Fidel, una vita x la giustizia sociale

La Habana, 13 agosto – Il leader storico della Rivoluzione cubana, Fidel Castro (1926-2016), compierebbe oggi 92 anni, giorno in cui Prensa Latina coglie l’occasione per ricordare passaggi della sua vita e delle sue lotte per la giustizia socialeFidel Alejandro Castro Ruz nacque il 13 agosto di 1926 a Birán, ex provincia cubana di Oriente. Suo padre, Ángel Castro Argiz, figlio di contadini poveri della Galizia, era proprietario terriero e colono della canna da zucchero. Sua madre, Lina Ruz González, proveniva da una famiglia contadina della provincia di Pinar del Río.


Imparò a leggere e scrivere nella scuola pubblica rurale di Birán e ha continuato la scuola elementare nelle scuole cattoliche private di La Salle e Dolores, nella città di Santiago de Cuba. Iniziò gli studi del liceo nella stessa Scuola di Dolores e li terminò nel Collegio di Belén, della Compagnia di Gesù, a La Habana, dove ha conseguito la laurea breve in Lettere nel giugno del 1945.

I gesuiti di Belén dissero: “Fidel Castro si distinse sempre in tutte le materie legate alle lettere… Era un vero atleta, ha saputo guadagnarsi l’ammirazione e l’affetto di tutti. Frequenterà la facoltà di Diritto e non dubitiamo che riempirà il libro della sua vita con pagine brillanti. Fidel è tagliato per questo e non mancherà l’artista”.

Nel settembre 1945 iscrisse alle facoltà di Diritto e di Scienze Sociali e Diritto Diplomatico all’Università di La Habana. Lì si impegnò immediatamente nelle lotte politiche in seno agli studenti universitari e ricoprì diversi incarichi nella Federazione Studentesca Universitaria.

Come parte della sua attività politica in quegli anni, organizzò e partecipò a innumerevoli atti di protesta e di denuncia contro la situazione politica e sociale nel paese. Più di una volta è stato picchiato o imprigionato dalle forze repressive. Tra luglio e settembre del 1947, quando frequentava il terzo anno della facoltà, si arruolò nel contingente di spedizionaria organizzato per combattere contro il regime del dittatore dominicano Rafael Leónidas Trujillo. La spedizione si addestrò a Cayo Confites. Fu promosso a tenente, a capo plotone, e a capo di una compagnia di battaglione.

La spedizione che si trasferiva in barca, fu intercettata da una fregata della Marina cubana. Fidel saltò in acqua con la sua arma per non farsi catturare. Considerò una vergogna che la spedizione terminasse senza combattere.

Entrò in contatto con le idee marxiste quando era già studente universitario.

Dopo la sua partecipazione alla spedizione contro Trujillo,nel 1948 viaggiò in Venezuela, Panama e Colombia come dirigente studentesco, con l’obiettivo di organizzare un Congresso Latinoamericano di Studenti che doveva effettuarsi in quest’ultimo paese.

Si trovava a Bogotà quando ci fu la ribellione popolare provocata dall’assassinio del leader colombiano, in aprile di quell’anno. Si unì risolutamente a quella lotta. Sopravvisse per puro caso.

Fidel si laureò in Diritto Civile e Laureato e in Diritto Diplomatico nel 1950. Dal suo studio legale, si dedicò fondamentalmente alla difesa di persone e di settori umili.

Quando ci fu il colpo di Stato di Fulgencio Batista, il 10 marzo 1952, fu tra i primi a denunciare il carattere reazionario e illegittimo del regime de facto e a chiamare al suo rovesciamento.

Organizzò ed addestrò un numeroso contingente di più di mille giovani operai, impiegati e studenti che provenivano principalmente dalle file ortodosse. Con 160 di loro, il 26 luglio 1953 diresse l’assalto alla caserma Moncada a Santiago de Cuba e alla caserma di Bayamo, in un’azione concepita come detonante della lotta armata contro il regime di Batista.

Essendo fallito il fattore sorpresa non poterono raggiungere l’obiettivo. Fu fatto prigioniero dalle forze repressive della tirannia pochi giorni dopo il rovescio militare e fu tenuto in isolamento per 76 giorni.

In seguito fu sottoposto a giudizio e condannato a 15 anni di prigione. In un ambiente riservato e vigilato, assunse la sua autodifesa davanti al tribunale che lo processò, e pronuncio l’arringa nota come La storia mi assolverà, nella quale abbozzava il programma della futura Rivoluzionea Cuba.

Dal carcere proseguì il suo lavoro di denuncia del regime oppressore, mentre al tempo stesso maturò i suoi piani rivoluzionari e approfondì la preparazione teorica e ideologica dei suoi compagni.

A seguito di forti pressioni e campagne popolari, fu liberato nel maggio 1955. Nelle settimane successive svolse un intenso lavoro di agitazione e denuncia, e fondò il Movimento 26 de Julio per proseguire la lotta rivoluzionaria.

