Interventi di Miguel Díaz-Canel (ONU)

Intervento  di Miguel M. Díaz-Canel Bermúdez, Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri della Repubblica di Cuba, nella Riunione Generale d’alto livello per commemorare e promuovere il Giorno Internazionale per l’Eliminazione Totale delle Armi Nucleari, a Nuova York, il 26  settembre del 2018, «Anno 60º della Rivoluzione».


Signora Presidente;
Signor  Segretario Generale;
Distinti Capi di delegazioni,
delegate e delegati:

Dicono che quando chiesero al geniale fisico Albert Einstein  con quali armi sarebbe stata combattuta un’ipotetica Terza Guerra Mondiale, lui rispose “con pietre e bastoni”.

Tristemente non visse per vedere che i suoi veementi richiami per fermare la corsa alle armi con tecnologia nucleare sono caduti come un sacco vuoto e la produzione di queste armi è cresciuta in maniera enorme, al punto di superare qualsiasi possibilità di sopravvivenza, se se ne utilizzasse appena una piccola quantità.

Per questo consideriamo un dovere assoluto sommarci alla commemorazione, ogni 26 settembre, del Giorno Internazionale per l’eliminazione totale delle Armi Nucleari, che contribuisce all’obiettivo delle Nazioni Unite di preservare la pace e la sicurezza internazionali.

Siamo orgogliosi che questo sia stato un’iniziativa promossa dal Movimento dei Paesi non Allineati che la comunità internazionale ha poi fatto sua.

Per Cuba, questa convocazione annuale rappresenta inoltre un giusto omaggio alla memoria del leader storico della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro Ruz, che è stato un combattente instancabile a favore del disarmo nucleare, tema al quale aveva dedicato numerose riflessioni e tutte le sue energie.

A 73 anni dai criminali bombardamenti atomici contro Hiroshima e Nagasaki, l’umanità continua ad essere minacciata dall’esistenza di circa  14.400 armi nucleari, delle quali  3.750 sono distribuite e quasi 200 si mantengono in stato d’allerta per le operazioni.

Cuba respinge le politiche di sicurezza e le dottrine militari sostenute con la moltiplicazione nucleare.

Facciamo nostre le parole di Fidel quando, nel 1971, affermò: «Il rumore delle armi, del linguaggio minaccioso, della prepotenza nella scena internazionale devono sparire! Basta con l’illusione che i problemi del mondo si possono risolvere con le armi nucleari. Le bombe potranno uccidere gli affamati, i malati e gli ignoranti, ma non possono uccidere la fame, le malattie e l’ignoranza».

Signora Presidente:

È motivo di compiacimento per l’America Latina e i Caraibi essere stati la prima area densamente popolata nel mondo che si è dichiarata Zona Libera dalle Armi Nucleari, attraverso il Trattato di Tlatelolco, nato nel 1967.

Questa volontà dei nostri paesi è stata ratificata con il «Proclama dell’America Latina e i Caraibi come Zona di Pace», documento firmato dai capi di Stato e di Governo della regione in occasione del II Vertice della Comunità degli Stati  Latinoamericani e Caraibici (Celac), realizzata a L’Avana nel gennaio del 2014, Cuba mantiene un fermo impegno con il rafforzamento e il consolidamento del multilateralismo e con i trattati internazionali in materia di disarmo e in particolare con la meta d’ottenere un mondo libero dalle armi nucleari.

Come mostra di questa volontà, il 31 gennaio del 2018 il nostro paese è diventato il quinto Stato che ha ratificato il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari.

Persisteremo nell’obiettivo di questo Trattato, che vieta l’uso, l’esistenza  e lo sviluppo delle armi nucleari, reitera che queste sono disumane, immorali ed eticamente impossibili da difendere, perche  sia un giorno implementato e completato con misure efficaci che conducano all’eliminazione totale di questi arsenali in maniera efficace, trasparente e irreversibile.

L’utilizzo dell’energia e della tecnologia nucleare ha contribuito allo sviluppo socioeconomico delle nostre nazioni. Come conseguenza riaffermiamo il diritto dell’uso pacifico dell’energia nucleare senza discriminazioni.

Respingiamo la decisione del Governo degli Stati Uniti di ritirarsi dal Piano d’Azione Integrale Congiunto (PAIC) o Accordo Nucleare con l’Iran.

La mancanza di rispetto in questi impegni internazionali attenta contro le norme di convivenza tra gli Stati e provocherà gravi conseguenze per la stabilità e la sicurezza in Medio Oriente.

Signora  Presidente:

Per concludere condivido con lei un frammento del discorso del Primo Segretario del nostro Partito, il Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, durante il Vertice  Río +20:  «Lasciamo le giustificazioni e gli egoismi e cerchiamo soluzioni.  Stavolta tutti, assolutamente tutti, pagheremo le conseguenze  (…) basta con lo spoglio, basta con la guerra, avanziamo verso il disarmo e distruggiamo gli arsenali nucleari».

Molte grazie.


Discorso integrale di Miguel Díaz-Canel Bermúdez, Presidente della Repubblica di Cuba, al dibattito generale della 73ª Sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

New York, 26 settembre 2018

Signora Presidente,

Signor Segretario Generale,

È impossibile essere qui, parlare da questa tribuna a nome di Cuba e non ricordare i momenti storici dell’Assemblea Generale che sono anche parte dei nostri ricordi più cari: Fidel Castro, Che Guevara, Raúl Castro e il “Cancelliere della dignità”, Raúl Roa, solo per menzionare i più significativi, che hanno portato qui non solo la voce del nostro popolo, ma anche la voce di altri popoli latinoamericani e caraibici, africani, asiatici, non allineati, con i quali abbiamo condiviso più di mezzo secolo di lotte per un giusto ordine internazionale, che è ancora lontano dall’essere raggiunto.

