Discorsi di Maduro ed Evo Morales al Forum

Discorso di Nicolás Maduro Moros, Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, nella sessione plenaria speciale sul pensiero di Fidel, durante la XXIV Riunione del Forum di San Paolo, tenutasi all’Avana Convention Center, il 17 luglio 2018, “60.mo anno della Rivoluzione “.

Caro compagno Miguel Díaz-Canel, Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri di Cuba;
Caro compagno Evo Morales, ti ringrazio per la tua brevità (risate);
Compagno Salvador Sánchez Cerén, mio fratello salvadoregno (Applausi);
Compagna Mónica Valente, segretaria permanente del Forum di San Paolo (Applausi);
Compagno “Mel” Zelaya, comandante della resistenza della città di Morazán (Applausi);
Compagno Joaquim Chissano, ex-presidente del Mozambico (Applausi);
Martín Torrijos, ex-presidente del Panama (Applausi);
Caro fratello Kenny Anthony, ex-primo ministro di Santa Lucia (Applausi);
Denzil Douglas, ex-primo ministro di Saint Kitts e Nevis (applausi);
Compagno José Balaguer, capo delle relazioni internazionali del Partito Comunista di Cuba (applausi);
Compagno David Choquehuanca, Segretario Generale dell’ALBA (Applausi);
Compagno Ricardo Patiño, ex-Ministro degli Esteri dell’Ecuador (Applausi);
Compagno Oscar López Rivera, eroe del Movimento Indipendentista portoricano (Applausi e esclamazioni di: “Viva Puerto Rico libre!”) Lunga vita a Porto Rico Libero!
Cari compagni dall’America Latina, dai Caraibi, dall’Asia, dal mondo arabo, dall’Europa, dai diversi luoghi in cui ospiti speciali sono venuti al Forum di San Paolo:

Quanta storia c’è qui, adesso? Quante lotte! Quanti decenni! Quanti sacrifici ed eroismo dei nostri popoli. Ho seguito da vicino questa edizione del Forum di San Paolo all’Avana, attraverso Telesur in spagnolo e inglese, siamo riusciti a seguire da vicino le deliberazioni, le opinioni, il ricco dibattito di idee, di esperienze di ogni partito politico, di ogni forza politica presente, che durante questo Forum è riuscita a rivitalizzare, senza dubbio, credo, questa meravigliosa idea fondata nell’ultimo decennio, degli anni novanta del secolo scorso, da quel genio visionario dell’umanità, Comandante Fidel Castro Ruz e dal nostro grande compagno Luiz Inácio Lula da Silva (Applausi). Va visto il tempo trascorso. come diceva sempre il nostro Comandante Hugo Chávez. Voglio salutare il nostro collega Adán Chávez Frías, fratello del nostro comandante e capo della delegazione del grande Polo Patriottico del Venezuela, che riunisce tutti i partiti politici e i movimenti sociali nella rivoluzione bolivariana: quando tutte le luci del mondo si sono spente; quando l’Unione Sovietica cadde e la potenza dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche venne smembrato in venti pezzi; quando l’ex-blocco dei Paesi socialisti nell’Europa orientale crollò e cadde nelle mani del più selvaggio capitalismo neoliberale; quando sembrava che il mondo unipolare e il Consenso di Washington fossero la fine della storia in America Latina, furono sollevate una luce e una bandiera. E dovremmo sentirci orgogliosi, membri di questo forum di diversità, dibattiti, lotte, lavoro e potere politico che è il Forum di San Paolo, perché fu precisamente nel 1990, quando le luci si spensero nel mondo, da Cuba, dal Brasile, dall’America Latina e dai Caraibi nacque la necessità di costruire uno spazio di unione e di lotta. E come ha detto Evo ora, uno spazio la cui forza è la diversità. Qui non ci sono posizioni egemoniche, né ce ne sono state; ci sono stati grandi leader, e così sarà la storia di questo movimento e di questa bella forza che è il Forum di Sao Paulo, che nella sua diversità è riuscito a raccogliere e a bere dalla culla fondatrice dei Caraibi del ventesimo secolo, la Rivoluzione latinoamericana che è Cuba, da cui è riuscita a prendere da Fidel, il suo leader, tutta la forza rigeneratrice e rinnovatrice.

Per quanto riguarda questo Forum a San Paolo, possiamo rivedere i concetti di Fidel: nel 1993, nel pieno del periodo speciale, il Forum di San Paolo si riunì a L’Avana e Fidel parlò ai leader della sinistra, della sinistra superstite di quell’epoca, dei movimenti progressisti, popolari e rivoluzionari di quell’epoca. Quell’autunno il Nicaragua firmò gli accordi di pace in America centrale e Fidel, con visione premonitrice, li chiamò a preparare l’unione dell’America Latina e dei Caraibi, li chiamò a creare una visione unitaria del nostro continente, come un blocco di forze, che chiamava a combattere, non ad arrendersi tra le peggiori difficoltà. Quando esaminiamo la storia della nostra gente, compagni, fratelli e sorelle, se rivediamo solo la storia di questi 28 anni di esistenza del Forum di San Paolo, vedremmo la grandezza, come l’espresse il compagno, Presidente Evo Morales, vedremo la grandezza di quello che è stato lo sforzo delle forze rivoluzionarie dell’America Latina e dei Caraibi per invertire una delle più difficili situazioni di dominio e assoluta egemonia dell’imperialismo USA sulla nostra regione attraverso il modello neoliberista. E come siamo passati da un decennio degli anni novanta, dall’egemonia e dal dominio, a un primo decennio dell’America Latina, dei Caraibi, del XXI secolo, di risveglio, risurrezione dei popoli (Applausi). Non credo in ciò che chiamano la fine del ciclo, non ci credo; credo nella lotta, noi del Venezuela crediamo nel la lotta permanente (Applausi). Non è il momento di lamentarsi delle ferite, non è il momento di vantarsi delle conseguenze naturali della lotta, avanzata-ritirarata, questo è il modo di combattere. Qui ci sono i compagni della Siria che possono dirlo bene, che hanno dovuto affrontare una guerra terroristica interventista, e lì il popolo della Siria e la Repubblica araba siriana sono in piedi. Onore e gloria al popolo arabo siriano! (Applauso prolungato).

L’America Latina e i Caraibi hanno preso, dal meglio dei loro antenati, la forza di incontrarsi e riscoprirsi, in un processo permanente di rinnovamento e resurrezione politica e ideologica. Stavo parlando con il compagno Morales prima di venire qui. Abbiamo avuto un incontro bilaterale tra Evo e me, circa un’ora e mezza, giusto Evo?, Parlando e rivedendo tutto, di tutti gli argomenti del Forum di San Paolo, l’importanza di queste istanze, di come queste istanze erano le istanze dove fu seminato ciò che ha dato come risultato Petrocaribe, ALBA, Unasur e Celac. Se in qualche luogo il terreno è stato preparato per l’emergere della nuova integrazione, del nuovo stadio della bella e brillante vita latinoamericana che abbiamo vissuto, è stato qui nel Forum di San Paolo, qui sono nate le idee più tardi venute alla luce nell’emergere di Petrocaribe, ALBA, Unasur, Celac (Applausi). Quindi dobbiamo vedere da dove veniamo, e le nostre forze politiche, i nostri leader, i nostri grandi leader, Fidel, Chávez, Néstor Kirchner, Evo, Correa, Cristina, Lula (Applausi); I nostri grandi leader in America Latina e nei Caraibi provengono dalla lotta per la speranza, provengono dalla lotta contro le difficoltà e gli ostacoli. Quindi non apriamo la strada a nessuna tesi peregrina che mira a demoralizzare la lotta dei nostri popoli in questo 2018, per quanto sia difficile, oggi siamo in condizioni migliori che mai per far avanzare la liberazione, l’unione e l’indipendenza di questo continente, senza dubbio (Applauso), finché non ci sarà più l’imperialismo nel mondo. Se c’è l’imperialismo ci sarà lotta, finché c’è l’imperialismo negli Stati Uniti, anche se è in declino con il potere che ha, ci sarà cospirazione, ci sarà intrigo. Se sapremo di aver affrontato tutte le forme di guerra non convenzionale contro la Rivoluzione Bolivariana, di essere in prima linea nella lotta e di subire colpi diretti, minacce, aggressioni permanenti; ma non ci siamo né arresi né lamentati, perché qui si tratta di difendere le giuste cause ed aprire la strada all’espansione delle forze politiche, sociali, morali e spirituali rivoluzionarie dei nostri popoli, nella ricchezza della diversità che i nostri Paesi significano e che questo Forum di San Paolo ha espresso in modo meraviglioso per 28 anni nelle diverse fasi. Quindi potremmo prendere e parafrasare il Liberatore: noi, i partiti politici, i movimenti sociali, i vertici del Forum di San Paolo in 28 anni esprimiamo le lotte dei nostri popoli, e siamo figli degli ostacoli, della lotta, delle difficoltà, e da cui siamo stati in grado di costruire questo bellissimo progetto che oggi s’intravede in America Latina e nei Caraibi (Applausi).

Il Venezuela ha affrontato, come ben sapete, una guerra di carattere non convenzionale, una guerra di logoramento, con obiettivi molto chiari da parte degli USA. Non possiamo incolparne Trump, è la politica di un impero che considera la nostra regione il suo cortile e che ha assunto un ruolo geopolitico e geoeconomico nei confronti del Venezuela per i propri interessi. Nei suoi documenti, nei suoi discorsi, il Comandante Chávez lo disse 20 anni fa, e dobbiamo ricordare, venti anni fa! Il prossimo 6 dicembre di quest’anno segna i 20 anni della prima vittoria elettorale presidenziale del Comandante Hugo Chávez nelle elezioni del 1998 (Applausi), e già da allora i rapporti e gli interventi dei funzionari statunitensi del periodo dell’amministrazione Clinton dicevano: “Hugo Chávez non va bene per i nostri interessi in Venezuela”. (Risate). E chi ha detto che si deve lavorare per gli interessi degli Stati Uniti? Bisogna lavorare per gli interessi del popolo e soprattutto dell’America Latina e dei Caraibi, nella visione di Bolivar, nella visione dei liberatori. Il Movimento Rivoluzionario Bolivariano, che era riuscito a utilizzare una strategia pacifica, costituzionale ed elettorale per raggiungere il potere politico e realizzare la rivoluzione bolivariana democratica, nazionalista e popolare, già identificarono il Movimento Bolivariano e il Comandante Chávez come elementi che non servivamo agli interessi degli Stati Uniti. Cercarono di adulare Chávez: quanto parla bene Chávez, che grande leader è Chavez, e lo circondarono di presidenti di destra che cercavano di vedere se l’avrebbero compromesso, come a volte fanno cogli altri. Si vide, giusto? Come dice Walter Martínez, ci sono situazioni in pieno sviluppo là fuori, di persone che hanno vinto coi voti di sinistra e che finiscono per governare per le oligarchie e l’imperialismo in modo sfacciato (Applausi). E con il Comandante Chávez e i primi anni della Rivoluzione Bolivariana, operarono in due direzioni, da un lato l’adulazione, l’offerta, dicendo: Chavez, questo è un altro mondo, perché hai intenzione di avvicinarti a Cuba, Chávez? Perché diventi amico di Fidel?

