La persecuzione finanziaria contro Cuba

Andres Zaldivar Dieguez * Gretter Alfonso Guzman *

(prima parte)

LE PRIME MANIFESTAZIONI

palmaLa persecuzione finanziaria contro Cuba da  parte del governo USA dura da più di 55 anni. Tenta di frenare i crediti che il nostro Paese potrebbe ricevere a condizioni favorevoli; la mobilizzazione dei capitali stranieri; gli investimenti esteri diretti; l’integrazione cubana nell’economia mondiale, nonché gli introiti per le esportazioni di beni e servizi. E’ una necessità di primo ordine, dunque, conoscere la storia e lo sviluppo di questa politica, che ha rafforzato la sua natura extraterritoriale ed è stata applicata in stretta interazione con altre forme di modalità del blocco.

LE PRIME AZIONI

I finanziamenti esterni sono stati il ​​primo obiettivo della guerra economica contro Cuba, materializzata con il rifiuto di un prestito richiesto dalla Banca Nazionale di Cuba, nel febbraio 1959, per stabilizzare le finanze nazionali in precario stato dopo il furto di oltre 400 milioni di dollari del tesoro pubblico da parte di rappresentanti della dittatura di Batista.

Gli USA respinsero le razionali formule di pagamento offerte ai cittadini USA per le nazionalizzazioni di proprietà a Cuba, derivanti dall’applicazione della Legge di Riforma Agraria emanata il 17 maggio 1959, e cercò d’imporre condizioni (pagamento “pronto, adeguato e contanti”) impossibili da soddisfare. I cittadini di altri paesi, anche loro colpiti, che accettarono la formula offerta da Cuba, già molti anni fa ricevettero un equo compenso. Il “debito” cubano è stata artificialmente creato dal governo di quel paese per essere utilizzato come meccanismo di pressione  per scopi politici.

Fu al calore dell’operazione sovversiva che cominciò ad organizzarsi in agosto 1959 e terminò in Girón che si presero misure concrete per impedire l’entrate di valute estere. Il passo più importante, la riduzione ed il successivo definitivo taglio, nel marzo 1961, della quota di zucchero cubana nel mercato USA, sarebbe stati sufficienti a distruggere la Rivoluzione se non avesse avuto la solidarietà dell’ex campo socialista.

Lo scopo perseguito, descritto dal sotto segretario Lester Mallory, nell’aprile 1960, resta in pieno vigore: “L’unico mezzo prevedibile per alienare l’appoggio interno è attraverso la delusione e lo scoraggiamento basato sull’insoddisfazione e le difficoltà economiche [… ]. Una linea d’azione che avrebbe maggiore impatto nel negare denaro e forniture a Cuba, per diminuire i salari reali e monetari al fine di causare fame, disperazione e la caduta del governo”. [1]

I danni alla produzione di zucchero erano cominciati da ottobre 1959, con il bombardamento di zuccherifici e il lancio di sostanze incendiarie sulle piantagioni di canna da zucchero.

Il 29 settembre 1960, il governo USA sospese le operazioni dell’impianto di concentrazione del nichel, in Nicaro, ed il giorno successivo il Dipartimento di Stato raccomandò ai cittadini USA di “astenersi” dal viaggiare a Cuba, passo iniziale di un divieto assoluto. Cessarono di entrare milioni di dollari, dato che il turismo USA era di grande quantità. Il 19 ottobre 1960 il Dipartimento di Stato annunciò “misure generali di controllo per vietare le esportazioni nordamericane a Cuba”, ciò che diede inizio al blocco.

MISURE DELL’OPERAZIONE MANGOSTA E DELLA POLITICA “DI VIA MULTIPLE”

Il passo decisivo nell’ufficializzazione del blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba fu realizzato dal presidente John F. Kennedy, al concretizzare la Sezione 620 (a) del Foreign Assistance Act, del settembre 1961, mediante il Proclama Presidenziale 3447, del 3 febbraio 1962. La radice geneticamente sovversiva si percepisce se si conosce che fu il risultato di una delle 33 misure (la numero undici) dell’Operazione Mangusta.

Il documento rettore dell’Operazione Mangusta spiegava lo scopo delle pressioni economiche: “La rivolta ha bisogno di un movimento di azione politica […] L’azione politica sarà supportata da una guerra economica che induca il regime comunista a fallire nei suoi sforzi per soddisfare le esigenze del paese […] “. [2] Misure specifiche dell’operazione perseguono ostacolare l’entrate in valuta estera risultanti dalle esportazioni di prodotti come zucchero, nichel, tabacco, frutti e altri così come rendere più costoso il trasporto. E’ di questa Operazione la formulazione, che la Rivoluzione potesse essere debilitata “se il flusso di dollari verso il paese si elimina attraverso la perdita delle linee di credito”.

Il fallimento dell’ Operazione Mangusta portò con sé una nuova politica sovversiva contro Cuba, conosciuta come “della Multiple Via”. Nel suo contesto, l’8 luglio 1963 il Dipartimento del Tesoro, basandosi sulla Legge del Commercio con il Nemico, del 1917, pose in vigore i Regolamenti per il Controllo degli Attivi Cubani, che ha conferito al blocco le sue caratteristiche fondamentali, in particolare il grande risalto dato alle pressioni finanziarie. La sua applicazione ha comportato il congelamento dei fondi cubani nelle banche USA; il divieto di tutte le transazioni finanziarie e commerciali che non fossero state autorizzate; il divieto di esportazioni cubane verso gli USA; il divieto a qualsiasi persona di qualsiasi nazionalità e luogo di stabilire transazioni non autorizzate con Cuba in dollari USA, e fecero propri i regolamenti sulle esportazioni a Cuba emessi dal Dipartimento del Commercio.

Pochi giorni prima, il 18 giugno 1963, il presidente Kennedy aveva approvato la cosiddetta “Politica segreta e programma integrato di azione verso Cuba”, gestito dalla Central Intelligence Agency (CIA), con sei direzioni di lavoro. Una di esse fu chiamata “Azioni di ostacolo all’economia su una base incrementata” chiaramente complementare, con mezzi e metodi segreti, dei Regolamenti per il Controllo degli Attivi Cubani. Tali azioni, insieme con le aperte sanzioni nordamericane “causerebbero un effetto negativo sull’economia cubana con il massimo impatto se combinate con azioni di sabotaggio” che sarebbe supervisionato “da un comitato inter-agenzia, con l’autorità di chiamare all’azione rapida degli organi partecipanti”.[3]

La IX Conferenza Consultiva dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), tenutasi a Washington il 26 luglio 1964, chiamò all’interruzione di qualsiasi interscambio commerciale diretto o indiretto con Cuba. Il non appartenere,  Cuba, all’OSA le impediva di ricevere fondi dalla Banca Interamericana di Sviluppo. Accoppiato con questo e in base al suo potere di veto sul Fondo Monetario Internazionale, dal 1964, gli USA ottennero che Cuba si vedesse privata dei finanziamenti della Banca Mondiale. Con ciò si chiusero tutte le possibilità di uso dei meccanismi finanziari internazionali del sistema capitalista.

Secondo l’Emendamento Hickenlooper, ottobre 1964, nessun tribunale USA poteva dettare sentenza a favore degli interessi di altri stati, quando si trattasse di nazionalizzazione delle proprietà nordamericane a partire dal 1 gennaio 1959, anche se fosse invocato un principio fondamentale del Diritto Internazionale, come la dottrina del potere sovrano.