Ciò è assurdo, ma coerente con l’irrazionalità di un mondo in cui lo 0,7% più ricco della popolazione possiede il 46% di tutta la ricchezza, mentre il 70% più povero può accedere solo al 2,7% di essa; 3.460 milioni di esseri umani sopravvivono in condizioni di povertà; 815 milioni soffrono la fame; 758 milioni sono analfabeti e 844 milioni mancano dei servizi basilari di acqua potabile. Tutte queste cifre, per certo, sono preparate e regolarmente utilizzate dalle organizzazioni globali, ma sembra che non siano riuscite a suscitare sufficiente consapevolezza della cosiddetta comunità internazionale.

Queste realtà, signora Presidente, non sono il risultato del socialismo, come ha detto ieri il Presidente degli Stati Uniti. Sono la conseguenza del capitalismo, in particolare l’imperialismo e il neoliberismo, dell’egoismo e dell’esclusione insita in quel sistema, e di un paradigma economico, politico, sociale e culturale che privilegia l’accumulo di ricchezza nelle mani di pochi a scapito dello sfruttamento e della terribile povertà della grande maggioranza.

Il capitalismo ha consolidato il colonialismo; ha dato vita al fascismo, al terrorismo e all’apartheid e diffuso guerre e conflitti, violazioni della sovranità e dell’autodeterminazione dei popoli, repressione su lavoratori, minoranze, rifugiati e migranti. Il capitalismo è l’opposto della solidarietà e della partecipazione democratica. I modelli di produzione e consumo che lo caratterizzano promuovono il saccheggio, il militarismo, minacciano la pace, generano violazioni dei diritti umani e sono il più grande pericolo per l’equilibrio ecologico del pianeta e la sopravvivenza degli esseri umani.

Nessuno dovrebbe essere ingannato da chi afferma che all’umanità mancano sufficienti risorse materiali, finanziarie e tecnologiche per sradicare la povertà, la fame, le malattie prevenibili e altri flagelli. Ciò che manca è la volontà politica dei paesi industrializzati, che hanno il dovere morale, la responsabilità storica e abbondanti risorse per risolvere i problemi globali più urgenti.

La verità è che mentre si sostiene che mancano i finanziamenti per raggiungere le finalità e gli obiettivi di Agenda 2030 o per affrontare il crescente impatto del cambiamento climatico, nel 2017 1,74 trilioni di dollari sono stati sprecati in spese militari, la cifra più alta dalla fine della Guerra Fredda.

Il cambiamento climatico è un’altra realtà ineludibile e una questione di sopravvivenza per la specie umana, in particolare per gli stati in via di sviluppo delle piccole isole. Alcuni dei suoi effetti sono già irreversibili. Le prove scientifiche indicano che c’è un aumento di 1,1° C rispetto ai livelli preindustriali e che 9 persone su 10 che vivono nelle aree urbane respirano aria inquinata.

Tuttavia, gli Stati Uniti, uno dei principali inquinatori di ieri e oggi, si rifiutano di sostenere la comunità internazionale nell’attuazione dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, mettendo così in pericolo la vita delle generazioni future e la sopravvivenza di tutte le specie, compresi gli umani.

Inoltre, come se non ci fossero abbastanza minacce per l’umanità e le sue meravigliose creazioni, è un fatto che l’egemonismo militare e nucleare dell’imperialismo si perpetua e si espande a scapito delle speranze della maggioranza dei popoli per un disarmo generale e completo; ideale che Cuba condivide e, come testimonia il suo impegno con questo obiettivo, lo scorso 31 gennaio è diventato il quinto stato a ratificare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari.

In questa organizzazione nata dal desiderio umano di superare la distruzione lasciata da una terribile guerra attraverso il dialogo tra nazioni, non è possibile tacere sul pericolo che incombe su tutti noi, con l’esasperazione dei conflitti locali, guerre di aggressione mascherata da “interventi umanitari”, il rovesciamento forzato di governi sovrani, i cosiddetti “soft golpe” e interferenze negli affari interni di altri stati, forme di azione da parte di alcuni poteri, usando le più diverse scuse.

La cooperazione internazionale per la promozione e la protezione di tutti i diritti umani per tutti è un imperativo. Tuttavia, la sua manipolazione discriminatoria e selettiva con pretese dominatrici viola i diritti alla pace, all’autodeterminazione e allo sviluppo dei popoli.

Cuba respinge la militarizzazione dello spazio e del cyberspazio, nonché l’uso nascosto e illegale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per attaccare altri stati.

L’esercizio del multilateralismo e il pieno rispetto dei principi e delle norme del diritto internazionale per avanzare verso un mondo multipolare, democratico ed equo, sono necessari per assicurare la coesistenza pacifica, preservare la pace e la sicurezza internazionali e trovare soluzioni durature per i problemi sistemici.

Contro questa logica, la minaccia o l’uso della forza, l’unilateralismo, le pressioni, le ritorsioni e le sanzioni che caratterizzano sempre più il comportamento e la retorica del governo degli Stati Uniti e il suo abuso del potere di veto nel Consiglio di Sicurezza per imporre il loro programma politico, pongono enormi sfide e minacce all’interno delle stesse Nazioni Unite.