Nella prima visita del Comandante Hugo Chávez a Cuba come Presidente eletto, ricevette la telefonata da un vicesegretario di Stato degli Stati Uniti d’America, per chiedergli, prima di arrivare a Cuba, di non visitare Cuba e, in secondo luogo, chiedere spiegazioni a un presidente eletto sovrano sul perché visitasse Cuba. E Chavez li mandò all’inferno da allora (Applausi). E d’altra parte la cospirazione; da un parte adulare e d’altra parte cospirare, premere, minacciare, le minacce pubbliche della CIA, del segretario di Stato, le minacce private dell’ambasciatore statunitense in Venezuela, la cospirazione permanente dei media, la campagna permanente per demonizzare, stimolare l’odio e la paura contro la leadership rinnovatrice emersa, e la cospirazione per cercare di spezzare le forze armate, che si concluse, come ricordano tutti, definitivamente nel colpo di Stato mediatico contro il Comandante Chávez nel 2002, il 12 e 13 aprile di quell’anno. Da allora, il Venezuela affrontava l’aggressione imperiale. Non ci sarà alcun impero statunitense che permetta che la rivoluzione bolivariana abbia un letto di rose.

Compagni, chi aspira alla dignità, alla giustizia sociale, all’uguaglianza, alla felicità per il popolo e all’indipendenza in America Latina, non può credere che avrà un letto di rose; sarà un combattimento e una lotta permanente per aprire lo spazio ad essa, per aprire la strada all’idea di redenzione, di giustizia, di felicità dei popoli (Applausi).

È la vera storia. Se aspiri alla felicità del tuo popolo, devi aspirare all’indipendenza politica ed economica. Non importa come si chiamano, disse il Comandante Fidel Castro quando ricevette il Comandante Hugo Chávez il 14 dicembre 1994, progetti verso il futuro, se vogliono chiamarlo bolivarismo, sono d’accordo; se volete chiamarlo cristianesimo, sono d’accordo; Se volete chiamarlo socialismo, sono d’accordo, il progetto di redenzione, giustizia, democrazia, dignità, diritto dei popoli. Non importa come lo chiamiamo, indipendentemente dalla diversità delle circostanze nei nostri Paesi in tutta l’America Latina e nei Caraibi, all’inizio o alla fine vedrete la vostra faccia, compagni, come abbiamo visto il mostro dell’impero statunitense e degli interessi delle oligarchie locali. Ci è toccato in questa fase, dopo la dipartita fisica del Comandante Hugo Chávez, leader fondatore, leader supremo della nostra rivoluzione, abbiamo dovuto affrontare ogni forma di guerra non convenzionale. Ora il Nicaragua si trova di fronte al metodo che ci applicarono nel 2014, i Guarimbas. E l’anno scorso, vi ricordate, esattamente un anno fa? Il Venezuela subì 120 giorni continui di aggressioni di strada, di gruppi pagati dall’ambasciata degli USA, gruppi violenti e campagna mediatica mondiale moltiplicata per presentare un Venezuela nel caos, alle porte della guerra civile, e un governo dittatoriale che reprime un popolo che protestava, una sceneggiatura perfetta. Oggi l’applicano al Nicaragua Cristiano, al Nicaragua Sandinista. Tutto il nostro amore, tutto il nostro appoggio incondizionato al Comandante, Presidente Daniel Ortega Saavedra, alla compagna Rosario Murillo, al Fronte di liberazione nazionale sandinista e al popolo del Nicaragua che sconfiggerà la violenza. Sconfiggeranno il terrorismo e trionferà la pace, siamo sicuri che trionferà la pace (Applausi ed esclamazioni di: “Sandino vive, la lotta continua! Andremo fino alla vittoria, libertà o morte, e se moriamo, non importa, la nostra causa continuerà a vivere, gli altri ci seguiranno!”) Avanti! In ogni modo. Abbiamo sconfitto i Guarimbas invocando il potere del popolo, il potere costituente, e il Venezuela è riuscito a resistere nel corso dell’ultimo anno di ciclo ascendente di accumulazione di forze e di vittorie elettorali davvero sorprendenti. Noi, nel corso di 10 mesi, siamo riusciti a ribaltare la situazione difensiva in cui ci avevano messo, e con le elezioni costituenti e la loro vittoria e l’installazione del potere costituente plenipotenziario, con le vittorie in 19 governatorati su 23 del Paese, con la vittoria in 308 comuni dei 335 comuni del Paese, e con la tremenda vittoria elettorale nella presidenza della Repubblica il 20 maggio, il Venezuela ha consolidato la pace, la via democratica e ha ripreso le condizioni politiche per la ripresa globale della nostra società ferita dalla guerra che abbiamo subito nel corso di questi anni complessi, di fronte all’impero più potente che sia mai esistito sulla terra. Cuba conosce abbastanza bene questa lotta!

Nell’ultimo anno, il Venezuela è stato sottoposto a minacce d’invasione militare. Quando denunciammo i piani un anno fa, come potrebbero tali piani essere descritti, più che criminali, piani pazzeschi dell’amministrazione statunitense per fingere l’invasione, l’occupazione militare del Venezuela? Fu smentito dall’amministrazione stessa. Ora è pubblica la rivelazione di alti ex-funzionari del governo di Donald Trump, che hanno recentemente dichiarato e sono trapelati attraverso i cablo internazionali e la stampa degli Stati Uniti, che fu Donald Trump stesso a proporre un piano di occupazione militare del Venezuela. Gli dico: il Venezuela vuole la pace. Vogliamo la pace con l’uguaglianza, vogliamo la pace con la giustizia, vogliamo la pace con la democrazia, vogliamo la pace con l’indipendenza nazionale, ma dico che siamo i figli di Bolivar, i figli di Chávez, e non temiamo alcuna minaccia venga fatta contro di noi dall’impero degli USA. Non l’abbiamo temuta, né abbiamo paura di affrontare alcuna minaccia ora (Applausi).

Vogliamo la pace, la pace che abbiamo avuto e la pace che continueremo ad avere, perché è la stessa coscienza latinoamericana, caraibica, la forte coscienza della pace che permette di neutralizzare, dissipando minacce di questo tipo ancor prima che siano state attivate, prima ancora che siano state attivate! Una minaccia di questo tipo si è sicuramente materializzata 100 anni fa senza averla consultata; una minaccia di occupazione e invasione militare, come dice il comunicato stampa, ispirata dall’invasione di nostra sorella Panama, ispirata dall’invasione e dall’occupazione della nostra sorella Granada negli anni ottanta, sicuramente 30, 50 anni fa eseguita, avrebbe causato una tragedia, perché il popolo del Venezuela non si arrenderà mai all’imperialismo USA, in nessuna circostanza (Applausi). Ma la minaccia stessa è sovrastimata, è fuori dal contesto, nonostante la campagna contro il Venezuela in tutti i Paesi del mondo guidata dalla stampa nordamericana. La campagna condotta contro di noi per 20 anni, ma soprattutto negli ultimi cinque anni, per giustificare azioni avventurose dell’estrema destra, di ciò che chiamiamo il Club Klux-Klan che governa Washington. Secondo loro sarebbe giustificato, perché hanno posizionato coi media del mondo, come si suol dire, il mondo sottosopra. “Venezuela, una dittatura”, “la crisi umanitaria” e tutte le giustificazioni per un’occupazione, un’invasione; ma senza dubbio la ragione morale della causa del Venezuela e la ragione morale del sostegno dei popoli dell’America Latina che non accetteranno mai con calma un’aggressione contro il nostro Paese. Ecco perché io, dal Forum di San Paolo, alla presenza di importanti movimenti, partiti e leader politici in America Latina, dico: il Venezuela ha saputo difendere la sua pace ed indipendenza e continuerà a ottenere la pace con la giustizia, pace con la patria, pace con l’indipendenza e il progetto bolivariano seguirà il suo corso e sviluppo (Applausi).

