riuscito a rafforzare negli ultimi anni. Dal suo esito dipende il futuro del continente nella prima metà del secolo XXI.

Lo que Washington propone a Latinoamérica

Por Emir Sader

Después de poner la buena cara que lograba poner durante el periodo de su amplio aislamiento en America del Sur, Estados Unidos vuelve a tener interlocutores privilegiados de su política, especialmente en Argentina y en Brasil (no importa que, en este caso, a través de un golpe). Y que es lo que EE.UU. tiene para proponer al continente.

Ya sabíamos que era poco o nada, por la situación de los países que tienen Tratados de Libre Comercio con EE.UU. El caso de México es ejemplar, porque son más de dos décadas de intercambios privilegiados con Washington, de relaciones carnales con el Imperio. El balance de los 20 años de ese tratado es aterrador y explica, en gran medida, por qué México es un desastre social, pero tambien politico.

De hecho EE.UU. no tiene nada que ofrecer. Tiene un modelo económico, vigente en Mexico, entre otros países, siendo una de las razones de la situacion desastrosa del pais, que ya ha fracasado en America Latina, en países como Brasil, Argentina, Venezuela, Uruguay, Bolivia, Ecuador, entre otros. Que, justamente por ello, han decidido abandonar ese modelo y sustituirlo por otro, alternativo al neoliberalismo.

EE.UU., en prolongada recesión, tampoco tiene inversiones para oferecer, nada que pueda compararse a lo que tiene China o los Brics y su Banco de Desarrollo. Los Tratados de Libre Comercio son rechazados ahora, de un lado y de otro del Atlántico, como responsables por la pérdida de empleo en todos los países. La Alianza del Pacifico no es alternativa para los procesos de integración regional, que han intensificado como nunca el comercio entre los países de la región.

El destino al que está condenado México hace mas de dos décadas y al cual se quiere condenar a Argentina y a Brasil es el del abandono a los vaivienes del mercado internacional en crisis y de la especulación financiera. En Argentina, elegido el gobierno con el que EE.UU. tiene la mayor simpatía, hay huida y no ingreso de capitales. Los viajes simpáticos de dirigentes de Washington no prometen nada, sino la simpatía de Washington.

Los países de América Latina han tenido su mayor ciclo de desarrollo cuando se han distanciado de EE.UU. y han privilegiado los procesos de ingegracion regional y los intercambios Sur-Sur. Sus perspectivas están en mantener esa dirección, incluido un estrechamiento en la relación con los Brics y no con retomar politicas de libre comercio, vinculadas al modelo neoliberal.

El continente más desigual del mundo requiere prioridade de las politicas sociales y no ajustes fiscales, que concentran renta, excluyen a los mas pobres, promueven el desempleo y la perda de poder adquisitivo de los salários. EE.UU. no puede proponer modelos alternativos, porque sus intereses estan directamente vinculados con los del capital especulativo en escala mundial, representandos por el FMI y el Banco Mundial.

La nueva geopolítica del mundo va en otra direccion, la de la retomada del desarrollo productivo, que tiene en las relaciones Sur-Sur, y en el Banco de Desarrollo de los Brics, su referencia global. Que apunta hacia una economia productiva y no especulativa, que no reproduce el endeudamiento de los gobiernos sino, al contrario, su liberacion de ese mecanismos cruel, que los países que lo han experimentado en el pasado, saben como producen recesion y del cual es muy difícil salir.

La retomada de los modelos neoliberales fracasados en los años 90 en Argentina y en Brasil, ya está claro, significan retomar la recesión profunda y prolongada, con ajustes de exclusión social, con gobiernos autoritarios, con crisis social que aisla a esos gobiernos y mobiliza a todos los sectores populares en contra de ellos.

Ese es el período al que entra America Latina, cuando Argentina y Brasil se distancian de sus aliados en los procesos de integración regional y se acercan de los modelos que han producido la crisis social profunda que vive Mexico, asi como Peru, Colombia y Chile. La lucha entre la hegemonia neoliberal reforzada y la construcción de alternativas antineoliberais se reposiciona como el eje de los enfrentamentos economicos, políticos y sociales de nuestro tiempo en América Latina, el continente que más ha avanzado en la superación del neoliberalismo y, por ello paga un precio duro, con los procesos de contraofensiva derechista, con la venganza contra el pueblo y los derechos que ha logrado afianzar en los años recientes. De su desenlace depende el futuro del continente en la primera mitad del siglo XXI.

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