L’uragano Irma a Cuba: ciò che si sa

Rafael Cruz https://lapupilainsomne.wordpress.com

Come le persone, gli Stati si conoscono in situazioni estreme. Cuba si appresta a vivere circostanze che in altri paesi sono costate vite e distruzioni immense. Si prevede che anche l’isola soffra danni poiché l’uragano che si avvicina è semplicemente brutale.

Tuttavia, c’è anche da aspettarsi, per le esperienze precedenti di uragani e spaventose tormente che hanno colpito la maggiore delle Antille, un numero molto limitato di vittime e danni; solo quelli che la sorte ed il caso possono disporre. A Cuba, l’occupazione, serena ed efficace dello Stato, la sua fermezza e soprattutto essere un governo raggruppato attorno ad un partito non elettorale, con il prestigio necessario per guidare la difesa e la protezione civile, un governo ed un partito i cui soli impegni sono con il popolo assicura la vita come massimo diritto.

Ciò che per una o altra persona in qualsiasi strada e in qualsiasi quartiere è qualcosa di comune, tanto che sembrerebbe naturale il diritto delle gente ad essere evacuate, protetta, assistita, curata, tuttavia non lo è, non lo è in questo mondo della globalizzazione neoliberale in cui regna la legge del mercato e le concorrenze per il potere converte l’esercizio del servizio pubblico in una tombola politica per ottenere voti ed in un aperto mercato in cui la vita delle persone si mettono all’asta. Le stesse persone in qualsiasi via, in qualsiasi quartiere confidano che questi privilegi, che oggi hanno e che sono diritti fondamentali, mai cambino ma oggigiorno ci sono alcune persone che fanno tutto quello che possono per impedire la continuità di questo Stato, dove la vita della gente è realmente importante.

Perché lo vogliono? È una buona domanda che ha tante risposte quante persone lavorano per rovesciare il governo rivoluzionario. Ci sono funesti soggetti che si sentono legati in una società di valori umanistici. Ci sono viziatini con titoli universitari e promesse di pingui bilanci per la loro futura vita di uomini illustri nella democrazia borghese. multipartitica. Ci sono altri con l’ego più grande della coscienza civica, altri, e altri ancora, in breve, la natura umana è molto complicata.

In questi giorni di allerta è quotidiano vedere in TV i quadri del Partito Comunista di Cuba vestiti di verde-olivo con i rappresentanti del governo ed ai ministri agendo dal luogo degli eventi in funzione di minimizzare i danni che minaccia tale devastazione atmosferica e gigante con nome di nonna, che lascia, al suo passo, terra bruciata.

Supponiamo, in un doloroso esercizio di immaginazione, che nella nazione caraibica imperi una società ‘democratica di robusto repubblicanesimo’ multipartitica sullo stile delle repubbliche degli anni 40 del secolo scorso, dove si gioca il gioco del potere del capitale. Sì, è vero, alcuni degli imprenditori politici guardano ai paesi nordici come paradigmi perfetti e auspicabili di società per Cuba.

Loro lo sanno, ma non lo dicono che questo caimano ribelle non ha mai visto la neve e si siede nelle torride acque di un mare così caldo che i cicloni si nutrono come mitiche bestie di un solo occhio, capaci di far tornare una prospera isola turistica all’età della pietra. Sanno, ma non lo dicono, che l’idiosincrasia, la storia, la cultura di questo popolo, non hanno nulla a che fare con quella svedese, per esempio. – a meno che loro stessi, i vivaci aspiranti a politici di cravatta e soldi già sappiano fare i finti tonti – promettendo una Cuba impossibile.

Immagino il governo di turno, eletto con il 30% degli elettori che sono andati a votare (il 25% di tutti quelli che potevano farlo) decretando lo stato di emergenza. Non è difficile l’esercizio dell’immaginazione, basta guardare al Nord. Immagino la pressione dell’esecutivo per avere un buon ruolo davanti alla drammatica situazione ed evitare che i partiti di opposizione approfittino dei suoi errori per far campagna contro. Immagino i rappresentanti della difesa civile di quel governo cercando soldi per contrattare i trasporti dell’evacuazione perché la gente è importante ma la proprietà privata lo è di più ed i mezzi hanno proprietari. Il bilancio del governo appena lo permette, è necessario stringere l’economia a costo, dopo, di togliere denaro ai servizi destinati ai più poveri, l’educazione popolare e la sanità pubblica. Bene, salveranno le loro miserabili vite, non speriamo che anche la rendano pure.