Sono due gli obiettivi vitali e centrali della geopolitica imperialista contro la Rivoluzione Bolivariana: il primo, alla radice, la ricchezza petrolifera del Venezuela. Non è un caso che i Paesi con le maggiori riserve petrolifere del mondo siano sempre stati obiettivi della strategia imperialista: Iraq, Libia, Iran, Venezuela. La ricchezza petrolifera del Venezuela, come sapete, il Venezuela ha la più grande riserva di petrolio certificata a livello internazionale sulla Terra. Il Venezuela ha petrolio per 200 anni. Quando il petrolio sarà finito nelle grandi regioni che sono ora i principali produttori del pianeta, ci saranno ancora 100 anni o più di petrolio, a 30 metri sul livello del mare. Ma, inoltre, dovreste sapere che nel corso di questi anni il Venezuela ha certificato la più grande riserva d’oro del pianeta, una delle più grandi riserve di diamanti del pianeta e quella che sarà la quarta riserva di gas più grande della Terra. Primo obiettivo: cogliere la ricchezza che hanno amministrato per 90 anni, dal 1908 al 1998, la ricchezza delle risorse naturali del nostro Paese. Il petrolio del Venezuela è a un giorno e mezzo dalle coste di Miami, e ciò sarebbe la causa definitiva per avere il nostro Paese, la nostra regione nell’occhio del dominio, dell’egemonismo, del controllo imperialista; Basterebbe, perché, inoltre, questa ricchezza gli appartenne per 90 anni, senza discussione, fino all’arrivo della Rivoluzione del Comandante Hugo Chávez. Ma l’altra ragione ha altrettanto peso, ed è una ragione che nel Forum di San Paolo potrebbe essere lo scenario in cui è più compreso; politico, geopolitico; l’altra ragione è forse la riserva immateriale, ma la più grande riserva spirituale e culturale che un popolo può avere, ed è il progetto rivoluzionario e il progetto Bolivariano (Applausi). L’impero insorse all’inizio della Rivoluzione Bolivariana, ed aumentò le azioni per neutralizzare i mutamenti della leadership rivoluzionaria di Chavez, la direzione rivoluzionaria del progetto bolivariano, i risultati del socialismo bolivariano, per cercare di rovesciarlo, por fine per sempre al progetto che non si poté distruggere in 200 anni, il progetto di Bolivar, il nostro progetto rivoluzionario. Queste sono le due ragioni: la ricchezza materiale: petrolio, oro, e ricchezza spirituale, ciò che ci tiene in piedi, che ci ispira, che ci fa andare avanti, la ricchezza rivoluzionaria del progetto bolivariano fondato dal nostro amato Comandante Hugo Chávez Frías. Il Venezuela resiste alle difficoltà. Non ci siamo mai piegati alle persecuzioni, note solo a Cuba, persecuzioni economiche e finanziarie, sanzioni, persecuzioni su conti. Il Venezuela è ora vittima di un’aggressione economica sconosciuta al nostro Paese, e che abbiamo visto a Cuba, continua il blocco, l’embargo e la persecuzione economica e finanziaria contro Cuba. L’embargo, la persecuzione contro i conti della repubblica, che ha persino raggiunto il settore privato, il che sembra incredibile, la destra promuove apertamente e pubblicamente la persecuzione economica e finanziaria contro il nostro Paese, ma gli stessi settori privati sono vittime della persecuzione globale contro le finanze, le risorse e i conti della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Ho detto, dopo la vittoria elettorale del 20 maggio, che il Venezuela entra in una nuova fase. Ho detto che la rivoluzione socialista bolivariana, fondata dal nostro Comandante Chávez, ha un nuovo inizio. E che siatene certi, compagni del Forum di San Paolo, questa rivoluzione, fondata sulle idee di Bolivar, questa rivoluzione fondata sullo spirito creativo e magnifico del nostro Comandante Chávez, questa rivoluzione che abbiamo difeso insieme al popolo, con il voto popolare, la sovranità popolare, la libertà del popolo, questa rivoluzione supererà gli ostacoli, le difficoltà che abbiamo e continuerà il suo cammino verso la costruzione di una potenza regionale. (Applausi).

Abbiamo vissuto la bellezza e la gloria di questi anni. Abbiamo apprezzato la presenza di giganti come Fidel, Chávez, Kirchner. Vediamo con dolore, ma non con rassegnazione, la persecuzione di Lula. Chi avrebbe pensato cinque, otto anni fa, nello splendore della sua leadership, che un giorno l’oligarchia si sarebbe vendicato di Lula, l’avrebbe inseguito e nascosto in qualche segreta per impedirgli di esercitare la sua libertà e i suoi diritti politici? Perché sanno che Lula Libre vince le elezioni presidenziali sulla destra brasiliana (Applausi). Tutta la nostra solidarietà a Lula! Tutta la nostra fratellanza al fratello Lula! (Applausi e esclamazioni di: “Lula libre!”)
Vedo molti intellettuali qui, compagni. Ringrazio tutti i fratelli intellettuali che sono qui, i leader, per la solidarietà e la comprensione che hanno avuto. Non è facile essere amici del Venezuela, dovete essere coraggiosi e avere un grande cuore per non disprezzare il nostro amore e la nostra amicizia, così da non nascondersi. Dovete essere coraggioso. È facile pronunciarsi contro il Venezuela, dire qualcosa. C’è chi l’ha fatto, credendo di aver avuto voti, perdendo le elezioni. C’è una fazione di sinistra che volevano convertire nella sinistra anti-Chavez. Grande successo nella loro sconfitta, quindi. Ma chi fu coraggioso e hanno mantenuto i principi del non-intervento, è vittorioso. (Applausi). Sebbene in politica non ci siano verità inconfutabili o eterne, né possono esserci perché, da bravi marxisti, crediamo nella dialettica del pensiero e della realtà, e nel cambiamento permanente. Propongo il Venezuela come sede del prossimo forum, Adam, per quando? (Gli dicono entro luglio).

Sono d’accordo con ciò che dice Evo, ci riuniamo ogni tre mesi per aggiornarci, condividere esperienze ed ogni anno per tenere il forum annuale speciale (Applausi).

Concludo, colleghi pensatori, scrittori e intellettuali (Risate), la questione della parità di genere va rispettata (Applausi).

Credo davvero che la destra latinoamericana nelle sue diverse espressioni non abbia un progetto democratico, anche se le vecchie dittature del 20° secolo sono state abbandonate, le stesse oligarchie ora vengono con la forza della vendetta contro i progetti popolari, con una cattiveria che non si è vista, cosa fanno a Lula, a Cristina, beh, cosa fanno a noi. Non c’è una destra democratica, posso dire testimoniandolo, con prove del processo della storia, il Venezuela non ha un solo partito di destra, né centro destra con un progetto democratico, tolleranza, rispetto per la Costituzione, convivenza, e ora il Venezuela è il massimo esempio di come l’aggressione dell’intolleranza, dell’odio politico sia gestito da ciò che chiamano Gruppo di Lima, “Cartello di Lima” come lo chiamano lì. Lì abbiamo Bogota, la destra colombiana con cui abbiamo convissuto per un certo periodo nel processo di convivenza. Il Comandante Chávez, negli otto anni del governo di Álvaro Uribe Vélez, ebbe per buona parte, quasi sette anni e mezzo, cooperazione fino agli eventi del 2008 dell’attacco infame all’Ecuador, e quindi agli eventi di otto anni fa, nel 2010, dove con una falso pretesto attaccarono il territorio venezuelano e istigarono un conflitto armato nello stesso periodo. Poi aiutammo Juan Manuel Santos a fare la pace, lo dirò con modestia, con umiltà, ma devo dire, senza la partecipazione del governo rivoluzionario del Comandante Chávez, senza la partecipazione del governo rivoluzionario di Nicolás Maduro sarebbe stato impossibile raggiungere negoziati e accordi di pace tra il governo della Colombia e i guerriglieri delle Forze armate della Colombia FARC-EP (Applausi). La Colombia lo sa. Conservo segreti ben documentati su questi processi, accordi già firmati, e nonostante tutto, compagni, qual è la risposta di Santos quando arriva Trump? Assalto, attacco, tradimento del Venezuela e della Rivoluzione Bolivariana. Le parole pronunciate davanti a Chavez e davanti a me da Juan Manuel Santos era di rispettarci, di vivere insieme, di convivere con modelli diversi. La Colombia con il suo capitalismo e noi con i nostri tentativi di costruire il socialismo. E ora l’oligarchia colombiana prepara una serie di cosiddette false bandiere, provocazioni, assemblee per vedere di istigare un conflitto armato nei 2200 chilometri di confine e tra la nostra amata e sorella Colombia e la Repubblica Bolivariana del Venezuela. E se metto la Colombia come esempio, posso mettere qualsiasi settore della destra, la destra argentina di Macri, la destra pinochetista del Cile che governa con Piñera, e così via. Ciò che è stato fatto contro il Venezuela e che ora s’intende fare contro il Nicaragua, fu fatto contro Cuba nell’era delle dittature militari degli anni ’60 e ’70; col consenso interventista di un gruppo minoritario di governi di destra.
Oserei proporre l’analisi, ai dibattiti e forum, della formulazione di strategie e idee per l’azione, come ci appartiene a noi, politici e rivoluzionari, per dedicarci al dibattito, alla riflessione, allo studio e poi all’elaborazione di strategie di potere, come dice Evo, per il potere politico, compagni, la conquista del potere, la costruzione del potere, il mantenimento del potere politico per il popolo.

Mi permetto di proporre nella formulazione di queste politiche, quella visione verso gli anni a venire, che uno dei compiti che abbiamo è affrontare questa destra intollerante, fascista che perseguita i popoli e che vuole il potere solo per sradicare i progetti liberatori dei nostri popoli. Quando eravamo la maggioranza in America Latina e nei Caraibi, non ci è mai venuto in mente di perseguitare un governo perché di destra, e quando abbiamo fondato Unasur con Uribe, sentimmo che i nostri fratelli colombiani dovevano essere presenti. Il certificato di nascita di Unasur fu firmato da Álvaro Uribe Vélez, attuale presidente della Colombia. Prendete la presidenza della Colombia ora, giusto? Uribe dirige la Colombia su twitter. Non conosco il vero nome del Signor, non so il nome del presidente eletto della Colombia. Come si chiama? (Lo chiamano Duca). Non imparo il nome, l’imparo (Applausi). Il presidente presidente eletto guidato dai twitter di Álvaro Uribe Vélez? Vedremo, quindi. Ecco l’ex-cancelliere dell’Argentina, Jorge Taiana, ecco l’ex-cancelliere della Bolivia, firmatario della Legge Unasur. Álvaro Uribe Vélez pose poi la sua firma (sui punti), Chávez da una parte, Lula dall’altra.

La destra non è mai stata perseguitato perché destra, ma perché, come si cercò d’integrarla nella visione che Fidel spiegò in questa piattaforma nel 1993, la visione dell’unione latinoamericana nella diversità, in un blocco unico di America Latina e Caraibi. Quindi oso proporre nuove forme di azione, di denuncia. Proprio come l’esistenza di una destra fascista che ha imposto golpe e dittature militari in America Latina fu denunciata per decenni, riuscendo a rovesciarle, sconfiggerle e ad uscire dalle ceneri dei movimenti rivoluzionari, dobbiamo affrontare, denunciare, sminuire, isolare e sconfiggere l’attuale destra latinoamericana che cerca di porre fine ai processi d’integrazione di Unasur e Celac e ai processi di liberazione del continente (Applausi).

Cosa pensare di quello che eravamo nel 1990-1993 e di quello che siamo in questa prima fase! Il secondo decennio del 21° secolo non è finito ed eccoci qui, in combattimento, in lotta. Dobbiamo rivendicare la forza di ciò che il Forum di San Paolo ha significato e significa, e nella diversità i cui siamo, compagni e compagne, continuare a mantenere le bandiere dell’unione dell’America Latina e dei Caraibi. Il Venezuela resiste, il Venezuela è vittorioso e il Venezuela è al servizio di tutte le forze che vogliono liberazione, indipendenza, unione. Siamo pronti, come dicevo a Evo, a salvare il progetto Unasur, a rafforzare e approfondire i progetti sociali ed energetici di ALBA e Petrocaribe, a rafforzare, mantenere e accrescere, ora con l’arrivo del nuovo presidente in Messico, il bel progetto di unione della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi, punto d’incontro di tutte le forze politiche (Applausi).