Nel luglio 1955, quando divenne chiara l’impossibilità di proseguire la lotta antibatistiana con mezzi legali, Fidel partì per il Messico per organizzare dall’esilio l’insurrezione armata.

In condizioni economiche precarie e sottoposto alla stretta sorveglianza e persecuzione degli agenti batistiani, compì uno strenuo lavoro organizzativo e preparatorio, mentre proseguiva un’intensa campagna

Con il motto: “Nel 1956 saremo liberi o saremo martiri”, Fidel, Raúl, Juan Manuel Márquez, Ernesto Che Guevara, Camilo Cienfuegos e altri celebri rivoluzionari si stavano allenando con lunghe camminate per le strade di Città del Messico, scalate di montagne, difesa personale, tattiche di guerriglia e pratica di tiro.

Il 20 giugno del 1956, il capo del Movimento 26 de Julio, il Che ed altri combattenti furono arrestati, le “case accampamento” furono scoperte e una gran delle armi furono sequestrate.

Dopo l’uscita dagli edifici della polizia messicana, la cospirazione rivoluzionaria fu accelerata. Acquistarono lo yacht Granma, nel quale salparono verso Cuba all’alba dal 25 novembre 1956, dal fiume Tuxpan, con 82 combattenti a bordo la cui età media era di 27 anni.

Dopo sette giorni di navigazione, sbarcarono il 2 dicembre a Las Coloradas, costa sud occidentale dell’antica provincia di Oriente. Le forze batistiane localizzarono lo sbarco e combatterono gli spedizionari.

Il 5 dicembre, l’esercito della tirannia sorprese ad Allegria di Pío Fidel e i suoi combattenti. I rivoluzionari furono decimati, molti furono arrestati durante le ostilità e molti furono assassinati nell’azione.

Con la preziosa collaborazione dei contadini, Fidel si incontrò con Raúl Castro a Cinco Palmas e raggruppò la forza rivoluzionaria. Partì allora per la Sierra Maestra per continuare da lì la lotta rivoluzionaria.

Il 17 gennaio 1957, diresse la prima azione armata contro l’esercito di Batista nella caserma di La Plata e ottenne la sua prima vittoria. L’Esercito Ribelle cominciò a crescere ed a rafforzarsi.

Nella sua condizione di Comandante in Capo, diresse l’azione militare e la lotta rivoluzionaria delle forze ribelli e del Movimento 26 de Julio durante i 25 mesi di guerra. Ebbe sotto il suo comando diretto la Colonna “José Martí’ e partecipò personalmente a quasi tutte le operazioni, combattimenti e battaglie più importanti che si svolsero durante la guerra nel territorio della Primo Fronte Ribelle.

Dopo le clamorose sconfitte delle truppe d’élite della tirannia, queste, attraverso i suoi principali capi, decisero di riconoscere la vittoria ribelle nello stesso teatro delle operazioni della provincia di Oriente, il 28 dicembre.

All’alba del 1° gennaio 1959, Fidel affrontò, con un sciopero generale rivoluzionario, rispettato da tutti i lavoratori, il colpo di Stato nella capitale della Repubblica, promosso dal Governo dell’USA. Entrò vittorioso quello stesso giorno a Santiago de Cuba e arrivò a La Habana l’8 gennaio.

Dopo la conclusione della lotta insurrezionale, mantenne le sue funzioni come Comandante in Capo. Il 13 febbraio del 1959 fu nominato Primo Ministro del Governo Rivoluzionario.

Ha diretto e ha partecipato a tutte le azioni intraprese in difesa del Paese e della Rivoluzione nei casi di aggressioni militari provenienti dall’estero o attività di bande controrivoluzionarie dentro il territorio, in particolare alla sconfitta dell’invasione organizzata per dall’Agenzia Centrale di Intelligence degli Stati Uniti, effettuata da Playa Girón nell’aprile del 1961.

Ha guidato il popolo cubano nei giorni della drammatica Crisi di Ottobre del 1962. A nome del potere rivoluzionario, il 16 di aprile 1961 proclamò il carattere socialista della Rivoluzione Cubana.

Occupò la carica di Segretario Generale delle Organizzazioni Rivoluzionarie Integrate, e successivamente quella di Segretario Generale del Partito Unito della Rivoluzione Socialista di Cuba. A partire dalla Costituzione del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba nell’ottobre 1965, la sua carica fu quella di Primo Segretario e Membro del Burò Politico, nella quale fu ratificato per i cinque Congressi del Partito che si sono tenuti da allora.

Fu eletto Deputato all’Assemblea Nazionale dal Poder Popular, in rappresentanza del municipio di Santiago de Cuba, nei suoi successivi periodi di sessioni dalla creazione di quella nel 1976, e da allora e fino al 2008 occupò le cariche di Presidente del Consiglio di Stato e Presidente del consiglio dei Ministri.

Ha presieduto missioni ufficiali cubane in più di 50 paesi.

Ha ricevuto più di un centinaio di alte onorificenze straniere e cubane, così come numerose distinzioni accademiche onorarie di centri di insegnamento universitario a Cuba, America Latina ed Europa.

