Il governo cubano è corrotto?

Arthur González https://heraldocubano.wordpress.com

Il debutto del presidente USA all’ONU non poteva essere peggiore, il suo discorso trabocca irrazionalità, proiettandosi come un uomo aggressivo, guerrafondaio e senza cultura storica, che ha sputato falsità davanti al mondo.

Dall’inizio del suo discorso sono iniziate le menzogne ​​affermando che: “I nostri cittadini hanno pagato il prezzo più alto per difendere la nostra libertà …”

Quando gli USA sono stati attaccati o invasi e che sia stata in pericolo la sua libertà? Al contrario, sono gli USA che invadono, attaccano, bloccano e fanno guerre sporche per coartare la libertà degli altri, in qualsiasi parte del mondo.

Nei suoi attacchi contro coloro che non si inginocchiano davanti all’impero yankee, ha qualificato il governo cubano come un “regime corrotto e destabilizzante”, come se la verità si potesse coprire con un dito.

Chi è il paese più corrotto nel mondo attuale?

Indubbiamente, gli USA, dove la supremazia del consumo di droghe è senza pari, ma mai si hanno notizie della detenzione di leader di questo traffico interno, che distrugge, ogni anno, milioni di giovani

Dove si nascondono i magnati della droga negli USA che non sono mai arrestati?

A quanto pare, Trump, dal suo lussuoso attico coperto d’oro, non ha il tempo né interesse a sapere cosa succede nel suo paese.

Un revisione della reale situazione negli USA, riguardanti fatti di corruzione, sarebbe opportuno per misurare le sue parole quando pretende attaccare altri.

Donald Trump deve sapere che, nel 1970, Joseph Andonizio, sindaco di Newark, New Jersey, è stato condannato per permettere che il crimine organizzato agisse liberamente nella sua città.

Quello che fu l’ex vice presidente USA, Spiro Agnew è stato costretto a rinunciare all’incarico, nel 1973, per evasione fiscale.

Nel 1979, il governatore del Tenneesee, Ray Blanton, è stato condannato a due anni di carcere per ottenere denaro, in cambio di concedere licenze fraudolente per vendere alcool.

Non ricorda, Trump, lo scandalo nazionale ed internazionale avvenuto, nel 1987, motivato dal suicidio davanti alle telecamere del tesoriere della Pennsylvania, Budd Dwyer, quando si è sparato in bocca, dopo essere stato condannato per aver accettato una tangente nell’aggiudicazione di contratti?

Avrà dimenticato che, nel 2002, Edwin, governatore della Louisiana, è stato dichiarato colpevole di 17 accuse di banditismo e altri crimini per aver distribuito favori in cambio di denaro?

Nello stesso anno, il rappresentante federale dell’Ohio, James Traficant, è stato condannato a 7 anni di carcere per lo stesso reato di banditismo e altri crimini.

Lo stesso è avvenuto con il rappresentante federale del Kentucky, Carroll Hubbard, dopo essersi dichiarato colpevole di violazione della legge del finanziamento politico.

La lista dei suoi corrotti è lunga e vale la pena di ricordare al Presidente, altri casi come quello del sindaco di Miami Beach, Alex Daoud, sanzionato, nel 1991, per crimini di corruzione.

Come il governatore dell’Illinois, George Ryan, che è stato dichiarato colpevole di 22 imputazioni di banditismo, corruzione, riciclaggio di denaro ed altri reati connessi, ed anche del governatore dell’Illinois, Rod Blagojevich, sanzionato a 14 anni di carcere per 17 accuse correlate con la corruzione pubblica.

Duke Cunningham, nel 2005, quando era rappresentante federale per la California, si è dichiarato colpevole di frode postale ed evasione fiscale, tra altre accuse, al fine di evitare una condanna più alta ed anche così è stato condannato a otto anni di carcere.

Kwame Kilpatrick, sindaco di Detroit, è stato condannato a 28 anni di prigione, nel 2013, per banditismo e molti altri crimini, mentre la città di Detroit affondava nella miseria.

Nella stessa data è stato sanzionato, per molteplici accuse di corruzione, il rappresentante federale per l’Illinois, Jesse Jackson.