Perché non implementiamo solo il rafforzamento promesso dell’Assemblea Generale come principale organo di deliberazione, decisione e rappresentazione? La riforma del Consiglio di Sicurezza non deve essere ritardata o impedita, poiché questo organo ha bisogno di adattarsi ai tempi, democratizzando la sua partecipazione e i suoi metodi di lavoro.

Oggi siamo tornati a ribadire ciò che ha detto il comandante in capo Fidel Castro Ruz in occasione del cinquantesimo anniversario delle Nazioni Unite, che riassume la più nobile aspirazione della maggioranza dell’umanità.  Cito: «Vogliamo un mondo senza egemonismi, senza armi nucleari, senza interventismi, senza razzismo, senza odi nazionali o religiosi, senza violazioni della sovranità di alcun paese, con rispetto per l’indipendenza e la libera autodeterminazione dei popoli, senza modelli universali che non tengano conto delle tradizioni e delle culture di tutte le componenti dell’umanità, senza crudeli blocchi che uccidono uomini, donne, bambini, giovani e anziani come bombe atomiche silenziose».

Sono trascorsi più di 20 anni da quando la domanda è stata formulata e nessuno di questi mali è stato curato; in effetti, si sono aggravati. Abbiamo tutto il diritto di chiedere perché. E abbiamo il dovere di insistere su soluzioni efficaci ed eque.

Signora Presidente,

“La nostra America” è attualmente il palcoscenico di minacce persistenti, incompatibili con la “Proclamazione dell’America Latina e dei Caraibi come zona di pace”, firmata all’Avana nel 2014 dai Capi di Stato e di governo in occasione del 2° Summit della Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici.

L’attuale amministrazione statunitense ha proclamato l’importanza della Dottrina Monroe e, in un nuovo dispiegamento della sua politica imperiale nella regione, sta attaccando il Venezuela con speciale crudeltà.

È in questo contesto minaccioso che desideriamo ribadire il nostro assoluto sostegno alla Rivoluzione Bolivariana e Chavista, l’unione civile-militare del popolo venezuelano e il suo governo legittimo e democratico, guidato dal presidente costituzionale Nicolás Maduros Moros. Respingiamo i tentativi di intervento e le sanzioni contro il Venezuela, volte a soffocarlo economicamente e a colpire le famiglie venezuelane.

Denunciamo allo stesso modo i tentativi di destabilizzare il governo del Nicaragua, un paese pacifico che ha compiuto un notevole progresso sociale, economico e di sicurezza pubblica a favore della sua popolazione.

Denunciamo la reclusione a fini politici dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva e la decisione di impedire al popolo di votare ed eleggere il leader più popolare del Brasile alla presidenza.

Siamo solidali con le nazioni caraibiche che chiedono il legittimo risarcimento per gli orribili effetti della schiavitù e il trattamento equo, speciale e differenziato che meritano.

Riaffermiamo il nostro storico impegno a favore dell’autodeterminazione e l’indipendenza del popolo di Portorico nostro fratello.

Sosteniamo la legittima rivendicazione della sovranità argentina sulle isole Malvinas, Sandwich del Sud e Georgia del Sud.

Ribadiamo il nostro illimitato sostegno a una soluzione completa, giusta e duratura per il conflitto israelo-palestinese, sulla base della creazione di due Stati, che consenta al popolo palestinese di esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione e di avere uno stato indipendente e sovrano basato sui confini precedenti al 1967, con Gerusalemme Est come capitale. Rigettiamo l’azione unilaterale degli Stati Uniti per stabilire la loro rappresentanza diplomatica nella città di Gerusalemme, che accresce ancor più le tensioni nella regione. Condanniamo le barbarie delle forze israeliane contro la popolazione civile a Gaza.

Riaffermiamo la nostra salda solidarietà con il popolo Sahraui e sosteniamo la ricerca di una soluzione definitiva alla questione del Sahara occidentale, che consenta l’esercizio dell’autodeterminazione e a vivere in pace nel loro territorio.

Sosteniamo la ricerca di una soluzione pacifica e negoziata alla situazione imposta in Siria, senza interferenze straniere e nel pieno rispetto della loro sovranità e integrità territoriale. Rifiutiamo qualsiasi intervento diretto o indiretto, effettuato senza l’accordo delle legittime autorità del paese.

La continua espansione della NATO verso il confine russo sta causando gravi minacce, aggravate dall’imposizione di sanzioni arbitrarie, che noi rifiutiamo.

Chiediamo il rispetto dell’accordo nucleare con la Repubblica Islamica dell’Iran.

Accogliamo con favore il processo di riavvicinamento e dialogo tra le Coree. Questo è il modo per raggiungere una pace duratura, la riconciliazione e la stabilità nella penisola coreana. Allo stesso tempo, condanniamo fermamente l’imposizione di sanzioni unilaterali e ingiuste contro la Repubblica Democratica Popolare di Corea e l’ingerenza straniera negli affari interni coreani.

Le violazioni delle regole del commercio internazionale e le sanzioni contro la Cina, l’Unione europea e altri paesi produrranno effetti dannosi, in particolare per gli Stati in via di sviluppo.

Sosteniamo il dialogo e la cooperazione, grazie ai quali oggi possiamo riferire che l’accordo Cuba-UE sul dialogo politico e la cooperazione è entrato provvisoriamente in vigore ed è una buona base per sviluppare legami vantaggiosi tra le parti.

Signora Presidente,

Il governo degli Stati Uniti mantiene una retorica aggressiva nei confronti di Cuba e una politica volta a sovvertire il sistema politico, economico, sociale, economico e culturale nel mio paese.

