Washington paga i suoi “palanganeros” (portacatini)

 ma, alla fine, li disprezza

Patricio Montesinos http://www.cubadebate.cu

L’attuale impero di Washington poco si differenzia da quello di un tempo a Roma. Paga i traditori dei popoli ed i suoi “portacatini”, come il, fino a poche ore fa, presidente del Perù, Pedro Pablo Kuczynski, ma alla fine li disprezza e li lascia abbandonati al loro destino.

Kuczynski, noto come PPK, non è il primo presidente di questo emisfero, né sarà l’ultima, che dopo inginocchiarsi davanti agli USA, per servire i loro interessi egemonici, finisce umiliato e molto probabilmente in galera, come tanti altri.

Accusato di corruzione e incapacità di governare, PPK è stato costretto a dimettersi, mercoledì, davanti ad una prolungata crisi politica senza precedenti nel suo paese e. come previsto, l’ amministrazione di turno della Casa Bianca “si è lavata le mani come Ponzio Pilato”.

Il presidente USA Donald Trump, e il suo lobotomizzato team di collaboratori a Washington, ha preferito non rendersi conto e tacere di fronte alla gravità di ciò che sta accadendo a Lima, a soli pochi giorni da che, questa capitale andina, sia la sede di un nuovo Vertice delle Americhe, segnato per il prossimo aprile.

In tale VIII conclave dei capi di Stato delle Americhe si tratteranno, tra altri temi, la governabilità e la corruzione in questa parte del mondo, ciò che evidentemente diventa paradossale in mezzo all’oscuro panorama attuale peruviano.

PPK si è dimesso per essere implicato in fatti di corruzione e persino nell’acquisto di voti di membri del Parlamento di quella nazione sudamericana; ciò che ha lasciato un vuoto di potere e, di fatto, ingovernabilità.

In mezzo a questi tuoni e fulmini, gli analisti politici in America Latina e nei Caraibi si chiedono se il Perù è in condizione di celebrare il Vertice delle Americhe, e domandano, allo stesso tempo, l’esistenza di sicurezza per i dignitari e delegazioni provenienti dai 35 paesi della regione che si daranno appuntamento lì.

E’ un fatto reale che il detto incontro corre il pericolo di fallire ma non ora, per i recenti eventi, ma dal momento stesso in cui Kuczynski, istigato da Washington e dal segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), Luis Almagro, ha deciso di respingere la partecipazione del Venezuela.

L’esclusione del Venezuela ha generato forti critiche nella Patria Grande contro PPK, che a quanto pare aspirava a continuare ad essere il “lavabo preferito” dell’Impero del Nord, insieme ad altri che, per inciso, devono ricordare il detto popolare che dice: “quando le barbe del tuo vicino vedi bruciare, metti le tue in ammollo”.

Per ora, il Vertice non è stato sospeso, ma lo spettacolo contro la Rivoluzione Bolivariana, che pretendevano mettere in scena il trio Trump-Almagro-Kuczynski, è già rimasto senza l’anfitrione protagonista.


Washington paga a sus “palanganeros”, pero al final los desprecia

Por: Patricio Montesinos

El hoy imperio de Washington poco se diferencia del otrora de Roma. Paga a los traidores de los pueblos y a sus “palanganeros”, como el hasta hace pocas horas presidente de Perú, Pedro Pablo Kuczynski, pero al final los desprecia y los deja abandonados a su suerte.

Kuczynski, conocido por PPK, no es el primer mandatario de este hemisferio, ni será el último, que tras arrodillarse ante Estados Unidos para servir a sus intereses hegemónicos termina humillado, y lo más probable que en la cárcel, al igual que otros tantos.

Acusado de corrupción e incapacidad para gobernar, PPK se vio obligado a dimitir este miércoles ante una prolongada crisis política sin precedentes en su país, y como era de esperar la administración de turno de la Casa Blanca “se ha lavado las manos como Poncio Pilatos”.

El presidente norteamericano, Donald Trump, y su descalabrado equipo de colaboradores en Washington, ha preferido no enterarse y hacer silencio ante la gravedad de lo que está ocurriendo en Lima, a solo pocos días de que esa ciudad capital andina sea la sede de una nueva Cumbre de las Américas, marcada para abril venidero.

En ese VIII cónclave de Jefes de Estado de las Américas se tratarán, entre otros temas, la gobernabilidad y la corrupción en esta parte del mundo, lo que evidentemente se torna paradójico en medio del oscuro panorama actual peruano.

PPK renunció por estar implicado en hechos de corruptela y hasta compra de votos de congresistas en el Parlamento de esa nación sudamericana, lo que ha dejado un vacío de poder, y de facto ingobernabilidad.

En medio de esos truenos y relámpagos, analistas políticos en Latinoamérica y el Caribe se preguntan si Perú está en condiciones de celebrar la Cumbre de las Américas, y cuestionan al mismo tiempo la existencia de seguridad para los dignatarios y delegaciones de los 35 países de la región que se darán cita allí.

Es un hecho real que la referida reunión corre peligro de frustrarse, pero no ahora por los últimos acontecimientos, sino desde el mismo momento en que Kuczynski, incitado por Washington y el secretario general de la Organización de Estados Americanos (OEA), Luis Almagro, decidió rechazar la participación de Venezuela.

La exclusión de Venezuela generó fuertes críticas en la Patria Grande contra PPK, quien al parecer aspiraba a continuar siendo el “palanganero preferido” del imperio del Norte, junto a otros que, por cierto, deben recordar ese refrán popular que reza: “cuando las barbas de tu vecino veas arder, pon las tuyas a remojar”.

Por lo pronto, la Cumbre no se ha suspendido, pero el show contra la Revolución Bolivariana que pretendían escenificar el trío Trump-Almagro-Kuczynski, ya se quedó sin el protagonista anfitrión.

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