È valsa la pena lottare. Ascoltavo oggi Eusebio, Dilma, il Compagno Yan Chung di Shanghai; Mel Zelaya, Kenny Anthony, tra gli altri colleghi che parlavano di Fidel. Che gigante, giusto? Che orgoglio essere latinoamericani e caraibici e dire: Siamo eredi delle glorie dei padri liberatori, Bolivar e Marti, ma abbiamo anche qui, nei nostri cuori, la testimonianza vivente e diretta di uomini come Fidel Castro Ruz! (Applausi).

Ho avuto fortuna nella storia di questi anni, insieme al Comandante Chávez, quando mi nominò Cancelliere e poi, curandosi la malattia qui all’Avana, e poi in questa fase come Presidente, di condividere lunghe ore di conversazione con il Comandante Fidel Castro e ascoltarne le esperienze, i orientamenti, la visione strategica; e mi ha sempre detto: Maduro, sempre, anche nelle peggiori circostanze, quando pensi che non ci sia speranza, devi combattere, devi combattere e combattere e, se necessario, morire combattendo (Applausi). Dico: se necessario, Fidel, continua a vivere, continua a combattere, continua a vivere nella lotta!

Grazie al Forum di San Paolo per tutta la solidarietà!
Lunga vita al Forum di San Paolo! (Esclamazioni di: “Viva!”)
Lunga vita all’unione dell’America Latina e dei Caraibi! (Esclamazioni di: “Viva!”)
Lunga vita alla rivoluzione bolivariana! (Esclamazioni di: “Viva!”)
Viva Cuba! (Esclamazioni di: “Viva!”)
Viva Fidel! (Esclamazioni di: “Viva!”)
Lunga vita a Chávez! (Esclamazioni di: “Viva!”)
Fino alla vittoria sempre, fratelli!
Grazie (Applausi)


Discurso pronunciado por Nicolás Maduro Moros, Presidente de la República Bolivariana de Venezuela, en la plenaria especial sobre el pensamiento de Fidel, durante el XXIV Encuentro del Foro de Sao Paulo, efectuado en el Palacio de Convenciones, La Habana, el 17 de julio de 2018, “Año 60 de la Revolución”.

¡La patria sigue!

Querido compañero Miguel Díaz-Canel, presidente de los Consejos de Estado y de Ministros de Cuba;

Querido compañero Evo Morales, agradezco su brevedad (Risas);

Compañero Salvador Sánchez Cerén, de mi hermano pueblo salvadoreño (Aplausos);

Compañera Mónica Valente, secretaria permanente del Foro de Sao Paulo (Aplausos);

Compañero “Mel” Zelaya, comandante de la resistencia del pueblo de Morazán (Aplausos);

Compañero Joaquim Chissano, expresidente de Mozambique (Aplausos);

Martín Torrijos, expresidente de Panamá (Aplausos);

Querido hermano Kenny Anthony, exprimer ministro de Santa Lucía (Aplausos);

Denzil Douglas, exprimer ministro de San Cristóbal y Nieves(Aplausos);

Compañero José Balaguer, jefe de Relaciones Internacionales del Partido Comunista de Cuba (Aplausos);

Compañero David Choquehuanca, secretario general del ALBA (Aplausos);

Compañero Ricardo Patiño, excanciller del Ecuador (Aplausos);

Compañero Oscar López Rivera, héroe de la resistencia independentista de Puerto Rico (Aplausos y exclamaciones de: “¡Viva Puerto Rico libre!”) ¡Que viva Puerto Rico libre!

Queridos camaradas de América Latina, el Caribe, del Asia, del mundo árabe, de Europa, de los distintos lugares de donde han venido invitados especiales al Foro de Sao Paulo:

¡Cuánta historia hay aquí presente!, ¿verdad? ¡Cuántas luchas! ¡Cuántas décadas! Cuánta suma de sacrificios y de heroísmo de nuestros pueblos.

He estado siguiendo muy de cerca y muy pendiente esta edición del Foro de Sao Paulo en La Habana, a través de Telesur en español y en inglés, hemos logrado hacer un seguimiento cercano de las deliberaciones, de las opiniones, del enriquecedor debate de ideas, de experiencias de cada partido político, de cada fuerza política presente, que durante este Foro ha logrado revitalizar, sin lugar a dudas, así lo creo, esta idea maravillosa que fue fundada en la última década, en la década de los noventa del siglo pasado, por ese genio visionario de la humanidad, el Comandante Fidel Castro Ruz y nuestro gran compañero Luiz Inácio Lula da Silva (Aplausos).

Hay que ver el tiempo transcurrido, cuando como siempre decía nuestro comandante Hugo Chávez —quiero saludar al compañero Adán Chávez Frías, hermano de nuestro Comandante y jefe de la delegación del Gran Polo Patriótico de Venezuela que reúne a todos los partidos políticos y movimientos sociales de la Revolución Bolivariana, Gran Polo Patriótico—: Cuando se apagaron todas las luces en el mundo; cuando cayó la Unión Soviética y se desmembró en veinte pedazos el poder de la Unión de Repúblicas Socialistas Soviéticas; cuando se desmoronó y cayó en manos del capitalismo salvaje más neoliberal el antiguo bloque de países socialistas de la Europa del Este; cuando parecía que se imponía el mundo unipolar y el Consenso de Washington, llamado así, y el fin de la historia en América Latina, había una luz y se levantaba una bandera. Y debemos sentirnos orgullosos los miembros de este Foro de diversidad, de debate, de lucha, de trabajo y de poder político, que es el Foro de Sao Paulo, porque precisamente fue en el año 1990, cuando se apagaban las luces en el mundo, que desde Cuba, desde Brasil y desde América Latina y el Caribe, se levantó la necesidad de construir un espacio de unión, de lucha. Y como decía ahora Evo, un espacio que si tiene alguna fortaleza es su diversidad.

Aquí no hay posiciones hegemónicas, ni las ha habido; ha habido grandes liderazgos, y así será la historia de este movimiento y de esta fuerza hermosa que es el Foro de Sao Paulo, que en su diversidad ha logrado recoger y beber de la cuna fundacional de la revolución latinoamericana, caribeña del siglo XX que es Cuba, y logró tomar de Fidel, su líder, toda su fuerza regeneradora, renovadora.

A propósito de este Foro de Sao Paulo hemos podido revisar los conceptos de Fidel: año 1993, en medio del Período Especial, el Foro de Sao Paulo sesiona en La Habana y Fidel les habla a los líderes de la izquierda, de la izquierda sobreviviente de aquella época, de los movimientos progresistas, populares, revolucionarios sobrevivientes de aquella época. Caída Nicaragua, firmados los Acuerdos de Paz en Centroamérica y Fidel, con una visión premonitoria; los llama a prepararse para la unión de América Latina y el Caribe, los llama a gestar una visión unitaria de nuestro continente, como un bloque de fuerzas; los llama a luchar, a no entregarse en medio de las dificultades más grandes.

Cuando uno revisa la historia de nuestros pueblos, pero si solo nos tocara revisar, compañeros, hermanos y hermanas, si solo nos tocara revisar la historia de estos 28 años de existencia del Foro de Sao Paulo, veríamos la grandeza, como lo expresaba el camarada presidente, jefe indio del sur, Evo Morales, veríamos la grandeza de lo que ha sido el esfuerzo de las fuerzas revolucionarias de América Latina y el Caribe, para revertir una de las situaciones más difíciles de dominio y hegemonía absoluta del imperialismo norteamericano sobre nuestra región, a través del modelo neoliberal. Y cómo pasamos de una década del noventa, de hegemonía y de dominio, a una primera década del siglo XXI latinoamericano, caribeño, de despertar, de resurrección de los pueblos (Aplausos).

Yo no creo en eso que llaman fin de ciclo, no creo en eso; lo creo es en la lucha, nosotros, de Venezuela creemos en el combate permanente (Aplausos). No es tiempo de lamentarse de las heridas, no es tiempo de vanagloriarse de las consecuencias naturales de los combates, avance-retroceso, así son los combates. Aquí están los compañeros de Siria, que bien lo pueden decir, que han tenido que enfrentar una guerra intervencionista, terrorista, y ahí está de pie el pueblo de Siria y la República Árabe Siria. ¡Honor y gloria al pueblo árabe sirio! (Aplausos prolongados.)

América Latina y el Caribe han sacado, de lo más hermoso de su estirpe, la fuerza para encontrarse y reencontrarse, en un permanente proceso de renovación y resurrección política, ideológica.

Yo estaba conversando con el compañero Morales antes de venir, tuvimos una bilateral entre Evo y yo, como de una hora y media, ¿verdad, Evo?, conversando y pasando revista de todo, de todos los temas del Foro de Sao Paulo, de la importancia de estas instancias, de cómo estas instancias fueron las instancias donde se sembró lo que después dio como surgimiento a Petrocaribe, al ALBA, a Unasur y a Celac. Si en algún lugar se preparó el terreno para el surgimiento de la nueva integración, de la nueva etapa de la vida de América Latina hermosa y brillante que hemos vivido, fue aquí en el Foro de Sao Paulo, aquí nacieron las ideas que después se fructificaron en el surgimiento de Petrocaribe, el ALBA, Unasur, Celac (Aplausos).

Así que hay que ver de dónde venimos, y nuestras fuerzas políticas, nuestros liderazgos, nuestros grandes líderes, Fidel, Chávez, Néstor Kirchner, Evo, Correa, Cristina, Lula (Aplausos); nuestros grandes líderes en América Latina y el Caribe vienen de la lucha por la esperanza, vienen de la lucha contra las dificultades y los obstáculos, vienen de la nada. Así que no le abramos camino a ninguna tesis peregrina que pretenda desmoralizar la lucha de nuestros pueblos en este año 2018 que, por dura que sea, hoy estamos en mejores condiciones que nunca antes para avanzar en la liberación, en la unión y en la independencia de este continente, sin lugar a dudas (Aplausos), ahora que tenemos una fuerza imperial allí, ni que el imperialismo hubiera desaparecido, un poco la tesis de los años noventa; no, no hay imperialismo ya en el mundo, los Estados Unidos es el gran padre protector de todos.

