ANPP: discorso di Raul Castro Ruz

Discorso del Generale dell’Esercito Raul Castro Ruz, primo segretario del Comitato centrale del Partito comunista di Cuba, alla chiusura della sessione costituente della IX legislatura dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, Palazzo dei Congressi, 19 aprile 2018, “Anno 60 della rivoluzione”.

Compagni e compagni:

Prima di tutto, vorrei ringraziarvi per l’incarico di pronunciare le parole finali  di questa commovente Sessione costituente della IX legislatura dell’Assemblea nazionale del potere popolare, che si svolge proprio oggi, quando si celebra il 57° anniversario della vittoria di Playa Girón, al comando del comandante in capo Fidel Castro Ruz, sull’invasione mercenaria organizzata, finanziata e sbarcata dal governo degli Stati Uniti. Questo fatto storico è più rilevante perché è la prima volta che combattenti dell’Esercito ribelle, poliziotti e miliziani combatterono per difendere le bandiere del socialismo, proclamate da Fidel il 16 aprile 1961, nell’addio alle vittime del bombardamento delle basi aeree Come è noto, nell’ultima sessione ordinaria dell’VIII legislatura, l’Assemblea nazionale approvava l’estensione del mandato dei deputati del Parlamento cubano e dei delegati delle Assemblee provinciali, per i gravi effetti provocati dall’uragano Irma, il cui impatto diretto su quasi tutto il territorio nazionale ha determinato la necessità di adeguare il calendario del processo elettorale, che abbiamo concluso oggi e che ha avuto una massiccia partecipazione dei cittadini, ulteriore dimostrazione del sostegno alla rivoluzione e la nostra democrazia socialista. È opportuno riconoscere il lavoro svolto dalle commissioni elettorali e dalle candidature su tutte le istanze, nonché l’insieme delle istituzioni che hanno collaborato per il buon svolgimento delle elezioni. Il Vl Congresso del partito, tenutosi nell’aprile 2011, approvava la proposta di limitare l’esecuzione delle posizioni politiche e statali fondamentali ad un massimo di due termini quinquennali consecutivi. Nello stesso senso il VII Congresso veniva annunciato due anni fa, e sebbene questa limitazione non sia stata ancora introdotta nella Costituzione, una questione che speriamo venga stabilita nel quadro della sua riforma, avendo assunto il mio secondo mandato come Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, il 24 febbraio 2013, espressi che fosse stato l’ultimo, ratificandolo lo scorso dicembre quando, qui, affermai che da oggi Cuba avrà un nuovo presidente. Non era necessario attendere la riforma costituzionale per mantenere la parola e agire di conseguenza, più importante era dare l’esempio.

L’Assemblea nazionale del potere popolare ha eletto il compagno Miguel Díaz-Canel Bermúdez presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri. Allo stesso tempo, il compagno Salvador Valdés Mesa è stato eletto Primo Vicepresidente del Consiglio di Stato e in seguito l’Assemblea Nazionale ne approvava la designazione a Primo Vicepresidente del Consiglio dei Ministri. Il compagno Díaz-Canel ha una carriera di quasi 35 anni. Dopo aver conseguito la laurea d’ingegnere elettronico presso l’Università Centrale di Las Villas, ha lavorato in quella professione. Completava il servizio militare in unità missilistica antiaeree delle FAR, dopo di che fu professore presso la Facoltà di Ingegneria Elettrica del centro universitario, dove fu proposto quadro professionale dell’Unione dei Giovani Comunisti, gradualmente salendo nelle posizioni dirigenziali di questa organizzazione, fino alla promozione al lavoro professionale nel Partito. Dal luglio 1994 al terzo o quarto anno del Periodo Speciale, quando la fase più acuta del Periodo Speciale era al culmine, fu per nove anni Primo Segretario del Comitato Provinciale di Villa Clara e ricoprì la stessa responsabilità nella provincia di Holguin per altri sei, in entrambi i casi con risultati soddisfacenti. E non era un caso che dopo i nove anni trascorsi a Villa Clara, abbastanza, perché vi era nato e conosceva la sua vecchia provincia, incluse anche Cienfuegos e Sancti Spíritus, doveva essere inviato a Holguín, una delle province più grandi per abitanti e estensione territoriale, nell’ambito della preparazione di una dozzina di giovani, la maggior parte dei quali proveniva dall’Ufficio Politico, ma non riuscimmo a materializzarne la preparazione, e fu l’unico sopravvissuto, direi esagerando, di quel gruppo (applausi), senza criticarne le mancanze, ma parlando col compagno Machado gli disse che siamo noi a dover criticarci per non aver organizzato meglio preparazione e maturazione di quei compagni per occupare le alte responsabilità nel partito e nel governo.

Se in 15 anni fu in due province il massimo dirigente del partito, senza contare gli anni in cui guidò i giovani nella sua stessa provincia, ed ho anche detto al compagno Machado che in 15 anni avrebbe potuto passare, a un ritmo di circa tre anni, almeno da cinque province del Paese, in modo che li conoscesse più profondamente. Non critico Machado, lo critico troppo (Applausi). E ora, mentre passo da lui direttamente, lasciate che si prepari! (Ride). Ma voglio dire con questo che dobbiamo prestare ancora più attenzione alla preparazione dei quadri, così che quando occuperanno altre cariche superiori abbiano un controllo maggiore; ma la sua elezione ora non è una coincidenza, era prevista, nel gruppo il migliore, secondo la nostra modesta opinione e del Partito, era il compagno Díaz-Canel (Applausi), e che non ne dubitiamo per le virtù, per l’esperienza e la dedizione al lavoro che ha mostrato, avrà assoluto successo nel compito affidatogli dal nostro supremo organo del potere statale (Applausi). E’ nel Comitato Centrale del Partito dal 1991 e 15 anni fa fu promosso all’Ufficio Politico. Ha svolto la missione internazionalista nella Repubblica del Nicaragua e si è laureato presso il Collegio di Difesa Nazionale. Nel 2009 fu nominato Ministro dell’Istruzione Superiore e nel 2012 Vicepresidente del Consiglio dei Ministri per l’attenzione delle organizzazioni legate a istruzione, scienza, sport e cultura. Cinque anni fa è stato eletto Primo Vicepresidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, e da quel momento, con un gruppo di colleghi dell’Ufficio Politico, eravamo assolutamente certi di aver centrato la guida e che questa era la soluzione che oggi si materializza in questo importantissimo incontro, posizione quest’ultima menzionata e, soprattutto, a Primo Vicepresidente dei Consigli di Stato e dei Ministri che coincide con l’attenzione alla sfera ideologica del Comitato Centrale del Partito. Né è una coincidenza, ma questione importante come passare la mano da Presidente degli odierni Consigli di Stato e dei Ministri, che terminato, ne farò riferimento più tardi, continuerò come Primo Segretario fino al 2021, assumerò quella di Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri e Primo Segretario del Partito Comunista (Applausi). Fu pianificato in questo modo, conservando la prossima proposta dell’Assemblea, che sarà discussa anche col Consiglio dei Ministri, nella sessione di luglio, in cui sarà anche proposto al Comitato dei Deputati di essere responsabile della stesure e presentazione a questa Assemblea del nuovo progetto di Costituzione, che sarà poi necessario discuterne con la popolazione con un referendum. Anticipiamo che nella prossima Costituzione, dove non c’è alcun cambiamento del nostro obiettivo strategico, nel lavoro del Partito, che sarà mantenuto e il nostro popolo lo sosterrà indubbiamente, come fece decine di anni fa, nel 1976, con un enorme numero di voti, il 98%. E in quell’occasione potranno riunirsi nuovamente queste due posizioni che, come ho detto, sono fondamentali, di Primo Segretario del Partito e di Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, che hanno nelle loro mani tutto il potere e l’influenza da esercitare, anche se c’è, potrebbe esserci, un primo ministro al governo. Così ho già dimostrato di aver discusso abbastanza sulla formulazione che sarà presentata attraverso quella Commissione di cui ho parlato, che vi sarà proposta a luglio. I loro due mandati devono essere conformi, come stabiliremo nella Costituzione, a cinque anni ciascuno. Il congresso del partito manterrà le date. Fui eletto al 7.mo Congresso del partito fino al 2021, compirò 87 anni il 3 giugno, non dico di mandarmi un regalo, so che è difficile averlo qui, anche se modesto (Applausi). Avere un regalo qui, anche se modesto, è più difficile che trovare olio (Risate), cioè non mi mandano nulla.

Quando si adempiono i due mandati, se funziona bene, e si è approvati dal Comitato Centrale del nostro partito e dall’organo supremo del potere statale, che è questa Assemblea di cui facciamo parte, deve rimanere. La stessa cosa che facciamo ora, deve tenerlo col suo sostituto. Finendo i 10 anni da Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, nei tre che restano, fino al Congresso, rimane Primo Segretario per consentire il transito sicuro e garantire il passaggio al sostituto, finché non si ritirerà per occuparsi dei nipoti che avrà già, se non ne ha ancora uno, hai già dei nipoti? Bene, ai pronipoti, come me, ne ho tre e uno è in strada (Risate). Questo è quello che pensiamo. Naturalmente, gli organi superiori del Partito e dello Stato decideranno, prenderanno la decisione finale in queste attività che ho menzionato.

Viviamo in un posto e in un tempo in cui non possiamo commettere errori. Sono uno di quelli che legge e studia, quando il tempo lo permette, tutto ciò che mi fu affidato dai pessimi eventi storici accaduti nella storia recente, a livello internazionale, nei Paesi, e non possiamo commettere errori, non solo per la posizione geografica in cui ci troviamo, o qualsiasi altra ragione; ci sono errori che non possiamo commettere, come quelli che mettono fine a processi molto importanti per l’umanità e le cui conseguenze furono scontate da molti Paesi; le conseguenze dello squilibrio internazionale creato, che molti Paesi hanno subito, continuiamo a pagarla, come il nostro. Mi capite bene? (Rispondono: “Sì!”). Il compagno Díaz-Canel non è un improvvisato, nel corso degli anni ha mostrato maturità, capacità di lavoro, forza ideologica, sensibilità politica, impegno e lealtà nei confronti della Rivoluzione. La sua ascesa ai vertici dello Stato e alla responsabilità governativa della nazione non è il risultato del caso o della fretta. Nella sua progressiva promozione a posizioni più alte, come ho già detto, con altri casi di giovani leader, non abbiamo commesso l’errore di accelerare il processo, ma ciò è stato assicurato con intento e lungimiranza sul transito attraverso diverse responsabilità di partito e governative, in modo da acquisire una preparazione globale che, insieme alle qualità personali, gli consentirà di assumere con successo la guida del nostro Stato e del governo, e in seguito la massima responsabilità nel Partito.

Da parte sua, il compagno Valdés Mesa ha una vasta carriera al servizio della rivoluzione, il cui trionfo lo sorprese operaio agricolo in una fattoria nella regione di Amancio Rodríguez, che allora apparteneva alla provincia di Camagüey. Nel 1961 si unì alle milizie nazionali rivoluzionarie, partecipò alla campagna di alfabetizzazione e lavorò nell’associazione dei giovani ribelli, diventandone segretario generale nella suddetta regione. Quando l’Unione dei Giovani Comunisti fu costituita, fu eletto Segretario Generale in quell’istanza e partecipò come delegato al Primo Congresso di questa organizzazione. Successivamente partecipò alla costruzione del Partito Unito della Rivoluzione Socialista di Cuba in varie regioni di Camagüey, e ricoprì incarichi direttivi a livello comunale e nel Comitato Provinciale del Partito, da dove andò come quadro professionale al lavoro sindacale, gradualmente salendo tra gli altri, alla responsabilità di secondo segretario della Central de Trabajadores de Cuba, CTC, e segretario generale dell’Unione nazionale dei lavoratori agricoli e forestali. Nel 1995 fu nominato Ministro del lavoro e della sicurezza sociale, e quattro anni dopo promosso Primo segretario del Comitato provinciale del Partito a Camagüey. Nel XIX Congresso della CTC, tenutosi nel 2006, fu eletto Segretario generale, una condizione che mantenne fino al 2013 quando fu eletto Vicepresidente del Consiglio di Stato. Senza smettere di lavorare, si laureò nel 1983 come agronomo presso l’Istituto Superiore di Scienze Agrarie di Ciego de Ávila. È membro del Comitato centrale del Partito dal 1991 e del suo Ufficio Politico da 10 anni. Allo stesso modo, penso che sia giusto distinguere l’atteggiamento disinteressato del compagno José Ramón Machado Ventura, che di nuovo su sua iniziativa. e lo ripeto perché l’aveva già fatto, proprio così che Díaz-Canel potesse occupare la posizione che aveva come Primo Vicepresidente del Consiglio di Stato, offrendo la sua posizione di Vicepresidente dei Consigli di Stato e dei Ministri per far posto alla nuova generazione. Machado, che ha più di 60 anni di lotta rivoluzionaria dalla Sierra Maestra e dal secondo Fronte orientale di Frank País, uno dei fondatori, è un esempio di modestia, onestà e dedizione illimitata al lavoro, sebbene sia un un po’ irascibile, come molti di voi sanno. D’ora in poi, concentrerà gli sforzi sul lavoro del partito, come secondo segretario del Comitato centrale.

Menzione speciale merita la compagna Mercedes López Acea, membro dell’Ufficio Politico, liberata dalla posizione di Vicepresidente del Consiglio di Stato ieri pomeriggio, dopo oltre otto anni di lavoro encomiabile e molto difficile di Prima Segretaria del Partito in questo complicata Capitale, un compito logicamente più complesso, proprio perché è capitale del Paese, e presto assumerà nuove responsabilità nel Comitato centrale del partito (Applausi). La composizione del Consiglio di Stato eletto oggi dall’Assemblea nazionale riflette un rinnovo del 42%. Cresce anche la rappresentanza femminile fino al 48,4%. Cresce Teresa, eh? Ma ora dobbiamo continuare, come dici tu, per le posizioni decisionali, non solo sui numeri (Applausi). Cresce, beh, quella delle donne al 48,4%, e quella dei neri e dei meticci raggiunge il 45,2%. E così su un problema come l’altro non si dovrebbe tornare indietro di un millimetro, perché ci sono voluti molti anni, dal trionfo della Rivoluzione, a cominciare da Fidel, che iniziò con queste idee d’uguaglianza delle donne e contro la volontà di molti vecchi guerriglieri della Sierra Maestra, e non c’erano armi in eccesso, al contrario, formarono un plotone chiamato Mariana Grajales (Applausi), e qui c’è anche una deputata, Teté Puebla Viltres, che fu uno degli ufficiali di quel plotone. Questo è costato molto lavoro, non fu facile, e abbiamo ancora la battaglia delle proporzioni negli aspetti non solo numerici, come ho detto, ma qualitativi, nei posti decisionali. Donne e neri, soprattutto, sono stati preparati nel Paese, questo è un esempio, vediamo il dossier di ognuno di loro; ma costa lavoro, ecco perché insisto: non un passo indietro! E ora ci mancano le posizioni decisionali, non perché tali o simili, ma per la loro qualità, la loro preparazione. Io stesso ho sbagliato con alcune designazioni per raggiungere l’obiettivo, senza soddisfare tutte le condizioni indicate, e ho dovuto, naturalmente, rettificare più tardi. Ma lo richiamo all’attenzione perché è un argomento che non possiamo lasciare alla spontaneità. Cosa dicono i giornalisti? Non è vero? (Applausi.)