Alla fine del 1964, il Dipartimento del Tesoro congelò i fondi, negli USA, della Banca dell’Atlantico del Messico, per realizzare operazioni in dollari USA, con cittadini cubani. Nonostante le proteste del governo messicano, i fondi non sono stati sbloccati fino alla cessazione di quelle operazione.

Nel 1965 si modificò il sistema del gruppo di paesi del Dipartimento del Commercio, in paesi di gruppi T, V, W, X e Z. Cuba fu ubicata nel gruppo Z, la categoria più restrittiva.

Nel 1969, il Dipartimento del Commercio emendò le sue disposizioni in materia di esportazioni. Con Cuba la sua politica fu di completa chiusura.

Durante questa prima fase, sono state gettate le basi della persecuzione finanziaria contro il nostro paese, che fu evidente anche prima della costituzione ufficiale del blocco. Più tardi si concretò in leggi e regolamenti amministrativi che ancora oggi restano in vigore.

[1] Department of State: Foreign Relations of United States, 1958-1960, volume VI, Cuba, United States Government Printing Office, Washington, 1991, “Memorandum From the Deputy Assistant Secretary of State for Inter-American Affairs (Mallory) to the Assistant Secretary of State for Inter-American Affairs (Rubottom), Washington, April 6, 1960”, p. 886.
[2] Department of State: ob. cit., volume X, Cuba 1961-1962, 1996, “The Cuba Project”, January 18, 1962, pp. 713.
[3] Department of State: ob. cit., 1961-1963, volume XI, Cuban Missile Crisis and Aftermath, 1996, “Paper Prepared by the Central Intelligence Agency for the Standing Group of the National Security Council, Washington”, June 8, 1963, p. 830.

(seconda parte)

1981-2000: LE PRESSIONI CONTRO CUBA S’INTENSIFICANO

cuba bloqueadaL’amministrazione neo-conservatrice di Ronald Reagan, che si è insediò nel gennaio 1981, si occupò di smantellare alcune misure positive delle precedenti amministrazioni [1] e adottò altre che aprirono la strada alle acute manifestazioni attuali.

Uno di quelle di più vasta portata, rapidamente  adottata, fu incorporare Cuba, dal 1982, senza motivo, nella lista che annualmente elabora il Dipartimento di Stato degli stati patrocinatori del terrorismo internazionale, che servì da base per le misure intraprese dall’Ufficio di Controllo degli Attivi Stranieri (OFAC) del Dipartimento del Tesoro, oltre a svolgere una funzione propagandistica e di isolamento internazionale.

Dalla fine degli anni ’90 è stata la giustificazione per una nuova serie di dannose misure nella persecuzione finanziaria del nostro paese.

Nel periodo aprile-giugno 1982 si elaborarono nuove regole sui viaggi dei cittadini statunitensi a Cuba, ritornando alla situazione precedente di licenze specifiche e  si fecero più strette le norme di spese tagliando un’importante fonte di valuta estera. Nel 1989 si fecero ancora più restrittive.

Dal 1986 si diede inizio alla  più organizzata persecuzione contro le gestioni finanziarie e commerciali del paese, con l’emissione da parte dell’OFAC delle cosiddette Liste dei Nazionali Specialmente Designati (Specially Designated Nazional, SDN). Per quanto riguarda Cuba. tra il 1986 e il 1989, il Dipartimento del Tesoro ha emesso sette liste consecutive, per un totale di più di 230 soggetti, praticamente di tutti i continenti. Al qualificarsi come “designate cubane”, nessuna persona naturale o giuridica, sotto la giurisdizione USA, potrebbero mantenere legami economici o finanziari con enti o individui inclusi in queste liste. Con maggior forza, che in qualsiasi periodo precedente, la crociata anticubana nella sfera commerciale e finanziaria ha cominciato a tenere nell’OFAC il suo strumento principale.

Un emendamento, approvato il 23 agosto 1988 dal Congresso, incaricò l’Amministrazione di inasprire le misure contro Cuba attraverso una maggiore applicazione della Legge del Commercio con il Nemico e una maggior interazione dell’OFAC “con altre agenzie federali”. Questa maggiore interazione avrebbe permesso la raccolta di tutte le informazioni disponibili sulla rete commerciale internazionale di Cuba, per contribuire all’elaborazione delle loro liste di “designati cubani” e perfezionare il lavoro “congiunto e integrato” dell’OFAC e delle altre agenzie. Così, si otteneva un rafforzamento più efficace della guerra finanziaria.

Un risultato di ciò fu l’aumento degli ostacoli alle esportazioni di zucchero cubano e nichel, con il conseguente danno alle entrate di valute estere. Come forma di “blocco per accordo” gli Stati Uniti cominciarono ad esigere dall’Italia, Olanda, Francia, Giappone e persino all’Unione Sovietica, poco prima della sua disintegrazione, e più tardi alla Russia che nessuna delle sue esportazioni verso il territorio o gli interessi nordamericani poteva contenere nichel di origine cubana. Nel 2000, questo tipo di blocco impediva l’accesso di questo prodotto al 40% del mercato mondiale. Riguardo allo zucchero, tale misura fu attuata dalla Legge sulla Sicurezza Alimentare del 1985, e come punizione per le violazioni l’esclusione dal regime delle quote nel mercato USA.

Da queste premesse, nell’ottobre 1992, è stato approvato dal Presidente Bush la Legge per la Democrazia a Cuba, conosciuta come Legge Torricelli. A quel tempo, con il crollo del campo socialista e la scomparsa dell’URSS, Cuba aveva bisogno di riorientare il suo commercio verso mercati dei paesi capitalistici (Europa, Canada e America Latina) ed esisteva una tendenza al rialzo nel commercio con filiali di società USA. Era necessario anche riorientare il mercato del trasporto merci ed utilizzare altri vettori che non fossero quelli  tradizionalmente utilizzati dei paesi socialisti europei. Tutto questo fu proibito e perseguitato da questa Legge, in un chiaro esercizio di extraterritorialità. Solo nel primo semestre dopo la sua entrata in vigore, l’autore principale di questa normativa, il senatore Robert Torricelli, si vantava di avere reso più costoso del 15% il costo delle relazioni economiche estere di Cuba.

Per far fronte a questo doppio blocco, per Cuba diventava imperativo incoraggiare gli investimenti stranieri diretti. Dal 1994 questi si espansero, in modo significativo, nei settori dei servizi, alloggi, immobili, telecomunicazioni e altri. Proprio contro questo fu diretta la cosiddetta Legge per la Libertà e la Solidarietà Cubana, Legge Helms-Burton, del marzo 1996, che ebbe come obiettivo principale impedire la partecipazione di quegli investimenti esteri nel processo di ripresa economica del paese: il suo Titolo I, stabilì il rifiuto di pagamenti alle istituzioni finanziarie che fornissero prestiti a Cuba, un ricatto finanziario in violazione del Diritto Internazionale.

I suoi titoli III e IV sono proiettati contro gli investimenti stranieri nel paese, al fine di raggiungere il suo collasso finanziario, violando principi e concetti internazionalmente riconosciuti. Il fondamento della sua extraterritorialità è stato denunciato alle Nazioni Unite da Cuba, nell’anno della sua entrata in vigore, come una selettiva e discriminatoria interpretazione del concetto di sovranità degli Stati, che in seguito è stato il modello delle pressioni contro il paese in campo economico.