Contrariamente agli interessi di entrambi i popoli e cedendo alle pressioni di settori minoritari, il nuovo governo degli Stati Uniti si è dedicato a fabbricare artificialmente sotto falsi pretesti, scenari di tensione e ostilità che non servono gli interessi di nessuno.

Ciò è in contrasto con il fatto che abbiamo relazioni diplomatiche formali e programmi di cooperazione reciprocamente vantaggiosi in un certo numero di settori.

I nostri popoli condividono legami storici e culturali sempre più vicini, che si esprimono, tra gli altri, nelle arti, nello sport, nella scienza, nell’ambiente. È ben noto il potenziale per una fluida relazione commerciale e una comprensione genuina e rispettosa sarebbe nell’interesse dell’intera regione.

Tuttavia, l’elemento essenziale e determinante delle relazioni bilaterali continua ad essere il blocco, che cerca di soffocare l’economia cubana al fine di generare disagi e distruggere l’ordine costituzionale. È una politica crudele, che punisce le famiglie cubane e l’intera nazione.

È il sistema di sanzioni economiche più completo e duraturo mai attuato contro alcun paese. È stato e continua ad essere un grande ostacolo allo sviluppo del Paese e alla realizzazione delle aspirazioni al progresso e al benessere di diverse generazioni di cubani.

Come è stato detto per così tanti anni in questo stesso luogo, a causa della sua aggressiva attuazione extraterritoriale, il blocco danneggia seriamente la sovranità e gli interessi di tutti i paesi.

A nome del popolo cubano, vorrei ringraziare quest’Assemblea generale per il rifiuto praticamente unanime del blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti contro il mio paese.

Tuttavia, le azioni del governo degli Stati Uniti contro il mio paese vanno oltre. Comprendono programmi pubblici e segreti di grave interferenza negli affari interni di Cuba. A tal fine, vengono utilizzate decine di milioni di dollari che sono ufficialmente stanziati nel suo bilancio, in violazione delle norme e dei principi su cui poggia questa organizzazione, e in particolare della sovranità di Cuba come nazione indipendente.

Cuba è pronta a sviluppare relazioni rispettose e civili con il governo degli Stati Uniti sulla base dell’uguaglianza sovrana e del rispetto reciproco. Questa è la volontà del popolo cubano e sappiamo che questa è un’aspirazione condivisa dalla maggior parte dei cittadini statunitensi e, in particolare, dai cubani che vivono lì.

Continueremo a chiedere instancabilmente la fine del crudele blocco economico, commerciale e finanziario, la restituzione del territorio illegalmente occupato dalla base navale di Guantanamo e un adeguato risarcimento al nostro popolo per le migliaia di morti e invalidi e per i danni economici e patrimoniali causato a Cuba per tanti anni di aggressione.

Cuba sarà sempre disposta a impegnarsi nel dialogo e cooperare sulla base del rispetto e della parità di condizioni. Non faremo mai concessioni che riguardano la sovranità e l’indipendenza nazionale, non negozieremo i nostri principi né accetteremo condizionamenti.

Nonostante il blocco, l’ostilità e le azioni portate avanti dagli Stati Uniti per imporre un cambio di regime a Cuba, la rivoluzione cubana è proprio qui, viva e forte, fedele ai suoi principi!

Signora Presidente,

Il cambio generazionale nel nostro governo non deve illudere i nemici della Rivoluzione. Siamo la continuità, non la rottura. Cuba ha continuato ad adottare misure per migliorare il suo modello di sviluppo economico e sociale al fine di costruire un governo sovrano, indipendente, socialista, democratico, prospero e sostenibile. Questo è il percorso che il nostro popolo ha scelto liberamente.

Il paese non tornerà al vergognoso passato che si è scrollato di dosso con i più grandi sacrifici durante 150 anni di lotta per l’indipendenza e la piena dignità. Con la decisione della stragrande maggioranza dei cubani, continueremo il lavoro iniziato quasi 60 anni fa.

In questa convinzione, abbiamo avviato un processo di riforma costituzionale, un esercizio veramente partecipativo e democratico, attraverso una discussione popolare sul progetto che alla fine sarà approvato con un referendum. Sono certo che non ci saranno cambiamenti nei nostri obiettivi strategici e che la natura irrevocabile del socialismo sarà ratificata.

I principi della politica estera rimarranno invariati. Come disse il primo segretario del nostro partito, Raul Castro Ruz, in occasione del 70° anniversario delle Nazioni Unite. Cito: «La comunità internazionale sarà sempre in grado di contare sulla voce sincera di Cuba contro l’ingiustizia, la disuguaglianza, il sottosviluppo, la discriminazione e la manipolazione; e per l’istituzione di un ordine internazionale più giusto ed equo, il cui centro sia posto, realmente sull’essere umano, sulla sua dignità e sul suo benessere».

La Cuba per conto della quale parlo oggi è l’orgogliosa continuatrice di quella politica indipendente, sovrana, fraterna e solidale con i più poveri di questo mondo, i produttori di tutta la ricchezza del pianeta, anche se l’ingiusto ordine globale li ha condannati con la terribile povertà in nome di parole come democrazia, libertà e diritti umani, parole che i ricchi hanno effettivamente svuotato di significato.

È stato emozionante prendere la parola sullo stesso podio da cui Fidel ha espresso potenti verità 58 anni fa, che continuano ancora a scuoterci di fronte a rappresentanti di oltre 190 nazioni che, rifiutando estorsioni e pressioni, riempiono ogni anno la schermata dei voti di ammirabili luci verdi di approvazione alla nostra richiesta per la fine del blocco.

