Il Venezuela necessita una vittoria Costituente

Carlos Aznarez http://www.cubadebate.cu

E’ evidente che il governo venezuelano non aveva torto quando ha deciso di lanciare la convocazione a votare per la realizzazione di un’Assemblea Costituente. Non solo perché nel suo contenuto c’è implicita una maggiore partecipazione dei settori popolari che stanno spingendo il treno bolivariano, ma perché il nemico locale ed internazionale si è reso conto che questa istanza significa il passaggio necessario per approfondire la Rivoluzione.

Quindi cercano d’impedirla: da Donald Trump sino ai suoi alleati incondizionati dell’Unione europea non hanno esitato a chiedere, al presidente Nicolás Maduro, che annulli questo appello strategico. Per non parlare degli amanuensi dei governi di destra latino americani, rappresentato tra gli altri dal quartetto Macri-Temer-Cartes-Santos, che non hanno risparmiato munizioni pesanti per diffamare tutto ciò che il Venezuela ha costruito nel corso degli ultimi 18 anni.

Ma cos’è che gli dà più fastidio, a tutti loro, di questa Costituente che inevitabilmente va? Prima di tutto, che si impegna per la pace e brandisce la bandiera di riconfigurare una prospettiva di dialogo nazionale in cui, a differenza di altri processi contaminati dalla democrazia borghese, non solo si parla con l’ “opposizione”. Naturalmente neppure una parola con coloro che hanno dimostrato un comportamento fascista, assassinando indiscriminatamente uomini e le donne del popolo, e la cui sorte deve essere la prigione comune, ma sì non smettere di parlare con coloro che accetteranno di rispettare le regole del gioco della democrazia partecipativa.

L’iniziativa che sarà votata, in massa, il 30 luglio aspira a convertire in principali soggetti, della nuova fase rivoluzionaria, le genti del popolo, gli abitanti delle comunità, gli abitanti dei quartieri, gli studenti, i contadini, gli afro discendenti.

Con tutti loro, che sono quelli che stanno mettendo il corpo, ogni dopo giorno, per sostenere le enormi conquiste ottenute dal 1999, si rende necessario prendere in considerazione misure radicali volte a qualificare, ulteriormente, i progressi compiuti finora e tracciare il percorso necessario verso il socialismo. Questa Costituente in alcun modo soppianterà l’attuale e che fosse iniziata da Hugo Chávez, ma riaffermerà la sua validità incorporando aspetti sostanziali per attaccare il terrorismo, il fascismo ed il razzismo che negli ultimi mesi si sono introdotti, come un virus, cercando di minare i legami di fraternità e solidarietà sociale tra le persone ed i vicini. Lo farà attraverso un progetto di legge che dia ampi poteri alla Commissione per la Verità, la Giustizia e la Pace, affinché non ci sia impunità per i crimini commessi attraverso le “guarimbas” destabilizzatrici.

La Costituente va anche ad attaccare le radici della guerra economica cercando di porre termine, in modo netto, con la speculazione, la carenza, la regolamentazione dei prezzi e gli attacchi contro la moneta nazionale fomentati dalla Colombia, con la complicità dei collaborazionisti locali della controrivoluzione. Inoltre, si rafforzerà l’idea che sia il potere popolare delle Comunità e dei Consigli Comunali socialisti che prendano il testimone affinché la burocrazia non continui a mettere i bastoni tra le ruote alla crescita rivoluzionaria. E’ in queste istanze popolari dove militano coloro che generano, con il loro lavoro ed il loro sacrificio, la possibilità che il Venezuela continui a progredire.