Un’altra legge del 24 aprile 1996 (Legge Antiterrorismo e Pena di Morte Effettiva) avrebbe aperto la strada, attualmente molto transitata, per portare la guerra finanziaria contro Cuba sfruttando la sua inclusione nella lista dei paesi sponsor del terrorismo. Questa Legge ha esteso le eccezioni all’immunità, nei tribunali statunitensi, degli stati esteri che stavano in quella lista. A questa linea di azione diede continuità la Legge Omnibus di Stanziamenti Supplementari e Emergenze Consolidate, del 1998, che consente l’esecuzione delle sentenze a spese dei fondi degli stati “sponsor del terrorismo” e la Legge di Protezione delle Vittime del Traffico e la Violenza, del 28 ottobre 2000, che ha stabilito la possibilità di eseguire decisioni giudiziarie a scapito dei fondi congelati dello Stato cubano.

Questa struttura giuridica ha aperto la strada a spuri giudizi contro Cuba in tribunali federali in cause intentate da cittadini statunitensi, presunte vittime del “terrorismo” cubano, che ha portato con sé la spoliazione, per Cuba, dei fondi congelati in banche di quel paese  e la persecuzioni di altre fonti.

La Legge Omnibus di Stanziamenti a Bilancio per l’anno fiscale 1999 includeva dodici emendamenti per rafforzare le sanzioni imposte dal Titolo IV della Legge Helms-Burton e si estendono al resto del mondo, e si ampliò il blocco sui fondi di istituzioni creditizie internazionali per richiedere qualsiasi tipo di assistenza o riparazioni a Cuba. Particolarmente acuta fu sua sezione 211, in violazione dell’Accordo sugli Aspetti della Proprietà Intellettuale relazionate al Commercio (ADPIC) dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, e che è essenzialmente una guerra contro marchi o nomi commerciali di prodotti cubani di primo livello, come il rum Havana Club od il tabacco Cohiba. L’obiettivo principale era quello di creare ostacoli allo sviluppo degli investimenti stranieri a Cuba che sono associati alla commercializzazione internazionale di prodotti cubani di riconosciuto prestigio.

Un’altra indurimento della politica di blocco (Emendamento Stanford, approvato alla Camera il 20 luglio 2000), ha dato il via alle proposte per promuovere la vendita di prodotti alimentari e le libere visite dei nordamericani a Cuba.

Ma le misure più insolite dovevano ancora venire.

[1] Eliminazione dei divieti di viaggio a Cuba; autorizzazione per l’invio di rimesse familiari; autorizzazione al commercio, sotto licenza, con filiali nordamericane in paesi terzi, tra gli altri, ebbero inizio durante le amministrazioni Ford e Carter, per cambiamenti positivi nel rapporto di forze sia a livello internazionale che in America Latina e nei Caraibi.

(terza parte)

Da W.Bush ad Obama: s’incrementa l’aggressivitàbloqueonino

L’arrivo di George W. Bush alla presidenza degli Stati Uniti, nel 2001, ha segnato l’inizio di una nuova escalation di minacce e una maggior aggressività nella politica di Washington contro Cuba. L’indurimento dei regolamenti del blocco economico, commerciale e finanziario e un maggiore uso della pressione economica, derivata dalle misure legate alla “guerra contro il terrorismo” hanno ampliato il quadro giuridico della persecuzione finanziaria contro Cuba e i suoi meccanismi d’attuazione.

La presenza di Cuba, dal 1982, nell’elenco dei paesi patrocinatori del terrorismo, costituì un pretesto per ulteriori misure.

Dando continuità alle leggi approvate durante l’amministrazione Clinton, su questo tema, una delle prime azioni dell’amministrazione di W.Bush fu l’approvazione della Legge di Assicurazione contro il Rischio del Terrorismo, del 26 novembre 2002, che eliminò la richiesta di ottenere un’autorizzazione del governo (licenza dell’Ufficio di Controllo degli Attivi Stranieri, OFAC, del Dipartimento del Tesoro) per eseguire sentenze giudiziali a carico dei fondi congelati dagli Stati considerati “patrocinatori del terrorismo”.

Insieme ad altre normative posteriori, ci sono state 16 spurie domande in processo civile contro la Repubblica di Cuba, contro nostri dirigenti ed istituzioni, in tribunali degli Stati Uniti, che esigono il pagamento di più di due miliardi di dollari e ne hanno già messo in esecuzione per una somma superiore ai 180 milioni. Una pretesa di grande attualità, di alcuni di questi richiedenti, è di spogliare Cuba della proprietà di marchi e brevetti.

Il Piano Bush, del 2004, derivante dalle raccomandazioni della cosiddetta “Commissione per l’Aiuto ad una Cuba Libera”, creata nell’ottobre 2003, portò con sé nuove azioni di persecuzione finanziaria. Ridurre al minimo l’ingresso di valuta estera, a Cuba, imponendo maggiori ostacoli al commercio cubano con l’estero è stato il fulcro di queste nuove misure. Per raggiungere questo obiettivo si creò il Gruppo di Persecuzione degli Attivi Cubani (Cuban Asset Targeting Group), composto da funzionari dei dipartimenti di Stato, Tesoro e Commercio al fine di rafforzare i meccanismi d’investigazione e persecuzione del commercio della più grande delle Antille in tutto il mondo.

S’imposero anche maggiori restrizioni ai viaggi a Cuba ai cubani residenti negli USA e all’invio delle rimesse e pacchetti ai loro parenti nell’isola. Allo stesso modo, s’incrementò la persecuzione delle operazioni turistiche, commerciali e finanziarie di Cuba con paesi terzi.

Nel 2006, si rese pubblico un aggiornamento del Piano Bush. Tra le nuove misure s’inclusero la creazione di una Task Force Inter Agenzie dedicata esclusivamente a perseguire la commercializzazione del nichel cubano in tutto il mondo; il rafforzamento del gruppo di Persecuzione degli Attivi Cubani; il divieto della vendita di attrezzature mediche per l’uso in programmi di cura a stranieri su larga scala; sanzioni alle imprese che collaborano con Cuba nella prospezione e produzione petrolifera; così come avviare l’applicazione del Titolo III della legge Helms-Burton a paesi che collaborano con Cuba.

Questa seconda versione implicò un sostanziale incremento dei livelli di coercizione e aggressività, soprattutto nei settori commerciali e finanziari, con un rinforzato carattere extraterritoriale. Prova di ciò fu la creazione, nell’ottobre 2006, del Gruppo di Lavoro per l’Applicazione delle Sanzioni a Cuba, con rappresentanti di circa una dozzina di dipartimenti e agenzie governative.

Nel periodo si perfezionarono le strutture interne dell’OFAC e le sue relazioni con altri dipartimenti e agenzie del Governo, così come il controllo sul sistema bancario internazionale al fine di rendere più esaustiva la persecuzione del movimento degli attivi di nazioni inserite nella lista dei paesi promotori del terrorismo. La Legge di Autorizzazione d’Intelligence, del 2004, diede vita all’Ufficio di Analisi e Intelligence, alle dipendenze del Vice Segretaria del Terrorismo e Intelligence Finanziaria del Dipartimento del Tesoro – membro della Comunità d’Intelligence degli Stati Uniti – che in linguaggio ellittico nasconde la sua natura interventista: “identificare le minacce e le vulnerabilità nella rete e fornire informazioni d’intelligence rilevanti e opportune alle autorità del Dipartimento del Tesoro per la presa di decisioni”. (1)

In base a tale ambiente di potenziamento delle strutture di persecuzione finanziaria, tra il 2006 ed il 2008, la OFAC firmò 19 protocolli d’intesa con varie agenzie statali e federali responsabili di regolare il funzionamento degli organismi bancari e finanziari negli Stati Uniti. Vigilare per una stretta aderenza ai programmi di sanzioni amministrati da questo Ufficio sarebbe stata una delle sue principali missioni.