Ora è sotto processo il senatore per il New Jersey, Robert, Bob, Menendez, membro della mafia anti-cubana, per corruzione e per partecipare ad orge nella Repubblica Dominicana, utilizzando soldi e mezzi del governo per favorire un amico impresario.

Nell’Indice di Percezione della Corruzione, realizzato da Transparency International, gli USA sono al 16 posto nella classifica mondiale, davanti ad Irlanda, Giappone e Francia.

I dati ottenuti dal Dipartimento di Giustizia yankee stimano che negli ultimi due decenni circa 20mila individui sono stati condannati per corruzione, inclusi funzionari pubblici e più di 5mila sono in fase di indagine penale; di loro la maggioranza sono funzionari di governi locali e statali.

Negli USA è comune che i funzionari governativi accettino benefici privati ​​sotto forma di denaro o regali, in cambio di favorire individui o gruppi, come è il caso del senatore Bob Menendez.

Allo stesso modo, ricevere contributi per le campagne politiche o sostegni in cambio di garantire certi benefici specifici, attraverso accordi espliciti o impliciti, è un’altra delle modalità criminali negli USA, benché il suo milionario presidente insista nel far credere al mondo che sono esempio di rispetto dei diritti umani, campioni della pace, rispetto della sovranità e della dignità.

Il mondo deve essere consapevole della verità di ciò che avviene negli USA, cosa che la stampa ufficiale denuncia poco, come è la lista preparata dei docenti Dincer e Johnston, per l’Università di Harvard, ed i dati della George Mason University, in cui è dimostrato che tra gli Stati più corrotti ci sono Kentucky, Illinois e New Jersey.

Non per caso Bryan Weaver, noto attivista del partito democratico, ha dichiarato: “I politici di Washington hanno sviluppato una sofisticata cultura della corruzione, nella modalità di “lasciare correre” eventi nevralgici della politica USA”. In altre parole, “il lapsus etico” è all’ordine del giorno”.

Cuba non ha di che vergognarsi, le campagne tessute dagli USA solo pretendono deformare una realtà che non possono sopportare, e per questo i loro permanenti piani per distruggere la sua opera.

Jose Martí aveva ragione quando disse: “Non c’è nulla che risalta tanto un’opera come la palpabile ingiustizia di colui che la cancella”.

¿Es el gobierno cubano corrupto?

Por Arthur González

El debut del presidente de Estados Unidos en la ONU no pudo ser peor, su discurso desborda irracionalidad, proyectándose como un hombre agresivo, belicista y sin cultura histórica, que esputó falsedades ante el mundo.

Desde que inició su discurso empezaron las mentiras, al afirmar que: “Nuestros ciudadanos han pagado el precio más alto para defender nuestra libertad…”

¿Cuándo Estados Unidos fue atacado o invadido y que haya estado en peligro su libertad?

Todo lo contrario, es Estados Unidos quien invade, ataca, bloquea y hace guerras sucias, para coartar la libertad de otros en cualquier parte del mundo.

En sus ataques contra aquellos que no se arrodillan ante el imperio yanqui, calificó al gobierno de Cuba como “régimen corrupto y desestabilizador”, como si la verdad se pudiera tapar con un dedo.

¿Quién es el país de más corrupción en el mundo actual?

Sin dudas Estados Unidos, donde la supremacía del consumo de drogas no tiene parangón, pero jamás se conocen noticias de la detención de líderes de ese tráfico interno, que destruye anualmente millones de jóvenes

¿Dónde se esconden los magnates de la droga en Estados Unidos que nunca son detenidos?

Al parecer Trump, desde tu lujoso pent house cubierto de oro, no tiene tiempo, ni interés por conocer que sucede en su país.

Un repaso de la verdadera situación en Estados Unidos, referente a hechos de corrupción, le vendría bien para medir sus palabras cuando pretenda atacar a otros.

Donald Trump debe saber que en 1970 Joseph Andonizio, alcalde de Newark, Nueva Jersey, fue condenado por permitir que el crimen organizado actuara libremente en su ciudad.

El que fuera vicepresidente de Estados Unidos, Spiro Agnew se vio obligado a renunciar al cargo en 1973 por evasión fiscal.

En 1979, el gobernador de Tenneesee, Ray Blanton, fue sancionado a dos años de prisión por obtener dinero, a cambio de otorgar licencias fraudulentas para vender alcohol.