L’età media del Consiglio di Stato è diminuita a 54 anni e il 77,4% è nato dopo il trionfo della Rivoluzione. Gli anni sono passati e non ce ne rendiamo conto, ma sono passati. Tre donne sono state elette vicepresidenti del Consiglio di Stato, due delle quali nere, e non solo perché nere, ma per le loro virtù e qualità, ulteriore dimostrazione del rispetto degli accordi decisi dai Congressi del Partito e dalla sua Prima Conferenza Nazionale nel 2012 sulla politica dei quadri. Questo è anche evidente nel fatto che più della metà dei deputati dell’Assemblea nazionale, il 53,22%, sono donne e la rappresentazione di neri e meticci ha raggiunto il 40,49%, e questa è la strada da percorrere. Vedete che ci sono già alcune compagne e compagni, ancora pochi, neri come oratori, sia in televisione che alla radio, non vedete che alcuni di loro già appaiono? Non è stato facile, io stesso ho dato istruzioni concrete ai responsabili delle organizzazioni radiotelevisive, e ho detto: fatelo senza intaccare nessuno, ma risolvetelo lentamente. Hanno fatto alcuni passi, ma non abbastanza dal mio punto di vista; Continuano mentre vanno, non così lentamente, ma continuano a muoversi con cautela in modo che nessuno affermi di essere stato colpito perché hanno messo qui un meticcio o un nero. Fortunatamente appare anche la parte meteo a un grande nero, che tiene le mani così, non so perché non gli diano un puntatore per segnare (Applausi), perché non sa cosa fare con le sue mani e le mette così (Mostra), e ha una mappa là dove si riflette la situazione, con un puntatore che può estrarre. E uno degli sport, grazie al cielo a volte appare sui notiziari stellari, e non è stato portato via da nessuno. Voglio dire, vi mostro che le cose devono essere pensate, per non dire e per la bontà di Dio, l’hanno soddisfatta o non l’hanno fatto, insistendo, cercando nuovi metodi, evitando di fare errori in modo che non ci criticassero in tali nobili obiettivi, e pensare una volta e ripensare a un’altra soluzione quando non possiamo risolvere i problemi. È questo il caso o no? (Dicono: “Sì!”) Questo è il motivo per cui prendo e lascio il testo attentamente elaborato per un’occasione così importante, per riflettere su quelle esperienze, molto utili, ed da anni che si vede, analizzando.

E quel dettaglio che vi ho detto sulle donne e sulla questione razziale che solleviamo spesso’… Non è un peccato ricordare, come ho talvolta affermato in alcune discussioni particolari, intendo in riunioni non ufficiali. Sono nato in campagna, a Birán, che ora è Cueto, anche se ero un Mayaricero, ora sono un cuetense e un holguin, ma studiai a Santiago, il che mi portò molto, naturalmente. E ricordo, quando ero studente, e prima del trionfo della Rivoluzione, nel caso in cui lo già dimenticassimo, c’erano solo tre posti, l’Avana, non dico L’Avana, ricordo la dimensione originale che aveva prima dell’attuale divisione politica-amministrativo, dico Havana, Santiago de Cuba e Guantanamo, mi riferisco alla città, dove prima non c’era la televisione, c’era la radio già da quando avevo la ragione, ma non la televisione, e nelle piccole, diverse città, a volte era nella sede municipale, c’era sempre il parco centrale, diciamo, la prima cosa che fecero i pianificatori spagnoli. Gli anziani qui non si ricordano di domeniche, in alcuni di quei luoghi, quando la banda musicale municipale, dove esisteva, suonava di notte? E poi vidi coppie di innamorati, o innamorati, o amici bianchi che camminano nel parco e neri e meticci nel parco, ma fuori dalla recinzione. Era così o no? So che ci sono molti giovani qui. Lo sapevate? Ciò durò fino a quando Fidel ha pronunciato il primo discorso, credo che a gennaio o febbraio 1959. Ma le radici erano ancora attive, un Paese che va onorato nella composizione etnica del suo popolo, emersa nella lotta, nel crogiolo delle nostre guerre d’indipendenza, dove nel 1868, quasi 150 anni ad ottobre, sapete chi erano i capi principali, erano latifondisti, persino schiavisti, che iniziarono dando la libertà ai loro schiavi, e quando quella guerra, con l’accordo del famoso Patto di Zanjón, che fu messo in ombra, meno male, da Antonio Maceo e dai suoi ufficiali nella protesta di Baraguá, la gloriosa protesta di Baraguá, quando fu raggiunto quel patto e la grande maggioranza dei capi erano neri, e all’inizio della necessaria guerra di Marti nel 1895, furono loro a guidarla fondamentalmente.

Poi venne quello che sappiamo dalla storia, la partecipazione statunitense negli ultimi giorni della guerra, quando la Spagna era già completamente sconfitta, con decine di migliaia di soldati spagnoli, persino ricoverati in ospedale, decine di migliaia, alcuni per ferite di guerra, la maggior parte di loro a causa di malattie tropicali, a cui i soldati spagnoli non erano abituati, tra cui mio padre, che fu evacuato, passò la guerra tra Júcaro a Morón, e poco dopo la fine della guerra, cioè da Cienfuegos, tornò l’anno successivo. Sono contento che sia venuto, tornato, e se non veniva, ne veniva un altro, perché si era innamorato di Cuba. E come ho detto una volta a un politico spagnolo, aggiungendo questo, fui contento, perché altrimenti sarei stato un galiziano o un vecchio galiziano e membro di quel partito. Ma poi quando gli statunitensi sbarcarono a est di Santiago de Cuba, senza alcun ostacolo, perché protetti dall’Esercito di Liberazione, la moderna flotta statunitense, con un tiro al bersaglio, affondò la flotta spagnola, concentrata a Santiago de Cuba, nella baia; smantellarono l’artiglieria a difese della città, ma da Madrid arrivò l’ordine di riposizionarla ed uscirono per combattere la flotta statunitense, senza sapere cosa gli ordinassero da Madrid: affrontare una flotta moderna e andarsene uno per uno a causa delle caratteristiche della baia di Santiago, che è un’insenatura, come la maggior parte delle baie cubane, con l’eccezione di Playa Girón e Matanzas, a nord. E l’ammiraglio Cervera, capo della flotta dell’Atlantico spagnola, ordinò ai suoi ufficiali di vestirsi, e alcuni dissero: Ammiraglio, ma se vogliamo combattere. E lui gli disse: In effetti, per questo, è l’ultima battaglia. E così fu, un tiro al bersaglio uno per uno. Due scontri di terra di una certa importanza furono combattuti a El Viso, dove il generale spagnolo Vara del Rey, che lo difendeva, morì combattendo, e la cattura di Loma de San Juan, praticamente già inghiottito dalla città. E venne quello che io chiamo peccato originale: le truppe vittoriose di entrambi gli eserciti stavano per entrare a Santiago de Cuba, ma il generale statunitense che era alla testa delle sue truppe proibì ai cubani di parteciparvi. Era Calixto Garcia era lì, o vicino. A loro fu impedito con il pretesto di evitare rappresaglie, quando in realtà l’Esercito di Liberazione, catturando prigionieri, era interessato ai fucili, e alcuni si unirono persino alle nostre truppe liberatrici. E un errore peggiore, che si può dire sia il peccato originale di ciò che venne dopo, fu quando arrivati alla sede del governo nella città, ammainarono la bandiera spagnola e issarono solo quella statunitense. Ciò già indicava cosa sarebbe successo in questo paese fino all’arrivo di Fidel. Fu discusso a Parigi, nella Reggia di Versailles, alla periferia di quella capitale francese, naturalmente, spagnoli e statunitensi, “i cubani non hanno bisogno di partecipare”. Allora quell’uguaglianza fu raggiunta nel bel crogiolo che era il nostro Esercito di Liberazione in quel momento ..

C’era già la discriminazione, si andava in un zuccherificio, anche se era modesto, c’era il club di funzionari statunitensi e cubani bianchi, diciamo, che lavoravano in qualche ufficio o avevano delle responsabilità, erano loro a recarsi al club e gli altri in caserma. La loro influenza, l’Emendamento Platt, durò fino alla Rivoluzione del ’33, ma altri accordi presi ci riportarono sotto il giogo fino al primo gennaio 1959. Quel bel melting pot della nostra nazionalità, ora riusciamo a ricostruirlo, non nei primi momenti, capite cosa dico e cosa intendo? (Dicono di sì.) Era così o no? Chiedo ai più grandi. Dovrò girarmi qui, dove ci sono già alcuni anziani (risate). Guillermo García, a El Plátano non esisteva una cosa del genere, la povertà li univa tutti. Perdonatemi per essere uscito dal testo, ma a parte la modestia, penso di arricchirlo (Applausi), la stampa che pubblica ciò che vuole, il testo scritto, ma si può parlare di ciò di cui parlo qui perché, naturalmente, viene trasmesso. Cioè, mi sono fermato a questo punto, che quando questo materiale veniva scritto, naturalmente non ci pensavamo, ci pensai dopo meditando, vedendo i risultati e la composizione di questa nuova Assemblea.

Ritornando al tema, sono stati ratificati i membri, due di loro donne, della Presidenza dell’Assemblea nazionale del Potere popolare, guidati dall’amato compagno Esteban Lazo Hernández. Allo stesso modo, su proposta del Presidente Diaz-Canel, il Parlamento cubano ha approvato, in conformità con le disposizioni dell’articolo 75 della Costituzione, di rinviare la presentazione del Consiglio dei Ministri per avere il tempo di valutare i movimenti di ognuno, in modo che possano preparare gli argomenti e quindi prendere la relativa decisione, la proposta da portare all’Assemblea di luglio, come abbiamo detto. Per quanto mi riguarda, continuerò a ricoprire la carica di Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito, nel mio secondo e ultimo mandato, che scade ne 2021 all’VIII Congresso e concludere il processo di trasferimento graduale e ordinato delle principali responsabilità alle nuove generazioni. Da quel momento, se la mia salute lo permetterà, sarò un altro soldato, vicino al popolo, a difendere questa rivoluzione (Applausi). In modo che non vi siano dubbi, desidero sottolineare che il Partito Comunista di Cuba, a partire dal Primo Segretario del suo Comitato Centrale, sosterrà risolutamente il nuovo Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri nell’esercizio dei poteri costituzionali, contribuendo a salvaguardare la nostra arma più importante: l’unità di tutti i rivoluzionari e del popolo. Non può essere altrimenti. Quelli di noi che hanno avuto il privilegio di combattere la tirannia sotto il comando di Fidel dalla Moncada, Granma, esercito ribelle, lotta clandestina fino ad oggi, sentiamo, insieme all’eroico popolo di Cuba, profonda soddisfazione per il lavoro consolidato della Rivoluzione, il lavoro più bello che abbiamo fatto e siamo colti dalla legittima felicità e serena fiducia nel vedere coi nostri occhi il trasferimento alle nuove generazioni della missione per continuare la costruzione del socialismo e garantire così indipendenza e sovranità nazionale.

Già il 4 aprile 1962, al termine del primo congresso dell’Associazione dei giovani ribelli, il compagno Fidel affermò: “Credere nei giovani è vedere in loro, oltre all’entusiasmo, l’abilità; oltre all’energia, responsabilità; oltre a giovinezza, purezza, eroismo, carattere, volontà, amore per il Paese, fede nella patria! Amore per la rivoluzione, fede nella rivoluzione, fiducia in se stessi, profonda convinzione che i giovani possano, che i giovani siano capaci, profonda convinzione che grandi compiti possano essere posti sulle spalle della gioventù!” Guardate che concetto ampio di giovinezza e sua capacità di agire. Così è stato e sarà e non per diletto in una delle scommesse dei nemici permanenti della Rivoluzione di penetrare, confondere, dividere e alienare i nostri giovani combattivi da ideali, storia, cultura e lavoro rivoluzionario, seminando individualismo, avidità, mercificazione dei sentimenti, inducendo al pessimismo, ignorando l’etica e i valori umanisti, la solidarietà e il senso del dovere. Questi piani sono condannati al fallimento, perché nel corso della storia, nel presente e nel futuro, i giovani cubani sono stati protagonisti della difesa della loro rivoluzione socialista. Prova di ciò è che l’87,8% dei deputati di questa Assemblea è nato dopo il 1° gennaio 1959. I giovani cubani hanno dimostrato quanto fosse giusto Fidel quando gli parlò nel 1962. Oggi ratifichiamo questa fiducia, fiduciosi che saranno zelanti custodi dei precetti contenuti nella brillante definizione del concetto di rivoluzione del comandante in capo.

Spetta al Partito, allo Stato e al governo soddisfare e attuare la politica intenzionalmente e con la dovuta gradualità promuovendo giovani, donne, neri e meticci nelle posizioni decisionali, in modo che la creazione del cantiere dei leader della nazione in futuro, senza ripetere gli errori costosi che abbiamo commesso in questo problema strategico. Nella V sessione plenaria del Comitato Centrale tenutasi il 23 e 24 marzo, abbiamo analizzato lo stato dell’aggiornamento del modello economico e sociale cubano, un processo iniziato nel 2011, in conformità con gli accordi del VI Congresso del Partito. In precedenza, in due occasioni, anche l’Ufficio politico aveva esaminato la questione. Nonostante l’esecuzione, che non ne è lontana, abbiamo pensato che a questo punto, quando abbiamo approvato o fatto le prime decisioni nel VI Congresso del Partito, e nei successivi incontri di questo tipo, che avremmo dovuto avanzare di più di quanto già fatto, se non avessimo risolto tutti i problemi, ben organizzato tutto, ben pianificato attuato con diversi gradi di sviluppo. Avremmo già la nuova Costituzione, già rinviata per le stesse ragioni, poiché questi problemi principali non sono stati risolti; ma, certamente, non è stato possibile garantire la partecipazione di organizzazioni ed entità in modo tale che dalla base potessero guidare, addestrare e controllare l’adeguata attuazione delle politiche approvate. Quando ho visto le prime difficoltà che abbiamo affrontato, espressi qui, penso in una sintesi per una sessione del Parlamento, che sia “senza fretta, ma continua”, perché la fretta ha comportato anche a gravi errori. Non abbiamo mai avuto illusioni che sarebbe stato un percorso breve e facile. Sapevamo che iniziavamo un processo di enorme complessità, dovuto alla sua portata, che comprendeva tutti gli elementi della società, che richiedeva il superamento deil colossale ostacolo di una mentalità basata su decenni di paternalismo ed egualitarismo, con conseguenze significative per il funzionamento dell’economia. Nazionale. A ciò si aggiungeva il desiderio di muoversi più velocemente rispetto alla capacità di fare bene le cose, lasciando spazio ad improvvisazione ed ingegno, a causa della insufficiente completezza, valutazione incompleta di costi e benefici, e della visione limitata dei rischi associati all’applicazione di diverse misure che, inoltre, non avevano guida, controllo e seguito necessari, determinando ritardi e passività nella correzione tempestiva delle deviazioni presentate.