Saluto nella speranza che le nobili aspirazioni della maggior parte dell’Umanità saranno raggiunte prima che le giovani generazioni salgano su questo podio per chiedere lo stesso che chiediamo oggi e che i nostri predecessori storici hanno chiesto nel passato.

Molte grazie


Intervención del Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros de Cuba, Miguel Díaz-Canel, en el debate general del 73º Período de Sesiones de la Asamblea General de Naciones Unidas. Nueva York, 26 de septiembre de 2018.

Señor Presidente:

Imposible estar aquí, hablar desde este podio en nombre de Cuba y no evocar momentos históricos de la Asamblea General que lo son también de nuestra memoria más entrañable: Fidel Castro, Ernesto Guevara, Raúl Castro Ruz y el canciller de la dignidad, Raúl Roa, por sólo citar los más trascendentes, trajeron hasta aquí, no sólo la voz de nuestro pueblo, sino la de otros pueblos latinoamericanos y caribeños, africanos, asiáticos, no alineados, con los que hemos compartido más de medio siglo de batalla por un orden internacional justo, que aún está lejos de alcanzarse.

Es absurdo, pero coherente con la irracionalidad de un mundo en el que el 0,7% más rico de la población puede apropiarse del 46% de toda la riqueza, mientras el 70% más pobre sólo accede al 2,7% de la misma; 3 460 millones de seres humanos sobreviven en la pobreza; 821 millones padecen hambre; 758 millones son analfabetos y 844 millones carecen de servicios básicos de agua potable, cifras todas, por cierto, que elaboran y manejan habitualmente los organismos globales, pero que al parecer aún no alcanzan a movilizar suficientemente la conciencia de la llamada comunidad internacional.

Señor Presidente:

Esas realidades señora Presidenta, no son fruto del socialismo, como el Presidente de los Estados Unidos afirmó ayer en esta sala. Son consecuencia del capitalismo, especialmente del imperialismo y el neoliberalismo; del egoísmo y la exclusión que acompaña a este sistema, y de un paradigma económico, político, social y cultural que privilegia la acumulación de riqueza en pocas manos a costa de la explotación y miseria de las grandes mayorías.

El capitalismo afianzó el colonialismo. Con él nació el fascismo, el terrorismo y el apartheid, se extendieron las guerras y conflictos, los quebrantamientos de la soberanía y la libre determinación de los pueblos; la represión de los trabajadores, las minorías, los refugiados y los migrantes. Es opuesto a la solidaridad y a la participación democrática. Los patrones de producción y consumo que le caracterizan promueven el saqueo, el militarismo, amenazan a la paz; generan violaciones de los derechos humanos y constituyen el mayor peligro para el equilibrio ecológico del planeta y la sobrevivencia de los seres humanos.
 
Que nadie nos engañe aduciendo que la humanidad no cuenta con recursos materiales, financieros y tecnológicos suficientes para erradicar la pobreza, el hambre, las enfermedades prevenibles y otros flagelos. Lo que no existe es la voluntad política de los países industrializados, quienes tienen el deber moral, la responsabilidad histórica y recursos abundantes para resolver los problemas globales más apremiantes.

La verdad es que al mismo tiempo que se alega insuficiencia de fondos para cumplir los objetivos y metas de la Agenda 2030 o enfrentar el creciente impacto del cambio climático, en el año 2017 se derrocharon en gastos militares 1,74 billones de dólares, la cifra más alta desde el fin de la Guerra Fría.

El cambio climático es otra realidad ineludible y una cuestión de supervivencia para la especie humana, en particular para los Pequeños Estados Insulares en Desarrollo. Algunos de sus efectos son ya irreversibles. La evidencia científica indica un aumento de 1,1 grados Celsius respecto al periodo pre-industrial, y que 9 de cada 10 personas respiran aire contaminado.

Sin embargo, Estados Unidos, uno de los principales contaminantes de ayer y de hoy, rechaza acompañar a la comunidad internacional en el cumplimiento del Acuerdo de París sobre cambio climático. Compromete así la vida misma de las generaciones futuras y la supervivencia de las especies, incluida la humana.

Más aún, como si no sobraran las amenazas sobre la humanidad y sus deslumbrantes creaciones, es un hecho que se perpetúa y expande el hegemonismo militar y nuclear, en detrimento de la aspiración mayoritaria de los pueblos a un desarme general y completo, ideal que Cuba comparte y, como prueba de su compromiso con este objetivo, el 31 de enero pasado, se convirtió en el quinto Estado en ratificar el Tratado sobre la Prohibición de las Armas Nucleares.

En esta institución que nació de la voluntad humana de superar la destrucción dejada por una guerra terrible con el diálogo entre las naciones, no es posible callar el peligro que se cierne sobre todos, con la exacerbación de conflictos locales, guerras de agresión disfrazadas de “intervenciones humanitarias”, derrocamiento por la fuerza de gobiernos soberanos, los denominados “golpes suaves”, y la intervención en los asuntos internos de otros Estados, formas recurrentes de actuación de algunas potencias, con los más diversos pretextos.

La cooperación internacional para la promoción y protección de todos los derechos humanos para todos es un imperativo; pero su manipulación discriminatoria y selectiva con pretensiones de dominación, viola los derechos a la paz, a la libre determinación y al desarrollo de los pueblos.

Cuba rechaza la militarización del espacio ultraterrestre y del ciberespacio, así como el empleo encubierto e ilegal de las tecnologías de la información y las comunicaciones para agredir a otros Estados.