Mientras haya imperialismo habrá lucha, mientras haya imperialismo en los Estados Unidos, aunque esté en decadencia con el poder que tiene, habrá conspiración, habrá intriga. Si lo sabremos nosotros que hemos enfrentado todas las formas de guerra no convencional contra la Revolución Bolivariana, que estamos en la primera línea en el combate y recibimos los golpes directos, las amenazas, las agresiones permanentes; pero tampoco nos dejamos ni nos quejamos, ¡ni nos dejamos ni nos quejamos!, porque aquí de lo que se trata es de plantarse en las causas justas que defendemos y abrirle camino a la expansión de las fuerzas políticas revolucionarias, sociales, morales, espirituales de nuestros pueblos, en la riqueza de la diversidad que significan nuestros países y que este Foro de Sao Paulo ha expresado de manera maravillosa durante 28 años en sus distintas etapas.

Así que pudiéramos tomar y parafrasear al Libertador: Nosotros, los partidos políticos, los movimientos sociales, los liderazgos del Foro de Sao Paulo en 28 años expresamos las luchas de nuestros pueblos, y nosotros somos hijos de los obstáculos, hijos de la lucha, hijos de las dificultades, y a partir de las dificultades hemos podido construir este hermoso proyecto que hoy se vislumbra en América Latina y el Caribe (Aplausos).

Venezuela ha enfrentado, como lo conocen bien ustedes, una guerra de carácter no convencional, una guerra de desgaste, con objetivos muy claros por parte del poder estadounidense. No pudiéramos echarle la culpa a Trump, es una política de un imperio que considera nuestra región su patio trasero y que le ha ubicado un papel geopolítico y geoeconómico a Venezuela para los intereses de ellos. Lo dice en sus documentos, en sus discursos, lo decían desde el Comandante Chávez, hace 20 años, hay que recordar, ¡hace veinte años! El próximo 6 de diciembre de este año se conmemoran los 20 años de la primera victoria electoral presidencial del Comandante Hugo Chávez en las elecciones de 1998 (Aplausos), y ya para entonces decían los informes y los discursos de funcionarios estadounidenses en tiempos de la administración Clinton: “Hugo Chávez no trabaja para nuestros intereses en Venezuela” (Risas). Ya lo decían. ¿Y quién dijo que uno tiene que trabajar para los intereses de los Estados Unidos? Uno tiene que trabajar para los intereses del pueblo y, sobre todo, de América Latina y el Caribe, en la visión de Bolívar, en la visión de los libertadores.

Ya para entonces ellos identificaban al Movimiento Bolivariano Revolucionario 200, que había logrado hilvanar una estrategia pacífica, constitucional, electoral, para llegar al poder político y para hacer una revolución de carácter bolivariano para entonces, democrática, nacionalista, popular, ya ubicaban al Movimiento Bolivariano y al Comandante Chávez como un elemento que no colaboraba con los intereses de Estados Unidos, y trataron de influir. Por un lado, trataron de halagar a Chávez, y rodearlo: Qué bien habla Chávez, qué gran líder Chávez, y lo rodearon, lo rodearon de presidentes de derecha que lo tocaban para ver si lo aflojaban, como aflojan a veces a algunos. Se han visto casos, ¿verdad?, como dice Walter Martínez, hay casos en pleno desarrollo por ahí, de gente que ganó con votos de izquierda y termina gobernando para las oligarquías y para el imperialismo de manera descarada (Aplausos). Y con el Comandante Chávez y los primeros años de la Revolución Bolivariana operaron en dos direcciones, por un lado, el halago, el ofrecimiento, decirle:

Chávez, este es otro mundo, ¿para qué te vas a acercar a Cuba, Chávez? ¿Para qué vas a ser amigo de Fidel? Ya eso pasó.

En la primera visita que hizo como presidente electo el Comandante Hugo Chávez a Cuba, recibió la llamada de un Subsecretario de Estado de los Estados Unidos de Norteamérica, primero para pedirle, antes de llegar a Cuba, que no visitara a Cuba, y, segundo, para pedirle explicaciones a un presidente electo soberano de por qué visitaba Cuba. Y Chávez los mandó largo al carajo a los gringos desde entonces (Aplausos). Y por otro lado la conspiración; halago y, por otro lado, conspirar, presionar, amenazar, las amenazas públicas del jefe de la CIA, del Secretario de Estado, las amenazas privadas con la embajadora estadounidense en Venezuela, la conspiración permanente de los medios de comunicación, la campaña permanente para demonizar, para estimular el odio y el miedo contra el liderazgo renovador que surgía, y la conspiración para tratar de fracturar a las fuerzas armadas, que remató definitivamente —como todos recuerdan— en el golpe de Estado mediático que dieron contra el comandante Chávez en el año 2002, el 12 y 13 de abril de ese año.

Venezuela ha enfrentado desde entonces y para entonces la agresión imperial. Tendría que no existir el imperio norteamericano para que la Revolución Bolivariana hubiera tenido un lecho de rosas.

Compañeros, los que aspiren dignidad, los que aspiren justicia social, los que aspiren igualdad, los que aspiren felicidad para los pueblos y los que aspiren independencia en América Latina, no pueden creer que será un lecho de rosas; será un combate y una lucha permanente por abrirle espacio, por abrirle camino a la idea de redención, de justicia, de felicidad de los pueblos (Aplausos).

Es la historia real. Si aspiras a la felicidad de tu pueblo, tienes que aspirar a la independencia política y económica. No importa como se llamen —decía el Comandante Fidel Castro cuando recibió al Comandante Hugo Chávez el 14 de diciembre del año 1994— los proyectos hacia el futuro si lo quieren llamar bolivarianismo, estoy de acuerdo; si lo quieren llamar cristianismo, también estoy de acuerdo; si lo quieren llamar socialismo, estoy de acuerdo, al proyecto de redención, de justicia, de democracia, de dignidad, de derecho de los pueblos. No importa cómo lo llamemos, no importa la diversidad de circunstancias de nuestros países de toda América Latina y el Caribe, al principio o al fin le verán la cara, compañeros, como se la hemos visto nosotros al monstruo del imperio norteamericano y a los intereses de las oligarquías locales.

Nos ha tocado a nosotros en esta etapa, después de la partida física del Comandante Hugo Chávez, líder fundador, líder máximo de nuestra revolución, nos ha tocado verle la cara a todas las formas de la guerra de carácter no convencional.

Ahora a Nicaragua le están aplicando el método que nos aplicaron a nosotros en el año 2014, las guarimbas. Y el año pasado, ¿no recuerdan ustedes exactamente hace un año?, Venezuela soportó 120 días continuos de agresión callejera, de grupos, pagados por la embajada de los Estados Unidos, de grupos violentos y la campaña mediática mundial multiplicada para presentar una Venezuela en caos, a las puertas de la guerra civil, y un gobierno dictatorial reprimiendo a un pueblo que protestaba, el guión perfecto. Hoy se lo están aplicando a la Nicaragua cristiana, a la Nicaragua sandinista.

Todo nuestro amor, todo nuestro apoyo incondicional al comandante presidente Daniel Ortega Saavedra, a la compañera Rosario Murillo, al Frente Sandinista de Liberación Nacional y al pueblo de Nicaragua que vencerá a la violencia. Vencerán al terrorismo y triunfará la paz, estamos seguros de que triunfará la paz (Aplausos y exclamaciones de: “¡Sandino vive, la lucha sigue! Nosotros iremos hasta la victoria, la libertad o hasta la muerte, y si morimos, no importa, nuestra causa seguirá viviendo, otros nos seguirán!”)

¡Venceremos! Todas las modalidades. Las guarimbas las derrotamos convocando al poder del pueblo, al poder constituyente, y Venezuela logró hilvanar en el transcurso del último año un ciclo ascendente de acumulación de fuerzas y de victorias electorales realmente sorprendentes. Nosotros, en el transcurso de 10 meses logramos voltear la situación de defensiva en que nos habían colocado, y con las elecciones constituyentes y su victoria y la instalación del poder constituyente plenipotenciario, con las victorias en 19 gobernaciones de 23 del país, con la victoria municipal en 308 municipios, de 335 municipios del país, y con la tremenda victoria electoral en la presidencia de la República el pasado 20 de mayo, Venezuela ha consolidado la paz, el camino democrático y ha retomado las condiciones políticas para una recuperación global de nuestra sociedad de las heridas de guerra que hemos sufrido, en el transcurso de estos años complejos, enfrentando al más poderoso imperio que haya existido sobre la tierra. ¡Bastante sabe Cuba, bastante sabe Cuba de este combate!

En el transcurso del último año, Venezuela ha sido sometida a amenazas de invasión militar. Cuando hicimos la denuncia de los planes hace un año, ¿cómo se pudieran calificar esos planes, además de criminales, de los planes enloquecidos de la administración estadounidense, de pretender una invasión, una ocupación militar de Venezuela?, fuimos desmentidos por la propia administración. Ahora es público la revelación de altos exfuncionarios del gobierno de Donald Trump, donde han declarado recientemente y se ha filtrado a través de los cables internacionales y la prensa de Estados Unidos, que fue el propio Donald Trump quien propuso un plan de ocupación militar de Venezuela.

Yo les digo: Venezuela quiere paz. Queremos paz con igualdad, queremos paz con justicia, queremos paz con democracia, queremos paz con independencia nacional, pero lo digo, somos los hijos de Bolívar, somos los hijos de Chávez, y no tememos a ninguna amenaza sea la que sea que se haga contra nosotros desde el imperio norteamericano. Ni la hemos temido, ni tememos enfrentar ninguna amenaza (Aplausos).

Queremos paz, y paz hemos tenido y paz vamos a seguir teniendo, porque es la misma conciencia latinoamericana, caribeña, la fuerte conciencia de paz la que permite neutralizar, disipar las amenazas de este tipo, antes incluso de que se hayan activado, ¡antes incluso de que se hayan activado! Una amenaza de estas características seguro que hace 100 años la hubieran concretado sin haberla ni consultado; una amenaza de ocupación militar y de invasión —como dice la nota de prensa—, inspirada en la invasión a nuestra hermana Panamá, inspirada en la invasión y ocupación de nuestra hermana Granada en los años ochenta, seguro que hace 30, 50 años se hubiera ejecutado y hubiera provocado una tragedia, porque el pueblo de Venezuela jamás se va a entregar al imperialismo norteamericano, bajo ninguna circunstancia (Aplausos).