Credo che abbiamo appreso lezioni importanti dagli errori commessi nel passato, e l’esperienza accumulata ci consentirà di continuare a fare passi più sicuri e saldi, con piedi e orecchie ben aderenti al terreno e quindi evitare inconvenienti scomodi. Non abbiamo rinunciato a perseguire l’espansione del lavoro autonomo, ho fatto riferimento a questo in vari discorsi in questo Parlamento, costituendo un’alternativa di lavoro nel quadro della legislazione attuale e che, lungi dal significare un processo di privatizzazione neoliberale della proprietà sociale, consentirà allo Stato di cedere l’amministrazione delle attività non strategiche per lo sviluppo del Paese. Proseguirà anche l’esperimento delle cooperative non agricole. In entrambe le direzioni sono stati raggiunti risultati non trascurabili, ma è anche vero che sono stati evidenziati errori nella loro attenzione, controllo e seguito, che hanno favorito l’emergere di non poche manifestazioni di indisciplina, evasione degli obblighi fiscali, in un Paese in cui, inoltre, le tasse erano pagate a malapena prima delle misure che stiamo applicando, illegalità e violazioni delle regole, per arricchimento personale accelerato, non affrontate in modo tempestivo portando alla necessità di modificare diversi regolamenti in materia. Allo stesso tempo, la premessa inevitabile che nessun cittadino sia lasciato senza protezione e che il processo di cambiamento del modello economico e sociale cubano, in qualsiasi circostanza, non significa applicare terapie d’urto contro i più bisognosi che, in generale, sostengono più fortemente la rivoluzione socialista, a differenza di molti Paesi, in gran parte condizionati dal ritmo delle trasformazioni in questioni trascendentali, come la soluzione della dualità monetaria e dello scambio, che continuano a darci seri grattacapi facendo sorgere nuovi problemi. Si potrebbe anche menzionare, ad esempio, le riforme salariali e pensionistiche, nonché la soppressione di indebite gratifiche e sovvenzioni generalizzate per prodotti e servizi, anziché persone senz’altro sostegno. Inoltre, mancava una politica adeguata e sistematica di comunicazione sociale sui cambiamenti introdotti, al fine di arrivare tempestivamente fino all’ultimo cittadino con spiegazioni chiare e comprensibili, perché questi aspetti sono piuttosto difficili da comprendere, in alcuni aspetti, evitando equivoci e lacune informative in questioni così complesse.

A ciò si aggiungono le difficili circostanze in cui l’economia nazionale deve essere guidata in questi anni, in cui il blocco economico degli Stati Uniti e l’incessante persecuzione delle transazioni finanziarie del Paese si sono intensificati, limitando l’accesso ai crediti di sviluppo, oltre a ostacolare gli investimenti stranieri, tanto necessari. Non va trascurato il notevole danno causato dai persistenti periodi di siccità come negli ultimi tre anni e gli uragani sempre più distruttivi e frequenti che colpiscono l’intero territorio nazionale. D’altra parte, i risultati raggiunti nel paziente e laborioso processo di riordino del debito estero coi principali creditori sono innegabili, il che libera i presenti, e in particolare le generazioni future, dal formidabile onere degli obblighi che gravano sul futuro della nazione, come una spada di Damocle, anche se non l’unica. In queste attività, l’attuale Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dell’Economia, il compagno Cabrisas (Applausi), ha avuto una presenza molto prominente, e non solo in questo, principale, ma in altri lavori simili relativi ai debiti. Tuttavia, dobbiamo stare attenti, perché sappiamo solo come chiedere e poco come razionalizzare, e io sono quello che autorizza ad usare le riserve, e so molto bene di cosa parlo, e i prestiti della riserva, e c’è stato un momento in che fu consumata da violazioni, ignoranza, per esempio, delle riserve mobili del Paese, e le abbiamo sostituiti tutti. Mi riferisco al carburante, usato senza autorizzazione a causa di equivoci nel visionare documenti originali delle disposizioni esistenti. Molte volte quando chiedo una prenotazione per qualsiasi prodotto, e cerco di discutere con domande molto semplici: “Ci vogliono così tante tonnellate di carburante per quel giorno.” “Motivo?” E mi diedero una ragione che ovviamente non era giusta, non era reale, anche se poteva avere del senso… “Se non lo fai…” Dissi: “Non puoi dare quella quantità, perché ogni giorno si hanno necessità ovunque”. “Beh, gli ospedali ne saranno influenzati”. E lì risposo con più forza, in termini che non ripeterei qui, se non come severo avvertimento: “Non cercare di ingannarmi con tali assurdità”. Gli ospedali interessati ci obbligherebbero a prenderne… Tuttavia, paghiamo metà di quel carburante che va restituito nei termini che abbiamo stabilito. Cito solo quell’esempio, la realtà di cui il Consiglio dei Ministri sa particolarmente.

Con uno sforzo persistente e prolungato si è deciso a negoziare tutti questi debiti, alcune riduzioni furono raggiunte nei termini più confortevoli, potendo soddisfare gli impegno e soprattutto il prestigio creditizio del governo, e tale grande compito, a volte impercettibile, è stato appena completato. Ritorniamo ad obbligo e conseguenze da trarre, non come prima, e alle difficoltà che ciò comporta nella pianificazione, e parlando di pianificazione, dobbiamo pianificare meglio e sapere come smaltire ciò che abbiamo, e vedere come risolviamo, ma senza improvvisazione tipo: pane oggi, fame domani. Questo non è la nostra via, è il realismo. Parliamo della spada di Damocle. Questa Rivoluzione ha sempre vissuto con una spada di Damocle sulla testa, dalle origini diverse. Ricordo il periodo speciale, quando Diaz-Canel, ho detto, era al culmine quando assunse la guida del Partito a Santa Clara. A quel punto dovevi indossare una maschera per l’ossigeno, il boccaglio usato dai pescatori subacquei, a volte dovevi indossarlo perché l’acqua era sopra i baffi e altre volte sopra il naso, e a volte copriva gli occhi e dovevi metti il boccaglio, ma resistere ed è per questo che ne parliamo oggi qui (Applausi), e rompendo il pessimismo che di solito prospera in chi ha scarsa volontà quando sorgono problemi. Non è la prima volta, problemi emersero nel periodo speciale, e nel 993, 1994, iniziati nel 1990 praticamente, e poi emerse lo slogan, pronunciato, penso all’Isola della Gioventù, il 26 luglio “Sì, puoi”; Ma per poter analizzare ogni problema con obiettività, ogni passo fatto senza farsi illusioni, senza ingannarsi.

Ora con la situazione attuale del vicino che abbiamo, ricordiamo ancora una volta la Dottrina Monroe. Hanno già visto quello che Bruno disse al vicepresidente degli Stati Uniti, l’altro giorno, che non capendo se ne andò. Ve lo dirò dopo. Non possiamo permetterci di cadere nuovamente nella spirale dell’indebitamento, e per evitare ciò dobbiamo applicare il principio di non assumerci impegni che non possiamo onorare puntualmente entro i termini concordati. Le attuali tensioni nelle nostre finanze estere sono un avvertimento in tal senso, nel quale mi sono dilungato; non vi è altra alternativa che pianificare bene e in modo sicuro, risparmiare ed eliminare tutte le spese non essenziali, ancora sufficienti, garantirsi che si abbiano i ricavi attesi, che consentano di adempiere agli obblighi concordati e, allo stesso tempo, garantire le risorse da investire nello sviluppo dei settori prioritari dell’economia nazionale. Non siamo in una situazione estrema e drammatica, come quella che il popolo cubano seppe superare sotto la guida del Partito e di Fidel,nei primi anni ’90, una fase nota come periodo speciale. Lo scenario è ora molto diverso, abbiamo solide fondamenta in modo che tali circostanze non si ripetano. La nostra economia si è in qualche modo diversificata e cresce, tuttavia, il dovere dei rivoluzionari è prepararsi con audacia e intelligenza al peggio, non al più comodo, con l’ottimismo permanente e totale fiducia nella vittoria. Oggi ricordiamo sempre il comportamento incrollabile a difesa dell’unità e della resistenza, non c’è altra soluzione. Come detto nei giorni scorsi, durante il V Plenum del Comitato Centrale del Partito, fu fornita una spiegazione sugli studi sulla necessità di riformare la Costituzione, in accordo con le trasformazioni che hanno avuto luogo nell’ordine politico, economico e sociale. Per portare a termine questo processo, questa Assemblea deve approvare nella prossima sessione ordinaria una commissione composta da deputati incaricati di preparare e presentare il progetto che il Parlamento discuterà, per sottoporlo poi a consultazione popolare e infine, in conformità con quanto stabilito nella Costituzione, approvare il testo finale con un referendum. È la propizia occasione per chiarire, ancora una volta, che non intendiamo modificare il carattere irrevocabile del socialismo nel nostro sistema politico e sociale, né il ruolo guida del Partito Comunista di Cuba, come avanguardia organizzata e forza dirigente della società e dello Stato, come stabilito nell’articolo 5 dell’attuale Costituzione, e che nel prossimo difenderemo mantenendo lo stesso articolo.

Passando alle questioni di politica estera, non posso smettere di riferirmi all’VIII Vertice delle Americhe, recentemente tenutosi in Perù, segnato, mesi prima, dal rinnovato atteggiamento neocoloniale ed egemonico del governo degli Stati Uniti, il cui impegno alla Dottrina Monroe è chiaramente ratificato. L’espressione più famigerata si manifestò nell’esclusione arbitraria e ingiusta del Venezuela dall’evento. Si sapeva che il governo degli Stati Uniti intendeva organizzare uno spettacolo propagandistico contro la rivoluzione cubana, facendo uso dei resti della controrivoluzione mercenaria. Cuba è andata a Lima a pieno titolo e a testa alta. Dimostrando volontà di dialogare e dibattere in ogni scenario, in condizioni di uguaglianza e rispetto. Allo stesso tempo, confermava la determinazione dei cubani a difendere i propri principi, valori e spazio legittimo. La delegazione cubana, la delegazione boliviana e di altri Paesi hanno impedito un fronte unito contro la rivoluzione bolivariana e ribadito la richiesta di un nuovo sistema di relazioni tra le due Americhe. Gli interventi del nostro Ministro degli Esteri, Bruno Rodriguez Parrilla, a nome del governo cubano, con linguaggio schietto, idee chiare e fermezza, sono stati una risposta clamorosa agli insulti e agli errori del discorso antiquato e interventista del Vicepresidente nordamericano presente. I membri della società civile del nostro Paese hanno intrapreso una battaglia contro l’esclusione neo-coloniale protetta dall’OSA e difeso vigorosamente il riconoscimento da autentici rappresentanti del popolo cubano. Hanno alzato la voce per Cuba e per i popoli della nostra America. La provocazione fu sconfitta. Colgo l’occasione, a nome di questo popolo eroico, di ribadire le congratulazioni a tutti i membri della delegazione cubana che parteciparono a questo evento. I Paesi della nostra America non potranno affrontare le nuove sfide senza avanzare verso l’unità nella diversità per esercitare i nostri diritti, incluso l’adozione del sistema politico, economico, sociale e culturale che i nostri popoli decidono, secondo la Proclamazione d’America e dei Caraibi come zona di pace, approvata nella nostra capitale, come sapete. Sottolineiamo anche l’impegno con l’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America. Siamo la regione del mondo dalle maggiori disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza, il divario tra ricchi e poveri è enorme e cresce, la povertà aumenta nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi dieci anni, quando i governi progressisti e popolari cumularono risultati favorevoli in termini di giustizia sociale. Oggi intendono dividerci e distruggere la Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi; lo strumento politico nordamericano, da sempre screditato, l’OAS viene rispolverato e vengono creati gruppi di Paesi che, col pretesto di proteggere la democrazia, contribuiscono al perpetuarsi del dominio imperiale. L’aggressione alla Repubblica Bolivariana del Venezuela è attualmente l’elemento centrale degli sforzi dell’imperialismo per rovesciare i governi popolari nel continente, cancellare le conquiste sociali e liquidare i modelli progressisti e alternativi al capitalismo neoliberale che tentano d’imporre. Sottolineiamo la nostra piena solidarietà al Venezuela, al suo governo legittimo e all’unione civile-militare guidato dal Presidente Nicolás Maduro Moros, che conserva l’eredità del Presidente Hugo Chávez Frías. Ratifichiamo il sostegno agli altri popoli e governi che affrontano le pressioni dell’imperialismo per sovvertire le conquiste raggiunte, come in Bolivia e Nicaragua. Dopo il colpo di stato parlamentare contro la Presidentessa Dilma Rouseff in Brasile, l’arbitraria e ingiusta detenzione del compagno Lula è stata consumata, a cui rivendichiamo libertà, oggi sottoposto ad arresto politico per impedirgli di partecipare alle imminenti elezioni presidenziali e, secondo i sondaggi condotti da diversi istituzioni in Brasile, se oggi ci fossero le elezioni nessuno potrebbe battere Lula. Questo è il motivo per cui viene imprigionato, ecco perché la calunnia dell’accusa che l’ha portato in prigione. Ribadiamo il nostro sostegno al diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza del popolo di Porto Rico. Le nazioni dei Caraibi, in particolare Haiti, potranno sempre contare, come oggi, su solidarietà e collaborazione di Cuba.

