Cuba fidelista contro l’impossibile

Yeilén Delgado Calvo http://www.granma.cu

Breve sembra la vita che all’essere umano è stata data. Siamo soltanto gocce di luce davanti all’infinità della Storia. La morte, sempre tremenda, mette fine alla materia e, come legge inesorabile, arriva per tutti.

Sconfiggerla -nonostante gli sforzi di coloro che per secoli hanno cercato di farlo attraverso artifici- si può solo in due modi: lasciare amore seminato, dalla nobiltà e dall’impegno; o creare idee che superino il personale per radicarsi nel patrimonio comune.

Ma solo a pochi uomini e donne li seguono entrambe le scie, contemporaneamente, e accedono ad una forma sublime di eternità. Smettono quindi di essere se stessi per convertirsi in popolo, e più si allontana la data della loro partenza, più si moltiplicano, come un buon fuoco.

Basta per evocarli dire i loro nomi e si rendono così vicini come solo può esserlo l’utopia realizzabile che sostiene ed impulsa nei momenti di gioia ed in quelli di sacrificio. Così Fidel ci è rimasto nel petto dell’isola e -come sempre- dal futuro ci parla di ciò che rende grande un paese: l’unione della sua gente contro l’impossibile.

Forse così potrebbe riassumersi l’eredità vitale di chi fu eletto dai poveri e dai dimenticati, e martiano difensore di tutte le dignità: se un’idea è giusta, è possibile; e per farla reale, non si deve far altro che convocare i rivoluzionari a sognarla.

Bisogna credere nell’umanità, nonostante le sue oscurità, per fare la Rivoluzione; e capire, inoltre, che in essa la lotta non termina con il trionfo, ma in esso inizia. Questa visione è ciò che rende Fidel così magnetico; la sua razza di dirigente e la sua indiscussa autorità hanno avuto come base la fede maiuscola nella volontà della specie di trascendere, e la capacità di analisi per vedere al di là dell’ovvio.

Al fine di ottenere una Carta Magna che ci ispiri, che ci ponga di fronte non solo alla società che siamo, ma a ciò che vogliamo essere, è non casuale la data a partire dalla quale siamo chiamati a costituire ed ad utilizzare la voce, chiara ed alta: la politica è un fatto popolare, e questa è anche un’altra impronta fidelista.

Perché è un germogliare, il 13 agosto non segna l’inizio di un ciclo chiuso 90 anni dopo, ma una spirale che avanzerà mentre ci sia chi ripeta ciò che è già giudizio morale: Comandante in capo, ordina!


Cuba fidelista contra los imposibles

Yeilén Delgado Calvo

Corta parece la vida que al ser humano le ha sido dada. Somos apenas gotas de luz ante la infinitud de la Historia. La muerte, siempre tremenda, pone punto final a la materia y, como ley inexorable, para todos llega.

Derrotarla –muy a pesar de los esfuerzos de quienes por siglos han intentado hacerlo con artificios– solo se puede mediante dos caminos: dejar amor sembrado, desde la nobleza y la entrega; o gestar ideas que superen lo personal para enraizarse en el patrimonio común.

Pero a pocos hombres y mujeres los siguen ambas estelas a la vez, y acceden a una sublime forma de eternidad. Dejan entonces de ser ellos mismos para convertirse en pueblo, y mientras más se aleja en el tiempo la fecha de su partida, más se multiplican, como fuego bueno.

Basta para evocarlos con decir sus nombres y se hacen tan cercanos como solo puede serlo la utopía alcanzable que sostiene e impulsa en las horas de alegría y en las de sacrificio. Así Fidel se nos ha quedado en el pecho de la Isla y –como siempre– desde el futuro nos habla de lo que hace grande a un país: la unión de su gente contra los imposibles.

Quizá así podría resumirse el legado vital de quien fue elegido de los pobres y los olvidados, y martiano defensor de todas las dignidades: si una idea es justa, es posible; y para hacerla real no se precisa más que convocar a los revolucionarios a soñarla.

Hay que creer en la humanidad, a pesar de sus oscuridades, para hacer la Revolución; y entender además que en ella la lucha no termina con el triunfo, sino que en él empieza. Esa visión es la que hace a Fidel tan magnético; su estirpe de líder y su autoridad incuestionable tuvieron como base la fe mayúscula en la voluntad de la especie para trascenderse, y la capacidad analítica para ver más allá de lo evidente.

En el propósito de lograr una Carta Magna que nos impulse, que nos ponga de frente no solo a la sociedad que somos, sino a lo que queremos ser, no es casual la fecha a partir de la cual se nos convoca a constituir y a usar la voz, clara y alta: la política es asunto popular, y esa es también otra huella fidelista.

Porque es un nacedor, el 13 de agosto no marca el inicio de un ciclo cerrado 90 años después, sino de una espiral que avanzará mientras haya quien repita la que es ya sentencia moral: Comandante en Jefe, ¡ordene!

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