¿No recuerda Trump, el escándalo nacional e internacional ocurrido en 1987, motivado por el suicidio ante las cámaras de televisión del tesorero de Pensilvania, Budd Dwyer, cuando se disparó un tiro en la boca, después de ser declarado culpable de aceptar un soborno en la concesión de contratos?

¿Habrá olvidado que, en el 2002, Edwin, gobernador de Luisiana, fue declarado culpable de 17 cargos de pandillerismo y otros delitos por repartir favores a cambio de dinero?

Ese mismo año, el representante federal por Ohio, James Traficant, fue condenado a 7 años de prisión por el mismo delito de pandillerismo y otros delitos más.

Lo mismo sucedió con el representante federal por Kentucky, Carroll Hubbard, tras declararse culpable por incumplimiento de la ley de financiación política.

La lista de sus corruptos es larga y vale la pena recordarle al Presidente, otros casos como el del alcalde de Miami Beach, Alex Daoud, sancionado en 1991 por los delitos de soborno.

Al igual que el gobernador de Illinois, George Ryan, fue declarado culpable de 22 cargos de pandillerismo, soborno, lavado de dinero y otros delitos conexos, y también del gobernador de Illinois, Rod Blagojevich, sancionado a 14 años de prisión por 17 cargos relacionados con corrupción pública.

Duke Cunningham, en el 2005, cuando era representante federal por California, se declaró culpable de fraude postal y evasión de impuestos, entre otros cargos, para evitar una condena más alta y aun así fue condenado a ocho años de prisión.

Kwame Kilpatrick, alcalde de Detroit, fue condenado a 28 años de prisión en el 2013, por pandillerismo y muchos otros delitos, mientras la ciudad de Detroit se hundía en la miseria.

En igual fecha era sancionado por múltiples cargos de corrupción, el representante federal por Illinois, Jesse Jackson.

Ahora está siendo procesado el senador por New Jersey, Robert, Bob, Menéndez, miembro de la mafia anticubana, por corrupción y participar en orgias en República Dominicana, empleando dinero y medios del gobierno para favorecer a un amigo empresario.

En el Índice de Percepción de Corrupción, que elabora Trasparencia Internacional, Estados Unidos se ubica en el puesto 16 del ranking mundial, por delante de Irlanda, Japón y Francia.

Datos obtenidos por el Departamento de Justicia yanqui, valoran que durante las últimas dos décadas alrededor de 20 mil individuos han sido condenados por corrupción, incluidos funcionarios públicos, y más de 5 mil están en proceso de instrucción penal, de ellos la mayoría son funcionarios de gobiernos locales y estatales.

En Estados Unidos es común que funcionarios gubernamentales acepten beneficios privados en forma de efectivo o regalos, a cambio de favorecer a individuos o grupos, como es el caso del senador Bob Menéndez.

De igual forma, recibir contribuciones para las campañas políticas o apoyos a cambio de garantizar ciertos beneficios específicos, a través de acuerdos explícitos o implícitos, es otra de las modalidades delictivas en Estados Unidos, aunque su millonario Presidente insiste en hacerle creer al mundo que son ejemplo de la observancia a los derechos humanos, campeones de la paz, respeto a la soberanía y la dignidad.

El mundo debe estar al tanto de la verdad de lo que ocurre en Estados Unidos, algo que la prensa oficialista denuncia poco, como es la lista confeccionada por los académicos Dincer y Johnston, para la Universidad de Harvard, y los datos de la Universidad George Mason, en los cuales se prueba que entre los estados más corruptos están Kentucky, Illinois y Nueva Jersey.

No por gusto Bryan Weaver, destacado activista del partido demócrata, afirmó: “Los políticos de Washington han desarrollado una sofisticada cultura de la corrupción, dentro de la modalidad de “dejar pasar” eventos neurálgicos de la política norteamericana”. En otras palabras, el “lapsus ético” está a la orden del día”.

Cuba no tiene de que avergonzarse, las campañas tejidas por Estados Unidos solo pretenden deformar una realidad que no soportan, y por eso sus permanentes planes para destruir su obra.

Razón tenía José Martí cuando dijo: “No hay cosa que resalta tanto una obra como la injusticia palpable del que la tacha”.

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