Tranne il potere, tutto è illusione

Raúl Zibechi https://lapupilainsomne.wordpress.com

José Batista Sobrinho iniziò a lavorare a 15 anni. Lasciò la scuola in quarta elementare. Quando finì il servizio militare si dedicò a macellare bestiame vendendolo ai macellai della città di Anapolis, circa 50 mila abitanti, nello stato di Goiania (Brasile). Quando il presidente Juscelino Kubitschek, decade 1950, decise di costruire Brasilia, Zé Mineiro (il suo soprannome), si trasferì nella futura capitale per installare un mattatoio dove giornalmente macellava 25.

Mezzo secolo dopo, nel 2007, JBS (iniziali di José Batista Sobrinho) era una delle più grandi aziende di immagazzinamento frigorifero (di carni) del mondo. Tanto che comprò la fabbrica omologa USA, Swift, per 1400 milioni di $. La gigantesca operazione è stata resa possibile grazie al fatto che la banca statale, BNDES, capitalizzò JBS con l’acquisto del 14% delle azioni affinché una delle campionesse nazionali (parole di Lula), avesse accesso al mercato USA.

Nella fusione delle due aziende la JBS e Bertin, nel settembre 2009, un altro passo avanti della società, la BNDES ha investito 4 miliardi 700 milioni di $ per renderla possibile. La banca di stato è giunta ad avere una quota del 22,4% in JBS, per volere del governo federale.

Tutti i figli di Zé Mineiro lasciarono gli studi per dedicare tutto il loro tempo all’azienda di famiglia. La nostra conoscenza non è accademica, abbiamo imparato dalla vita, disse Wesley alla rivista Forbes. Insieme agli altri due fratelli, José e Joesley, quel macello familiare divenne una enorme multinazionale: è presente in 110 paesi, ha 200000 dipendenti, 150 fabbriche ed un fatturato annuo di oltre 50 miliardi di $. Negli USA, il più grande mercato per carni bovine al mondo, JBS era responsabile, nel 2011, del 22% dell’offerta.

Joesley figura tra le 70 persone più ricche del mondo, secondo Forbes. Sotto i due governi di Lula (2003-2010), il Gruppo J&F che controlla JBS, è cresciuto in modo esponenziale, moltiplicando per più di dieci il suo fatturato. Il gruppo è stato uno dei principali beneficiari della politica di Lula di selezione di grandi imprese per insufflare denaro pubblico e convertirle in grandi multinazionali.

Era uno uno dei capolavori del progetto Brasile Potenza del Partito dei Lavoratori. Gli altri sono più noti: Odebrecht, Camargo Correa, OAS e una manciata di altri.

Henrique Meirelles, nominato direttore della Banca Centrale da Lula, rimase otto anni a capo dell’istituzione. Al lasciare Lula la presidenza, Meirelles è stato nominato presidente del consiglio di amministrazione della J&F, un posto che ha mantenuto fino al 2016, con l’obiettivo di creare strutture di governance, nell’azienda, per prepararla ad entrare in borsa (goo.gl/R0RThD). Quando Dilma Rousseff fu destituita, il 31 agosto 2016, Meirelles passò a ricoprire l’incarico di ministro delle Finanze del governo di Michel Temer.

Joesley Batista decise registrare e denunciare Temer come parte della sua strategia di business. Secondo analisi del quotidiano economico Valor, decise scommettere il Brasile per spostare le sue attività negli USA, dove l’azienda già possiede l’80% delle sue operazioni: 56 stabilimenti di trasformazione della carne e la metà delle sue operazioni globali già sono in quel paese.

Per garantire l’attuazione del suo piano, l’azienda ed i suoi controllori necessitavano giungere ad un accordo con il Dipartimento di Giustizia USA, il potente DoJ (goo.gl/xhOohg). In dicembre la società ha realizzato un’IPO (offerta pubblica iniziale) sulla Borsa di New York come parte di una vasta riorganizzazione che porterà il gruppo a smettere di essere brasiliano, afferma il quotidiano brasiliano Valor.

L’articolo si conclude con una frase che riassume la logica imprenditoriale: I Batista hanno agito rapidamente, scegliendo la via opposta a quella della famiglia Odebrecht, che ha visto i suoi affari affondare mentre respingeva collaborare con le indagini. Bisogna aggiungere che ore prima della diffusione della registrazione, che ha affondato Temer, i Batista hanno acquistato milioni di dollari, prevedendo che la moneta avrebbe subito una forte svalutazione. Hanno vinto due volte.