El ejercicio del multilateralismo y el respeto pleno a los principios y normas del Derecho Internacional para avanzar hacia un mundo multipolar, democrático y equitativo, son requerimientos para garantizar la convivencia pacífica, preservar la paz y seguridad internacionales, y encontrar soluciones duraderas a los problemas sistémicos.

Contra esa lógica, el uso de la amenaza y de la fuerza, el unilateralismo, las presiones, represalias y sanciones, que caracterizan de modo cada vez más frecuente la conducta y la retórica del gobierno estadounidense y su uso abusivo del veto en el Consejo de Seguridad, para imponer su agenda política, plantean enormes desafíos y amenazas dentro de las propias Naciones Unidas.   

¿Por qué no acabamos de concretar el prometido fortalecimiento de la Asamblea General como principal órgano de deliberación, decisión y representación? No debe retardarse ni impedirse la reforma del Consejo de Seguridad, urgida de ajustarse a los tiempos, democratizando su composición y métodos de trabajo.

Hoy venimos a reiterar lo que el Comandante en Jefe de la Revolución Cubana, Fidel Castro Ruz, dijo en ocasión del quincuagésimo aniversario de la ONU y que resume la más noble aspiración de la mayoría de la Humanidad. Cito: “Queremos un mundo sin hegemonismos, sin armas nucleares, sin intervencionismos, sin racismo, sin odios nacionales ni religiosos, sin ultrajes a la soberanía de ningún país, con respeto a la independencia y a la libre determinación de los pueblos, sin modelos universales que no consideran para nada las tradiciones y la cultura de todos los componentes de la humanidad, sin crueles bloqueos que matan a hombres, mujeres y niños, jóvenes y ancianos, como bombas atómicas silenciosas”.  

Han pasado ya más de 20 años de esa demanda y ninguno de aquellos males ha tenido cura, más bien han empeorado. Tenemos todo el derecho a preguntar por qué. Y el deber de insistir en la búsqueda de soluciones efectivas y justas.

Señor Presidente:

“Nuestra América” es hoy escenario de persistentes amenazas, incompatibles con la “Proclama de América Latina y el Caribe como Zona de Paz”, firmada en La Habana por los Jefes de Estado y Gobierno, en 2014, en ocasión de la II Cumbre de la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños.

La actual administración estadounidense ha proclamado la vigencia de la Doctrina Monroe y en un nuevo despliegue de su política imperial en la región, ataca con especial saña a Venezuela.

En ese amenazador contexto, queremos reiterar nuestro absoluto respaldo a la Revolución Bolivariana y chavista, a la unión cívico-militar del pueblo venezolano y a su gobierno legítimo y democrático, conducido por el presidente constitucional Nicolás Maduro Moros. Rechazamos los intentos de intervención y las sanciones contra Venezuela, que buscan asfixiarla económicamente y dañar a las familias venezolanas. Repudiamos los llamados a aislar a esa nación soberana que no hace daño a nadie.

Rechazamos igualmente los intentos de desestabilizar al gobierno de Nicaragua, un país de paz y donde se han conseguido notables avances sociales, económicos y de seguridad ciudadana en favor de su pueblo.

Denunciamos el encarcelamiento con fines políticos del ex Presidente Luiz Inácio Lula da Silva, y la decisión de impedir al pueblo votar y elegir a la Presidencia al líder más popular de Brasil.

Nos solidarizamos con las naciones del Caribe que solicitan legítima reparación por las horrorosas secuelas de la esclavitud así como el trato justo, especial y diferenciado que merecen.

Reafirmamos nuestro compromiso histórico con la libre determinación y la independencia del hermano pueblo de Puerto Rico.

Apoyamos el legítimo reclamo de soberanía de Argentina sobre las Islas Malvinas, Sandwich del Sur y Georgia del Sur.

Reiteramos el apoyo irrestricto a una solución amplia, justa y duradera para el conflicto israelo-palestino, sobre la base de la creación de dos Estados, que permita al pueblo palestino ejercer el derecho a la libre determinación y a disponer de un Estado independiente y soberano en las fronteras anteriores a 1967, con Jerusalén Oriental como su capital. Rechazamos la acción unilateral de Estados Unidos de establecer su representación diplomática en la ciudad de Jerusalén, lo que agudiza aún más las tensiones en la región. Condenamos la barbarie de las fuerzas israelíes contra la población civil en Gaza.

Reafirmamos nuestra invariable solidaridad con el pueblo saharaui; y el apoyo a la búsqueda de una respuesta definitiva a la cuestión del Sahara Occidental, que le permita el ejercicio del derecho a la autodeterminación y a vivir en paz en su territorio.
Apoyamos la búsqueda de una solución pacífica y negociada a la situación impuesta a Siria, sin injerencia externa y con pleno respeto a su soberanía e integridad territorial. Rechazamos cualquier intervención directa o indirecta, que se lleve a cabo sin el acuerdo de las autoridades legítimas de ese país.

La continuada expansión de la OTAN hacia las fronteras con Rusia provoca serios peligros, agravados por la imposición de sanciones arbitrarias, que rechazamos.

Demandamos el cumplimiento del denominado Acuerdo Nuclear con la República Islámica de Irán.  

Damos la bienvenida al proceso de acercamiento y diálogo intercoreano, que constituye la vía para el logro de una paz duradera, la reconciliación y la estabilidad de la Península Coreana. Al propio tiempo, condenamos enérgicamente la imposición de sanciones unilaterales e injustas contra la República Popular Democrática de Corea y la injerencia externa en los asuntos coreanos.
    
