Lopez e Ledezma ritornano in galera

Il Tribunale Supremo di Giustizia venezuelano ha revocato gli arresti domiciliari e deciso per il ritorno al carcere degli oppositori Leopoldo López e Antonio Ledezma per “non aver adempiuto alle condizioni imposte affinché si mantenessero gli arresti domiciliari”.


Il passato 31 luglio, due tribunali di controllo a Caracas, hanno revocato le misure concesse a entrambi dopo aver accertato il non rispetto delle condizioni imposte dalla giustizia per l’ottenimento degli arresti domiciliari.

Inoltre, secondo informazioni dell’intelligence venezuelana, entrambi gli oppositori avevano un piano di fuga “per il quale e con l’urgenza del caso si sono immediatamente attivati i procedimenti corrispondenti”, ha dichiarato il Tribunale Supremo di Giustizia in un comunicato.

Secondo il Tribunale Supremo di Giustizia, le condizioni imposte a Lopez non gli permettevano di realizzare nessun tipo di proselitismo politico a causa della sua sentenza che prevede la “squalifica politica”.

Lopez ha, al contrario, attraverso le reti sociali non riconosciuto il governo di  Nicolás Maduro e il risultato delle passate elezioni per l’Assemblea nazionale Costituente.

Nel caso di Ledezma, il Tribunale aveva imposto come condizioni l’obbligo di astenersi da emettere dichiarazioni su qualunque mezzo, condizione che non ha rispettato, e per questo le sono state revocati gli arresti domiciliari.

Uno dei mediatori del governo con l’opposizione, Jorge Rodriguez, ha spiegato in una conferenza stampa dello scorso lunedì che Leopoldo López si era formalmente impegnato alla pace per ottenere gli arresti domiciliari. “Fu l’unica cosa che gli hanno chiesto. Non mantiene la parola. E’ un essere umano senza onore”, ha affermato Rodríguez.

Secondo quest’ultimo, la rottura dell’impegno con la Commissione Verità, organo creato da Maduro per investigare sui crimini commessi durante le violenze dell’opposizione e aprire un dialogo con quest’ultima, si deve ad una diatriba interna con il dirigente oppositore radicale Henrique Capriles Radonski.

“Tra Leopoldo Lopez e Capriles c’è una lotta molto forte, e se Lopez avesse mantenuto la sua parola e avesse invocato un percorso di pace come promesso, Capriles lo avrebbe definito un traditore e sarebbe stato lui ad appropriarsi del bottino della violenza dell’opposizione”, ha concluso Rodriguez.

FONTE: RT (Traduzione de l’Antidiplomatico)

Il giorno di ieri, 31 luglio, i tribunali quinti e sesto, rispettivamente di esecuzione e controllo, dell’Area Metropolitana di Caracas, hanno revocato le misure accordate ai cittadini Leopoldo López e Antonio Ledezma, una volta verificato l’inadempimento alle condizioni imposte per il mantenimento degli arresti domiciliari. Detta decisione è stata presa con carattere d’emergenza, in virtù delle informazioni ricevute da fonti di intelligence ufficiali che davano prova di un piano di fuga di detti cittadini.

E’ importante sottolineare che le condizioni imposte a Lopez non gli permettevano di realizzare nessun tipo di proselitismo politico, in virtù della sentenza, chiara e definitiva, che pesa contro di lui e che gli impone l’inabilitazione politica per il tempo della pena stessa. Per quel che riguarda il caso di Antonio Ledezma, il Tribunale incaricato della sua causa gli aveva imposto come condizione l’obbligo di astenersi dall’emettere dichiarazioni a qualunque mezzo d’informazione, pena la revoca immediata delle agevolazioni ottenute.

Si ribadisce una volta ancora che in entrambi i casi vengono rispettati i diritti umani dei due menzionati cittadini, che hanno ricevuto un trattamento degno con rigoroso rispetto delle convenzioni internazionali sui diritti umani, che garantiscono la vita e l’integrità personale.

Ci appelliamo alla comunità internazionale dal desistere da pronunciamenti inimicali e da atteggiamenti parziali e non obiettivi, d’ingerenza totale, che ignorano l’ordinamento giuridico interno venezuelano e lo Stato di Diritto, in particolare per quel che riguarda le decisioni emanate degli organi di giustizia venezuelani.

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