Fin qui la storia raccontata telegraficamente. Una storia che lega quattro personaggi che lottarono, in modo arduo e con successo, per il potere.

La famiglia Batista ha fatto quello che sanno fare gli imprenditori capitalisti, gli uccelli rapaci come li definiva Fernand Braudel. JBS crebbe sotto l’ala dello sviluppismo brasiliano e beneficiò, come poche, della politica dei campioni nazionali di Lula. Migliaia di milioni di $ dello Stato per convertirla in quello che oggi è: rapaci senza limiti, capaci di mordere la mano (statale) che li ha alimentati.

Meirelles è un dirigente di successo del settore finanziario globale, ha lavorato 28 anni presso la Banca di Boston, di cui 12 anni come presidente della banca in Brasile e poi trascorse tre anni come presidente della Banca di Boston mondiale. Negli USA lo si considerava molto vicino al presidente Bill Clinton. Da lì passò al governo di Lula, che lo aveva in grande stima.

Temer è il tipico brasiliano, mediocre ed ambizioso. Fece carriera nel centrista PMDB ed andò salendo fino a che Lula e Dilma lo scelsero come candidato alla vice presidenza, per due volte, nelle elezioni del 2010 e del 2014. Ha aspettato il suo momento, per fare il salto e, quando lo ha fatto, è caduto nel vuoto. Tra qualche anno pochi lo ricorderanno.

Il quarto è Lula. In considerazione della crisi in corso, accelera il passo per ritornare alla presidenza. Può raggiungere questo obiettivo. Se ci riesce, governerà un paese frantumato, non avrà la maggioranza parlamentare che riuscì a tessere nel 2003, dovrà fare i conti con una società divisa ed in lotta, e affronterà uno scenario globale sfavorevole. Qualsiasi persona di buon senso gli consiglierebbe di rinunciare, dal momento che le possibilità di successo sono minime.

L’ossessione per il potere, che riunisce queste quattro biografie che negli ultimi dieci anni si intersecarono, è parte indivisibile della logica capitalistica. Anche se, in molti casi, come chi forgiò la frase del titolo (Abimael Guzmán, Sendero Luminoso), avessero un discorso opposto.

http://www.jornada.unam.mx/2017/05/26/opinion/017a2pol


Salvo el poder, todo es ilusión

Por Raúl Zibechi

José Batista Sobrinho comenzó a trabajar a los 15 años. Dejó la escuela en el cuarto grado. Cuando terminó el servicio militar se dedicó a faenar vacunos vendiendo a carnicerías de la ciudad de Anápolis, de unos 50 mil habitantes, en el estado de Goiânia (Brasil). Cuando el presidente Juscelino Kubitschek, década de 1950, decidió construir Brasilia, Zé Mineiro (su apodo), se trasladó a la futura capital para instalar un matadero donde faenaba 25 vacas diarias.

Medio siglo después, en 2007, JBS (iniciales de José Batista Sobrinho) era uno de los mayores frigoríficos del mundo. Tanto que compró el frigorífico estadunidense Swift por mil 400 millones de dólares. La gigantesca operación pudo realizarse gracias a que el banco estatal BNDES capitalizó JBS al adquirir 14 por ciento de las acciones para que una de las campeonas nacionales (son palabras de Lula), tuviera acceso al mercado estadunidense.

En la fusión de los frigoríficos JBS y Bertín, en setiembre de 2009, otro paso delante de la empresa, el BNDES invirtió 4 mil 700 millones de dólares para hacerla posible. El banco estatal llegó a tener una participación de 22.4 por ciento en JBS, a instancias del gobierno federal.

Todos los hijos de Zé Mineiro abandonaron sus estudios para dedicar todo su tiempo al negocio familiar. Nuestro conocimiento no es académico, aprendimos de la vida, dijo Wesley a la revista Forbes. Junto a los otros dos hermanos, José y Joesley, aquel matadero familiar se convirtió en una enorme multinacional: está presente en 110 países, tiene 200 mil empleados, 150 plantas y factura más de 50 mil millones de dólares. En Estados Unidos, el mayor mercado de carne vacuna del mundo, JBS era responsable en 2011 de 22 por ciento de la oferta.