Las violaciones de las reglas del comercio internacional y las medidas punitivas contra China, también contra la Unión Europea y otros países tendrán dañinas consecuencias, en especial para los Estados en desarrollo.

Abogamos por el diálogo y la concertación, gracias a lo cual podemos informar hoy que el Acuerdo de Diálogo Político y Cooperación entre la Unión Europea y Cuba ha entrado provisionalmente en vigor y constituye una buena base para desarrollar los provechosos vínculos entre las Partes.

Señor Presidente:

El gobierno de los Estados Unidos mantiene hacia Cuba una retórica agresiva y una política dirigida a subvertir el sistema político, económico, social y cultural de mi país.

Contrario a los intereses de ambos pueblos y cediendo a las presiones de sectores minoritarios, el gobierno de Estados Unidos se ha dedicado a fabricar artificialmente, con falsos pretextos, escenarios de tensión y hostilidad que a nadie benefician.

Ello contrasta con el hecho de que mantenemos relaciones diplomáticas formales y programas de cooperación mutuamente beneficiosos, en un grupo limitado de áreas.

Entre nuestros pueblos disfrutamos de vínculos históricos y culturales cada vez más cercanos, con expresiones en las artes, el deporte, las ciencias, el medio ambiente, entre otros. Las potencialidades para una relación comercial fluida son reconocidas y un entendimiento genuino y respetuoso beneficiaría los intereses de toda la región.

Sin embargo, el elemento esencial y definitorio de la relación bilateral sigue siendo el bloqueo, que pretende estrangular la economía cubana, con el propósito de generar penuria y alterar el orden constitucional. Se trata de una política cruel, que castiga a las familias cubanas y a toda la Nación.

Consiste en el sistema de sanciones económicas más abarcador y prolongado que se haya aplicado jamás contra país alguno. Ha constituido y sigue siendo un obstáculo fundamental al desarrollo del país y a la realización de las aspiraciones de progreso y bienestar de varias generaciones de cubanos.

Como se ha dicho por tantos años en este mismo escenario, el bloqueo daña gravemente también, por su agresiva aplicación extraterritorial, la soberanía y los intereses de todos los países.

En nombre del pueblo cubano, agradezco a esta Asamblea General por su rechazo casi unánime al bloqueo económico, comercial y financiero impuesto por Estados Unidos contra mi país.

Pero la actuación del gobierno de los Estados Unidos contra Cuba va más lejos. Incluye programas públicos y encubiertos de grosera intromisión en nuestros asuntos internos, fin para el cual utiliza decenas de millones de dólares que son oficialmente aprobados en su presupuesto, en violación de las normas y principios sobre los que descansa esta Organización y en particular, de la soberanía de Cuba como nación independiente.

Cuba mantiene la disposición de desarrollar una relación respetuosa y civilizada con el gobierno de los Estados Unidos, sobre la base de la igualdad soberana y el respeto mutuo. Esa es la voluntad del pueblo cubano y sabemos que se trata de una aspiración compartida por la mayoría de los ciudadanos estadounidenses y, particularmente, por los cubanos que residen en ese país.

Seguiremos reclamando sin descanso, el fin del cruel bloqueo económico, comercial y financiero, la devolución del territorio ilegalmente ocupado por la Base Naval norteamericana en Guantánamo y la compensación justa a nuestro pueblo por los miles de muertos y mutilados y por el daño económico y material ocasionado en tantos años de agresión.

Cuba siempre estará dispuesta a dialogar y a cooperar desde el respeto y el trato entre iguales. Nunca realizaremos concesiones que afecten la soberanía e independencia nacional, no negociaremos nuestros principios, ni aceptaremos condicionamientos.

A pesar del bloqueo, la hostilidad y las acciones que ejecuta Estados Unidos para imponer un cambio de régimen en Cuba, ¡aquí está la Revolución Cubana, viva y pujante, fiel a sus principios!

Señor Presidente:

El cambio generacional en nuestro gobierno no debe ilusionar a los adversarios de la Revolución. Somos la continuidad, no la ruptura. Cuba ha proseguido dando pasos para perfeccionar su modelo de desarrollo económico y social, con el objetivo de construir una Nación soberana, independiente, socialista, democrática, próspera y sostenible. Ese es el camino que escogimos libremente.

El pueblo cubano jamás regresará al pasado oprobioso del que se liberó con los mayores sacrificios, durante 150 años de lucha por la independencia y la dignidad plena. Por decisión de la abrumadora mayoría de las cubanas y los cubanos, daremos continuidad a la obra emprendida casi 60 años atrás.
 
Con esa convicción, comenzamos un proceso de reforma de la Constitución, ejercicio genuinamente participativo y democrático, mediante discusión popular del proyecto que se aprobará finalmente en referendo. Tengo la convicción de que no habrá cambios en nuestros objetivos estratégicos y que el carácter irrevocable del socialismo será ratificado.

Los principios de nuestra política exterior permanecerán inalterables. Como expresara el Primer Secretario de nuestro Partido, Raúl Castro Ruz, en su intervención en ocasión del 70 Aniversario de la Organización de las Naciones Unidas, y cito: “podrá contar siempre la comunidad internacional con la sincera voz de Cuba frente a la injusticia, la desigualdad, el subdesarrollo, la discriminación y la manipulación; y por el establecimiento de un orden internacional más justo y equitativo, en cuyo centro se ubique, realmente, el ser humano, su dignidad y bienestar”.   

