Mangusta non mangia coccodrillo (Parte III)

Fabián Escalante Font  https://lapupilainsomne.wordpress.com

Per la metà del 1962, il blocco economico, culturale e politico contro Cuba si era incrementato a livelli insospettati. Dopo la sua espulsione dall’OSA, gli USA si affrettarono a far pressione, con tutti i mezzi a loro disposizione, sui governi latino-americani che, con la sola eccezione del Messico, molto presto avrebbero rotto i loro rapporti con il governo dell’isola. In tali circostanze Fidel segnalò:

“Che cosa hanno fatto tra l’isteria ed il clamore delle ultime settimane? Una serie di misure assurde […] pressioni su molti paesi del mondo affinché le loro navi non trasportino merci a Cuba […] che non facciano affari, ostacolando un diritto […] E così i rappresentanti del governo yankee trottano per il mondo facendo pressioni sulle aziende che non portino alimenti a Cuba […] Hanno anche convocato i ministri degli esteri dell’America Latina, a porte chiuse, al Dipartimento di Stato in un conciliabolo segreto per aggredire Cuba “. [1]

Un’idea delle pressioni politiche e diplomatiche contro Cuba la offre la dichiarazione del segretario di Stato USA, Edwin Martín, il 31 luglio alla rivista U.S. News & World Report: “Non v’è dubbio che la politica USA persegue, in primo luogo, isolare Cuba e impedire che sia in grado di avere un impatto in America Latina. Vogliamo sbarazzarci di Castro e dell’influenza comunista sovietica a Cuba”.[2]

Come parte di una manovra progettata dagli USA, l’ambasciatore del Costarica presso l’OSA, Gonzalo Facio, convocò una riunione di quell’organismo per aggredire Cuba, segnalando che si doveva realizzare “un’azione collettiva più efficace”. Pochi giorni dopo la stampa del Costarica pubblicò una convocazione del dittatore guatemalteco Miguel Idigoras Fuentes per effettuare una riunione dei presidenti dell’America Centrale con il presidente John Kennedy, che unisse e consolidasse i piani di aggressione contro Cuba. L’isolamento politico ed economico all’isola si consolidava tenendola fuori della Organizzazione degli Stati Americani e da organismi come l’Associazione Latinamericana di Libero Commercio, dove le fu negato l’ingresso per “considerare” che non era un paese latinoamericano.

Il fallimento della “sollevazione generale” prevista dalla CIA, durante agosto, doveva essere un colpo finale per Mangusta; tuttavia, altri meccanismi sovversivi si erano posti in marcia,

La base navale USA di Guantanamo è stata durante gli ultimi cinquanta anni, il punto di partenza di molte azioni segrete e palesi contro il governo cubano. La stampa nazionale dell’epoca riferiva tali aggressioni che includevano omicidi mirati di lavoratori cubani nella Base, di pescatori e guardia frontiera. Aerei da essa provenienti sorvolavano il territorio nazionale in franche ed aperte provocazioni, mentre le navi da guerra “deviavano” costantemente in acque giurisdizionali cubane per scaricare qualche scorta di esplosivi ed armi destinate alle bande controrivoluzionarie agenti nella zona.

L’Office of Naval Intelligence (ONI) era il responsabile di queste attività e contava su mercenari di origine cubana come carne da cannone nelle sue avventure. Già in aprile l’ONI procurò la rivolta nella Sierra de la Hembrita, Guantanamo, di Gustavo Sanchez Movilla e Alcibiades Sanchez Diaz e l’infiltrazione dalla base, con lo stesso scopo, di un gruppo di terroristi, che in pochi giorni furono arrestati.

In concorrenza con i suoi colleghi della CIA, l’ONI pretendeva far da maestra in materia sovversiva e, se si dava la possibilità, “fare il lavoro che i suoi parenti non avevano svolto”; in altre parole, abbattere la Rivoluzione. La sua occasione arrivò a metà del 1962 attraverso un gruppo di esiliati, che operava da una base segreta della CIA, nella città di New Orleans, con finanziamento del mafioso Mike Maclane, un ex operatore del casinò dell’Hotel Nacional de L’Avana. Questi esiliati, composti tra gli altri da: Higinio Diaz, Carlos Bringuier, Sergio Arcacha, David Ferrie [3] e Gerry Hemmings, [4] si proponevano cercare nuovi modi per portare la “guerra sporca” all’interno di Cuba.