Così, rimasero gettate le basi normative ed istituzionali più solide per la successiva escalation di azioni di persecuzione finanziaria contro Cuba.

Uno studio realizzato dall’Ufficio di Fiscalizzazione del governo USA, nel novembre 2007, ha rilevato che tra il 2000 e il 2005, il 70% di tutte le ammende inflitte dall’OFAC erano per violazioni del blocco imposto contro Cuba, anche quando Cuba si trovava, solamente in uno dei più di 20 programmi di sanzioni che amministrava tale Ufficio. L’amministrazione di W.Bush si caratterizzò per la vessazione contro un gran numero di individui o istituzioni che violarono le restrizioni sui viaggi a Cuba o altri aspetti commerciali. Tra il 2000 e il 2006, le multe applicate alle 8170 violazioni del blocco ascesero a 8,1 milioni di dollari.

Anche se alla fine della prima fase del suo mandato portò a vie di fatto la multa di maggiore entità sino allora applicata nei confronti di un soggetto estero, imposta contro l’Unione di Banche Svizzere (UBS) per le violazioni delle sanzioni contro Cuba ed altri paesi – pari alla molto significativa somma di 100 milioni di dollari – e quindi, con essa, inaugurare la fase delle grandi multe a istituzioni bancarie, l’amministrazione Bush non si caratterizzò per imporre tale tipo di penalità.

Questo tema pendente, l’imposizione di multe milionarie contro le banche estere, sarebbe stato ciò in cui più si sarebbe messo in luce il suo successore, Barack Obama.

SI ACUTIZZA L’ASSEDIO FINANZIARIO

Dalla fine del 2009 cominciarono ad adottarsi le extraterritoriali misure di persecuzione finanziaria contro Cuba che in realtà caratterizzano l’amministrazione Obama. Gli esempi elencati di seguito non coprono l’intero universo delle multe imposte, ma illustrano in modo terrificante la tendenza che ha prevalso.

Il 16 dicembre 2009, il Credit Suisse Bank fu multata per 536 milioni di dollari per violazioni del blocco contro Cuba ed altri paesi.

Tra marzo 2010 e aprile 2011, l’OFAC ha multato cinque istituzioni per un totale di 798.544.171 dollari, di cui 500 milioni alla banca olandese ABN Amro.

Le pressioni si sono anche dirette contro organismi internazionali della gerarchia delle Nazioni Unite. Il 15 luglio 2010 l’OFAC ha annunciato che l’Unione di Credito Federale delle Nazioni Unite è stata multata per 500000 dollari per l’effettuazione di operazioni finanziarie non autorizzate con Cuba e, benché paia incredibile, nel gennaio 2011 l’amministrazione Obama si arrogato il diritto di sequestrare 4 milioni 207 mila dollari dal Fondo Mondiale per la lotta all’AIDS, la tubercolosi e la malaria, destinati a combattere la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) e la tubercolosi in progetti di cooperazione con Cuba.

Un programma con il finanziamento del Fondo Mondiale dell’Ambiente, realizzato dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, budget di 1 milione 368 dollari, non è stato avviato a Cuba per le stesse pressioni del governo USA.

Nello stesso 2011 l’OFAC ha multato l’assicurazione statunitense Metropolitan Life Insurance Company e la banca tedesca, Commerzbank, con un importo complessivo di 198 mila dollari per transazioni finanziarie non autorizzate relative solo a Cuba, ed ha inflitto ammende ad altre tre istituzioni per un importo di 89 milioni 176.408 dollari, per violazioni congiunte delle normative su Cuba e in altri paesi.

Nel giugno 2012, s’impose la multa più elevata inflitta sino ad allora. La banca olandese ING fu costretta a pagare 619 milioni dollari per condurre transazioni finanziarie con Cuba ed altri paesi.

L’applicazione extraterritoriale del blocco avrebbe anche colpito la Bank of Tokyo-Mitsubishi UFJ del Giappone, con una multa di 8.000 milioni 571.634 dollari.

Nel giugno 2013, l’istituzione bancaria italiana Intesa San Paolo SpA è stata multata per 2 milioni 949.030 dollari.

franciaridajeLa multa più insolita, qualificata da Cuba come “il caso più allarmante e pericoloso” (2) doveva venire. Alla banca francese BNP Paribas, una delle più grandi in Europa e nel mondo, s’impose, il 30 giugno 2014, una ‘megamulta “di 8.970 milioni di $ per violazioni del blocco contro Cuba e delle sanzioni ad altri paesi.

Fino ad oggi, assommano a 38 il numero di entità sanzionate dall’amministrazione Obama ai sensi delle leggi e dei regolamenti derivati dall’arbitraria inclusione di Cuba nella lista degli Stati sponsor del terrorismo internazionale. L’importo accumulato ascende alla gigantesca cifra di 11.559 milioni 303.652 dollari. I danni si estendono a tutte le sfere della vita sociale ed economica del nostro Paese, compresi i pagamenti di quote ad organizzazioni internazionali.

A differenza della precedente amministrazione di George W. Bush, che si concentrò sugli individui che violavano determinate disposizioni del blocco, il tratto che ha caratterizzato l’amministrazione Obama è stata l’imposizione di multe milionarie contro banche ed istituzioni finanziarie. Confrontando l’impatto di entrambe le tendenze, non vi è dubbio che quest’ultima ha causato maggiori danni all’economia e al popolo cubano, dato l’effetto intimidatorio che esercita nei confronti dei partner commerciali, le banche estere ed altri soggetti interessati a mantenere relazioni con Cuba.

Negli ultimi cinque anni, delle 130 azioni extraterritoriali nei confronti di enti o persone per aver violato il blocco contro Cuba, 81 corrispondevano alla sfera finanziaria. Gli USA, in questo campo, non esitano in eventuali azioni sanzionatorie neppure contro i loro stessi alleati.

Mentre la feroce politica di persecuzione finanziaria continua e si rafforza, vari settori negli USA sono a favore del cambiamento. Gli ultimi due sondaggi, di maggior ripercussione, realizzati negli Stati Uniti dalla prestigiosa istituzione accademica  Atlantic Council (febbraio 2014) e dalla Florida International University (giugno 2014), hanno dimostrato che la maggioranza dei cittadini statunitensi e dei cubani che vivono in quel paese, in particolare in Florida, appoggiano la normalizzazione delle relazioni tra i due paesi.

Allo stesso modo, influenti think tank degli USA, come il Council on Foreign Relations, la Brookings Institution e il Consiglio delle Americhe/America Society hanno fatto proposte concrete, alla Casa Bianca, per modificare sostanzialmente l’obsoleta e fallita politica verso Cuba.

In questa linea s’inseriscono i recenti articoli pubblicati dal quotidiano statunitense The New York Times.

E’ tempo che le nefaste manifestazioni della guerra finanziaria contro il nostro paese soccombano di fronte a questi nuovi appelli.