Pero la propia amenaza resulta sobredimensionada, resulta fuera de contexto, a pesar de la campaña que hay contra Venezuela, porque no son pocas las cosas que se dicen de Venezuela en todos los países del mundo; no son pocas las cosas que se dicen de Venezuela en la prensa norteamericana. La campaña que se ha hecho contra nosotros durante 20 años, pero, sobre todo, en los últimos cinco años, justificaría cualquier acción aventurera de los sectores de extrema derecha, de lo que nosotros llamamos el Club Klux-Klan que gobierna Washington. Estaría justificada plenamente, porque ellos han posicionado los medios de comunicación del mundo, como lo dicen —el mundo al revés que decía Galeano—: “Venezuela, una dictadura”, “la crisis humanitaria”, y todas las justificaciones de una ocupación, una invasión; pero, sin lugar a dudas, pueden más la razón moral de la causa de Venezuela y la razón moral de apoyo de los pueblos de América Latina que jamás aceptarían en calma una agresión contra nuestro país.

Por eso yo, desde el Foro de Sao Paulo, junto a la presencia de tan importantes movimientos, partidos y líderes políticos de América Latina, les digo: Venezuela ha sabido defender su paz y su independencia y en Venezuela va a seguir triunfando la paz con justicia, la paz con patria, la paz con independencia y el proyecto bolivariano seguirá su curso y su desarrollo (Aplausos).

Son dos objetivos vitales, centrales, de la geopolítica imperialista contra la Revolución Bolivariana: el primero de todos, de raíz, la riqueza petrolera de Venezuela. No es por casualidad que son los países con las mayores reservas petroleras del mundo los objetivos de la estrategia imperialista desde siempre: Irak, Libia, Irán, Venezuela. La riqueza petrolera de Venezuela, como saben ustedes, Venezuela tiene la reserva petrolera, certificada internacionalmente, más grande del planeta Tierra; Venezuela tiene petróleo para 200 años. Cuando ya se acabe el petróleo en las grandes regiones que hoy son las primeras productoras del planeta, todavía quedarán 100 años o más de petróleo allí mismo, ¿a cuántos metros, Alí Rodríguez?, a 30 metros de superficie.

Pero, además, deben saber ustedes que en el transcurso de estos años Venezuela ha certificado —lo que va a ser muy pronto, desde el punto de vista público— la reserva de oro más grande del planeta, una de las reservas de diamante más grandes del planeta y lo que va a ser la cuarta reserva de gas más grande del planeta Tierra.

Primer objetivo: apoderarse de la riqueza que ellos administraron durante 90 años, de 1908 a 1998, la riqueza de los recursos naturales de nuestra patria. El petróleo de Venezuela está a día y medio de las costas de Miami, ya eso sería causa definitiva para tener a nuestro país, a nuestra región en el ojo imperial de la dominación, del hegemonismo, del control; ya sería suficiente, porque, además, esa riqueza les perteneció a ellos durante 90 años, sin discusión, hasta que llegó la revolución del Comandante Hugo Chávez.

Pero la otra razón tiene tanto peso como esa, y es una razón que en el Foro de Sao Paulo quizás sea el escenario donde más se entienda; la otra razón es de carácter político, la otra razón es de carácter geopolítico, moral; la otra razón es, quizás, la reserva no material, pero sí la reserva espiritual, cultural más grande que pueda tener un pueblo, y es el proyecto revolucionario y el proyecto bolivariano (Aplausos). El imperio se plantea desde el inicio de la Revolución Bolivariana, y ha incrementado sus acciones, para neutralizar los impactos transformadores del liderazgo revolucionario de Chávez, del liderazgo revolucionario del proyecto bolivariano, de los logros del socialismo bolivariano y para tratar de extirpar de raíz y acabar por siempre el proyecto que no pudieron ahogar en 200 años, el proyecto de Bolívar, nuestro proyecto revolucionario. Son las dos razones: la riqueza material: petrolera, aurífera y la riqueza espiritual, que es la que nos tiene aquí de pie, que es la que nos inspira, que es la que nos lleva adelante, que es la riqueza revolucionaria del proyecto bolivariano fundado por nuestro amado Comandante Hugo Chávez Frías. Son las dos razones.

Venezuela resiste en medio de dificultades. Nunca habíamos sometido a una persecución, conocida solo por Cuba, la persecución económica, financiera, con sanciones, persecución de cuentas. Venezuela es ahorita víctima de una agresión económica desconocida por nuestro país, que siempre vimos en Cuba, el bloqueo, el embargo y la persecución económica y financiera contra Cuba. Hoy ese embargo, esa persecución contra las cuentas de la república, que ha llegado incluso hasta el sector privado, que parece increíble, la derecha promueve abierta y públicamente la persecución económica y financiera contra nuestro país, pero los mismos sectores del sector privado han sido víctimas de la persecución mundial contra finanzas, recursos y cuentas de la República Bolivariana de Venezuela.

Grandes cambios, sin lugar a dudas, ameritan en nuestra patria. Yo he dicho, luego de la victoria electoral del 20 de mayo, que Venezuela entra en una nueva etapa. He dicho que la Revolución Bolivariana, socialista, fundada por nuestro Comandante Chávez, va a un nuevo comienzo. Y tengan la seguridad ustedes, compañeros del Foro de Sao Paulo, que esta revolución, fundada en las ideas de Bolívar, que esta revolución fundada en el espíritu creador, magnífico de nuestro Comandante Chávez; que esta revolución que nos hemos echado encima y que hemos defendido junto al pueblo, con el voto popular, con la soberanía popular, con la libertad del pueblo, esta revolución va a saber remontar los obstáculos, las dificultades que tenemos y va a seguir su camino hacia la construcción de una región potencia (Aplausos).

Hemos vivido la belleza y la gloria de estos años. Hemos disfrutado la presencia de gigantes como Fidel, como Chávez, como Kirchner. Vemos con dolor, pero no con resignación, el martirio de Lula, la persecución a Lula. ¿Quién iba a pensar hace unos cinco, ocho años atrás, en el esplendor de su liderazgo, que un día la oligarquía se iba a vengar de Lula, lo iba a perseguir y lo iba a esconder en unas mazmorras para impedirle el ejercicio de su libertad y de sus derechos políticos? Porque saben que Lula libre le gana las elecciones presidenciales a la derecha brasileña (Aplausos). ¡Toda nuestra solidaridad con Lula! ¡Toda nuestra hermandad con el hermano Lula! (Aplausos y exclamaciones de: “¡Lula libre!”)

Veo aquí a muchos intelectuales, camaradas. Les doy las gracias a todos los intelectuales hermanos que están aquí, líderes, por toda la solidaridad y la comprensión que han tenido. No es fácil ser amigo de Venezuela, hay que ser valientes y hay que tener un corazón grande para no desdecir de nuestro amor y nuestra amistad, para no escondernos. Hay que ser valientes. Es fácil pronunciarse contra Venezuela, decir cualquier cosa. Hay quienes lo han hecho, creyendo que ganaban votos y han perdido elecciones. Todo el que se ha pronunciado contra el chavismo, contra la Venezuela Bolivariana, ¿resultado? Se seca. Hay una izquierda que han querido convertir en la izquierda antichavista exitosa. Mucho éxito en su derrota, pues, le decíamos desde Venezuela; pero aquellos que han sido valientes y han mantenido principios de no intervención, ahí están victoriosos. A buen entendedor, pocas palabras (Aplausos). Aunque en política no hay verdades irrefutables o eternas, ni puede haber dos más, porque como buenos marxistas que somos, creemos en la dialéctica del pensamiento y de la realidad, y en los cambios permanentes.

Yo creo, de verdad, a esta altura del juego, compañeros, y así lo planteo, se ha propuesto a Venezuela como sede del próximo foro, Adán, ¿para cuándo? (Le dicen que para julio).

Bueno, pero hay un conjunto de eventos. Yo estoy de acuerdo con lo que dice Evo, nosotros cada tres meses tenemos que vernos, cada año el evento especial, anual, pero cada tres meses eventos permanentes de coordinación, de actualización, de compartir las experiencias (Aplausos).

Yo creo de verdad, queridos compañeros —me perdonan el abuso, pero tengo mucha emoción… (Le dicen algo). Vaquero está firme, Vaquero es un ejemplo. Así es la vida.

Yo de verdad tengo una conclusión, compañeros pensadores, escritores, pensadoras, escritoras, intelectuales e intelectuales (Risas), el tema del género hay que respetarlo (Aplausos), la igualdad.

Yo de verdad a esta altura tengo una idea, pues, yo de verdad creo que la derecha latinoamericana en sus distintas expresiones no tienen un proyecto democrático, a pesar de que las viejas dictaduras del siglo XX quedaron atrás, las mismas oligarquías vienen ahora con una fuerza de venganza a cobrarse a los proyectos populares, con una saña que no se veía, lo que hacen con Lula, lo que hacen con Cristina, bueno, lo que hacen con nosotros, pues. Nosotros no tenemos una derecha democrática, lo puedo decir con testimonio, pruebas para el juicio de la historia, Venezuela no tiene un solo partido de la derecha, ni la centroderecha con un proyecto democrático, de tolerancia, de respeto a la Constitución, de convivencia, y Venezuela ahorita es el máximo ejemplo de cómo una agresión de la intolerancia, el odio político se gesta desde lo que llaman el Grupo de Lima, que cada vez son menos, el “Cartel de Lima” lo llaman por allá, el “Cartel de Lima”. Ahí tenemos a la derecha bogotana, colombiana, con la cual nosotros convivimos durante un tiempo en un proceso de coexistencia.

El Comandante Chávez estuvo, pudiéramos decir, ocho años del gobierno de Álvaro Uribe Vélez, y logró durante buena parte, casi siete años, siete años y medio relaciones de cooperación, incluso, hasta los sucesos del año 2008 del ataque infame a Ecuador, y luego los sucesos de hace ocho años, en este tiempo, en el 2010, donde él pretendió un falso positivo para atacar territorio venezolano y armar un conflicto armado en esta misma época.