Per tale data, ricevettero notizie che un gruppo dissidente a Cuba era disposto a fornire i suoi uomini e risorse per qualsiasi impresa controrivoluzionaria che pagasse profumatamente i risultati.

Settimane più tardi e dopo intensi scambi di messaggi convennero incontrarsi, mercenari e controrivoluzionari, nella Base Navale di Guantánamo, approfittando dell’occasione che Luis David Rodríguez González, capo del gruppo, era penetrato clandestinamente nell’enclave navale, per cui designarono Ricardo Lorié e Manuel Cuza Portuondo responsabile di verificare le loro potenzialità e coordinare azioni terroristiche.

Dopo diversi incontri, sempre sotto la supervisione dell’ONI, si elaborò un progetto che aveva come elementi essenziali l’assassinio di Fidel Castro; l’unione in un unico “fronte” di tutti i gruppi interni, inclusi i ribelli armati, e lo scatenarsi di “una sollevazione generalizzata”, armata e rifornita dagli yankee, proposito che sarebbe stato sostenuto da una provocazione nella Base Navale che avrebbe simulato un “attacco” di truppe cubane ed ottenere così il pretesto che gli consentisse un’aggressione diretta.

I primi passi consistettero nella formazione a Cuba di un nuovo blocco sovversivo, chiamato Resistenza Civica Anticomunista (RCA); creato il 3 settembre 1962, durante un incontro a L’Avana, che vide la partecipazione di capi di diverse organizzazioni clandestine. Il documento di fondazione riferisce da sé gli scopi: “I sottoscritti, rappresentanti di varie organizzazioni e gruppi che dalla clandestinità lottano contro il comunismo, decidono di costituire l’esecutivo nazionale della RCA per guidare e dirigere la lotta interna che, con il il supporto USA, conduca alla sconfitta delle forze comuniste. “[5]

A partire da allora, i cospiratori dispiegarono una febbrile attività, che incluse viaggi alle province, incontri con le altre fazioni, trasferimenti di armi verso case sicure e selezione dei punti sulle coste per la ricezione di esplosivi e altri armamenti. Nei primi giorni di ottobre tutti i dettagli per “la sollevazione” erano pronti. Progettavano assassinare Fidel nel famoso stadio del Cerro de L’Avana, in occasione di un’importante partita di baseball a cui era solito assistere, cosa che fallì allo scatenarsi della “crisi dei missili”.

Il 5 dicembre ancora con gli echi finali della crisi nucleare risuonanti nelle orecchie, Luis David Rodríguez González s’ incontrò con Tomás San Gil, principale comandante dei ribelli nelle montagne dell’Escambray, dove sottolineava il ruolo di questi nella prevista “sollevazione generalizzata”, che a causa dei negoziati per porre fine al conflitto dei missili, doveva essere rinviata al primo trimestre del 1963.

Giammai la storiografia USA sulla “Crisi di Ottobre” ha riportato questi episodi di Mangusta ed i pericoli che il nostro popolo soffrì allora. Loro solo riferiscono l’esistenza dei missili a Cuba, in modo tale da far credere al mondo che noi, i “pollicini” dell’America, in combutta con i “comunisti russi” minacciavamo con un attacco nucleare, la debole ed indifesa America del Nord. Tuttavia, come ha dimostrato la storia, gli eventi che si sono verificati furono differenti, nei quali Cuba, armata della sua dignità e guidata da Fidel, vinse, ancora una volta, i piani di aggressione imperiale.

link parte II – link parte IV


Mangosta no come cocodrilo (Parte III)

Por Fabián Escalante Font

Para mediados de 1962, el bloqueo económico, cultural y político contra Cuba se había incrementado a niveles insospechados. Después su expulsión de la OEA, Estados Unidos se apresuró a presionar, con todos los medios a su alcance, a los gobiernos latinoamericanos que, con la sola excepción de México, muy pronto romperían sus relaciones con el gobierno de la Isla. En tales circunstancias Fidel señaló:

