Il 13 maggio si sono compiuti 60 anni dall’assassinio del giornalista ecuadoriano Carlos Bastidas Argüello, ammazzato dalla dittatura batistiana.
L’Unione dei Giornalisti di Cuba (UPEC) gli ha reso omaggio e lo ha ricordato come l’ultimo professionista della comunicazione assassinato nell’Isola.
In una cerimonia realizzata martedì 15, nel Pantheon dei Veterani del Cimintero di Colón, la generale Delsa Esther Puebla (Teté) ha ricordato che Bastidas andò sulla Sierra Maestra a 23 anni per conoscere l’Esercito
«Lì lo portammo a conoscere le nostre scuole, intervistò i nostri contadini, fu al laboratorio dove si facevano le pallottole. Lui vide com’era la nostra guerriglia, chi era Fidel e s’innamorò della Rivoluzione.
Il giornalista Roberto Bastidas, nipote di Carlos, ha ringraziato la UPEC per mantenere vivo il nome di suo zio ed ha espresso l’impegno della nostra stampa con la verità e la dignità di Cuba.
Durante la giornat à stata scoperta una targa in memoria di Bastidas nell’Istituto Internazionale di Giornalismo José Martí.
Lì María Augusta Calle, ambasciatrice dell’Ecuador in Cuba, ha ricordato che il mestiere del giornalista è uno dei più pericolosi al mondo e il fatto che a Cuba non si uccidono i giornalisti la trasforma in una terra di libertà.
Nel 2017 sono stati assassinati 37 giornalisti in America Latina, con una mostra di mancanza di rispetto dei diritti umani, in un clima d’insicurezza che circonda l’esercizio di questa professione.