Luego nosotros ayudamos a Juan Manuel Santos a hacer la paz —lo voy a decir—, con modestia, con humildad, pero tengo que decirlo, sin la participación del gobierno revolucionario del Comandante Chávez, sin la participación del gobierno revolucionario de Nicolás Maduro hubiera sido imposible lograr las negociaciones y los acuerdos de paz entre el gobierno de Colombia y las guerrillas de las Fuerzas Armadas de Colombia FARC-EP (Aplausos). Lo sabe Colombia.

Yo guardo secretos bien documentados sobre esos procesos, procesos burlados, acuerdo ya mancillado, y a pesar de todo, compañeros, cuál es la respuesta de Santos cuando llega Trump, o antes de llegar Trump: agredir, arponear, atacar, traicionar la palabra empeñada de respeto a Venezuela y a la Revolución Bolivariana, la palabra empeñada ante Chávez y ante mí, de Juan Manuel Santos de respetarnos, de convivir, de coexistir con modelos diferentes. Colombia con su capitalismo y nosotros con nuestros intentos de construcción del socialismo.

Y ahora la oligarquía colombiana se prepara como lo hemos denunciado para un conjunto de llamados falsos positivos, provocaciones, montajes, para ver si generan un conflicto armado en los 2 200 kilómetros de frontera binacional entre nuestra amada y hermana Colombia y la República Bolivariana de Venezuela. Y si pongo como ejemplo a Colombia, puedo poner a cualquier sector de la derecha gobernante, la derecha argentina de Macri, la derecha pinochetista de Chile gobernando con Piñera, etcétera. Lo que se ha hecho contra Venezuela y se pretende hacer contra Nicaragua ahora, solo se había hecho contra Cuba en la época de dictaduras militares, en las décadas de los 60 y 70; el consenso intervencionista de un grupo minoritario de gobiernos de derecha.

Yo me atrevo a proponer el análisis —a los debates, a los foros—, la formulación de estrategias y de ideas para la acción, como nos corresponde a nosotros, políticos y revolucionarios, ir al debate, ir a la reflexión, ir al estudio y luego trazar estrategias de poder —como dice Evo—, el poder político, compañeros, la conquista del poder, la construcción del poder, la mantención del poder político para los pueblos.

Yo me atrevo a proponer dentro de la formulación de estas políticas, esa visión hacia los años que están por venir, que una de las tareas que nosotros tenemos es enfrentar esa derecha intolerante, fascistoide, que persigue a los pueblos y que solo quiere el poder para acabar de raíz los proyectos liberadores de nuestros pueblos. Hay que quitarse el velo.

Cuando fuimos mayoría en América Latina y el Caribe jamás se nos ocurrió perseguir a un gobierno por ser de derecha, y fundamos Unasur con Uribe —deben saber nuestros hermanos colombianos presentes. El Acta de nacimiento de Unasur fue firmado de puño y letra por Álvaro Uribe Vélez, presidente actual de Colombia. ¿Va a presidir Colombia ahora, no? Va a presidir por twitter. Uribe dirige Colombia ahora por twitter. El señor, no sé el nombre de verdad, no me he aprendido el nombre del presidente electo de Colombia. ¿Cómo es que se llama? (Le dicen Duque). No me aprendo el nombre, me lo aprenderé (Aplausos). El señor presidente electo dirigido por el twitter del señor Álvaro Uribe Vélez, ¿o quién va a gobernar, el twitter de Álvaro Uribe Vélez, verdad? Veremos, pues. Álvaro Uribe Vélez. Aquí está el excanciller de Argentina, Jorge Taiana, aquí está el excanciller de Bolivia, firmante del Acta de Unasur. Álvaro Uribe Vélez estampó su firmota así (Señala), a un lado Chávez, a otro lado Lula.

Nunca se persiguió a la derecha por ser derecha, sino se le trató de integrar en la visión que Fidel explicaba en esta misma tarima, en el año 1993, en una visión grande de la unión latinoamericana en la diversidad, en un solo bloque América Latina y el Caribe. Así que yo me atrevo a proponer nuevas formas de acción, de denuncia. Así como se denunció durante décadas la existencia de una derecha fascista que imponía golpes de Estado y dictaduras militares en toda América Latina, y logramos revertirlo, derrotarlo y surgir como de las cenizas los movimientos revolucionarios, así nosotros debemos enfrentar, denunciar, disminuir, aislar y derrotar a la actual derecha latinoamericana que ha pretendido acabar los procesos integracionistas de la Unasur, de la Celac y los procesos de liberación del continente (Aplausos).

¡Qué pensar lo que éramos en el año 1990-1993, y lo que hemos sido en esta primera etapa! No ha terminado la segunda década del siglo XXI y aquí estamos, mira, en combate, en lucha. Hay que reivindicar la fortaleza de lo que ha significado y significa el Foro de Sao Paulo, y en la diversidad de lo que somos, compañeros y compañeras, sigamos manteniendo las banderas de la unión de América Latina y el Caribe. Venezuela está de pie, Venezuela está victoriosa y Venezuela está a la orden y al servicio de todas las fuerzas que quieran liberación, independencia, unión. Estamos a la orden, como le decía a Evo, de rescatar el proyecto de Unasur, de fortalecer y profundizar en los proyectos sociales y energéticos del ALBA y Petrocaribe, de potenciar, mantener y acrecentar, ahora con la llegada de un nuevo presidente en México, el hermoso proyecto de unión de la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños, punto de encuentro de todas las fuerzas políticas (Aplausos).

Ha valido la pena toda la lucha. Yo estuve escuchando hoy a Eusebio, a Dilma, al compañero Yan Chung, de Shanghái; a Mel Zelaya, a Kenny Anthony, entre otros compañeros, que estuvieron hablando de Fidel. ¡Qué gigante!, ¿verdad? Qué orgullo ser latinoamericanos y caribeños y decir: Somos herederos de las glorias de los padres libertadores, Bolívar y Martí, pero también llevamos aquí, en el corazón, el testimonio vivo y directo de hombres como Fidel Castro Ruz. ¡Qué grande! (Aplausos.)

Tuve una fortuna de la historia en estos años, junto al Comandante Chávez, cuando me nombró Canciller y luego, con sus tratamientos de su enfermedad aquí en La Habana, y luego en esta etapa como Presidente, de compartir largas horas de conversación con el Comandante Fidel Castro y escuchar sus experiencias, sus orientaciones, su visión estratégica, y él siempre me decía: Maduro, siempre, hasta en las peores circunstancias, cuando tú crees que no hay esperanzas, hay que luchar, hay que luchar y hay que luchar, y si es necesario, morir luchando (Aplausos). Yo digo: ¡Si es necesario, Fidel, seguir viviendo luchando, seguir viviendo en la lucha!

¡Gracias al Foro de Sao Paulo por toda la solidaridad!

¡Que viva el Foro de Sao Paulo! (Exclamaciones de: “¡Viva!”)

¡Que viva la unión de América Latina y el Caribe! (Exclamaciones de: “¡Viva!”)

¡Que viva la Revolución Bolivariana! (Exclamaciones de: “¡Viva!”)

¡Que viva Cuba! (Exclamaciones de: “¡Viva!”)

¡Que viva Fidel! (Exclamaciones de: “¡Viva!”)

¡Que viva Chávez! (Exclamaciones de: “¡Viva!”)

¡Hasta la victoria siempre, hermanos!

Gracias (Aplausos).


Discurso pronunciado por Evo Morales Ayma, presidente del Estado Plurinacional de Bolivia, en la plenaria especial sobre el pensamiento de Fidel, durante el XXIV Encuentro del Foro de Sao Paulo, efectuado en el Palacio de Convenciones, La Habana, el 17 de julio de 2018, “Año 60 de la Revolución”.

(Exclamaciones de: “¡Evo, amigo, la juventud está contigo!”)

Muchas gracias, hermanas y hermanos.

Un saludo al hermano Miguel Díaz-Canel, nuestro presidente de Cuba revolucionaria;

Saludo hermano Maduro, como siempre saludamos al hermano Maduro: ¡Dale duro, contra el imperio, Maduro, el pueblo está contigo! (Aplausos);

Hermano Salvador, gran salvador de El Salvador, nuestro aprecio, nuestro cariño, nuestra admiración por esa gran tarea para seguir con estos procesos de liberación (Aplausos);

Hermanos que acompañan a todas las delegaciones al Foro de Sao Paulo, a las juventudes (Exclamaciones), a los movimientos sociales, a los partidos de izquierda, partidos antimperialistas, partidos progresistas, a todas y a todos:

Al momento de entrar estaba recordando el año 1991 —he sido invitado a estos grandes encuentros organizados por Fidel, por todo el equipo de trabajo de Cuba, encuentros llamados por la autodeterminación, encuentros de solidaridad con Cuba, encuentros para reflexionar, para debatir los procesos de liberación de América Latina y el Caribe— que estaba por ahí sentadito, Fidel entra y quería saludarlo y era imposible llegar todavía, pero era enorme la alegría de ver a Fidel, ver el debate. Y les digo, viendo algunas juventudes presentes acá, que cuando uno se lo propone es posible estar más arriba al servicio de los pueblos del mundo.

Ya en el 2002 o 2003 nuevamente fui invitado a estos encuentros y ya estaba acá con Fidel, me sorprendió eso, un paso importante, todavía no estaba de Presidente; Fidel empezó a hablar acá como seis o siete horas, y yo miraba, algunos se dormían, despertaban, se dormían, pero nunca abandonaban (Risas). Era interesante ver y escuchar a Fidel. Terminó casi a las 0:00 horas, y Fidel me lleva: “Evo, vamos a cenar.” Nos quedamos a cenar acá, empezó la cena hablando y hasta las 5:00 o 6:00 de la mañana, seguíamos hablando. No podía entender, estaba escuchando sus reflexiones, pero, ¿qué quería escuchar de Fidel? ¿A qué hora me hablará de cómo se hace la Revolución? ¿A qué hora me dirá dónde se compran las armas y las balas? (Risas.) Solo me hablaba de salud y educación, salud y educación. Como seis o siete horas en vano esperé cómo se hace la revolución. Finalmente dije: “Hermano Fidel, ¿cómo se hace la revolución?” Le pregunté: “¿Dónde se compran las armas, en México?” Y Fidel me responde: “Evo, ahora la revolución no es con armas, ahora la revolución no es con balas, hay que hacer lo que está haciendo Hugo Chávez, con el pueblo se hace la revolución.” Esa fue la recomendación de Fidel (Aplausos).