La Cuba en nombre de la cual hablo hoy es orgullosa continuadora de esa política independiente, soberana, fraternal y solidaria con los pobres de la tierra, productores de toda la riqueza del planeta, aunque el injusto orden global los castigue con la miseria, en nombre de palabras como democracia, libertad y derechos humanos, que los poderosos en la realidad han vaciado de contenido.

Ha sido emocionante hablar en la misma tribuna donde hace hoy 58 años atrás Fidel expresó verdades tan poderosas que todavía nos estremecen frente a los representantes de las más de 190 naciones que, rechazando chantajes y presiones, cada año llenan la pizarra de votaciones de dignos símbolos verdes de aprobación a nuestra demanda de fin del bloqueo.

Me despido con la esperanza de que las nobles aspiraciones de la mayoría de la Humanidad terminen por realizarse antes de que nuevas generaciones vengan a ocupar este podio reclamando lo mismo que hoy reclamamos nosotros y ayer reclamaron nuestros históricos predecesores.

Muchas gracias.


Intervención del Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros de Cuba, Miguel Díaz-Canel, en la Reunión de Alto Nivel de la Asamblea General de la ONU para celebrar y promover el día internacional para la eliminación total de las armas nucleares.

Señora Presidenta:

Señor Secretario General:

Distinguidos Jefes de delegaciones:

Delegadas y delegados:

Dicen que cuando al genial físico Albert Einstein le preguntaron con qué armas se libraría una hipotética Tercera Guerra Mundial, respondió que lo que sabía era que la Cuarta sería con palos y piedras.

Tristemente no vivió para ver que sus enfáticos llamados a detener la carrera armamentista con tecnología nuclear caerían en saco roto y la producción de esas armas crecería descomunalmente al punto de superar cualquier posibilidad de supervivencia si apenas se empleara una ínfima parte de ellas.

Por eso consideramos un deber insoslayable sumarnos a la conmemoración cada 26 de septiembre del Día Internacional para la Eliminación Total de las Armas Nucleares, que contribuye al objetivo de las Naciones Unidas de preservar la paz y la seguridad internacionales.

Nos enorgullece que tal logro se sustente en una iniciativa promovida por el Movimiento de Países No Alineados que la comunidad internacional hizo suya.

Para Cuba, esta convocatoria anual representa, además, un justo tributo a la memoria del líder histórico de la Revolución cubana, Fidel Castro Ruz, quien fuera un luchador incansable en favor del desarme nuclear, tema al que dedicó numerosas Reflexiones y todas sus energías.

A 73 años de los criminales bombardeos atómicos contra Hiroshima y Nagasaki la humanidad continua amenazada por la existencia de aproximadamente 14 mil 400 armas nucleares, de las que 3 750 se encuentran desplegadas y casi 2 000 se mantienen en estado de alerta operacional.

Cuba rechaza las políticas de seguridad y las doctrinas militares sustentadas en la disuasión nuclear. Hacemos nuestras las palabras de Fidel cuando en 1979 afirmó, y cito: “El ruido de las armas, del lenguaje amenazante, de la prepotencia en la escena internacional debe cesar. Basta ya de la ilusión de que los problemas del mundo se puedan resolver con armas nucleares. Las bombas podrán matar a los hambrientos, a los enfermos, a los ignorantes, pero no pueden matar el hambre, las enfermedades, la ignorancia”.

Señora Presidenta:

Es motivo de regocijo para América Latina y el Caribe haber sido la primera área densamente poblada en el mundo que se declaró Zona Libre de Armas Nucleares, a través del Tratado de Tlatelolco nacido en 1967. Esta voluntad de nuestros países quedó ratificada en la “Proclama de América Latina y el Caribe como Zona de Paz”, documento firmado por los Jefes de Estado y Gobierno de la región, en ocasión de la II Cumbre de la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños (CELAC), celebrada en La Habana, en enero de 2014.

Cuba mantiene un firme compromiso con el fortalecimiento y la consolidación del multilateralismo y con los tratados internacionales en materia de desarme, en particular con la meta de alcanzar un mundo libre de armas nucleares. Como muestra de esta voluntad, el 31 de enero de 2018, nuestro país se convirtió en el quinto Estado en ratificar el Tratado sobre la Prohibición de las Armas Nucleares.

Persistiremos en el objetivo de que ese Tratado, que proscribe el uso, existencia y desarrollo de las armas nucleares y refrenda que estas son inhumanas, inmorales, y éticamente indefendibles, sea alguna vez implementado y complementado con medidas eficaces que conduzcan a la eliminación total de esos arsenales de manera efectiva, transparente e irreversible.

El empleo de la energía y la tecnología nucleares ha contribuido al desarrollo socioeconómico de nuestras naciones. En consecuencia, reafirmamos el derecho al uso pacífico de la energía nuclear sin discriminación.

Rechazamos la decisión del gobierno de los Estados Unidos de retirarse del Plan de Acción Integral Conjunto (PAIC) o Acuerdo Nuclear con Irán. El incumplimiento de estos compromisos internacionales atenta contra las normas de convivencia entre los Estados y provocará graves consecuencias para la estabilidad y la seguridad en el Medio Oriente.

Señora Presidenta:

Para concluir, comparto con ustedes un fragmento del discurso del Primer Secretario de nuestro Partido, el General de Ejército Raúl Castro Ruz, durante la Cumbre Río +20: “Dejemos las justificaciones y egoísmos y busquemos soluciones. Esta vez, todos, absolutamente todos, pagaremos las consecuencias (…) Cese el despojo, cese la guerra, avancemos hacia el desarme y destruyamos los arsenales nucleares.”

Muchas gracias.

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