Il 17 dicembre 2014, annunciammo, contemporaneamente all’allora Presidente Barack Obama, il ripristino delle relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti. La soluzione di problemi bilaterali e persino la cooperazione in diversi aspetti di reciproco interesse sono iniziati, sotto il più stretto rispetto ed eguaglianza sovrana, ed è stato dimostrato che, nonostante le profonde differenze tra i governi, una convivenza civile era possibile e proficua. L’obiettivo strategico di battere la rivoluzione non si è fermato, ma il clima politico tra i due Paesi ha registrato un progresso indiscutibile che ha prodotto benefici per entrambi i popoli. Tuttavia, dall’avvento al potere dell’attuale presidente, c’è stata una battuta d’arresto deliberata nelle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti e nelle dichiarazioni di quel governo prevale un tono aggressivo e minaccioso. Ciò è stato evidenziato con particolare enfasi sull’insultante memorandum presidenziale del giugno 2017, preparato e pubblicato in collusione coi peggiori elementi dell’estrema destra anti-cubana della Florida del Sud, che traggono profitto dalla tensione tra i nostri Paesi. Il blocco economico s’è intensificato, la persecuzione finanziaria è stata rafforzata e l’occupazione di parte del territorio della provincia di Guantanamo continua, con una base militare e un centro internazionale di detenzione e tortura. I programmi di sovversione politica ricevono fondi milionari dal governo degli Stati Uniti. Persiste reclutamento e finanziamento di mercenari e trasmissioni radiotelevisive illegali. Con pretesto grossolano, la maggior parte dei diplomatici della nostra ambasciata a Washington fu espulsa arbitrariamente e il personale diplomatico degli Stati Uniti a L’Avana, compreso il consolato, è stato ridotto, con conseguente impatto sugli impegni migratori bilaterali e danni per migliaia di cubani che ne richiedono i servizi. Il sentimento della maggioranza dei cittadini statunitensi e nell’emigrazione cubana è contrario alla continuazione del blocco e favorevole al miglioramento delle relazioni bilaterali. Paradossalmente, individui e gruppi che oggi sembrano avere maggiore influenza sul presidente degli Stati Uniti sono a favore di un comportamento aggressivo e ostile contro Cuba. Affronteremo tutti i tentativi di manipolare la questione dei diritti umani e di diffamare il nostro Paese. Non dobbiamo prendere lezioni da nessuno, per non parlare del governo degli Stati Uniti. Abbiamo combattuto per quasi 150 anni per l’indipendenza nazionale e difeso la rivoluzione al prezzo di molto sangue e affrontando i peggiori rischi. Riaffermiamo oggi la convinzione che qualsiasi strategia volta a distruggere la Rivoluzione attraverso il confronto o la sedizione affronterà un rifiuto deciso del popolo cubano e fallirà. Viviamo sotto un ordine internazionale ingiusto ed esclusivo, in cui gli Stati Uniti cercano di preservare a tutti i costi il loro dominio assoluto di fronte alla tendenza mondiale verso un sistema multipolare. Con questo obiettivo provocano nuove guerre, anche non convenzionali, accentuano il pericolo di una conflagrazione nucleare, esacerbano l’uso della forza, le minacce di tale forza e l’applicazione indiscriminata di sanzioni unilaterali contro chi non si piega ai loro progetti; imponendo corsa agli armamenti, militarizzazione dello spazio e del cyberspazio e crescenti minacce a pace e sicurezza internazionali. L’espansione della NATO ai confini con la Russia provoca gravi pericoli, aggravati dall’imposizione di sanzioni arbitrarie, che noi rifiutiamo.

Gli Stati Uniti insistono su continue minacce e misure punitive, violazioni delle regole sul commercio internazionale contro Cina, ed anche Unione Europea, con cui abbiamo recentemente firmato un accordo di dialogo e cooperazione, contro i loro alleati. Le conseguenze saranno dannose per tutti, in particolare per le nazioni del sud. L’imperialismo USA crea conflitti che generano ondate di rifugiati, segue politiche repressive, razziste e discriminatorie contro i migranti; costruisce muri, militarizza i confini, rende ancora più dispendiosi e insostenibili i modelli di produzione e consumo e ostacola la cooperazione per affrontare il cambiamento climatico. Usa piattaforme tecnologiche transnazionali ed egemoniche per imporre un pensiero unico, manipolare il comportamento umano, invadere le nostre culture, cancellare la memoria storica e l’identità nazionale, oltre a controllare e corrompere i sistemi politici ed elettorali. Il 13 aprile, in violazione dei principi del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, Stati Uniti e alcuni loro alleati della NATO attaccavano la Siria senza dimostrare l’uso di armi chimiche da parte del governo di quel Paese. Sfortunatamente, tali azioni unilaterali sono una pratica inaccettabile, già provata da diversi Paesi della regione mediorientale e ripetutamente in Siria, meritando la condanna della comunità internazionale. Esprimiamo la nostra solidarietà al popolo e al governo siriani. Non va dimenticato che nel marzo 2003, appena 15 anni fa, il presidente W. Bush invase l’Iraq col pretesto dell’esistenza di armi di distruzione di massa, la cui falsità fu nota pochi anni dopo. Cuba sostiene gli sforzi in difesa della pace, convinta che solo dialogo, negoziati e cooperazione internazionale consentiranno di trovare una soluzione ai gravi problemi del mondo.

Apprezziamo la solidarietà di tutti i Paesi, quasi senza eccezioni, nella nostra lotta al blocco economico, commerciale e finanziario. Le relazioni bilaterali con la Federazione russa sono aumentate sostanzialmente in tutti i settori, su base del reciproco vantaggio. Non saremo mai ingrati né dimenticheremo il sostegno ricevuto dai popoli che formavano l’ex-Unione Sovietica, in particolare il popolo russo, negli anni più difficili dopo il trionfo del nostro processo rivoluzionario. Allo stesso modo, i collegamenti con la Repubblica popolare cinese avanzano nelle questioni economiche, commerciali, politiche e di cooperazione, costituendo un importante contributo allo sviluppo della nostra nazione. Qualche settimana fa abbiamo ricevuto la visita del compagno Nguyen Phu Trong, Segretario Generale del Partito Comunista del Vietnam, altra dimostrazione dello sviluppo positivo dei legami che ci uniscono, permettendoci d’identificare nuove potenzialità. Le relazioni storiche coi Paesi dell’Africa, l’Unione africana e anche dell’Asia continuano la loro ascesa. Continueremo a difendere le legittime richieste dei Paesi del Sud, il loro diritto allo sviluppo e la democratizzazione delle relazioni internazionali. Tutte giuste cause, specialmente quelle dei popoli palestinese e saharawi e la lotta per la giustizia sociale, avranno il sostegno del nostro popolo.

Il complesso scenario internazionale descritto conferma la piena validità di quanto espresso dal Comandante in Capo della Rivoluzione cubana nel suo Rapporto centrale al Primo Congresso del Partito, nel 1975: “Finché l’imperialismo esiste, Partito, Stato e Popolo presteranno servizio alla difesa con la massima attenzione. La guardia rivoluzionaria non sarà mai trascurata. La storia insegna troppo eloquentemente che chi dimentica questo principio non sopravvive all’errore“.

Compagni e compagni:

In soli 11 giorni i nostri pionieri, studenti, lavoratori, contadini, artisti e intellettuali, membri delle gloriose Forze Armate Rivoluzionarie e del Ministero degli Interni, tutto il popolo, marceranno uniti dalle nostre strade e piazze per commemorare la Giornata internazionale del lavoro. Ancora una volta dimostreremo al mondo il sostegno della maggioranza dei cubani alla loro rivoluzione, al Partito e al socialismo, e anche se ho avuto l’impegno di recarmi in un’altra provincia del Paese, tenendo conto delle caratteristiche di questo momento, ho intenzione di andare con l’attuale Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri alla parata del Primo Maggio all’Avana (Applausi); più tardi visiterò un’altra provincia e altro, perché dovrei avere anche meno lavoro.

Fino alla vittoria sempre!

Traduzione di Alessandro Lattanzio 

https://aurorasito.wordpress.com


Partito Comunista continuerà ad appoggiare nuovo Presidente

Il Generale d’Esercito comincia il suo discorso di chiusura di questa sessione dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare di Cuba ricordando la vittoria dell’Isola sull’invasione mercenaria a Playa Girón.  Quel momento rivestì una grande importanza soprattutto quando Fidel dichiarò il carattere socialista della Rivoluzione, ha indicato.

Poi ha segnalato l’opportunità di riconoscere il lavoro svolto dalle commissioni elettorali e delle candidature a tutte le istanze, così come l’insieme delle istituzioni che hanno collaborato per un buon svolgimento delle elezioni. Ugualmente ha felicitata l’elezione dell’Assemblea Nazionale per il Consiglio di Stato del paese.

MIGUEL DÍAZ-CANEL

Raúl, parlando di Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, nuovo presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri  di Cuba,  ha segnalato il suo lavoro come ingegnere, e  il suo lavoro come ufficiale delle FAR. Poi come quadro professionale  dell’Unione dei Giovani Comunisti, da dove lentamente ascese sino a divenire un quadro professionale  del Partito.

Ha segnalato che  Díaz- Canel, durante il Periodo Speciale e coincidendo con la tappa più sensibile, fu membro del Comitato Provinciale del Partito in Villa Clara, dove restò nove anni. Poi passò sei anni a Holguín.

«Lui è nato a Villa Clara, dove restò abbastanza dato che era un territorio che conosceva bene; dopo fu inviato in una delle grandi province dell’oriente, Holguín, come facemmo con una decina di giovani, la maggioranza dei quali giunse al Burò Politico, ma non riuscimmo a concretare la loro preparazione. Lui è stato l’unico sopravvissuto, direi esagerando» racconta Raúl.

Diaz-Canel è membro del Comitato Centrale dal  1991 e fu promosso al Buró Politico  15 anni fa.  Ha realizzato missioni in Nicaragua e si è laureato nel Collegio di Difesa Nazionale. Nel 2009 fu nominato  Ministro d’Educazione.

15 anni fa fu eletto  Primo Vicepresidente dei Consigli di Stato e dei Ministri; e da allora  «un gruppo di membri del Burò Politico abbiamola sensazione d’aver fatto centro», ha detto, riferendosi alle attitudini di Díaz- Canel per assumere  l’incarico attuale, come base delle quali fece spiccare il suo lavoro come responsabile nella sfera ideologica del  Comitato Centrale del Partito.

Parlando al compagno Machado gli ha detto  che noi siamo quelli che vanno criticati perché non garantiamo  meglio la preparazione di questi compagni  per far sì che occupino importanti incarichi nelle istanze del Partito e del Governo. Io gli ho detto che con 15 anni [Díaz-Canel può aver passato tre anni per 5 province del paese per conoscerle più profondamente. Allora si deve prestare più attenzione alla preparazione dei quadri, ha segnalato il Generale,

Immediatamente Raúl ha indicato che l’elezione di Díaz-Canel ora non è casuale:  «per  la sua preparazione è il migliore e sappiamo che per la sua dedizione avrà un successo assoluto nell’impegno che gli ha assegnato il nostro organo superiore del  Potere Popolare».

Il compagno Díaz-Canel non è un improvvisato, e negli anni ha dimostrato la sua capacità di lavoro, la solidità ideologica e l’impegno verso la Rivoluzione.

La sua crescita non è stata frutto di premura.  Il suo caso non è stato come altri dove abbiamo commesso l’errore di accelerare il processo, ha puntualizzato.

IL NUOVO CONSIGLIO DI STATO

Referendosi alla  composizione del Consiglio di Stato appena eletto, Raúl ha parlato di  Salvador Valdés Mesa, del quale ha segnalato  l’impegnata carriera    di servizio alla Rivoluzione e come  il trionfo del 1959 lo sorprese lavorando in una fattoria. Formò parte dei giovani che parteciparono alla costituzione dell’Unione dei Giovani Comunisti, e giunse ad esserne il Segretario Generale;  partecipò alla costruzione del  Partito Unito della Rivoluzione Socialista in varie zone di Camagüey.

Nel 1995 fu designato Ministro del  Lavoro e la Sicurezza Sociale. Lentamente ascese divenendo Segretario Generale della Centrale dei Lavoratori di Cuba, dove rimase sino al 2013, quando fu eletto  Vicepresidente del Consiglio di Stato. È membro del Comitato Centrale dal  1991 e del suo Burò Politico da 10 anni.

Di Machado, al quale è unito da  60 anni di lotta  rivoluzionaria, ha detto solo che costituisce un esempio di modestia e dedizione senza limiti al lavoro.

«È anche un poco severo come sanno molti di voi», ha detto tra i sorrisi ed ha aggiunto che «d’ora in avanti  concentrerà i suoi sforzi come Secondo Segretario del Comitato Centrale».

Ha citato a parte Mercedes López Acea,  che ha svolto un encomiabile lavoro di 8 anni come membro del Burò Politico e al fronte del PCC a L’’Avana, ed ha annunciato che passerà prossimamente ad occupare nuove funzioni.

ASSEMBLEA NAZIONALE DEL POTERE POPOLARE

L ‘Assemblea Nazionale del Potere Popolare riflette il 42% di rinnovo e una rappresentazione  femminile del  48,4%, e i due dati sono stati segnalati  dal Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito,  che ha chiamato a non retrocedere di un millimetro nello sforzo perche le donne, i giovani e  le persone di colore occupino posti decisivi nella vita della nazione.

«Questa Assemblea è un esempio, vediamo il curriculum di ognuno di loro, ma è stato faticoso. Per questo non possiamo retrocedere di un millimetro ed è un tema che non possiamo lasciare alla libera spontaneità».

Ugualmente  ha indicato com’è ringiovanito il  Parlamento cubano, in cuil’età media è calata.  «Sono passati gli anni e non ce ne accorgiamo.  Tre donne sono state elette vicepresidenti del Consiglio di Stato, due di loro sono negre, ma non è per il colore della pelle, ma per le loro qualità e questo forma parte di quant adottato nel Congresso del Partito sula politica dei quadri».

«Corrisponde al Partito, allo Stato e al Governo realizzare e far realizzare con la dovuta intenzionalità la promozione di giovani, donne e meticci negli incarichi che garantiscono la cava della Rivoluzione, senza ripetere gli errori già commessi»,  ha segnalato.

Poi ha salutato la  ratificazione della presidenza dell’Assemblea Nazionale, e la proposta di Díaz-Canel, come permette  la Costituzione, per far sì che si conosca il Consiglio dei Ministri nella prossima sessione dell’ Assemblea,  che si realizzerà in luglio, perchè questo permetterà di contare su un tempo prudente per i movimenti dei quadri da realizzare.

«Per quel che mi riguarda continuerò nel mio impegno come Secondo Segretario del Comitato Centrale del PCC, nel mio secondo e ultimo mandato che termina nel 2021, quando termineremo il passaggio alle nuove generazioni. A partire da allora sarò un altro soldato assieme al popolo, difendendo questa Rivoluzione».