Hermanas y hermanos del Foro:

Es el mejor momento para hacer profundas reflexiones de nuestras luchas, y sí convencidos de que la madre de las revoluciones, la madre de las liberaciones es Cuba (Aplausos). Lo decimos bastante, pero está la firmeza de Fidel, que ha sido tan importante.

Después de ser por primera vez candidato a la presidencia, nuevamente estaba por acá y tenía reuniones con algunos ministros, con varias autoridades, con la Asamblea, y yo preguntaba: Si un día llegáramos al gobierno en Bolivia, ¿qué debemos hacer?” Pero, sobre todo, decía: “¿Cómo enfrentar un bloqueo económico?” Y todos los ministros con quienes conversé, algunos dirigentes, me decían: “Evo, hay que tener mucho cuidado con el imperio norteamericano, el bloqueo afecta bastante.” ¿Recomendaciones? Finalmente tenía que hablar con Fidel, y a Fidel las preguntas eran las mismas: “¿Si ganamos las elecciones, las próximas elecciones…?” Creo que era en el 2003 o 2004, porque la primera candidatura mía fue en el 2002, esas elecciones las ganamos, lamentablemente nos las robaron, y a partir de ese momento estaba convencido de que íbamos a ganar democráticamente en Bolivia. Y Fidel qué me decía —siempre lo recuerdo—, con mucha firmeza: “Evo, no hay que tener miedo al imperio norteamericano” (Aplausos). A mí me sorprendió eso. “Perdone que le diga que algunos ministros dicen que hay que tener cuidado, con calma.” “Esa es la recomendación de los ministros, de algunos ministros, no la del Canciller cubano.” “¿Pero qué me recomienda, qué me sugiere, qué comenta?” Dice: “Evo, no vas a estar solo si ganas las elecciones, aquí está Cuba, ahí está Venezuela, ahí está Lula” —Lula estaba de presidente—, ahí está Kirchner.” ¡Imagínense el optimismo de Fidel! Pero además de eso me dice: “Evo, Bolivia no es Cuba, pues, Bolivia tiene tantos recursos naturales, por lo tanto no hay que tener miedo al imperio norteamericano.”

A mí me ha sorprendido ese comentario que tenía Fidel sobre Bolivia, y de verdad, con mucha razón, con mucha sabiduría Fidel me lo decía. Después que nacionalizamos los hidrocarburos, ahora estamos mejor que antes en Bolivia, por lo tanto era importante recuperar ese recurso natural (Aplausos).

Hermanas y hermanos:

Este es un evento que informa sobre el pensamiento de Fidel, pero algo que nunca podremos olvidar y nunca va a olvidar el mundo, aunque sean derechas proimperialistas, procapitalistas, Fidel, para mí y para el mundo, estoy convencido, es el primer hombre y tal vez el único hombre solidario con los pueblos del mundo en los temas de salud y educación (Aplausos).

En cada país enfrentamos agresiones, provocaciones de carácter político, de carácter social hasta militar. Y cuando Hugo Chávez estaba enfrentando un paro de los petroleros, por semanas o por meses, yo escuchaba en la prensa: Fidel está enviando alimento en embarcaciones. Un país bloqueado injustamente por el imperio norteamericano. Y ahí preguntaba: ¿Cómo es eso de solidaridad? Y también se me graba en la mente lo que me decía Fidel: Evo, hay que compartir lo poco que tenemos y no la sobra. Esa es la verdadera solidaridad, son enseñanzas del hermano Fidel (Aplausos).

Escuchando la breve intervención del hermano Salvador, claro, en momentos avanzamos bastante; ni se imaginan ahora cómo nos hacen falta Fidel, Hugo Chávez, Kirchner, Lula. Hemos dado pasos importantes, pero no estamos como antes.

Antes, ¿quién era hace 50 años?, solo Fidel, solo Cuba. Ahora yo siento que hay mucha conciencia en los movimientos sociales. A veces, lamentablemente, nos equivocamos, pero también lo que estamos aprendiendo es lo siguiente: En principios no se claudica, no se cede el poder, el poder de los pueblos al imperio norteamericano o a cualquier imperio.

No quiero comentar lo que pasó en algunos países, pero donde vuelve la derecha, pueden ver ustedes de muy cerca algunos países de Suramérica, cómo está la situación social, económica, cómo están volviendo las trasnacionales. Y no puedo creer, hermanas y hermanos, no conozco las conclusiones de este evento, que algún país suramericano quiera ser socio de la OTAN. Estoy convencido de que la OTAN es sinónimo de guerra; la OTAN es sinónimo de intervenciones; la OTAN es sinónimo de saqueo de nuestros recursos naturales.

Algo que nos ha unido en Bolivia es luchar, luchar para recuperar nuestros recursos naturales.

No se puede entender cómo en este tiempo el sistema capitalista sobrevive de la guerra; la guerra es el mejor negocio para ellos.

Esta mañana brevemente comentaba con algunos jóvenes. Saben, hermanas y hermanos, he visto de cerca las intervenciones de la OTAN y otras fuerzas represivas e interventoras del capitalismo, no los paga el capitalismo, no los paga Estados Unidos o los países que conforman la OTAN; nuestros países pagan mediante el saqueo a nuestros recursos naturales. Para ellos no es nada una intervención militar, esa intervención garantiza el saqueo a nuestros recursos naturales desde las transnacionales sean mineras, petroleras, de medicamentos.

Hermanas y hermanas del Foro, habrá agresiones del imperio, provocaciones, lo más importante es estar unidos; el mejor homenaje a Fidel es la unidad de los pueblos de América Latina (Aplausos); el mejor homenaje a Fidel: nunca claudicar, ni dudar de nuestros principios revolucionarios (Aplausos).

Y los jóvenes, fundamentalmente, deben identificar a los enemigos internos y externos. El enemigo enemigo en estos tiempos es el Presidente de Estados Unidos: enemigo de la vida, enemigo de la humanidad, enemigo del planeta Tierra. Momentáneamente a mí me ha sorprendido cuando hablaba de, por ejemplo, proteccionismo. Yo dije: claro, protegemos nuestra economía, nuestros productos. ¿Qué está pasando entonces? Ahora nos damos cuenta de que él no protege a los pobres, a los pequeños y medianos empresarios, sino que protege, habla del proteccionismo para las transnacionales y de esta manera seguir explotando a los obreros en Estados Unidos. Esa es su política. Tal vez será bueno para su pueblo, especialmente para las empresas privadas o transnacionales de Estados Unidos.

Pero también, si quisiéramos revisar toda la América Latina, por lo menos revisar Suramérica, donde los presidentes son empresarios privados, trabajan para los empresarios privados, para ellos, para sus empresas y para sus empresas, nunca para los pobres, nunca para la gente abandonada.

Y otro debate que podemos abrir es para identificar dónde y cómo. Pero hermanas y hermanos, decirles en esta pequeña intervención que nunca podemos sentirnos solos, será un paso atrás en algunos países. Recuerden lo que les digo: Pronto vamos a recuperar a muchos países de América Latina y especialmente en Suramérica, para nuevamente seguir con nuestro proceso de liberación (Aplausos).

Estaba escuchando por los medios de comunicación, por aquí, por allá, insultos, amenazas. ¿La derecha qué tiene? Por lo menos en Bolivia el único programa de la derecha es la mentira, ofensas, amenazas, no tienen programa. Algunos derechosos que escriben en periódicos, libros, ¿qué dicen? “Si ganamos las elecciones, tenemos que hacer lo que Evo está haciendo”, ellos lo dicen. Porque volver al pasado en Bolivia, volver al neoliberalismo, volver nuevamente a las privatizaciones, o entrega de nuestros recursos naturales a las transnacionales, no es la esperanza para Bolivia, y siento que igual para toda Suramérica o América Latina.

Hermanas y hermanos, ha habido errores, hay que reconocerlos en Suramérica; pero también hay mucha fortaleza para continuar esta dura lucha para liberar a nuestros países.

Sabe el hermano Maduro, sabe Venezuela, sabe el mundo cuántas veces Trump ha planificado una intervención a Venezuela; pero sabe también que ha habido rebelión armada. ¿Otra vez tener un enfrentamiento armado? Porque en el momento en que fundamos la CELAC decidimos que esta región debe ser una región de paz. Todos luchamos, trabajamos para que haya paz; pero a la paz hay que incorporarle la justicia social. Solo se puede garantizar la paz con justicia social, con igualdad, con equidad (Aplausos), si no no se garantiza la paz. Claro, la diferencia con el imperio norteamericano es que ellos también hablan de paz, pero con intervenciones militares. ¿Cómo con una intervención militar puede haber paz?

Hermanas y hermanos, esperamos las conclusiones del debate de este Foro, siempre quedan líneas, porque cuando hay eventos, encuentros en Cuba en este Palacio de Convenciones, nuestra escuadra será la línea política. América Latina y el mundo esperan porque saben que están reunidos acá los movimientos sociales y también los partidos de izquierda.

Hermano Miguel, hermano Maduro, hermano Salvador, hay que repetir estos eventos si es posible cada tres o cuatro meses con las nuevas generaciones. ¿De aquí cuántos salieron presidentes, ministros? Entre ellos yo, sentadito ahí, ahora acá un poquito dirigiéndoles la palabra. ¿Cuántos de ustedes en poco tiempo estarán en la mesa (Señala) sentados también recordando estos tiempos? Bueno, son malos momentos, pero compromiso con nuestros pueblos es que nunca los vamos a abandonar. Esa es la otra responsabilidad que tenemos como pueblo.

Hermanas y hermanos, no quiero perjudicar la intervención del compañero Maduro, porque tiene que hablar como Fidel, cuatro, cinco, seis, ocho horas (Risas), y compañeros, muchas gracias.

La delegación me informó que habían aprobado mar para Bolivia. Muchas gracias, hermanas y hermanos del Foro, es un tema pendiente que tenemos todavía (Aplausos y exclamaciones).

Solo quiero agradecer a este gran evento; para terminar ayúdenme a decir:

¡Que viva el hermano Fidel! (Exclamaciones de: “¡Viva!”)

¡Que viva nuestro Foro! (Exclamaciones de: “¡Viva!”)

¡Que vivan nuestros movimientos sociales! (Exclamaciones de: “¡Viva!”)

¡Que viva la unidad de los partidos de izquierda! (Exclamaciones de: “¡Viva!”)

Muchas gracias (Aplausos y exclamaciones).

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