La Costituente serve anche per una frangia importante della classe media che ha acquistato coscienza di popolo e della patria durante il trascorrere del processo bolivariano. Sarà in questo contesto di unità popolare in cui toccherà difendere ed attivare, ancor più, Le Missioni sociali, l’accesso gratuito alla salute e all’istruzione, la vittoria di una nazione libera dall’analfabetismo o la costruzione di un milione e mezzo di case. Tutto questo realizzato, mentre si affrontava il più massiccio assalto dell’imperialismo USA e dei suoi alleati, del terrorismo mediatico e della borghesia imprenditoriale locale che insiste nel distruggere, con la forza della violenza, tutto quanto fatto sino ad oggi.

Non v’è dubbio che questa settimana si sferra una nuova battaglia nella storia della lotta di classe. Da un lato, coloro che vorrebbero vedere il Venezuela convertito in una colonia dipendente dagli USA, paese che, attraverso il Comando Sud e la famigerata Central Intelligence Agency, ha pianificato nuove formule di intervento terziarizzate (come avrebbero fatto, senza successo, in Siria) per rovesciare il legittimo governo di Nicolás Maduro.

Per questo contano sui loro cuccioli dell’OSA e soprattutto con quell’esponente del tradimento della Patria Grande che è il Segretario Luis Almagro. Questa frangia, eufemisticamente chiamata “opposizione” non si limiterebbe, in caso di successo, ad occupare il governo e le istituzioni, ma dispiegherebbe un rancore e un tale revanscismo che produrrebbe un vero e proprio etnocidio. Odiano a morte la moltitudine povera, i “negri”, “zambos” o “mulatti”, come sono soliti chiamarli con disprezzo. A quella massa della popolazione che, con la Rivoluzione, si è resa dignitosa. Tale è il disprezzo per i diversi, che non esiterebbero a continuare con il compito di resuscitare -come lo hanno fatto negli ultimi giorni- metodi medievali di assassinare con il fuoco coloro che gli si oppongano. Molti dei seguaci di Leopoldo López e Capriles sono eredi di quella setta chiamata “Tradizione, Famiglia e Proprietà” e si credono “crociati” contro “il male” che attribuiscono agli “eretici” bolivariani. Nei loro rituali di orrore portano croci e persino sono benedetti da preti o da ex presidenti come Aznar, Felipe González, Pastrana o il boliviano Tuto Quiroga. Sono l’Inquisizione rediviva nel XXI secolo, così crudele e feroce come quella che devastò l’Europa secoli fa. Tuttavia, ai “democratici” europei, protetti da El País, ABC o il resto della stampa canaglia, non sembra commuoverli.

E’ in funzione di questa realtà che è necessario evitare che questa turba mercenaria (di lumpen mercenari e paramilitari, molti dei quali arrivati ​​dalla Colombia) raggiunga il suo obiettivo. Per loro il popolo dispone di uno strumento fondamentale che finora non è stata forato: l’unione civico militare su cui tanto insistette il Comandante Chavez. Ma inoltre, se necessario, anche ci sono le milizie popolari, le brigate di autodifesa, il Chavismo Bravio (indomito) ed il coraggio di uomini e donne disposti a non cedere di neppure un solo passo alla reazione.

“Non c’è ritorno per noi”, proclamò due domenica addietro a Caracas, una donna anziana, mentre faceva una lunga fila per compiere il voto di prova. “Coloro che portiamo Chavez nel cuore difendiamo Maduro, perché è uno dei nostri”. Con queste parole definiva un sentimento fatto carne nella maggioranza dei/delle bolivariani/e. E’ costato molto sforzo innalzare questo edificio rivoluzionario. Tanto come il dolore e l’odio che, in questo momento, la destra sta cercando di iniettare nella popolazione. Certo c’è molto da correggere in tutto il realizzato, ma per coloro che, soli due decenni fa, vivevano immersi nella miseria e nella repressione della IV Repubblica, la Rivoluzione Bolivariana gli restituì l’autostima e tutti i diritti che gli erano stati presi. Sono stati compiuti progressi lì e si riuscì ad entusiasmare, allo stesso modo, altri paesi dell’America Latina e il contraccolpo giunse persino in Europa. Proprio questa parte della popolazione, che continua ad essere maggioritaria, è quella che domenica prossima griderà al mondo che “La Costituente va e va. In ogni caso va!”.