(1) Public Law No: 108-177, Intelligenza Authorization Act per l’anno fiscale 2004. http://thomas.loc.gov/cgi-bin/bdquery/z?d108:hr02417

(2) Ministero degli Affari Esteri della Repubblica di Cuba, “Rapporto di Cuba sulla Risoluzione 68/8 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite dal titolo “Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba”, luglio 2014

* Autore di ‘Blocco. L’assedio economico più lungo della storia’, Casa Editrice Capitano di San Luis, L’Avana, 2003. Primo ricercatore presso il Centro di Ricerche Storiche della Sicurezza di Stato.

* Funzionaria Ministero degli Affari Esteri.

LA PERSECUCIÓN FINANCIERA CONTRA CUBA

Andrés Zaldívar Diéguez* Gretter Alfonso Guzmán*

 (PRIMERA PARTE)

Las primeras manifestaciones


La persecución financiera contra Cuba por parte del gobierno de Estados Unidos dura ya más de 55 años. La misma intenta frenar los créditos que pudiese recibir nuestro país en condiciones favorables; la movilización de capitales externos; las inversiones extranjeras directas; la inserción cubana en la economía mundial, así como los ingresos por exportaciones de bienes y servicios. Es una necesidad de primer orden, por tanto, conocer los antecedentes y desarrollo de esta política, la cual ha reforzado su carácter extraterritorial y se ha aplicado en estrecha interacción con otras modalidades del bloqueo.

LAS PRIMERAS ACCIONES

Las finanzas externas fueron el primer blanco de la guerra económica contra Cuba, materializada con la negativa a un empréstito solicitado por el Banco Nacional de Cuba en febrero de 1959 para estabilizar las finanzas internas, en precario estado después del robo de más de 400 millones de dólares del tesoro público por personeros de la dictadura batistiana.

Estados Unidos rechazó las racionales fórmulas de pago ofrecidas a ciudadanos estadounidenses por las nacionalizaciones de propiedades en Cuba, resultantes de la aplicación de la Ley de Reforma Agraria promulgada el 17 de mayo de 1959, e intentó imponer condiciones (pago “pronto, adecuado y efectivo”) imposibles de satisfacer. Los nacionales de otros países, también afectados, que se acogieron a la fórmula ofrecida por Cuba, hace ya muchos años recibieron justa compensación. La “deuda” cubana fue creada artificialmente por el gobierno de aquel país para ser utilizada como mecanismo de presión con fines políticos.

Fue al calor de la operación subversiva que comenzó a organizarse en agosto de 1959 y concluyó en Girón, que se dieron pasos prácticos para impedir las entradas de divisas. Su más importante medida, las reducciones y posterior corte definitivo en marzo de 1961 de la cuota azucarera cubana en el mercado estadounidense, hubiese bastado para destruir la Revolución si no se hubiese contado con la solidaridad del antiguo campo socia­lista.

La finalidad perseguida, descrita por el subsecretario de Estado Lester Mallory en abril de 1960 mantiene plena vigencia: “El único medio previsible para enajenar el apoyo interno es a través del desencanto y el desaliento basados en la insatisfacción y las dificultades económicas […]. Una línea de acción que tuviera el mayor impacto es negarle dinero y suministros a Cuba, para disminuir los salarios reales y monetarios a fin de causar hambre, desesperación y el derrocamiento del gobierno”.[1]

Las afectaciones a la producción azucarera se habían iniciado desde octubre de 1959 con el bombardeo de centrales azucareros y el lanzamiento de sustancias incendiarias a plantaciones cañeras.

El 29 de septiembre de 1960, el gobierno de Estados Unidos suspendió las operaciones de la planta de concentrado de níquel en Nicaro y al día siguiente el Departamento de Estado recomendó a los ciudadanos norteamericanos “abstenerse” de viajar a Cuba, paso inicial de su prohibición absoluta. Se dejaron de ingresar millones de dólares, dado que el turismo estadounidense era el de mayor cuantía. El 19 de octubre de 1960 el Departamento de Estado anunció “medidas generales de control a fin de prohibir las exportaciones norteamericanas a Cuba”, que dio inicio al bloqueo.

MEDIDAS DE LA OPERACIÓN MANGOSTA Y DE LA POLÍTICA “DE MÚLTIPLE VÍA”

El paso decisivo en la oficialización del bloqueo económico, comercial y financiero contra Cuba lo realizó el presidente John F. Kennedy, al dar cumplimiento a la Sección 620 (a) de la Ley de Asistencia Exterior, de septiembre de 1961, mediante la Proclama Presidencial 3447, del 3 de febrero de 1962. Su raíz genéticamente subversiva se percibe si se conoce que fue el resultado de una de las 33 medidas (la número once) de la Operación Mangosta.

El documento rector de la Operación Mangosta explicaba la finalidad de las presiones económicas: “La sublevación necesita un movimiento de acción política […] La acción política será apoyada por una guerra económica que induzca al régimen comunista a fracasar en su esfuerzo por satisfacer las necesidades del país […]”.[2] Medidas específicas de la operación perseguían dificultar la entrada de divisas resultantes de la exportación de productos tales como azúcar, níquel, tabacos, frutas y otros, así como encarecer los fletes. Es de esta Operación la formulación de que la Revolución podía ser debilitada “si el flujo de dólares hacia el país se elimina a través de la pérdida de las líneas de crédito”.

El fracaso de la Operación Mangosta trajo consigo una nueva política subversiva contra Cuba, conocida como “de Múltiple Vía”. En su contexto, el 8 de julio de 1963 el Departamento del Tesoro, apoyándose en la Ley de Comercio con el Enemigo de 1917, puso en vigor las Regulaciones para el Control de Activos Cubanos, que le confirieron al bloqueo sus rasgos fundamentales, en particular la gran preeminencia dada a las presiones financieras. Su aplicación trajo consigo el congelamiento de los fondos cubanos en bancos de Estados Unidos; la prohibición de todas las transacciones financieras y comerciales que no estuvieran bajo licencia; la prohibición de exportaciones cubanas a Estados Unidos; la prohibición a cualquier persona de cualquier na­cionalidad y lugar de establecer transacciones no autorizadas con Cuba en dólares estadounidenses, e hicieron suyas las regulaciones so­bre exportaciones a Cuba emitidas por el Departamento de Comercio.

Pocos días antes, el 18 de junio de 1963, el presidente Kennedy había aprobado una denominada “Política encubierta y programa integrado de acción hacia Cuba”, a cargo de la Agencia Central de Inteligencia (CIA), con seis direcciones de trabajo. Una de ellas fue denominada “Acciones de obstaculización en la economía sobre una base incrementada”, a todas luces el complemento, con medios y métodos encubiertos, de las Regulaciones para el Control de Activos Cubanos. Aquellas acciones, en conjunción con las sanciones norteamericanas abiertas, “causarían un efecto adverso en la economía cubana, con un máximo impacto si se combinaban con las acciones de sabotaje”, lo que sería supervisado “por un comité inter-agencia con autoridad para llamar a la rápida acción de los órganos participantes”. [3]

La IX Conferencia de Consulta de la Organización de Estados Americanos (OEA), realizada en Washington el 26 de julio de 1964, llamó a la interrupción de todo intercambio comercial directo o indirecto con Cuba. La no pertenencia de Cuba a la OEA le impedía recibir fondos del Banco Interamericano de Desarrollo. Unido a ello y al amparo en su poder de veto sobre el Fondo Monetario Internacional, a partir de 1964, Estados Unidos logró que Cuba se viera privada de fondos del Banco Mundial. Con ello se cerró toda posibilidad de utilización de los mecanismos financieros internacionales del sistema capitalista.

