La gioventù cubana: la fede nella Rivoluzione

Il processo di nomina dei candidati a delegati delle assemblee municipali del Potere Popolare è il più importante delle elezioni, perché costituisce la più chiara espressione della democrazia nell’Isola La partecipazione di un gruppo di studenti universitari ha giocato un ruolo fondamentale in questo.


Un gruppo di giovani dell’Università de L’Avana, in coordinamento con la Facoltà di Legge è stato selezionato  per collaborare e partecipare alle assemblee prossime che si terranno in questi giorni nella capitale.

Susana García, studentessa universitaria, ha parlato dell’importanza che ha per lei la partecipazione a un processo tanto importante come questo: «Non solo come futura laureata in Legge, ma come la  cittadina  che sono».

Il vicepresidente della Commissione Elettorale Nazionale (CEN), Tomás Amarán Díaz, ha detto che ogni provincia dispone di un gruppo di studenti con il compito d’appoggiare i processi di nomina nelle assemblee, perchè si realizzino con tutto il rispetto della legge, com’è stabilito.

«Questa è la base del nostro sistema e delle strutture del Governo. È dove il popolo partecipa in forma diretta  a una manifestazione genuina di partecipazione cittadina».

«Come giovani abbiamo una visione differente di tutto il processo e possiamo offrire nuove idee», ha aggiunto  Ariel Rodríguez, studente della Facoltà di Legge.

Sono già state realizzate il 91% delle assemblee totali previste.  I territori di Granma, Santiago di Cuba e Pinar del Río e il municipio speciale Isola della Gioventù, hanno già terminato e nei prossimi giorni  termineranno  varie province, e si prevede che per il 30 del mese si concluderà il processo di nomina in tutto il paese.

Il leader storico della Rivoluzione Fidel Castro,  ha appoggiato sempre la partecipazione attiva dei giovani in ogni compito del processo  rivoluzionario.

Di loro disse: «Credere  nei giovani determina una condotta, e la nostra condotta di dirigenti rivoluzionari non sarebbe la stessa se non avessimo fede nei giovani, se non credessimo nei giovani. La nostra condotta sarebbe diversa, il nostro lavoro con i giovani sarebbe diverso e i risultati di non credere o di credere, sarebbero anche loro molto diversi».

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