(Tratto da Resumen Latinoamericano)


Venezuela necesita una victoria Constituyente

Por: Carlos Aznarez

Es evidente que el gobierno venezolano no se equivocó cuando decidió lanzar la convocatoria a votar por la realización de una Asamblea Constituyente. No sólo porque en su contenido está implícita una mayor participación de los sectores populares que siguen empujando el tren bolivariano, sino porque el enemigo local e internacional se ha dado cuenta que esa instancia significa el paso necesario para profundizar la Revolución.

De allí que traten de impedirla: desde Donald Trump hasta sus aliados incondicionales de la Unión Europea no han dudado en exigirle al presidente Nicolás Maduro que desconvoque ese llamamiento estratégico. Ni qué decir de los amanuenses de los gobiernos de derecha latinoamericanos, representado entre otros por el cuarteto Macri-Temer-Cartes-Santos, que no han ahorrado munición gruesa para difamar todo lo que Venezuela ha venido construyendo en estos últimos 18 años.

¿Pero qué es lo que más molesta a todos ellos de esta Constituyente que indefectiblemente va? Antes que nada, que apuesta a la paz y esgrime la bandera de reconfigurar una perspectiva de diálogo nacional en el que a diferencia de otros procesos contaminados por la democracia burguesa, no sólo se hable con la “oposición”. Por supuesto que ni una palabra con quienes han demostrado un comportamiento fascista, asesinando indiscriminadamente a hombres y mujeres del pueblo, y cuyo destino debe ser la cárcel común, pero sí no dejar de conversar con aquellos que se advinieran a respetar las reglas del juego de la democracia participativa.

La iniciativa que será votada masivamente el 30J aspira a convertir en sujetos principales de la nueva etapa revolucionaria, a las gentes del pueblo, a los pobladores de las comunas, a los habitantes de los barrios, a los y las estudiantes, campesinos y campesinas, afrodescendientes.

Con todos ellos y ellas, que son quienes vienen poniendo el cuerpo día a día para sostener las enormes conquistas obtenidas desde 1999, se hace necesario encarar medidas radicales que apunten a cualificar aún más los avances obtenidos hasta ahora y diagramar el necesario camino hacia el socialismo. Esta Constituyente de ninguna manera suplantará a la actual y que fuera impulsada por Hugo Chávez, sino que reafirmará su vigencia incorporando aspectos sustanciales para atacar al terrorismo, al fascismo y al racismo que en los últimos meses se introdujeron como un virus tratando de minar los lazos de fraternidad y solidaridad social entre pobladores y vecinos. Lo hará a través de un proyecto de ley que otorgue amplios poderes a la Comisión por la Verdad, la Justicia y la Paz para que no haya impunidad frente a los crímenes cometidos a través de las “guarimbas” desestabilizadoras.

La Constituyente va también a atacar las raíces de la guerra económica buscando de manera tajante terminar con la especulación, el desabastecimiento, la regulación de precios y los ataques contra la moneda nacional fomentada desde Colombia, contando con la complicidad de los colaboracionistas locales de la contrarrevolución. Además se reforzará la idea de que sea el poder popular de las Comunas y los Consejos Comunales socialistas quienes tomen la posta para que la burocracia no siga poniendo palos en la rueda al crecimiento revolucionario. Es en esas instancias populares donde militan quienes generan con su trabajo y su sacrificio la posibilidad de que Venezuela siga avanzando.

La Constituyente también va para una franja importante de la clase media que adquirió conciencia de pueblo y de patria durante el transcurrir del proceso bolivariano. Será en ese marco de unidad popular en el que tocará defender y activar aún más las Misiones sociales, el acceso gratuito a la salud y a la educación, la victoria de una nación libre de analfabetismo o la construcción de un millón y medio de viviendas. Todo ello, logrado mientras se enfrentaba la más descomunal de las embestidas del imperialismo norteamericano y sus aliados, del terrorismo mediático y de la burguesía empresarial local que insiste en destruir a fuerza de violencia todo lo andado hasta el presente.