Joesley figura entre las 70 personas más ricas del mundo, según Forbes. Bajo los dos gobiernos de Lula (2003-2010), el Grupo J&F que controla JBS, creció de modo exponencial, multiplicando por más de diez su facturación. El grupo fue uno de los principales beneficiarios de la política de Lula de seleccionar grandes empresas para insuflarles dinero público y convertirlas en grandes multinacionales.

Era una de las piezas maestras de proyecto Brasil Potencia del Partido de los Trabajadores. Las otras son más conocidas: Odebrecht, Camargo Correa, OAS y un puñado más.

Henrique Meirelles, nombrado director del Banco Central por Lula, se mantuvo ocho años al frente de la institución. Al dejar Lula la presidencia, Meirelles fue nombrado presidente del consejo de administración de J&F, lugar que ocupó hasta 2016, con el objetivo de crear estructuras de gobernanza en la compañía para prepararla para salir a bolsa (goo.gl/R0RThD). Cuando Dilma Rousseff fue destituida, el 31 de agosto de 2016, Meirelles pasó a ocupar el cargo de ministro de Hacienda del gobierno de Michel Temer.

Joesley Batista decidió grabar y denunciar a Temer como parte de su estrategia de negocios. Según análisis del diario económico Valor, decidió rifar Brasil para mudar sus negocios a Estados Unidos, donde la empresa ya posee 80 por ciento de sus operaciones: 56 fábricas procesadoras de carne y la mitad de su operativa mundial ya están en ese país.

Para garantizar la ejecución de su plan, la empresa y sus controladores necesitaban llegar a un acuerdo con el Departamento de Justicia de Estados Unidos, el poderoso DoJ (goo.gl/xhOohg). En diciembre la empresa realizó una IPO (oferta pública inicial) en la Bolsa de Nueva York como parte de un amplio proceso de reorganización que llevará al grupo a dejar de ser brasileño, afirma el diario brasileño Valor.

El artículo finaliza con una frase que resume la lógica empresarial: Los Batista actuaron rápido, eligiendo el camino opuesto al de la familia Odebrecht, que vio sus negocios hundirse mientras rechazaba colaborar con las investigaciones. Falta agregar que horas antes de la difusión de la grabación, que hundió a Temer, los Batista compraron millones de dólares, previendo que la divisa sufriría una fuerte devaluación. Ganaron dos veces.

Hasta aquí la historia contada telegráficamente. Una historia que liga a cuatro personajes que lucharon, ardua y exitosamente, por el poder.

La familia Batista hizo lo que saben hacer los empresarios capitalistas, las aves de rapiña como las definía Fernand Braudel. JBS creció bajo el ala del desarrollismo brasileño y se benefició como pocas de la política de las campeonas nacionales de Lula. Miles de millones de dólares del Estado para convertirla en lo que hoy son: rapaces sin límites, capaces de morder la mano (estatal) que les dio de comer.

Meirelles es un ejecutivo de carrera del sector financiero global, trabajó 28 años en el Banco de Boston, de los cuales 12 años se desempeñó como presidente del banco en Brasil y luego estuvo tres años como presidente del Banco de Boston mundial. En Estados Unidos se lo consideraba muy cercano al presidente Bill Clinton. De ahí pasó al gobierno de Lula, quien le tenía gran estima.

Temer es el típico político brasileño, mediocre y ambicioso. Hizo carrera en el centrista PMDB y fue ascendiendo hasta que Lula y Dilma lo eligieron como candidato a la vicepresidencia en dos ocasiones, en las elecciones de 2010 y las de 2014. Esperó su momento para dar el salto y, cuando lo consiguió, cayó al vacío. En unos años pocos lo recordarán.

El cuarto es Lula. En vistas de la crisis en curso, acelera el paso para retornar a la presidencia. Puede lograrlo. Si lo consigue, gobernará un país destrozado, no tendrá la mayoría parlamentaria que consiguió tejer en 2003, deberá lidiar con una sociedad dividida y enfrentada, y afrontará un escenario global desfavorable. Cualquier persona sensata le aconsejaría desistir, ya que las posibilidades de éxito son mínimas.

La obsesión por el poder, que reúne estas cuatro biografías que en la última década se entrecruzaron, es parte indivisible de la lógica capitalista. Aunque en muchos casos, como quien fraguó la frase del título (Abimael Guzmán, Sendero Luminoso), tuvieran un discurso opuesto.

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