«Perchè non ci siano dubbi desidero sottolineare che il PCC nella figura del suo primo segretario continuerà ad appoggiare il presidente», ha aggiunto il Generale.

«Sentiamo insieme al popolo una profonda soddisfazione per l’opera della Rivoluzione e ci riempie di felicità e di fiducia vedere con i nostri stessi occhi il trasferimento alle nuove generazioni della missione di difendere quest’opera», ha sostenuto.

LA GIOUVENTÙ CUBANA AL CENTRO

Parlando delle nuove generazioni ha allarmato che una delle insidie  permanenti del nemico  è penetrare, confondere e allontanare la gioventù dagli ideali dell’opera e la cultura rivoluzionaria, portandoli verso una mercificazione dei sentimenti e al disinteresse per l’etica, la solidarietà e il senso del dovere.

LA NUOVA COSTITUZIONE

L’attualizzazione della Costituzione della Repubblica ha fatto parte del discorso del Generale d’Esercito, che si è riferito a quei cambi che s’introdurranno nella stessa e saranno sottoposti a pubblico referendum.

«Anticipo, ha chiarito, che nella prossima costituzione non ci saranno cambi nell’obiettivo strategico del Partito, che il nostro popolo appoggerà come nel 1976». Quell’anno i cubani votarono a favore della  Carta Magna attual con il 98 % d’appoggio.

Poi ha puntualizzato che nel Plenum del Comitato Centrale realizzato nel marzo di quest’anno è stato analizzato lo stato economico e sociale della nazione.

«La nuova costituzione è in ritardo perchè non c’è stata la partecipazione degli organismi dalla base per l’adeguata implementazione delle politiche adottate.

Non ci siamo mai fatti illusioni che sarebbe stato un processo corto e facile, perchè le sue dimensioni toccano tutti i settori della società e dovevamo vincere l’egualitarismo e le sue negative sequele nell’economia nazionale», ha aggiunto.

«Durante il V Plenum del Comitato Centrale del Partito é stata esposta la necessità di riformare la costituzione in accordo con quanto avvenuto nell’ordine politico e sociale».

Per questo Raúl ha informato che nella sua prossima sessione l’Assemblea Nazionale creerà una commissione di deputati che presenterà un testo che sarà poi dibattuto dai deputati e dal popolo.

LA VITA ECONOMICA NAZIONALE

Nel caso del contesto socioeconomico della nazione,  ha assicurato che proseguirà l’esperimento delle cooperative non agricole e a proposito della doppia moneta ha riferito che continua a dare seri problemi, come la riforma salariale. Ed ha anche indicato la necessità di una politica di comunicazione coerente.

Poi ha ricordato le difficili circostanze in cui si è dovuto sviluppare l’economia del paese e i gravissimi danni provocati dall’intensa siccità degli ultimi 3 anni e dai recenti uragani che hanno colpito la maggior parte del paese.

Per ciò che riguarda il debito estero ha segnalato che si è lavoratao a nuovi negoziati che hanno aiutato a liberare le nuove generazioni da una spada di Damocle con la conseguente restituzione del prestigi del paese nei settore del credito.

Il Generale d’Esercito si è complimentato per la sua attuazione in questo processo  con il Ministro d’Economia, Ricardo Cabrisas.

Ha poi fatto un richiamo al risparmio delle risorse, sostenendo che chiediamo sempre troppo, per cui si deve pianificare meglio.

«Difendere l’unità, resistere e resistere, questo è il dovere dei rivoluzionari », ha detto.

VIII VERTICE DELLE  AMERICHE

In quanto ai temi di politica estera, il Generale d’Esercito non ha potuto tralasciare il VIII Vertice delle Americhe, marcato dall’atteggiamento egemonico degli Stati Uniti, il cui impegno con la Dottrina Monroe è stato ratificato, soprattutto dalle’esclusione del Venezuela da  questo evento internazionale.

«Si sapeva che avrebbero montato uno spettacolo e Cuba è andata  a Lima con diritto proprio e la fronte alta e questo conferma la determinazione dei cubani di difendere i loro principi  e i loro valori. La delegazione cubana con quella della Bolivia e di altri paesi, hanno impedito ch si mostrasse un fronte unico contro il Venezuela. Gli interventi del nostro cancelliere, a nome del governo e del popolo cubano, sono stati una degna risposta contro i contenuti dell’ingerente discorso  del vicepresidente degli Stati Uniti» ha indicato  Raúl.

«I membri della società civile hanno difeso con brio la voce di Cuba e dei popoli dell’America.  Approfitto dell’opportunità per complimentarmi  con tutti membri della delegazione cubana che hanno partecipato a questo Vertice», dijo.

Il Generale d’Esercito  ha sottolineato l’impegno di Cuba con l’ALBA, perché siamo  la regione del mondo con la maggior disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza e  la breccia tra ricchi e poveri è enorme e crescente, nonostante gli sforzi realizzati nei decenni passati, quando i governi progressisti hanno fomentato politiche per mitigare questo male, ha segnalato.

Ugualmente ha denunciato l’arbitraria e ingiusta reclusione di Lula, per il quale reclamiamo  la libertà ed ha respinto le accuse sulle violazioni dei diritti umani in Cuba.  Ha risaltato le relazioni diplomatiche con l’Unione Europea e i passi avanti dei vincoli con la Cina.

«Tra soli 11 giorni il nostro popolo marcerà unito per le nostre strade e le piazze  commemorando il Giorno Internazionale del Lavoro e mostrando l’appoggio maggioritario  dei cubani al Partito e alla loro Rivoluzione, e anche se avevo preso l’impegno di stare in un’altra provincia, ho deciso, per la sua importanza, d’accompagnare il Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri a questa manifestazione.  Poi visiterò altre province perchè si suppone che avrò meno lavoro», ha concluso, tra sorrisi e applausi.


Discurso del General de Ejército Raúl Castro Ruz, Primer Secretario del Comité Central del Partido Comunista de Cuba, en la clausura de la Sesión Constitutiva de la IX Legislatura de la Asamblea Nacional del Poder Popular, en el Palacio de Convenciones, el 19 de abril de 2018, “Año 60 de la Revolución”

Compañeras y compañeros:

Deseo, en primer lugar, agradecer el encargo de que pronuncie las palabras finales de esta emotiva Sesión Constitutiva de la IX Legislatura de la Asamblea Nacional del Poder Popular, que se efectúa precisamente hoy, cuando se cumple el aniversario 57 de la victoria alcanzada en Playa Girón, bajo el mando del Comandante en Jefe Fidel Castro Ruz, sobre la invasión mercenaria organizada, financiada y desembarcada por el gobierno de los Estados Unidos.

Este hecho histórico reviste mayor relevancia por ser la primera vez que los combatientes del Ejército Rebelde, policías y milicianos lucharon defendiendo las banderas del socialismo, proclamado por Fidel el 16 de abril de 1961 en la despedida del duelo de las víctimas de los bombardeos a las bases aéreas.

Como es conocido, en la última Sesión Ordinaria de la VIII Legislatura, la Asamblea Nacional aprobó extender el mandato de los diputados del Parlamento cubano y de los delegados de las Asambleas Provinciales, a causa de las graves afectaciones ocasionadas por el huracán Irma, cuyo impacto directo sobre casi todo el territorio nacional determinó la necesidad de ajustar el cronograma del proceso electoral, el que concluimos hoy y que ha contado con una masiva participación ciudadana, en una muestra más de respaldo a la Revolución y nuestra democracia socialista.

Es oportuno reconocer el trabajo desarrollado por las comisiones electorales y de candidaturas a todas las instancias, así como el conjunto de instituciones que colaboraron para el buen desempeño de las elecciones.

El 6to. Congreso del Partido, efectuado en abril de 2011, aprobó la propuesta de limitar a un máximo de dos períodos consecutivos de cinco años el desempeño de los cargos políticos y estatales fundamentales.  En igual sentido se pronunció el 7mo. Congreso hace dos años, y aunque esta limitación no ha sido todavía introducida en la Constitución, cuestión que esperamos sea establecida en el marco de su reforma, desde que asumí mi segundo mandato como Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros, el 24 de febrero de 2013, expresé que este sería el último, lo cual ratifiqué el pasado diciembre cuando, desde aquí mismo, afirmé que a partir de hoy Cuba tendría un nuevo Presidente.

No era necesario esperar a realizar una reforma constitucional para cumplir la palabra empeñada y actuar en consecuencia, más importante aún era dejar el ejemplo.

La Asamblea Nacional del Poder Popular eligió al compañero Miguel Díaz-Canel Bermúdez como Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros.  Al propio tiempo, también resultó electo el compañero Salvador Valdés Mesa Primer Vicepresidente del Consejo de Estado y posteriormente la Asamblea Nacional aprobó su designación como Primer Vicepresidente del Consejo de Ministros.

El Compañero Díaz-Canel acumula una trayectoria laboral de casi 35 años.  Tras alcanzar el título de ingeniero electrónico en la Universidad Central de Las Villas, trabajó en esa profesión.  Cumplió el servicio militar en unidades coheteriles antiaéreas de las FAR, luego de lo cual fue profesor en la Facultad de Ingeniería Eléctrica del propio centro universitario, donde se le propuso como cuadro profesional de la Unión de Jóvenes Comunistas, ascendiendo paulatinamente en cargos de dirección de esta organización, hasta su promoción al trabajo profesional en el Partido.

A partir de julio de 1994, al tercer o cuarto año del Período Especial, cuando estaban en su máximo apogeo la etapa la más aguda del Período Especial, fue Primer Secretario del Comité Provincial de Villa Clara durante nueve años y desempeñó igual responsabilidad en la provincia de Holguín durante otros seis, en ambos casos con resultados satisfactorios.

Y no fue casualidad después de los nueve años en Villa Clara, que fueron bastantes, porque él nació allí y conocía su antigua provincia, incluyendo en este caso a Cienfuegos y a Sancti Spíritus, es que planificadamente se le envió a Holguín, una de las provincias grandes en habitantes y extensión territorial, como parte de su preparación, igual que intentamos hacer con cerca de una docena de jóvenes, la mayoría de los cuales llegaron al Buró Político, pero no logramos materializar su preparación, y fue el único sobreviviente —diría yo un poco exageradamente— de ese grupo (Aplausos), que no les critico sus deficiencias, sino que hablando con el compañero Machado le decía que nosotros somos los que tenemos que criticarnos por no haber organizado mejor la preparación y la maduración de esos otros compañeros para que ocuparan altas responsabilidades en el Partido y en el Gobierno.

Si en 15 años solo estuvo en dos provincias como dirigente máximo del Partido, sin contar los años que dirigió la juventud, en su propia provincia, yo le decía también al compañero Machado que en 15 años pudo haber pasado, a razón de unos tres años, por lo menos, por cinco provincias del país, para que las conociera más profundamente.  No estoy criticando a Machado, ya yo lo critico demasiado (Aplausos).  ¡Y ahora como le caigo encima directamente, que se prepare! (Risas). Pero quiero decir con esto que hay que prestarle más atención todavía a la preparación de los cuadros, para que cuando lleguen a ocupar otras posiciones superiores tengan un dominio mayor; pero su elección ahora no es casualidad, se previó, dentro de un conjunto, que el mejor, según nuestra modesta opinión y del Partido, ha sido el compañero Díaz-Canel (Aplausos), y que no dudamos que por las virtudes, por su experiencia y por la dedicación al trabajo que ha desarrollado, tendrá éxito absoluto en la tarea que le ha encomendado nuestro órgano supremo del poder del Estado (Aplausos).

Es miembro del Comité Central del Partido desde 1991, y fue promovido al Buró Político hace 15 años.  Cumplió misión internacionalista en la República de Nicaragua y se graduó del Colegio de Defensa Nacional.
En el año 2009 se le designó Ministro de Educación Superior y en el 2012 Vicepresidente del Consejo de Ministros para la atención de los organismos vinculados a la educación, la ciencia, el deporte y la cultura.

Hace cinco años resultó elegido Primer Vicepresidente de los Consejos de Estado y de Ministros —y desde ese instante, ya un grupo de compañeros del Buró Político teníamos la absoluta certeza de que habíamos dado en el clavo y de que esa era la solución, que hoy se está materializando en esta importantísima reunión—, cargos, estos últimos que mencioné y, sobre todo, el de Primer Vicepresidente de los Consejos de Estado y de Ministros, que ha simultaneado con la atención de la esfera ideológica del Comité Central del Partido. 

Tampoco es casualidad, un tema tan importante como ese tenía que pasar por las manos del que hoy es Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros, y cuando yo falte —a lo que más adelante me referiré, que continúo como Primer Secretario hasta el año 2021—, pueda asumir esa condición de Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros y Primer Secretario del Partido Comunista (Aplausos).  Y se ha planificado así, manteniendo en la próxima proposición de la Asamblea, que se analizará igualmente con el Consejo de Ministros, en la sesión de julio, donde se propondrá también la Comisión de Diputados que se encargará de la redacción y de presentar a esta Asamblea el Proyecto de Nueva Constitución, que después será necesario discutirla con la población y sacarla a un referendo.

Adelanto que en la próxima Constitución, donde no hay cambio de nuestro objetivo estratégico, en el trabajo del Partido, se mantendrá y nuestro pueblo lo apoyará indudablemente, como ya hizo hace decenas de años, en 1976, con una enorme cantidad de votos, el 98%.  Y en esa ocasión ya podrán unirse nuevamente estos dos cargos, como decía, que son fundamentales, que el Primer Secretario del Partido y  Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros tenga en sus manos todo el poder y la influencia a ejercer, aunque exista, pudiera ser, un Primer Ministro que atienda el gobierno.  Con lo cual ya demuestro que hemos estado discutiendo bastante la formulación que se presentará a través de esa Comisión de la que hablé, que se propondrá a ustedes en el mes de julio.

Sus dos mandatos debe cumplirlos, que los vamos a establecer en la Constitución, de cinco años cada uno.  El Congreso del Partido mantendrá sus fechas.  Yo fui elegido en el 7mo. Congreso del Partido hasta el año 2021, tengo ya 87 años que cumpliré el 3 de junio —no lo digo para que me manden algún obsequio, yo sé que está difícil conseguir un regalo aquí, aunque sea modesto— (Aplausos).  Conseguir un regalo aquí, aunque sea modesto, es más difícil que encontrar petróleo (Risas), es decir que no me envíen nada.