“¿Qué han hecho entre la histeria y la vocinglería de las últimas semanas? Una serie de medidas descabelladas […] presiones sobre numerosos países del mundo para que sus barcos no transporten mercancías a Cuba […] que no hagan negocios, entorpeciendo un derecho […] Y así los representantes del gobierno yanqui trotan por el mundo presionando a las compañías para que no traigan alimentos a Cuba […] Además han convocado a los cancilleres de América Latina, a puertas cerradas, en el Departamento de Estado, en conciliábulo secreto para agredir a Cuba.”[1]

Una idea de las presiones políticas y diplomáticas contra Cuba la brinda la declaración del subsecretario de Estado norteamericano, Edwin Martín, el 31 de julio a la revista U.S. News & World Report:

“No existe duda alguna que la política de los Estados Unidos persigue, en primer lugar, aislar a Cuba y evitar que esté en condiciones de impactar en Latinoamérica. Deseamos deshacernos de Castro y de la influencia comunista soviética en Cuba”.[2]

Como parte de una maniobra proyectada por Estados Unidos, el embajador de Costa Rica ante la OEA, Gonzalo Facio, convocó en una sesión de ese organismo para agredir a Cuba, señalando que se debía realizar “una acción colectiva más efectiva”. Unos días después la prensa costarricense publicó una convocatoria del dictador guatemalteco Miguel Idígoras Fuentes para efectuar una reunión de los mandatarios centroamericanos con el presidente John Kennedy, que aunara y consolidara los planes de agresión contra Cuba. El aislamiento político y económico a la Isla se consolidaba teniéndola fuera de la Organización de Estados Americanos y de organismos como la Asociación Latinoamericana de Libre Comercio, donde le negaron su ingreso por “considerar” que no era un país latinoamericano.

El fracaso de la “sublevación generalizada” planeada por la CIA durante el mes de agosto debió ser un golpe definitivo para Mangosta; sin embargo, otros mecanismos subversivos se habían puesto en marcha.

La base naval norteamericana de Guantánamo ha sido durante los últimos cincuenta años, el punto de partida de numerosas acciones encubiertas y abiertas contra el gobierno cubano. La prensa nacional de la época, reportaba esas agresiones que incluyeron asesinatos premeditados de trabajadores cubanos en la Base, de pescadores y guardafronteras. Aviones procedentes de ella sobrevolaban el territorio nacional en francas y abiertas provocaciones, mientras que naves de guerra se “desviaban” constantemente dentro de las aguas jurisdiccionales cubanas para descargar algún alijo de explosivos y armas destinado a las bandas contrarrevolucionarias actuantes en la zona.

La Oficina de Inteligencia Naval (ONI) era la responsable de estas actividades y contaba con mercenarios de origen cubano como carne de cañón en sus aventuras. Ya en abril la ONI procuró el alzamiento en la Sierra de la Hembrita, Guantánamo, de Gustavo Sánchez Movilla y Alcibíades Sánchez Díaz y la infiltración desde la base, con los mismos fines, de un grupo de terroristas, que en pocos días fueron detenidos.

En competencia con sus colegas de la CIA, la ONI pretendía sentar cátedra en materia subversiva y, si se daba la oportunidad, “hacer la tarea que sus parientes no habían logrado”; en otras palabras, derrocar a la Revolución. Su oportunidad llegó a mediados de 1962 por intermedio de un grupo de exiliados, que actuaba desde una base secreta de la CIA en la ciudad de Nueva Orleans, con financiamiento del mafioso Mike Maclane, un ex operador del casino de juegos del Hotel Nacional de La Habana. Estos exilados, compuestos entre otros por: Higinio Díaz, Carlos Bringuier, Sergio Arcacha, David Ferrie[3] y Gerry Hemmings,[4] se proponían buscar nuevos caminos para llevar la “guerra sucia” al interior de Cuba.

Para esa fecha, recibieron noticias de que un grupo disidente en la Isla estaba dispuesto a brindar sus hombres y recursos en cualquier empresa contrarrevolucionaria que pagara generosamente los resultados.