No hay dudas de que esta semana se libra una nueva batalla en la historia de la lucha de clases. De un lado, quienes quisieran ver a Venezuela convertida en una colonia dependiente de Estados Unidos, país que a través del Comando Sur y la tristemente célebre Central de Inteligencia Americana ha planificado nuevas fórmulas de intervención tercerizada (como hicieran infructuosamente en Siria) para derrocar al gobierno legítimo de Nicolás Maduro.

Para ello cuentan con sus cachorros de la OEA y sobre todo con ese exponente de la traición a la Patria Grande que es el Secretario Luis Almagro. Esta franja, denominada eufemísticamente “oposición”, no se conformaría, en caso de triunfar, con ocupar el gobierno y las instituciones sino que desplegarían un rencor y revanchismo tal que produciría un verdadero etnocidio. Odian a muerte al pobrerío, a los “negros”, “zambos” o “mulatos”, como suelen denominarlos despectivamente. A esa masa de la población que con la Revolución se ha dignificado. Es tal el desprecio a los diferentes que no dudarían en continuar con la tarea de resucitar -como lo han hecho en los últimos días- métodos medievales para asesinar mediante el fuego a quienes se les opongan. Muchos de los seguidores de Leopoldo López y Capriles son herederos de esa secta denominada “Tradición, Familia y Propiedad”, y se creen “cruzados” contra el “mal” que adjudican a los “herejes” bolivarianos. En sus rituales de horror portan cruces y hasta son bendecidos por sacerdotes o por ex presidentes como Aznar, Felipe González, Pastrana o el boliviano Tuto Quiroga. Son la Inquisición revivida en el siglo XXI, tan cruel y feroz como aquella que asoló Europa varios siglos atrás. Sin embargo, a los “demócratas” europeos, arropados por El País, el ABC o el resto de la prensa canalla, no parece conmoverlos.

Es en función de esta realidad que se hace necesario evitar que esta turba mercenaria (de lúmpenes mercenarios y paramilitares, muchos de ellos llegados desde Colombia) logre su objetivo. Para ello el pueblo cuenta con una herramienta fundamental que hasta el presente no ha sido horadada: la unidad cívico militar sobre la que tanto insistiera e Comandante Chávez. Pero además, si hiciera falta, también están las milicias populares, las brigadas de Autodefensa, el Chavismo Bravío y el coraje de hombres y mujeres dispuestas a no ceder ni un paso a la reacción.

“No hay retorno para nosotras y nosotros”, proclamó dos domingo atrás en Caracas, una mujer entrada en años, mientras hacía una larga cola para cumplir con el ensayo de votación. “Quienes llevamos a Chávez en el corazón vamos a defender a Maduro porque es uno de los nuestros”. Con esas palabras definía un sentimiento hecho carne en la mayoría de los y las bolivarianas. Ha costado mucho esfuerzo levantar este edificio revolucionario. Tanto como el dolor y el odio que ahora la derecha trata de inyectar en la población. Seguro que hay mucho para corregir en todo lo caminado, pero para quienes hace solo dos décadas vivían sumergidos en la miseria y en la represión de la Cuarta República, la Revolución Bolivariana les devolvió la autoestima y todos los derechos que le habían sido arrebatados. Se avanzó allí y se logró entusiasmar en el mismo sentido a otros países del continente latinoamericano y el rebote llegó hasta Europa. Precisamente, esa parte de la población, que sigue siendo mayoritaria, es la que el próximo domingo le gritará al mundo que “La Constituyente va y va. De todas maneras va!”.

(Tomado de Resumen Latinoamericano)

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.