Según la Enmienda Hickenlooper, de octubre de 1964, ningún tribunal norteamericano podía dictar sentencia a favor de los intereses de otros estados, cuando se tratase de nacionalizaciones de propiedades norteamericanas a partir del 1ro. de enero de 1959, incluso ni aunque fuera invocando un principio clave del Derecho Internacional tal como la doctrina del poder soberano.

A fines de 1964, el Departamento del Tesoro congeló los fondos en Estados Unidos del Banco del Atlántico, de México, por realizar operaciones, en dólares estadounidenses, con nacionales cubanos. A pesar de las protestas gubernamentales mexicanas, los fondos no fueron desbloqueados hasta el cese de aquellas operaciones.

En 1965 se modificó el sistema del grupo de países del Departamento de Comercio, en países de grupos T, V, W, X y Z. Cuba fue ubicada en el grupo Z, categoría más restrictiva.

En 1969, el Departamento de Comercio enmendó sus disposiciones sobre exportaciones. Con Cuba su política fue cierre total.

Durante esta primera etapa, quedaron sentadas las bases de la persecución financiera contra nuestro país, la cual se puso de manifiesto desde antes del establecimiento oficial del bloqueo. Posteriormente se sustentó en leyes y regulaciones administrativas que todavía hoy continúan en vigor.

[1] Department of State: Foreign Relations of United States, 1958-1960, volume VI, Cuba, United States Government Printing Office, Washington, 1991, “Memorandum From the Deputy Assistant Secretary of State for Inter-American Affairs (Mallory) to the Assistant Secretary of State for Inter-American Affairs (Rubottom), Washington, April 6, 1960”, p. 886.
[2] Department of State: ob. cit., volume X, Cuba 1961-1962, 1996, “The Cuba Project”, January 18, 1962, pp. 713.
[3] Department of State: ob. cit., 1961-1963, volume XI, Cuban Missile Crisis and Aftermath, 1996, “Paper Prepared by the Central Intelligence Agency for the Standing Group of the National Security Council, Washington”, June 8, 1963, p. 830.

(segunda parte)

1981-2000: las presiones contra Cuba se recrudecen

La administración neoconservadora de Ronald Reagan, que asumió la presidencia en enero de 1981, se ocupó de desmantelar algunas medidas positivas de las administraciones previas [1] y adoptó otras que abrieron el camino a sus agudas manifestaciones actuales.

Una de las de más largo alcance, rápidamente adoptada, fue incorporar a Cuba a partir de 1982, sin razón alguna, al listado, que anualmente elabora el Departamento de Estado, de países patrocinadores del terrorismo internacional, lo que sirvió de fundamento a las medidas que acometería la Oficina de Control de Activos Extranjeros (OFAC), del Departamento del Tesoro, además de cumplir una función propagandística y de aislamiento internacional.

Desde finales de los años 90 ha sido la justificación de una nueva hornada de dañinas medidas en la persecución financiera a nuestro país.

En el periodo abril-junio de 1982 se elaboraron nuevas regulaciones sobre los viajes de ciudadanos estadounidenses a Cuba, regresándose a la situación anterior de licencias específicas, y se hicieron más estrictas las regulaciones de gastos, tronchándose una importante fuente de entrada de divisas. En 1989 se hicieron aún más restrictivas.

A partir de 1986 se dio inicio a la más organizada de las persecuciones contra las gestiones financieras y comerciales del país, con las emisiones por parte de la OFAC de las denominadas Listas de Nacionales Especialmente Designados (Specially Designated National, SDN). Con respecto a Cuba, entre 1986 y 1989, el Departamento del Tesoro emitió siete listas consecutivas, para un total de más de 230 entidades, prácticamente de todos los continentes. Al calificarse como “designadas cubanas”, ninguna persona natural o jurídica, bajo la jurisdicción de Estados Unidos, podía mantener vínculos económicos o financieros con entidades o individuos incluidos en estas listas. Con mayor fuerza que en cualquier periodo anterior, la cruzada anticubana en la esfera comercial y financiera comenzó a tener en la OFAC su principal instrumento.

Una enmienda, aprobada el 23 de agosto de 1988 por el Congreso, instruyó a la Administración a recrudecer las medidas contra Cuba a través de una mayor aplicación de la Ley de Comercio con el Enemigo y de una mayor interacción de la OFAC “con otras agencias federales”. Esta mayor interacción permitiría la recopilación de toda la información disponible sobre la red comercial internacional de Cuba, para contribuir a la elaboración de sus listados de “designados cubanos” y perfeccionar el trabajo “conjunto e integrado” de la OFAC y las otras agencias. De esta manera, se lograba un reforzamiento más efectivo de la guerra financiera.

Un resultado de ello fue el incremento de la obstaculización de las exportaciones cubanas de azúcar y de níquel, con su consiguiente afectación a la entrada de divisas. Como modalidad de “bloqueo por acuerdos”, Estados Unidos comenzó a exigir a Italia, Holanda, Francia, Japón e incluso a la Unión Soviética poco antes de su desintegración, y posteriormente a Rusia, que ninguna de sus exportaciones a territorio o intereses norteamericanos podía contener níquel de origen cubano. Para el año 2000, este tipo de bloqueo impedía el acceso de este producto al 40 % del mercado mundial. Con respecto al azúcar, tal medida se instrumentó a partir de la Ley de Seguridad Alimentaria de 1985, y como castigo a las violaciones de la exclusión del sistema de cuotas en el mercado de Estados Unidos.

A partir de esos antecedentes, en octubre de 1992 fue aprobada por el presidente Bush la Ley para la Democracia en Cuba, conocida como Ley Torricelli. En esos momentos, con el derrumbe del campo socialista y la desaparición de la URSS, Cuba necesitaba reorientar su comercio hacia mercados de países capitalistas (Europa, Canadá y América Latina) y existía una tendencia ascendente en el comercio con subsidiarias de empresas norteamericanas. Se requería también reorientar el mercado de fletes y recurrir a otras navieras que no eran las que tradicionalmente se habían utilizado de los países socialistas europeos. Todo ello fue prohibido o perseguido por esta Ley, en un claro ejercicio de extraterritorialidad. Solo en el primer semestre posterior a su promulgación, el principal autor de este acto legislativo, el senador Robert Torricelli, se ufanaba de haber encarecido en un 15 % el costo de las relaciones económicas externas cubanas.

Para enfrentar este doble bloqueo, para Cuba se hacía imperativo incentivar la inversión extranjera directa. A partir de 1994 esta se expandió notablemente en las esferas de los servicios, construcción de viviendas, inmobiliarias, telecomunicaciones y otras. Precisamente contra ello se dirigió la denominada Ley para la Libertad y la Solidaridad Democrática Cubanas, Ley Helms-Burton, de marzo de 1996, que se trazó como objetivo principal impedir la participación de aquella inversión extranjera en el proceso de reanimación económica del país: su título I, estableció la retención de pagos a instituciones financieras que concedieran créditos a Cuba, un chantaje financiero violatorio del Derecho Internacional.

Sus títulos III y IV se proyectaron contra la inversión extranjera en el país, en aras de lograr su colapso financiero, también violando principios y conceptos internacionalmente reconocidos. El fundamento de su extraterritorialidad fue denunciado en la Organización de Naciones Unidas por Cuba, en el año de su promulgación, como una selectiva y discriminatoria interpretación del concepto de la soberanía de los Estados, que a partir de entonces ha sido el patrón de las presiones contra el país en el terreno económico.