Cuando él cumpla sus dos mandatos, si trabaja bien, y así lo aprueban el Comité Central de nuestro Partido y el órgano supremo del poder del Estado, que es esta Asamblea de la que formamos parte, él debe mantenerse.  Lo mismo que estamos haciendo ahora, él tiene que mantenerlo con su sustituto.  Terminando sus 10 años de Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros, los tres que le quedan, hasta el Congreso, se queda como Primer Secretario para viabilizar el tránsito seguro y ahorrándonos aprendizajes del sustituto, hasta que se retire a atender a los nietos que ya tendrá —si es que no tiene alguno todavía—, ¿ya tienes nietos?  Bueno, pues a los bisnietos, como yo, que tengo tres y viene uno por el camino (Risas). 

Eso es lo que pensamos.

Naturalmente, los órganos superiores del Partido y del Estado serán los que decidirán, tomarán la decisión final en estas actividades que les he mencionado.

Vivimos en un lugar y en unos tiempos donde no podemos cometer errores.  Yo soy de los que me leo y me estudio, cuando el tiempo me lo permite, todo lo que llega a mis manos de acontecimientos históricos muy nefastos que han sucedido en la historia reciente, internacional, en los países, y no podemos cometer errores, no solo por la ubicación geográfica donde nos encontramos, ni por ningún otro motivo; hay errores que no podemos cometer, como los que dieron al traste con procesos importantísimos para la humanidad y cuyas consecuencias las hemos pagado muchos países; las consecuencias del desequilibrio internacional que se creó, que la hemos pagado muchos países, la seguimos pagando, entre ellos el nuestro.  ¿Se me entiende bien?  (Le responden: “¡Sí!”).

El compañero Díaz-Canel no es un improvisado, a lo largo de los años ha demostrado madurez, capacidad de trabajo, solidez ideológica, sensibilidad política, compromiso y fidelidad hacia la Revolución.

Su ascenso a la máxima responsabilidad estatal y gubernamental de la nación no ha sido fruto del azar ni de apresuramientos.  En su promoción gradual a cargos superiores, a diferencia de lo sucedido en el pasado con otros casos de jóvenes dirigentes, como referí anteriormente, no cometimos el error de acelerar el proceso, sino que se aseguró con intencionalidad y previsión el tránsito por diferentes responsabilidades partidistas y gubernamentales, de manera que adquiriera un nivel de preparación integral que, unido a sus cualidades personales, le permitirán asumir con éxito la jefatura de nuestro Estado y Gobierno, y más adelante la máxima responsabilidad en el Partido.

Por su parte, el compañero Valdés Mesa acumula una extensa trayectoria de servicios a la Revolución, cuyo triunfo lo sorprendió siendo obrero agrícola en una granja en la región de Amancio Rodríguez, perteneciente entonces a la provincia de Camagüey.  En 1961 se integró en las Milicias Nacionales Revolucionarias, participó en la Campaña de Alfabetización y militó en la Asociación de Jóvenes Rebeldes, llegando a ser su Secretario General en la ya citada región.  Al constituirse la Unión de Jóvenes Comunistas fue electo Secretario General en esa instancia y asistió como delegado al Primer Congreso de esta organización.

Más adelante participó en la construcción del Partido Unido de la Revolución Socialista de Cuba en varias regiones de Camagüey, y ocupó cargos de dirección a nivel de municipio y en el Comité Provincial del Partido, desde donde pasó como cuadro profesional al trabajo sindical, ascendiendo paulatinamente, entre otras, a las responsabilidades de Segundo Secretario de la Central de Trabajadores de Cuba, CTC, y Secretario General del Sindicato Nacional de Trabajadores Agropecuarios y Forestales.

En 1995 fue designado Ministro de Trabajo y Seguridad Social, hasta que cuatro años más tarde es promovido a Primer Secretario del Comité Provincial del Partido en Camagüey.

En el XIX Congreso de la CTC, efectuado en el año 2006, fue elegido su Secretario General, condición que mantuvo hasta el año 2013 al ser electo Vicepresidente del Consejo de Estado.

Sin dejar de trabajar, se graduó en 1983 como ingeniero agrónomo en el Instituto Superior de Ciencias Agropecuarias de Ciego de Ávila.

Es miembro del Comité Central del Partido desde 1991 y de su Buró Político hace 10 años.

De igual forma, creo justo distinguir la actitud desinteresada del compañero José Ramón Machado Ventura, quien por propia iniciativa nuevamente —y digo nuevamente porque ya lo había hecho con anterioridad, precisamente para que Díaz-Canel pudiera ocupar el cargo que él tenía de Primer Vicepresidente del Consejo de Estado— ofreció su cargo de Vicepresidente de los Consejos de Estado y de Ministros para dar paso a la nueva generación.

Machado, a quien me unen más de 60 años de lucha revolucionaria desde la Sierra Maestra y el Segundo Frente Oriental Frank País, del cual fue uno de sus fundadores, constituye un ejemplo de modestia, honestidad y entrega sin límites al trabajo, aunque es un poco cascarrabias, como conocen muchos de ustedes.  En lo adelante concentrará sus esfuerzos a la labor del Partido, como Segundo Secretario del Comité Central.

Mención aparte merece la compañera Mercedes López Acea, miembro del Buró Político, que fue liberada del cargo de Vicepresidenta del Consejo de Estado en la tarde de ayer, quien tras algo más de ocho años de encomiable y dificilísima labor como Primera Secretaria del Partido en esta complicada capital, tarea que lógicamente se hace más compleja, precisamente, por tratarse de la capital del país, pasará próximamente a desempeñar nuevas responsabilidades en el Comité Central del Partido (Aplausos).

La composición del Consejo de Estado elegido hoy por la Asamblea Nacional, refleja un 42% de renovación.  Crece así mismo, la representación femenina hasta el 48,4%.  Se va creciendo, Teresa, ¿eh?; pero ahora hay que continuar, como dicen ustedes mismos, a cargos decisorios, no solamente de número (Aplausos). 

Crece, bueno, lo de las mujeres a 48,4%, y la de negros y mestizos alcanza el 45,2%.  Y tanto de un tema como del otro no debemos retroceder ni un milímetro, porque ha costado muchos años, desde el triunfo de la Revolución, empezando por Fidel, que fue quien inició con estas ideas de la igualdad de la mujer y contra la voluntad de muchos viejos guerrilleros en la Sierra Maestra —que no sobraban las armas, todo lo contrario—, formó un pelotón llamado Mariana Grajales (Aplausos), y incluso hay una diputada aquí, Teté Puebla Viltres, que fue una de las oficiales de ese pelotón.

Esto ha costado mucho trabajo, no fue fácil, y todavía nos queda la batalla de la proporción en los aspectos no solo numéricos, como dije, sino cualitativos, en lugares decisorios.  Ya las mujeres y los negros, sobre todo, se han preparado en el país, esto es una muestra, veamos el expediente de cada uno de ellos; pero costó trabajo, por eso les insisto: ¡Ni un paso atrás!, y ahora nos falta en los cargos decisorios, no por ser tal o cual, sino por su calidad, por su preparación.  Yo mismo me he equivocado en algunas designaciones por lograr el objetivo, sin reunir todas las condiciones el designado, y he tenido, por supuesto, que rectificar después.  Pero llamo la atención porque es un tema que no podemos dejar a la libre espontaneidad. ¿Qué opinan los periodistas?  ¿No es así? (Aplausos.)

La edad promedio del Consejo de Estado decreció a 54 años y el 77,4% nació después del triunfo de la Revolución.  Han pasado los años y no nos damos cuenta, pero han pasado.

Tres mujeres fueron elegidas vicepresidentas del Consejo de Estado, dos de ellas negras, no solo por ser negras, sino por sus virtudes y cualidades, lo cual es una demostración más del cumplimiento de los acuerdos emanados de los congresos del Partido y su Primera Conferencia Nacional en el 2012 acerca de la política de cuadros.
Así se evidencia también en el hecho de que más de la mitad de los diputados a la Asamblea Nacional, el 53,22%, son mujeres y la representación de negros y mestizos alcanzó el 40,49%, y así debe seguir.
Ustedes ven que ya hay algunas compañeras y compañeros, poquitos todavía, negros como locutores, tanto de televisión como de la radio, ¿no ven que aparecen algunos ya?  Eso no fue fácil, yo mismo di la instrucción concreta a los responsables de esos organismos de radio y televisión, y dije:  Hagan eso sin afectar a nadie, pero vayan poco a poco resolviéndolo.  Han dado algunos pasitos, pero no suficientes desde mi punto de vista; seguir como van, no tan lentamente, pero seguir avanzando prudentemente para que nadie alegue que se sintió afectado porque me pusieron aquí a un mestizo o a un negro.  Menos mal que ya aparece también dando el parte hidrológico un negro grande, que agarra las manos así, no sé por qué no le dan un puntero para que marque ahí (Aplausos), porque no sabe qué hacer con las manos y la pone así (Muestra), y tiene un mapa ahí en el que se va reflejando la situación, con un puntero puede sacarlo.  Y una de deporte, menos mal que ya a veces aparece en el noticiero estelar, y no se ha quitado a nadie.  O sea, les demuestro con esto que las cosas hay que pensarlas, no decirlas y a la buena de Dios, lo cumplieron o no lo cumplieron, insistiendo, buscando nuevos métodos, evitando cometer errores para que no nos critiquen en objetivos tan nobles, y hay que pensar una vez y volver a pensar en otra solución cuando no logramos resolver los problemas.  ¿Es así o no es así? (Le dicen: “¡Sí!”).  Por eso me extiendo y me salgo del texto cuidadosamente elaborado para una ocasión tan importante como esta, para reflejarles esas vivencias, que son muy útiles, y son años los que uno lleva viendo, analizando.

Y ese detalle que les conté de las mujeres y la cuestión racial, es que llevamos rato…  No es una vergüenza recordar, como a veces en algunas discusiones particulares he planteado, quiero decir en reuniones no oficiales.  Yo nací en el campo, en Birán, que ahora es de Cueto, aunque era mayaricero, ahora soy cuetense y holguinero, pero me eduqué en Santiago, que me hala mucho, por supuesto.  Y recuerdo, cuando era estudiante —y antes del triunfo de la Revolución, por si acaso ya se nos va olvidando— solo tres lugares, que era La Habana —no digo La Habana, acuérdense el tamaño original que tenía antes de la actual división político-administrativa, yo digo La Habana—, Santiago de Cuba y Guantánamo —me refiero a la ciudad—, donde antes no había televisión, ya existía el radio desde que yo tenía uso de razón, pero no la televisión, y en los pueblitos, en los diferentes pueblitos, a veces era en la cabecera municipal, siempre existía el parquecito central, vamos a decirle, era lo primero que hacían los planificadores españoles.  ¿Los de mayor edad aquí reunidos no recuerdan los domingos, en algunos de esos lugares, cuando la banda de música municipal, donde existiera, tocaba una retreta por la noche?, y entonces usted veía las parejitas de enamorados, o enamorándose, o amigos de blancos paseando por dentro del parque y los negros y mestizos por el parque, pero por fuera de la cerca.  ¿Era así o no era así?  Sé que aquí hay muchos jóvenes.  ¿Conocían eso?  Eso duró hasta que Fidel pronunció el primer discurso, creo que en el mes de enero o febrero de 1959.  Pero las raíces seguían prendidas, un país que se tiene que honrar con la composición étnica de su pueblo, surgido en la lucha, en el fragor, en el crisol de nuestras guerras de independencia, donde en la de 1868, hace casi 150 años se cumplen en octubre, ustedes saben quiénes eran los jefes principales, eran latifundistas, esclavistas incluso, que empezaron por darles la libertad a sus esclavos, y cuando esa guerra, con el acuerdo del famoso Pacto del Zanjón, que fue opacado —menos mal— por Antonio Maceo y sus oficiales en la Protesta de Baraguá, la gloriosa Protesta de Baraguá, cuando se llegó a ese pacto ya una gran mayoría de los jefes eran negros, y al iniciarse la guerra necesaria de Martí en 1895 fueron los que la encabezaron fundamentalmente.

Después vino lo que conocemos por la historia, la participación norteamericana en los días finales de la guerra, cuando España estaba ya totalmente derrotada, con decenas de miles de soldados españoles, incluso hospitalizados, ¡decenas de miles!, algunos por heridas de guerra, la mayoría por enfermedades tropicales, a las que no estaban muy acostumbrados los soldados españoles, entre los que se encontraba mi padre, por lo cual fue evacuado —pasó la guerra en la trocha de Júcaro a Morón— lugar que entró apenas se acabó la guerra, o sea, por Cienfuegos, y regresó al año próximo.  Yo me alegro que haya venido, que haya regresado, y si no viene él, viene otro, porque se enamoró de Cuba.  Y como le dije en una ocasión a un político español, añadiéndole eso, que me alegraba, porque si no yo a lo mejor hubiera sido en la actualidad un galleguito o un viejo gallego y miembro del partido tal.  Pero entonces cuando desembarcan los norteamericanos al este de Santiago de Cuba, sin ningún obstáculo, porque lo protegía el Ejército Libertador, la flota americana, más moderna, en un tiro al blanco hunde a la española, que la concentraron en Santiago de Cuba, en la bahía; desmontan la artillería para defender la ciudad, pero desde Madrid llegó la orden de volver a artillar y salir a combatir a la flota americana, sin saber lo que les estaban ordenando desde Madrid:  enfrentarse a una flota más moderna y salir de uno en uno, por las características de la Bahía de Santiago que es de bolsa, como la mayoría de las bahías cubanas, con la excepción de Playa Girón y la de Matanzas, por el norte.  Y el almirante Cervera, jefe de la Flota Española del Atlántico, ordenó a todos sus oficiales que se vistieran de gala, y alguno le dijo:  Almirante, pero si vamos a combatir.  Y él le dijo:  Efectivamente, por eso, esta es la última batalla.  Y así fue, un tiro al blanco uno por uno.

Se libraron dos combates terrestres de cierta importancia en El Viso, donde el general español de apellido Vara del Rey, que lo defendía, murió combatiendo, y en la toma de la Loma de San Juan, que ya prácticamente se la ha tragado la ciudad.  Y ahí vino lo que yo le llamo, el pecado original: Las tropas victoriosas de ambos ejércitos van a entrar a Santiago de Cuba, pero el general americano que iba al frente de sus tropas les prohibió a los cubanos participar.  Era Calixto García el que estaba por allá, o cerca de allí. 

Se lo impedían con el pretexto de evitar represalias, cuando en realidad al Ejército Libertador al capturar prisioneros lo que le interesaba era el fusil, incluso, algunos se unían a nuestras tropas libertadoras.
Y una falta más grave todavía, que se puede decir que es el pecado original para lo que vino después, fue que cuando llegaron a la casa del gobierno dentro de la ciudad, bajaron la bandera española e izaron solamente la norteamericana.  Ya eso estaba indicando lo que iba a pasar en este país hasta que llegó Fidel.