Diresse strategicamente la partecipazione di centinaia di migliaia di combattenti cubani in missioni internazionaliste in Algeria, Siriana, Angola, Etiopia e altri paesi, e ha promosso e organizzato il contributo di decine di migliaia di medici, insegnanti e tecnici cubani che hanno prestato servizio in più di 40 paesi del Terzo Mondo, così come lo svolgimento di studi a Cuba da parte di decine di migliaia di studenti di quei paesi.

Ha guidato l’azione determinata del popolo cubano per affrontare gli effetti del blocco economico, commerciale e finanziario imposta a Cuba dagli Stati Uniti da più di cinquant’anni e le conseguenze sul piano economico del crollo della comunità socialista europea.

Inoltre, promosse lo sforzo tenace dei cubani per superare le gravi difficoltà derivanti da questi fattori, la loro resistenza durante il cosiddetto Período Especial e la ripresa economica del paese.

Ha anche guidato la lotta dell’isola per la liberazione dei cinque antiterroristi cubani condannati a lunghe pene negli Stati Uniti e per il ritorno in patria dal bambino Elián González, rapito nello stesso paese settentrionale.

Ne corso degli anni promosse e diresse le battaglie del popolo cubano per il consolidamento del processo rivoluzionario, il suo percorso verso il socialismo, l’unità delle forze rivoluzionarie e di tutto il paese, le trasformazioni economiche e sociali del paese, lo sviluppo dell’educazione, della salute, dello sport, della cultura e della scienza, la difesa, il confronto alle aggressioni esterne, la conduzione di un’attiva politica estera di principi, e le azioni di solidarietà con i popoli che lottano per l’indipendenza e il progresso.

Il suo lascito include la difesa del multilateralismo, dell’integrazione latinoamericana e caraibica, di un mondo libero dalle armi nucleari, dell’ecosistema e della pace, posizioni che promosse in diversi forum internazionali, tra cui le Nazioni Unite.

È morto a La Habana, il 25 novembre 2016.

Fonte: Sito web Fidel Soldado de las Ideas e archivi di Prensa Latina.

Traduzione: Redazione di El Moncada

http://www.prensa-latina.cu


«Mi parli di sua mamma»

chiese il giornalista Ignacio Ramonet a Fidel

 

Si chiamava Lina. Era cubana, dell’Occidente, della provincia di Pinar del Río. Con antenati delle Canarie.

Era anche d’origine contadina e di famiglia molto povera. Mio nonno materno era un carrettiere e trasportava canne da zucchero con un carro tirato dai buoi. Quando si trasferirono nella zona di Birán, mia mamma che allora aveva tredici o quattordici anni, veniva con i genitori, fratelli e sorelle da Camagüey, dov’ erano arrivati col treno da Pinar del Río, cercando migliore fortuna. Avevano percorso lunghi tratti in carro dapprima sino a Guaro e finalmente sino a Birán.

Mia madre era praticamente analfabeta e, come mio padre, imparò a leggere e scrivere quasi da sola. Con molto sforzo e anche molta volontà.

Non le ho mai sentito dire d’essere andata a scuola. Era autodidatta. Straordinariamente lavoratrice, none esisteva dettaglio che sfuggisse alle sue osservazioni. Era cuoca, medico, guardiana di tutti noi, somministrava ogni cosa che necessitavamo, consolatrice quotidiana di fronte a qualsiasi difficoltà.

Non ci viziava; esigeva ordine, risparmio e igiene. Amministrava tutto il quotidiano dentro e forra dalla casa, era la contabile della famiglia.

Nessuna sa dove trovava il tempo e l’energia per tante attività; non si sedeva mai e non l’ho mai vista riposare un secondo in tutti i giorni.

Mise al mondo sette figli, nati tutti in quella casa, assistita sempre da una levatrice contadina.

Non ci fu mai, né fu possibile avere un medico. Là non ne esistevano, in quella regione appartata. Nessuno si sforzò tanto perchè i suoi figli studiassero.

Voleva per loro quello che lei non aveva avuto.

Senza di lei io, che ho sempre trovato piacere nello studio, sarei oggi, nonostante tutto, un analfabeta funzionale.

Mia madre, anche se non lo diceva ad ogni minuto, adorava i suo figli. Aveva carattere, era coraggiosa e piena d’abnegazione. Seppe sopportare con forza e senza vacillare le sofferenze che alcuni tra noi involontariamente le procurammo.

Accettò senza amarezza la riforma agraria e la ripartizione di quelle terre che senza dubbio aveva amato.

Molto religiosa, nella sua fede e nel suo credo, che ho sempre rispettato, trovò consolazione nel suo dolore di madre e accettò anche con amore di madre la Rivoluzione per la quale aveva sofferto tanto, senza aver avuto, per la sua origine umile di contadina povera, la minima possibilità di conoscere la storia dell’umanità e le cause profonde che in Cuba e nel mondo originarono gli avvenimenti che le toccò vivere così da vicino.

Morì il 6 agosto del 1963, tre anni e mezzo dopo il trionfo della Rivoluzione.

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