Otra legislación del 24 de abril de 1996 (Ley de Antiterrorismo y Pena de Muerte Efectiva) abriría la ruta, actualmente muy transitada, para llevar la guerra financiera contra Cuba aprovechando su inclusión en el listado de países patrocinadores del terrorismo. Esta Ley ampliaba las excepciones a la inmunidad, en tribunales estadounidenses, de los estados extranjeros que estuviesen en aquel listado. A esta línea de actuación le dio continuidad la Ley Ómnibus de Asignaciones Suplementarias y Emergencias Consolidadas, de 1998, que permitía la ejecución de sentencias a costa de los fondos de estados “patrocinadores del terrorismo” y la Ley de Protección a las Víctimas del Tráfico y la Violencia, del 28 de octubre del 2000, que estableció la posibilidad de ejecutar fallos judiciales a costa de los fondos congelados del Estado cubano.

Este andamiaje jurídico ha abierto el camino a espurios fallos contra Cuba en tribunales federales, en demandas presentadas por ciudadanos estadounidenses, supuestas víctimas del “terrorismo” cubano, que ha traído consigo el despojo a Cuba de los fondos congelados en bancos de aquel país y la persecución de otras fuentes.

La Ley Ómnibus de Asignaciones Presupuestarias para el año fiscal 1999 incluyó doce enmiendas encaminadas a reforzar las sanciones impuestas por el Título IV de la Ley Helms-Burton y se extienden al resto del mundo, y se amplió el bloqueo sobre los fondos de instituciones crediticias internacionales para concertar cualquier asistencia o reparaciones a Cuba. Particularmente aguda fue su Sección 211, violatoria del Acuerdo sobre los Aspectos de la Propiedad In­telectual relacionados con el Comercio (ADPIC) en la Organización Mundial del Comercio, y que es en esencia una guerra contra marcas o nombres comerciales de productos cubanos del primer nivel, tales como el ron Havana Club o el tabaco Cohiba. El objetivo principal fue crear obstáculos al desarrollo de las inversiones extranjeras en Cuba que estén asociadas a la comercialización internacional de productos cubanos de reconocido prestigio.

Otro endurecimiento de la política del bloqueo (Enmienda Stanford, aprobada en la Cámara el 20 de julio del 2000), dio al traste con las propuestas para favorecer la venta de alimentos y las visitas libres de norteamericanos a Cuba.

Pero las medidas más insólitas estaban aún por venir.

[1] Levantamiento de prohibiciones de viajar a Cuba; autorización para envío de remesas a familiares; autorización del comercio, bajo licencia, con subsidiarias norteamericanas en terceros países, entre otras, se comenzaron durante las administraciones Ford y Carter, por cambios positivos en la correlación de fuerzas tanto a nivel internacional como de América Latina y el Caribe.

(tercera parte)

De W. Bush a Obama: se incrementa la agresividad

El arribo de George W. Bush a la presidencia de los Estados Unidos en el 2001 marcó el comienzo de una nueva escalada de amenazas y una mayor agresividad en la política de Washington contra nuestro país. El recrudecimiento de las regulaciones del bloqueo económico, comercial y financiero así como una mayor utilización de la presión económica, derivada de las medidas vinculadas a la denominada “guerra contra el terrorismo”, ampliaron el marco legal de la persecución financiera contra Cuba y sus mecanismos de implementación.

La presencia de Cuba, desde 1982, en el listado de países patrocinadores del terrorismo, constituyó un pretexto para nuevas medidas.

Dando continuidad a las leyes aprobadas durante la administración Clinton sobre esta materia, una de las primeras acciones de la administración de W. Bush fue la aprobación de la Ley del Seguro contra el Riesgo de Terrorismo, del 26 de noviembre del 2002, la cual eliminó el requerimiento de obtención de una autorización del gobierno (licencia de la Oficina de Control de Activos Extranjeros, OFAC, del Departamento del Tesoro), para ejecutar fallos judiciales a costa de los fondos congelados de Estados considerados “patrocinadores del terrorismo”.

Unido a otras legislaciones posteriores, se han presentado 16 espurias demandas en proceso civil contra la República de Cuba, contra nuestros dirigentes e instituciones, en tribunales estadounidenses, los cuales exigen el pago de más de dos mil millones de dólares y ya han ejecutado un monto superior a los 180 millones. Una pretensión de mucha actualidad, de algunos de estos demandantes, es la de despojarnos de la propiedad de marcas y patentes.

El Plan Bush del 2004, resultante de las recomendaciones de la denominada “Comisión para la Ayuda de una Cuba Libre”, creada en octubre del 2003, trajo consigo nuevas acciones de persecución financiera. Limitar al máximo la entrada de divisas al país mediante la imposición de mayores obstáculos al intercambio comercial cubano con el exterior constituyó el eje central de estas nuevas medidas. Para cumplir este objetivo se creó el Grupo de Persecución de Activos Cubanos (Cuban Asset Targeting Group), integrado por funcionarios de los departamentos de Estado, Tesoro y Comercio, con el fin de fortalecer los mecanismos de investigación y persecución del comercio de la mayor de las Antillas por todo el mundo.

También se impusieron mayores restricciones a los viajes a Cuba de nacionales residentes en Estados Unidos y al envío de remesas y paquetes a sus familiares en la Isla. Paralelamente, se incrementó la persecución de operaciones turísticas, comerciales y financieras de Cuba en terceros países.

En el 2006, se hizo pública una actualización del Plan Bush. Entre las nuevas medidas se incluyeron la creación de una Fuerza de Tarea Interagencias, dedicada exclusivamente a perseguir la comercialización del níquel cubano en todo el mundo; el fortalecimiento del Grupo de Persecución de Activos Cubanos; la prohibición de ventas de equipos médicos para uso en programas de atención a extranjeros en gran escala; sanciones a empresas que colaboraran con el país en la prospección y producción petrolera; así como iniciar la aplicación del Título III de la Ley Helms-Burton a países que colaborasen con el nuestro.

Esta segunda versión implicó un incremento sustancial de los niveles de coerción y agresividad, especialmente en las esferas comercial y financiera, con un reforzado carácter extraterritorial. Muestra de ello fue la creación, en octubre del 2006, del Grupo de Trabajo para la Aplicación de las Sanciones a Cuba, con representantes de cerca de una decena de departamentos y agencias gubernamentales.

En el periodo se perfeccionaron las estructuras internas de la OFAC y sus relaciones con otros departamentos y agencias del Gobierno, así como el control sobre el sistema bancario internacional en aras de hacer más exhaustiva la persecución del movimiento de activos de naciones incorporadas en el listado de países promotores del terrorismo. La Ley de Autorización de Inteligencia del 2004 dio origen a la Oficina de Análisis e Inteligencia, subordinada a la Vicesecretaría de Terrorismo e Inteligencia Financiera del Departamento del Tesoro —integrante de la Comunidad de Inteligencia de Estados Unidos— que en lenguaje elíptico esconde su naturaleza interventora: “identificar las amenazas y vulnerabilidades en la red y proveer información de inteligencia relevante y oportuna a las autoridades del Departamento del Tesoro para la toma de decisiones”. (1)

Al amparo de este ambiente de fortalecimiento de las estructuras de persecución financiera, entre el 2006 y el 2008, la OFAC firmó 19 memorandos de entendimiento con diferentes agencias estaduales y federales, responsables de regular el funcionamiento de las entidades bancarias y financieras en Estados Unidos. Velar por el acatamiento estricto a los programas de sanciones administrados por esta Oficina se ubicaría entre una de sus principales misiones.