Se discutió en París, en el Palacio de Versalles, en las afueras de dicha capital francesa, por supuesto, españoles y americanos, “los cubanos no hace falta que participen.”

Entonces se logró esa igualdad en un hermoso crisol que era nuestro Ejército Libertador en ese momento…

Ya en la discriminación, usted iba a un central azucarero, aunque fuera un modestico central, y estaba el club de los funcionarios americanos y los cubanos de cuello blanco, vamos a decir, que trabajaban en alguna oficina o tenían alguna responsabilidad, eran los que iban a ese club, y los otros al barracón.

La influencia de ellos, la Enmienda Platt duró aquí hasta la Revolución del 33, pero otros acuerdos que se tomaron nos volvieron a poner el yugo hasta el Primero de Enero de 1959.  Ese crisol tan hermoso de nuestra nacionalidad, ahora es que estamos logrando reconstruirlo, no fue en los primeros momentos, ¿se me entiende lo que digo y a qué me refiero?  (Le dicen que sí.)  ¿Fue así o no fue así?  Les pregunto a los de más edad.  Voy a tener que virarme para acá que es donde ya quedan algunos viejos (Risas).  Guillermo García, en El Plátano no había eso, la pobreza los unificaba a todos.

Perdonen ustedes que me he salido del texto, pero modestia aparte, creo que lo enriquezco (Aplausos), la prensa que publique lo que quiera, el texto escrito, pero pueden hablar de esto que estoy hablando aquí porque, por supuesto, está saliendo al aire.

Es decir, me detuve en este punto, que cuando se estaba escribiendo este material, naturalmente no pensamos en eso, lo pensé después meditando, al ver los resultados y la composición de esta nueva Asamblea.

Retomando el tema, al propio tiempo fueron ratificados los integrantes, dos de ellos mujeres, de la Presidencia de la Asamblea Nacional del Poder Popular, encabezada por el querido compañero Esteban Lazo Hernández.

Igualmente, a propuesta del Presidente Díaz-Canel, el Parlamento cubano aprobó, en cumplimiento de lo establecido en el Artículo 75 de la Constitución, posponer la presentación del Consejo de Ministros, con el propósito de contar con un tiempo prudencial para valorar los movimientos de cuadros a realizar, y es una decisión muy sabia, para no hacerlo de corre corre y poder hablar con los ministros, uno por uno, para que vayan preparando los argumentos y tomar después la decisión correspondiente, la proposición traerla a la Asamblea de julio, como dijimos.

En lo que a mí se refiere, me mantendré desempeñando el cargo de Primer Secretario del Comité Central del Partido, en mi segundo y último mandato que expira en el año 2021 cuando se efectúe su 8vo. Congreso y concluya el proceso de transferencia paulatina y ordenada de las principales responsabilidades a las nuevas generaciones.  A partir de entonces, si la salud me lo permite, seré un soldado más, junto al pueblo, defendiendo a esta Revolución (Aplausos).

Para que no quede la menor duda, deseo enfatizar que el Partido Comunista de Cuba, empezando por el Primer Secretario de su Comité Central, apoyará y respaldará resueltamente al nuevo Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros en el ejercicio de sus atribuciones constitucionales, contribuyendo a salvaguardar nuestra arma más importante:  la unidad de todos los revolucionarios y el pueblo.

No puede ser de otra manera. Quienes tuvimos el privilegio de combatir a la tiranía bajo el mando de Fidel desde el Moncada, el Granma, el Ejército Rebelde, la lucha clandestina y hasta hoy, sentimos, junto al pueblo heroico de Cuba, honda satisfacción por la obra consolidada de la Revolución, la obra más hermosa que hemos hecho y nos embarga la legítima felicidad y serena confianza de ver con nuestros propios ojos la transferencia a las nuevas generaciones de la misión de continuar la construcción del socialismo y así garantizar la independencia y soberanía nacional.

En fecha tan temprana como el 4 de abril de 1962, en la clausura del Primer Congreso de la Asociación de Jóvenes Rebeldes, el compañero Fidel planteó:  “Creer en los jóvenes es ver en ellos, además de entusiasmo, capacidad; además de energía, responsabilidad; además de juventud, ¡pureza, heroísmo, carácter, voluntad, amor a la patria, fe en la patria!  ¡Amor a la Revolución, fe en la Revolución, confianza en sí mismo, convicción profunda de que la juventud puede, de que la juventud es capaz, convicción profunda de que sobre los hombros de la juventud se pueden depositar grandes tareas”.

Miren ustedes qué concepto tan amplio sobre la juventud y de su capacidad de actuar.

Así ha sido y así será y no por gusto una de las permanentes apuestas de los enemigos de la Revolución es penetrar, confundir, dividir y alejar a nuestra combativa juventud de los ideales, la historia, la cultura y la obra revolucionaria, sembrar el individualismo, la codicia, la mercantilización de los sentimientos e inducir a las nuevas generaciones al pesimismo, el desapego hacia la ética y los valores humanistas, la solidaridad y el sentido del deber.

Estos planes están condenados al fracaso, porque a lo largo de la historia, en el presente y en el futuro, la juventud cubana ha sido protagonista en la defensa de su Revolución Socialista.  Muestra de ello es que el 87,8% de los diputados de esta Asamblea nació después del 1ro de enero de 1959.

Los jóvenes cubanos han demostrado cuánta razón tenía Fidel cuando les habló en 1962.  Nosotros hoy ratificamos esa confianza, seguros de que serán celosos guardianes de los preceptos contenidos en la brillante definición del Concepto de Revolución del Comandante en Jefe.

Corresponde al Partido, el Estado y el Gobierno cumplir y hacer cumplir la política de promover con intencionalidad y la debida gradualidad a los jóvenes, mujeres, negros y mestizos a cargos decisorios, de modo que se garantice con suficiente antelación la creación de la cantera de los principales dirigentes de la nación en el futuro, sin repetir los costosos errores que en esta cuestión estratégica hemos cometido.

En el V Pleno del Comité Central efectuado los días 23 y 24 de marzo pasado, analizamos el estado de la actualización del Modelo Económico y Social cubano, proceso iniciado a partir de 2011, en cumplimiento de los Acuerdos del 6to. Congreso del Partido.  Previamente en dos ocasiones el Buró Político había examinado también este asunto.

A pesar de lo ejecutado, que no es poco ni mucho menos, pensábamos que a estas alturas —cuando aprobamos o tomamos las primeras decisiones en el 6to. Congreso del Partido, y en las reuniones posteriores de ese tipo— habríamos avanzado más, que ya tuviéramos, si no resueltos todos los problemas, bien organizado todo, bien planificado y en proceso de ejecución, con diferentes grados de desarrollo.

Ya tendríamos la nueva Constitución, que se nos ha atrasado, por los mismos motivos, al no estar resueltos estos problemas principales; pero, ciertamente, no se logró asegurar la participación de los organismos, organizaciones y entidades para que desde la base fueran capaces de orientar, capacitar y controlar la adecuada implementación de las políticas aprobadas.

Cuando vi ya las primeras dificultades que estábamos confrontando, aquí mismo expresé, creo que en un resumen de una sesión del Parlamento, que “sin prisa, pero sin pausa”, porque la prisa nos condujo también a serios errores.

Nunca nos hicimos ilusiones de que sería un camino corto y fácil.  Sabíamos que iniciábamos un proceso de enorme complejidad, por su alcance, que abarcaba a todos los elementos de la sociedad, lo que requería vencer el obstáculo colosal de una mentalidad cimentada en décadas de paternalismo e igualitarismo, con secuelas significativas en el funcionamiento de la economía nacional.

A ello se sumó el ánimo de avanzar más rápido que la capacidad de hacer las cosas bien, lo que dejó espacio a la improvisación e ingenuidades, a causa de una insuficiente integralidad, incompleta valoración de los costos y beneficios y visión restringida sobre los riesgos asociados a la aplicación de varias medidas que, además, no tuvieron la conducción, control y seguimientos requeridos, lo cual determinó demoras y pasividad en la corrección oportuna de las desviaciones presentadas.

Considero que hemos aprendido importantes lecciones de los errores cometidos en el período transcurrido, y la experiencia acumulada nos permitirá continuar a pasos más seguros y firmes, con los pies y los oídos bien pegados a la tierra y así evitar retrocesos inconvenientes.

No hemos renunciado a proseguir la ampliación del trabajo por cuenta propia —me he referido a eso en diferentes intervenciones en este Parlamento—, que constituye una alternativa laboral en el marco de la legislación vigente y que, lejos de significar un proceso de privatización neoliberal de la propiedad social, permitirá al Estado desprenderse de la administración de actividades no estratégicas para el desarrollo del país.  Proseguirá, igualmente, el experimento de las cooperativas no agropecuarias.

En ambas direcciones se han logrado resultados nada despreciables, pero también es cierto que se pusieron en evidencia errores en su atención, control y seguimiento, que favorecieron el surgimiento de no pocas manifestaciones de indisciplina, evasión de obligaciones tributarias, en un país donde, además, apenas se pagaba impuestos antes de estas medidas que estamos aplicando, ilegalidades y violaciones de las normas, en aras de un acelerado enriquecimiento personal, lo cual no se enfrentó oportunamente y que conllevó a la necesidad de modificar varias regulaciones en la materia.

Al propio tiempo, la premisa insoslayable de que no se dejaría desamparado a ningún ciudadano, y que el proceso de cambios en el Modelo Económico y Social cubano, bajo cualquier circunstancia, no podría significar la aplicación de terapias de choque contra los más necesitados que, por lo general, son quienes más firmemente apoyan a la Revolución Socialista, a  diferencia de la práctica en muchos países, condicionó en buena medida el ritmo de las transformaciones en cuestiones trascendentales, como es el caso de la solución de la dualidad monetaria y cambiaria,  que continúa dándonos serios dolores de cabeza y hace surgir nuevos problemas.

Pudieran citarse como ejemplo, además, las reformas salariales y de pensiones, así como la supresión de gratuidades indebidas y subsidios generalizados a productos y servicios, en lugar de a las personas sin otro sostén.

También hemos carecido de una adecuada y sistemática política de comunicación social acerca de los cambios introducidos, en aras de llegar oportunamente hasta el último ciudadano con exposiciones y explicaciones claras y entendibles, porque estas cuestiones son bastante difíciles de comprender en algunos de sus aspectos, sobre temas tan complejos en evitación de incomprensiones y vacíos informativos.

A lo anterior se agregan las difíciles circunstancias en que se ha debido conducir la economía nacional en todos estos años, en lo que se ha arreciado el bloqueo económico de Estados Unidos y la incesante persecución de las transacciones financieras del país, limitando el acceso a fuentes de créditos para el desarrollo, así como la obstaculización de las muy necesitadas inversiones extranjeras.

No debo pasar por alto los cuantiosos daños ocasionados por persistentes períodos de sequías como la última de tres años y los cada vez más destructivos y frecuentes huracanes que azotaron a todo el territorio nacional.

Por otra parte, son innegables los resultados alcanzados en el paciente y laborioso proceso de reordenamiento de la deuda externa con los principales acreedores, lo cual libera a las presentes, y sobre todo las futuras generaciones, de una formidable carga de obligaciones que pendía sobre el porvenir de la nación cual espada de Damocles, aunque no la única.  En esta actividad ha tenido una muy destacada participación el actual Vicepresidente del Consejo de Ministros y Ministro de Economía, el compañero Cabrisas (Aplausos), y no solo en esa, la principal, sino en otros tipos de trabajos similares relacionados con deudas.

No obstante hay que andar con cuidado, porque solo sabemos pedir y muy poco de racionalizar, y yo soy el que da la autorización para utilizar reservas —y sé muy bien lo que estoy diciendo— y préstamos de la reserva, y hubo un momento en que llegó a consumirse por violaciones, por ignorancia, por ejemplo, las reservas movilizativas del país, ya las repusimos todas.  Me refiero al combustible, que se usó sin autorización por equivocaciones de conceptos por no ir a ver en los documentos originales cuáles son las disposiciones existentes.

Muchas veces a la hora de pedir alguna reserva de cualquier producto se me trata de argumentar con cuestiones muy simples:  “Hacen falta tantas toneladas de combustible para tal día.”  “¿Motivo?”  Y me dieron un motivo que evidentemente no era correcto —no era real, aunque podía tener alguna participación—:  “Si no se dan…”  Se dijo:  “No se puede dar esa cantidad, porque todos los días surgen necesidades por dondequiera.”  “Bueno, se van a ver afectados los hospitales.”  Y ahí ya di una respuesta más recia, en términos que no debo repetir aquí, pero con una severa advertencia:  “Que no se me trate de engañar con tonterías de ese tipo.”  Afectar los hospitales nos obligaría a tomar…  No obstante, prestamos la mitad de ese combustible que deben devolver en los plazos que les establecimos.

Solo cito ese ejemplo, que son realidades que muy especialmente el Consejo de Ministros conoce.

Por un esfuerzo persistente y prolongado se resolvió negociar todas esas deudas, algunas rebajas se lograron a plazos más cómodos, poder cumplir el compromiso y sobre todo el prestigio crediticio del gobierno, y apenas se concluyó esa gran tarea paso a paso, a veces imperceptible, vamos volviéndonos a empeñar y las consecuencias que ya volvemos a deber —no tanto como antes— y las dificultades que eso nos crea en la planificación, y hablando de planificación, hay que planificar mejor y saber disponer de lo que tenemos y lo demás ver cómo resolvemos; pero no estar inventando por el camino:  pan de hoy, hambre de mañana.  Ese no es el camino nuestro, es realismo.  Hablamos de la espada de Damocles.  Esta Revolución siempre ha vivido con una espada de Damocles sobre nuestros cuellos, por diferentes orígenes.

Recuerdo el Período Especial, que fue cuando Díaz-Canel —les decía— estaba en su apogeo, cuando asumió la dirección del Partido en Santa Clara.

En aquella etapa había que ponerse una máscara de oxígeno, el snorkel ese que usan los pescadores submarinos, a veces había que ponérselo porque el agua estaba por encima del bigote y otras veces por encima de la nariz, y a veces tapándonos los ojos y había que ponerse el snorkel, pero resistir, y por eso estamos hoy hablando aquí (Aplausos), y romper el pesimismo que suele florecer en los de escasa voluntad cuando surgen problemas.

No es la primera vez, problemas cuando el Período Especial, ya por el año 1993, 1994, que había empezado en 1990 prácticamente, y surgió entonces aquella consigna, que fue pronunciada creo que por allá por la Isla de la Juventud un 26 de Julio, “Sí se puede”; pero para poder hay que analizar con toda objetividad cada problema, cada paso que se dé, no hacernos ilusiones, no engañarnos a nosotros mismos.