Immagino i supermercati delle catene reinserite a Cuba, impegnandosi nel vendere i prodotti basici a scopo di lucro, per prosperità delle affari degli uomini per bene in una nazione con la sua grande borghesia che sfoggia le sue limousine. Immagino che non ci sarà avrà nulla con cui evacuare i pescatori che vivono sulla remota costa, benché la verità cosa importano. Le forze armate, professionali, perché guadagnano salari non per l’ottimo esercizio del loro dovere, mobilizzate per evitare saccheggi e disturbi di rivoltosi. La libera stampa ha anche molto da fare, quella dell’opposizione che critica tutto ciò che fa il governo, con lacrimose narrazioni di gente abbandonata al volere di Dio ed abbondante cronaca rossa. Quella del governo, giustificando che non si può fare di più e accusando quelli degli altri partiti di fare propaganda politica con la miseria della povera gente.

Dichiareranno catastrofe nazionale per usare i soldi delle casse senza che nessuno li controlli, chiederanno aiuti all’estero ed i gringos manderanno qualche elemosina, farmaci proibiti sul loro territorio e consulenza militare.

Le istituzioni economiche al servizio del potere del denaro, della Banca Mondiale e del FMI, si affretteranno a disporre di prestiti per ricostruire le città in rovina sempre e quando gli paghino i debiti ed i generosi interessi che richiedono, insieme ai tagli di bilancio all’istruzione e salute. L’animoso governo privatizzerà tutto quanto possa. Infine i partiti politici si metteranno d’accordo, che tanto è solo una questione d’affari e domani toccherà agli altri il proprio uragano. Le donazioni finiranno nei mercati i cui proprietari sono impresari fantasmi con i soldi in paradisi fiscali a nome di signori che, casualmente, si chiamano come i senatori ed i rappresentanti di questa civilizzata e scandinava repubblica delle banane chiamata Stato socialista democratico della Repubblica di Cuba in cui la vita, che una volta era un diritto, ora è merce.

(Turquinauta)


El huracán Irma en Cuba: Lo que es de esperar

Por Rafael Cruz

Como las personas, los Estados se conocen en situaciones extremas. Cuba se apresta a vivir circunstancias que en otros países ha costado vidas e inmensos destrozos. Es de esperar también sufra la Isla daños porque el huracán que se aproxima es sencillamente brutal. Sin embargo, también es de esperar, por las experiencias anteriores de huracanes y tormentas espantosas que han azotado la mayor de las Antillas, un muy reducido número de víctimas y los daños, tan solo esos que la suerte y el azar pueden disponer. En Cuba la ocupación serena y eficaz del Estado, su firmeza y sobre todo, ser un gobierno agrupado en torno a un partido no electoral, con el prestigio necesario para liderar la defensa y la protección civil, un gobierno y un partido cuyos únicos compromisos son con el pueblo asegura la vida como derecho máximo.

Eso que para una u otra persona en cualquier calle y en cualquier barrio es algo común, tanto que pareciera natural el derecho de la gente a ser evacuada, protegida, atendida, cuidada, sin embargo no lo es, no en este mundo de la globalización neoliberal en el que reina la ley del mercado, y las pujas por el poder convierte el ejercicio del servicio público en una tómbola política para obtener votos y en un mercado abierto en el que la vida de las personas se llevan a licitación. Las mismas personas en cualquier calle, en cualquier barrio confían que esos privilegios que hoy tienen y que son derechos elementales nunca cambien, pero hay ahora mismo algunas personas haciendo todo lo que pueden para impedir la continuidad de este Estado, donde la vida de la gente es realmente lo importante.

¿Por qué quieren eso? Es una buena pregunta que tiene tantas respuestas como personas trabajando para derribar el gobierno revolucionario. Los hay sujetos funestos que se sienten atados en una sociedad de valores humanistas. Los hay bitonguitos con títulos universitarios y promesas de pingües presupuestos para su futura vida de hombres ilustres en la democracia burguesa, pluripartidista. Los hay otros con el ego más grande que la conciencia cívica, otros, otros, en fin, la naturaleza humana es muy complicada.