De esta manera, quedaron sentadas bases reguladoras e institucionales más sólidas para la posterior escalada de acciones de persecución financiera contra Cuba.

Un estudio realizado por la Oficina de Fiscalización del gobierno de Estados Unidos, en noviembre del 2007, arrojó que entre el 2000 y el 2005, el 70 % de todas las multas impuestas por la OFAC correspondieron a violaciones del bloqueo impuesto a Cuba, aun cuando nuestro país se encontraba, solamente, en uno de los más de 20 programas de sanciones que administraba esta Oficina. La administración de W. Bush se caracterizó por el acoso contra una gran cantidad de individuos o instituciones que violasen las restricciones de viajes a Cuba u otros aspectos comerciales. Entre el 2000 y el 2006, las multas aplicadas a las 8 170 violaciones del bloqueo detectadas, ascendió a 8,1 millones de dólares.

Aunque al cierre de la primera etapa de su mandato llevó a vías de hecho la multa de mayor cuantía hasta entonces aplicada contra una entidad extranjera, impuesta contra la Unión de Bancos Suizos (USB) por violaciones de las sanciones contra Cuba y otros países —ascendió al muy significativo monto de cien millones de dólares—, y con ello inaugurar la etapa de grandes multas a entidades bancarias, la administración Bush no se caracterizó por imponer este tipo de penalidad.

Esa asignatura pendiente, la imposición de multas millonarias contra bancos extranjeros, sería en la que más se destacaría su sucesor, Barack Obama.

SE AGUDIZA EL CERCO FINANCIERO

Desde finales del 2009 comenzaron a adoptarse las extraterritoriales medidas de persecución financiera contra Cuba que en realidad caracterizan al gobierno de Barack Obama. Los ejemplos que se mencionan a continuación no abarcan todo el universo de multas impuestas, pero ilustran de manera espeluznante la tendencia que ha prevalecido.

El 16 de diciembre del 2009, el Credit Suisse Bank fue multado por 536 millones de dólares, por violaciones del bloqueo a Cuba y otros países.

Entre marzo del 2010 y abril del 2011 la OFAC había multado a cinco entidades por un monto total de 798 millones 544 171 dólares, de los que 500 millones correspondían al Banco holandés ABN Amro.

Las presiones se encaminaron también contra organismos internacionales de la jerarquía de la Organización de Naciones Unidas. El 15 de julio del 2010 la OFAC informó que la Unión de Crédito Federal de Naciones Unidas fue multada por 500 000 dólares por realizar transacciones financieras no autorizadas con Cuba y, aunque parezca increíble, en enero del 2011 la administración Obama se arrogó el derecho de incautar 4 millones 207 000 dólares del Fondo Mundial de lucha contra el sida, la tuberculosis y la malaria, destinados a combatir el síndrome de la inmunodeficiencia adquirida (sida) y la tuberculosis en proyectos de cooperación con Cuba.

Un programa con financiamiento del Fondo Mundial del Medio Ambiente, implementado por el Programa de Naciones Unidas para el Medio Ambiente, presupuestado en un millón 368 dólares, no ha podido iniciarse en Cuba por las mismas presiones gubernamentales estadounidenses.

En el propio año 2011, la OFAC multó a la aseguradora estadounidense Metropolitan Life Insurance Company y al banco alemán, Commerzbank, con un monto total de 198 000 dólares por realizar transacciones financieras no autorizadas relacionadas solamente con Cuba, y le impuso multas a otras tres instituciones por un monto de 89 millones 176 408 dólares, por violar conjuntamente las regulaciones sobre Cuba y otros países.

En junio del 2012, se impuso la multa más alta hasta entonces aplicada. El banco holandés ING se vio obligado a pagar 619 millones de dólares por realizar transacciones financieras con Cuba y otros países. La aplicación extraterritorial del bloqueo también afectaría al Bank of Tokio-Mitsubishi UFJ de Japón, con una multa de 8 millones 571 634 dólares. En junio de 2013, la institución bancaria italiana Intesa San Paolo S.p.A. fue multada por 2 millones 949 030 dólares.

La multa más insólita, calificada por Cuba como “el caso más alarmante y peligroso” (2), estaba por venir. Al banco francés BNP Paribas, uno de los más grandes de Europa y el mundo, se le impuso, el 30 de junio del 2014, una “megamulta” de 8 970 millones de dólares, por violaciones del bloqueo a Cuba y de las sanciones a otros países.

Hasta la fecha, suman 38 la cantidad de entidades multadas por el gobierno de Obama al amparo de las leyes del bloqueo y de las regulaciones derivadas de la arbitraria inclusión de Cuba en la lista de Estados patrocinadores del terrorismo internacional. El monto acumulado asciende a la gigantesca cifra de 11 559 millones 303 652 dólares. Las afectaciones se extienden a todas las esferas de la vida social y económica de nuestro país, incluidos los pagos de cuotas a organismos internacionales.

A diferencia del gobierno anterior de George W. Bush, que se concentró en individuos que violaban determinadas disposiciones del bloqueo, el rasgo que ha caracterizado a la administración Obama ha sido la imposición de multas millonarias contra bancos e instituciones financieras. Al comparar el impacto de ambas tendencias, no caben dudas de que esta última ha ocasionado mayores daños a la economía y el pueblo cubanos, dado el efecto intimidatorio que ejerce contra los socios comerciales, los bancos extranjeros y otras entidades interesadas en mantener relaciones con Cuba.

En los últimos cinco años, de las 130 acciones extraterritoriales contra entidades o individuos por violar el bloqueo contra Cuba, 81 correspondieron a la esfera financiera. Estados Unidos, en este campo, no vacila en medidas punitivas ni contra sus propios aliados.

Mientras la feroz política de persecución financiera continúa y se fortalece, diversos sectores en Estados Unidos se pronuncian a favor del cambio. Las dos últimas encuestas de más grande repercusión realizadas en Estados Unidos por la prestigiosa institución académica Atlantic Council (febrero del 2014) y la Universidad Internacional de Florida (junio del 2014), demostraron que la mayoría de los ciudadanos estadounidenses y de los cubanos residentes en ese país, especialmente en la Florida, apoyan la normalización de las relaciones entre ambos países.

De igual manera, influyentes tanques pensantes estadounidenses como el Consejo para las Relaciones Exteriores, la Brookings Institution y el Consejo de las Américas/Sociedad de las Américas han realizado propuestas concretas a la Casa Blanca para cambiar sustancialmente la obsoleta y fracasada política hacia nuestro país.

En esta línea se insertan los recientes artículos publicados por el periódico estadounidense The New York Times.

Es hora de que las nefastas manifestaciones de la guerra financiera contra nuestro país sucumban ante estos nuevos reclamos.

(1) Public Law No: 108-177, Intelligence Authorization Act for Fiscal Year 2004. En http://thomas.loc.gov/cgi-bin/bdquery/z?d108:h.r.02417

(2) Ministerio de Relaciones Exteriores de la República de Cuba: “Informe de Cuba sobre la Resolución 68/8 de la Asamblea General de las Naciones Unidas, titulada ‘Necesidad de poner fin al bloqueo económico, comercial y financiero impuesto por los Estados Unidos de América contra Cuba’”, julio del 2014

* Autor de Bloqueo. El asedio económico más prolongado de la historia, Editorial Capitán San Luis, La Habana, 2003. Primer investigador en el Centro de Investigaciones Históricas de la Seguridad del Estado.

** Funcionaria del MINREX.

 

 

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