Semanas más tarde y después de intensos intercambios de mensajes acordaron reunirse, mercenarios y contras en la Base Naval de Guantánamo, aprovechando la ocasión de que Luis David Rodríguez González, jefe del grupo, había penetrado clandestinamente en el enclave naval, para lo cual designaron a Ricardo Lorié y Manuel Cuza Portuondo responsables de verificar sus potencialidades y coordinar acciones terroristas.

Después de varios encuentros, siempre supervisados por la ONI, se elaboró un proyecto que tenía como elementos esenciales el asesinato de Fidel Castro; la unión en un solo “frente” de todos los grupos internos, incluidos los alzados en armas, y el desencadenamiento de “una sublevación generalizada”, armada y abastecida por los yanquis, propósito que sería apoyado por una provocación en la Base Naval que simularía un “ataque” de tropas cubanas y así obtener el pretexto que le posibilitara una agresión directa.

Los primeros pasos consistieron en la formación en Cuba de un nuevo bloque subversivo, denominado Resistencia Cívica Anticomunista (RCA); creada el 3 de septiembre de 1962, durante una reunión en la capital cubana, en la que participaron jefes de varias organizaciones clandestinas. El documento fundacional refiere por sí mismo los propósitos:“Los abajo firmantes, representantes de diversas organizaciones y agrupaciones que desde la clandestinidad luchan contra el comunismo, acuerdan dejar constituido el ejecutivo nacional de la RCA para guiar y dirigir la lucha interna que, con el apoyo de los Estados Unidos, desemboque en la derrota de las fuerzas comunistas.”[5]

A partir de entonces, los complotados desplegaron una febril actividad, que incluyó viajes a provincias, reuniones con otras fracciones, traslados de armas para casas de seguridad y selección de puntos en las costas para la recepción clandestina de explosivos y otros pertrechos. En los primeros días de octubre todos los detalles para “la sublevación” estaban listos. Proyectaban asesinar a Fidel en el conocido estadio del Cerro de la capital cubana, en ocasión de algún importante juego de pelota a los que acostumbraba a asistir, algo que se frustró al desencadenarse la “Crisis de los misiles”.

El 5 de diciembre, aun con los ecos finales de la crisis nuclear resonando en sus oídos, Luis David Rodríguez González se reunió con Tomás San Gil, principal comandante de alzados en las montañas del Escambray, donde puntualizaron el papel de estos en el planeado “alzamiento generalizado”, que a causa de las negociaciones para poner fin al conflicto de los misiles, debían posponerse para el primer trimestre de 1963.

Jamás la historiografía norteamericana sobre la “Crisis de octubre” ha relatado estos episodios de Mangosta y los peligros que nuestro pueblo sufrió entonces. Ellos solo refieren la existencia de los cohetes en Cuba, de manera tal, de hacer creer al Mundo, que nosotros, los “pulgarcitos” de América, confabulados con los “comunistas rusos” amenazábamos con un ataque nuclear, a la débil e indefensa Norteamérica. Sin embargo, como ha quedado demostrado, la historia, los hechos sucedidos, fueron diferentes, en los cuales Cuba, armada de su dignidad y capitaneada por Fidel, venció una vez más, los planes de agresión imperiales.

[1] Fidel Castro: “Discurso pronunciado en la Plaza de la Revolución en el acto del 28 de septiembre de 1962”. Discursos en los aniversarios de los Comités de Defensa de la Revolución, Editorial Orbe, La Habana, 1977, p. 59.

[2] U.S. News and World Report, 31 de julio de 1962, p. 130.

[3] David William Ferrie (1918-1967): Uno de los sospechosos en la investigación del fiscal Jim Garrison que en Nueva Orleans investigó el asesinato de John Kennedy.

[4] Gerald Patrick Hemmings, Jr. (1937-2008): Mercenario que en 1959, a través de sus relaciones con Frank Sturgis, fue entrenador del Ejército Rebelde. Más tarde desertó y se vinculó a la guerra contra Cuba. Varios investigadores del tema lo relacionan con el asesinato de Kennedy en 1963.

[5] Documento ocupado por las fuerzas de la Seguridad cubana en el momento de la captura de los principales dirigentes de la RCA.

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