Ahora con la situación actual del vecino que tenemos, que ha vuelto a acordarse de la Doctrina Monroe.  Ya vieron lo que Bruno le dijo al Vicepresidente de los Estados Unidos el otro día, que no aguantó y se fue.  Más adelante les hablo de eso.

No puede permitirse que nuevamente caigamos en una espiral de endeudamiento, y para evitarlo hay que hacer valer el principio de no asumir compromisos que no seamos capaces de honrar con puntualidad en los plazos acordados.

Las actuales tensiones en nuestras finanzas externas constituyen una señal de advertencia en ese sentido, en el que he estado ampliando; no queda otra alternativa que planificar bien y sobre bases seguras, ahorrar y suprimir todo gasto no imprescindible, que hay bastantes todavía, asegurar que se obtengan los ingresos previstos, que permitan cumplir las obligaciones pactadas y, al mismo tiempo, garantizar los recursos para invertir en el desarrollo de los sectores priorizados de la economía nacional.

No nos encontramos en una situación extrema y dramática, como aquella que el pueblo cubano supo resistir y superar, bajo la dirección del Partido y de  Fidel, en los primeros años de la década del 90 del pasado siglo, etapa conocida como Período Especial.  El escenario ahora es muy diferente, contamos con bases sólidas para que esas circunstancias no se repitan.  Nuestra economía se ha diversificado algo y crece, sin embargo, el deber de los revolucionarios es prepararse con audacia e inteligencia para la peor de las variantes, no para la más cómoda, con permanente optimismo y total confianza en la victoria.  Hoy y siempre tener presente la inquebrantable conducta de defender la unidad, ¡resistir y resistir!, no cabe otra solución.

Como fue informado en días pasados, durante la realización del V Pleno del Comité Central del Partido, se dio una explicación sobre los estudios que se han venido realizando acerca de la necesidad de reformar la Constitución, acorde con las transformaciones acaecidas en el orden político, económico y social. 

Para llevar a cabo este proceso, esta Asamblea deberá aprobar en su próxima Sesión Ordinaria una comisión integrada por diputados que se encargará de elaborar y presentar el proyecto que discutiría el Parlamento, para luego someterlo a consulta popular y finalmente, de conformidad con lo establecido en la Constitución, aprobar el texto definitivo en un referendo.

Es propicia la ocasión para esclarecer, una vez más, que no pretendemos modificar el carácter irrevocable del socialismo en nuestro sistema político y social, ni el papel dirigente del Partido Comunista de Cuba, como vanguardia organizada y fuerza dirigente superior de la sociedad y el Estado, como establece el Artículo número 5 de la actual Constitución, y que en la próxima defenderemos que se mantenga el mismo Artículo.

Pasando a temas de política exterior, no puedo dejar de referirme a la 8va Cumbre de las Américas, recién celebrada en Perú, que estuvo marcada, desde meses antes, por la renovada actitud neocolonial y hegemónica del gobierno de los Estados Unidos, cuyo compromiso con la Doctrina Monroe ha sido ostensiblemente ratificado.  La expresión más notoria se manifestó en la arbitraria e injusta exclusión de Venezuela de ese evento.

Se sabía que el gobierno de los Estados Unidos se proponía montar allí un espectáculo propagandístico contra la Revolución Cubana, haciendo uso de los remanentes de la contrarrevolución mercenaria.

Cuba fue a Lima por derecho propio y con la frente en alto.  Demostró la disposición a dialogar y debatir en cualquier escenario, en condiciones de igualdad y respeto.  A la vez confirmó la determinación de los cubanos de defender sus principios, los valores y su espacio legítimo.

La delegación cubana, la de Bolivia y otros países impidieron que se mostrara un frente unido en contra de la Revolución Bolivariana y reiteró el reclamo de un nuevo sistema de relaciones entre las dos Américas.

Las intervenciones de nuestro canciller, compañero Bruno Rodríguez Parrilla, en nombre del gobierno cubano, con lenguaje franco, ideas claras y firmeza, constituyeron una rotunda respuesta a los insultos y falacias contenidos en el anticuado e injerencista discurso del Vicepresidente norteamericano allí presente.

Los integrantes de la sociedad civil de nuestro país libraron una batalla en contra de la exclusión neocolonial amparada por la OEA, y defendieron con brío su reconocimiento como genuinos representantes del pueblo cubano.  Alzaron su voz por Cuba y por los pueblos de Nuestra América.  La provocación fue derrotada.

Aprovecho la ocasión, en nombre de este heroico pueblo, para reiterar la felicitación a todos los integrantes de la representación cubana que participaron en este evento.

Los países de Nuestra América no podremos enfrentar los nuevos desafíos sin avanzar hacia la unidad dentro de la diversidad para ejercer nuestros derechos, incluido el de adoptar el sistema político, económico, social y cultural que decidan sus pueblos, según reza la Proclama de la América y el Caribe como Zona de Paz, aprobada en nuestra capital, como ustedes conocen.

Subrayamos también el compromiso con la Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América.

Somos la región del mundo de mayor desigualdad en la distribución de las riquezas, la brecha entre ricos y pobres es enorme y creciente, aumenta la pobreza pese a los esfuerzos en la pasada década, cuando gobiernos progresistas y populares acumularon resultados favorables en materia de justicia social.

Hoy se pretende dividirnos y destruir la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños; se desempolva el instrumento de la política norteamericana que siempre fue la desprestigiada OEA, y se crean grupos de países que, con el pretexto de proteger la democracia, contribuyen a la perpetuación de la dominación imperial.

La agresión contra la República Bolivariana de Venezuela es actualmente el elemento central en los esfuerzos del imperialismo por derrocar a los gobiernos populares en el continente, borrar las conquistas sociales y liquidar los modelos progresistas y alternativos al capitalismo neoliberal que se intenta imponer.

Enfatizamos nuestra plena solidaridad con Venezuela, su gobierno legítimo y la unión cívico- militar encabezados por el presidente Nicolás Maduro Moros, que preserva el legado del presidente Hugo Chávez Frías.

Ratificamos el respaldo a otros pueblos y gobiernos que enfrentan las presiones del imperialismo para revertir las reivindicaciones alcanzadas, como es el caso de Bolivia y Nicaragua.

Luego del golpe parlamentario contra la presidenta Dilma Rousseff en Brasil, se ha consumado el arbitrario e injusto encarcelamiento del compañero Lula, cuya libertad reclamamos, hoy sometido a prisión política para impedirle participar en las próximas elecciones presidenciales y que, según los sondeos realizados por diferentes instituciones en Brasil, si hoy hay elecciones nadie le podría ganar a Lula.  Por eso está preso, por eso la calumnia de la acusación que le llevaron a cabo y lo condujeron a la prisión.

Reiteramos nuestro apoyo al derecho a la libre determinación y la independencia del pueblo de Puerto Rico.
Las naciones del Caribe, especialmente Haití, podrán contar siempre, como hasta hoy, con la solidaridad y colaboración de Cuba.

El 17 de diciembre de 2014 anunciamos, simultáneamente, con el entonces presidente Barack Obama, el restablecimiento de las relaciones diplomáticas con los Estados Unidos.

Se inició, bajo el más estricto respeto e igualdad soberana, la solución de problemas bilaterales e incluso la cooperación en varios aspectos de interés mutuo, y se demostró que pese a las profundas diferencias entre los gobiernos, una convivencia civilizada era posible y provechosa.

El objetivo estratégico de doblegar a la Revolución no cesó, pero el clima político entre los dos países experimentó un avance incuestionable que produjo beneficios para ambos pueblos.

Sin embargo, desde la llegada al poder del actual Presidente, ha ocurrido un deliberado retroceso en las relaciones entre Cuba y los Estados Unidos y prevalece un tono agresivo y amenazador en las declaraciones de dicho gobierno.

Ello se evidenció con especial énfasis en el insultante Memorando Presidencial de junio de 2017, elaborado y divulgado en contubernio con los peores elementos de la extrema derecha anticubana del sur de la Florida, que lucran a cuenta de la tensión entre nuestros países.

El bloqueo económico se recrudeció, se ha fortalecido la persecución financiera y continúa la ocupación de una porción del territorio de la provincia de Guantánamo, con una base militar y un centro internacional de detención y tortura.

Los programas de subversión política cuentan con fondos millonarios del gobierno estadounidense.  Persiste el reclutamiento y financiamiento de mercenarios y las trasmisiones radiales y televisivas ilegales.

Con un burdo pretexto se expulsó arbitrariamente a la mayoría de los funcionarios diplomáticos de nuestra Embajada en Washington y se redujo el personal diplomático norteamericano en La Habana, incluido el consular, con el consecuente impacto para los compromisos migratorios bilaterales y perjuicios para miles de cubanos que requieren esos servicios.

El sentimiento mayoritario entre los ciudadanos estadounidenses y dentro de la emigración cubana es contrario a la continuidad del bloqueo y favorable a proseguir el mejoramiento en las relaciones bilaterales.

Paradójicamente, los individuos y grupos que hoy parecen tener mayor influencia sobre el Presidente norteamericano son partidarios de una conducta agresiva y hostil contra Cuba.

Enfrentaremos todos los intentos de manipular el tema de los derechos humanos y calumniar a nuestro país.  No tenemos que recibir lecciones de nadie y mucho menos del gobierno de Estados Unidos.

Hemos luchado durante casi 150 años por la independencia nacional y defendido la Revolución al precio de mucha sangre y de enfrentar los mayores riesgos.

Reafirmamos hoy la convicción de que cualquier estrategia dirigida a destruir la Revolución por la vía de la confrontación o la seducción, enfrentará el más decidido rechazo del pueblo cubano y fracasará.

Vivimos bajo un orden internacional injusto y excluyente, en el que Estados Unidos trata de preservar a toda costa su dominio absoluto frente a la tendencia del mundo a avanzar hacia un sistema multipolar.

Con ese objetivo provoca nuevas guerras, incluso no convencionales, acentúa el peligro de una conflagración nuclear, exacerba el uso de la fuerza, las amenazas de este y la aplicación indiscriminada de sanciones unilaterales contra aquellos que no se doblegan a sus designios; impone la carrera armamentista, la militarización del espacio ultraterrestre y del ciberespacio y plantea crecientes amenazas a la paz y la seguridad internacionales.

La expansión de la OTAN hacia las fronteras con Rusia provoca serios peligros, que se agravan por la imposición de sanciones arbitrarias, que rechazamos.

Estados Unidos insiste en continuas amenazas y medidas punitivas, violaciones de las reglas del comercio internacional contra China, también contra la Unión Europea, con la que recientemente firmamos un acuerdo de diálogo y cooperación, en contra de sus aliados.  Las consecuencias serán dañinas para todos, en particular para  las naciones del Sur.

El imperialismo norteamericano crea conflictos que generan oleadas de refugiados, sigue políticas represivas, racistas y discriminatorias contra los migrantes; construye muros, militariza fronteras, hace aún más derrochadores e insostenibles los patrones de producción y consumo y obstaculiza la cooperación en el enfrentamiento al cambio climático.

Utiliza sus transnacionales y plataformas tecnológicas hegemónicas para imponer un pensamiento único, manipular la conducta humana, invadir nuestras culturas, borrar la memoria histórica y la identidad nacional, así como controlar y corromper sistemas políticos y electorales.

El pasado 13 de abril, en violación de los principios del Derecho Internacional y la Carta de las Naciones Unidas, Estados Unidos y algunos de sus aliados de la OTAN agredieron militarmente a Siria, sin que se hubiera demostrado la utilización de armas químicas por parte del gobierno de ese país.  Lamentablemente estas acciones unilaterales se han convertido en una práctica inaceptable, ensayada ya en varios países de la región del Medio Oriente y ahora reiteradamente en Siria, lo que merece la condena de la comunidad internacional.  Expresamos nuestra solidaridad con el pueblo y gobierno sirios.

No debe olvidarse que en marzo del año 2003, hace apenas 15 años, el entonces presidente W. Bush, lanzó la invasión a Iraq bajo el pretexto de la existencia de armas de exterminio en masa, cuya falsedad se conoció pocos años después.

Cuba apoya los esfuerzos en la defensa de la paz, convencida de que solo el diálogo, la negociación y la cooperación internacional permitirán encontrar solución a los graves problemas del mundo.

Agradecemos la solidaridad de todos los países, casi sin excepción, en nuestra lucha contra el bloqueo económico, comercial y financiero.

Las relaciones bilaterales con la Federación de Rusia se han incrementado de manera sustantiva en todas las esferas, sobre la base del beneficio mutuo.  Jamás seremos ingratos ni olvidaremos el apoyo recibido de los pueblos que integraban la antigua Unión Soviética, muy especialmente el pueblo ruso, en los años más difíciles después del triunfo de nuestro proceso revolucionario.

Así mismo, avanzan los vínculos con la República Popular China en materia económica, comercial, política y de cooperación, constituyendo un importante aporte al desarrollo de nuestra nación.

Hace pocas semanas recibimos la visita del compañero Nguyen Phu Trong, Secretario General del Partido Comunista de Viet Nam, en una muestra más del desarrollo exitoso de los lazos que nos unen, la cual permitió identificar nuevas potencialidades.

Las históricas relaciones con los países de África, la Unión Africana y también de Asia continúan su rumbo ascendente.

Continuaremos defendiendo las legítimas reivindicaciones de los países del Sur, su derecho al desarrollo y la democratización de las relaciones internacionales.  Todas las causas justas, especialmente las del pueblo palestino y saharaui y las luchas por la justicia social tendrán el apoyo de nuestro pueblo.

El complejo escenario internacional descrito ratifica la total vigencia de lo expresado por el Comandante en Jefe de la Revolución Cubana en su Informe Central al Primer Congreso del Partido, en 1975:  “Mientras exista el imperialismo, el Partido, el Estado y el pueblo les prestarán a los servicios de la defensa la máxima atención.  La guardia revolucionaria no se descuidará jamás.  La historia enseña con demasiada elocuencia que los que olvidan este principio no sobreviven al error.”

Compañeras y compañeros:

En apenas 11 días nuestros pioneros, estudiantes, obreros, campesinos, artistas e intelectuales, integrantes de las gloriosas Fuerzas Armadas Revolucionarias y el Ministerio del Interior, el pueblo todo, marchará unido por nuestras calles y plazas conmemorando el Día Internacional del Trabajo.  Una vez más demostraremos al mundo el respaldo mayoritario de los cubanos a su Revolución, al Partido y al socialismo, y aunque tenía el compromiso de ir a otra provincia en el interior del país, teniendo en cuenta las características de este momento, pienso ir acompañando al actual Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros al desfile del Primero de Mayo en La Habana; después visitaré la otra provincia y otras más, porque se supone que tendré menos trabajo también.

¡Hasta la victoria siempre!

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