Venezuela, approvata legge contro crimini d’odio

da teleSUR  (Traduzione per l’AntiDiplomatico di Fabrizio Verde)

L’Assemblea Nazionale Costituente (ANC) ha approvato all’unanimità la ‘Ley Constitucional contra el Odio, por la Convivencia Pacífica y la Tolerancia’, che stabilisce, sanzioni fino a venti anni di carcere per i colpevoli di reati d’odio e intolleranza.

Perché?

Durante il primo mandato presidenziale di Hugo Chávez, le operazioni mediatiche di alcuni canali televisivi incitarono la violenza fino al punto di spingere il paese in una situazione di panico collettivo che finì per esplodere nell’aprile del 2002 durante un tentativo di colpo di stato contro il governo democratico.

Sebbene la situazione fu superata, lasciò un saldo doloroso di 19 morti e decine di feriti, oltre alla certezza collettiva ben espressa dal capo del gruppo di dissidenti militari che si rivoltarono contro Chávez: «Le nostre armi furono i mezzi di comunicazione», affermò il militare in un video.

L’opposizione di destra ha continuato a utilizzare questo strumento contro la Rivoluzione Bolivariana, con momenti di maggiore radicalizzazione e protagonismo, come le proteste di inizio 2014 o i recenti quattro mesi, da aprile a luglio del 2017, che hanno fatto sprofondare il paese in uno stato di terrore.

Quando parliamo di ‘crimini di odio’ non facciamo riferimento solo all’atto pratico, ma anche all’aspetto teorico, a quel che spinge al loro compimento. Tanto a chi compie quello che dicono i media, così come ai media che dettano la linea di condotta.

Il terrorismo viene instillato e poi, praticato. Pertanto, un crimine d’odio non è compiuto solo dalla persona che materialmente lo compie. Questi metodi di manipolazione sociale inoculano cellule il cui obiettivo è «distruggere l’unità politica, territoriale, economica e culturale che tiene coeso un paese», come sottolinea la giornalista Larissa Costas.

L’insegnante dell’Università di Carabobo, Eve Corvo Rivas, afferma che se intendiamo il terrorismo come violenza politica organizzata, dobbiamo osservarlo da tre prospettive:

01. Lesione o pericolo di diritti individuali.

02. Situazione di allarme o di emergenza in materia di sicurezza pubblica.

03. Sfida all’ordine democratico e alla vita stessa dello Stato.

Oggi in Venezuela

Gruppi pagati per compiere atti di violenza, a loro volta, guidavano altre persone che, alienate dai fatti, si unirono a questi focolai commettendo i propri orrori; creando situazioni di violenza incontrollata che arrivarono, tra aprile e luglio di quest’anno, a situazioni inumane.

Molti sono i casi di crimini d’odio con esito mortale registrati nei quattro mesi. Uno dei primi fu quello riguardante Almelina Carrillo. La donna che si stava recando al lavoro, quando attraversando una mobilitazione chavista fu colpita da una bottiglia d’acqua congelata gettata dall’alto. Morì dopo tre giorni di agonia.

Poi sono arrivati casi del giovane dirigente chavista ucciso da un colpo di pistola, Bryan Principal; quello di Carlos Ramírez, prima pugnalato e poi dato alle fiamme perché ritenuto vicino al governo; quello del ragazzo che non sopravvive dopo essere stato pugnalato e bruciato vivo, Orlando Figuera; Henry Escalona, Wladimir Peña e Giovanny González, tutti invece sopravvissuti dopo essere stati dati alle fiamme; Danny Subero, linciato fino alla morte; il crimine di Hector Anuel, il cui corpo squarciato e bruciato continuava ad essere colpito dai suoi assassini; l’omicidio del sindacalista Esmin Ramírez e la dirigente comunale Jaqueline Ortega Delgado, e molti altri atti in cui sono stati uccisi, picchiati, intimiditi, perseguitati e offesi coloro anche solo sospettati di essere chavisti e sostenitori di Nicolas Maduro.

Il ruolo dei partiti

Il dirigente della destra, Leopoldo López, sta attualmente scontando una condanna ai domiciliari per la sua responsabilità nella morte di 43 persone durante le proteste del 2014, dopo aver varie volte promosso pubblicamente la violenza. «Il mio appello è rivolto ai giovani affinché si organizzino (…) per articolare meccanismi non pacifici per esprimere la loro frustrazione», affermò, per esempio, in una conferenza stampa.

Quest’anno l’opposizione ha agito allo stesso modo e, da aprile a luglio, è stato frequente vedere deputati e rappresentanti di partiti di destra incoraggiare le persone incappucciate e dare loro sostegno, anche assumendo e riconoscendo il rischio a cui hanno esposto i cittadini e gli stessi manifestanti durante le proteste violente.

Pertanto, la ‘Ley Constitucional contra el Odio, por la Convivencia Pacífica y la Tolerancia’ sanziona tutti i modi possibili in cui la violenza e l’odio vengono generati, riprodotti e ramificati.

Proteggendo quindi la cittadinanza e garantendo il diritto di non essere aggrediti emotivamente e psicologicamente, una situazione ben conosciuta per i residenti del Venezuela che hanno dovuto sopportare l’aggressiva molestia dell’invasione del terrorismo negli ultimi anni, con carenze indotte, assedi, minacce, manipolazione di informazioni e media che attaccano il proprio paese, distruggendo l’immagine della nazione davanti al mondo, associandola ad elementi negativi; generando angosce e paura tra i suoi abitanti. Quello che la giornalista canadese, Naomi Klein, chiama ‘La dottrina dello shock’.

La ‘Ley Constitucional contra el Odio, por la Convivencia Pacífica y la Tolerancia’ è uno strumento che protegge il cittadino e lo Stato e, allo stesso tempo, li rafforza, riparandoli da possibili attacchi volti ad insidiare il tessuto sociale, economico e politico del paese. È, dunque, una risposta pacifica e organizzativa agli attacchi continui e dannosi che offre al Venezuela dignità e autonomia.

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