Por estos días de alertas es cotidiano ver en la TV a los cuadros del Partido Comunista de Cuba, vestidos de verdeolivo junto a los representantes del gobierno y a los ministros actuando desde el lugar de los sucesos en función de reducir al mínimo los daños que amenza esa chapeadora atmosférica y gigante con nombre de abuela, que deja, a su paso, tierra arrasada.

Supongamos en un doloroso ejercicio de imaginación que en la nación caribeña impera una sociedad “democrática de republicanismo robusto” pluripartidista, al estilo de las repúblicas de los años 40 del pasado siglo, donde se juega el juego del poder al capital. Sí, es cierto, algunos de los emprendedores políticos miran a los países nórdicos como paradigmas perfectos y esperables de sociedad para Cuba.

Ellos saben, pero no lo dicen que este caimán rebelde nunca ha visto la nieve, y se asienta en las tórridas aguas de un mar tan caliente que los ciclones se alimentan como bestias míticas de un solo ojo, capaces de volver a una próspera isla turística a la edad de piedra. Saben pero no lo dicen que la idiosincrasia, la historia, la cultura de este pueblo, nada tiene que ver con la sueca, por ejemplo. -a no ser que ellos mismos, los animosos aspirantes a políticos de corbata y dinero saben ya hacerse el sueco- prometiendo una Cuba imposible.

Imagino al gobierno de turno, electo con el 30 % de los electores que fueron a votar (el 25% de todos los que podían hacerlo) decretando el estado de emergencia. No es difícil el ejercicio de imaginación, basta mirar al Norte. Imagino la presión del ejecutivo para conseguir un buen papel ante la dramática situación y evitar que los partidos de oposición se aprovechen de sus fallos para hacerles campaña negativa. Imagino a los representantes de la defensa civil de ese gobierno buscando dinero para contratar los transportes de la evacuación porque la gente es importante pero la propiedad privada lo es más y los medios tienen dueños. El presupuesto del gobierno apenas alcanza, hay que apretar la economía a costa luego de quitarle billetes a los servicios destinados a los más pobres, la educación popular y la salud pública. Bueno, les van a salvar su miserable vida, no esperemos que se la hagan digna también.

Imagino los súpermarker de las cadenas reinsertadas en Cuba pujando por vender los productos básicos a preciso de ganancias, para prosperidad de los negocios y de los hombres de bien en una nación con su gran burguesía estrenando sus limusinas. Imagino que no habrá nada en que evacuar a los pescadores que viven en la costa remota, aunque la verdad que importan. Las fuerzas armadas, profesionales, porque cobran salarios no por el ejercicio excelente de su deber, movilizadas para evitar saqueos y disturbios de revoltosos. La prensa libre tiene también mucho que hacer, la de la oposición criticando todo lo que el gobierno hace, con narraciones lacrimógenas de gentes abandonadas a la buena de Dios, y abundante crónica roja. La del gobierno, justificando que no se pueda hacer más y acusando a los de los otros partidos de hacer propaganda política con la miseria de la pobre gente.

Declararán catástrofe nacional para usar el dinero de las arcas sin que nadie les audite, pedirán ayuda al exterior y los gringos mandaran algunas limosnas, medicinas prohibidas en su territorio y asesoramiento militar. Las instituciones económicas al servicio del poder del dinero, el Banco Mundial y el FMI, se apresuraran a disponer de préstamos para reconstruir las ciudades arruinadas siempre y cuando les paguen las deudas y los intereses generosos que exigen, junto a los recortes de presupuesto a la educación y la salud. El gobierno animoso privatizará todo lo que pueda. Finalmente los partidos políticos se pondrán de acuerdo, que tan solo es cuestión de negocios y mañana le tocará a los otros su huracán. Las donaciones terminaran en los mercados cuyos dueños son empresas fantasmas con el dinero en paraísos fiscales a nombre de señores que casualmente se llaman igual que los senadores y representantes de esta civilizada y escandinava república bananera llamada Estado socialista democrático de la República de Cuba en la que la vida, que una vez fue derecho ahora es mercancía.

(Turquinauta)

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