La corruzione ed i bambini che muoiono in Guatemala

Mentre l’élite governante si arricchisce, la povertà colpisce un 67% della popolazione …

Lidice Valenzuela http://www.cubahora.cu

La povertà in Guatemala colpisce il 67% della popolazione, stimata in circa 17 milioni di persone. Sebbene sia il paese più prospero dell’America Centrale, l’arricchimento illecito delle élite e l’ineguale distribuzione del reddito colpisce soprattutto i bambini. La mortalità infantile, nella cosiddetta terra del quetzal, è di 30 per mille nati vivi. Bambini che non vivranno mai l’infanzia.

Mentre il presidente Jimmy Morales, cantante, attore e produttore televisivo, elude le continue accuse di corruzione grazie ad un Congresso al suo servizio -lui ha sostituito il delinquente Otto Pérez Molina- i bambini sono i più colpiti da un sistema istituzionale fallito.

L’ultimo sondaggio sulla salute materno-infantile ha mostrato che “il Guatemala mantiene un tasso estremamente alto di denutrizione, dove quasi la metà dei bambini sotto i cinque anni hanno un ritardo nella crescita”.

Si stima che oltre il 20% del bilancio generale della nazione sia deviato dalla criminalità politica.

Per un mandatario di religione evangelica e che dice: “conto su Dio per tutte le mie azioni”, è evidente la sua mancanza di preoccupazione per le accuse di rapine commesse da lui e parenti stretti, tra cui suo figlio e suo fratello. L’impunità offerta dall’organo parlamentare e da un sistema giudiziario politicizzato ed al servizio del capitale consente il continuo sfratto delle casse dello Stato, mentre ignora l’impegno dello stato a proteggere la propria infanzia.

Il sottosegretario alla Protezione Sociale della presidenza, Marwin Bautista, ha riconosciuto che in quel paese ci sono almeno 5000 bambini istituzionalizzati in case pubbliche e private per impedirne la morte. Il sottosegretario si occupa solo di 220 minori.

Questa cifra è inferiore a quella reale, dato che ci sono migliaia di bambini che vivono per strada o sono sfruttati dagli adulti senza che appaiano nelle statistiche ufficiali.

Il sottosegretario ha riferito che i bambini muoiono, in generale, per basso peso alla nascita, dal momento che le madri mancano di cure durante la gravidanza. Coloro che sopravvivono al parto muoiono prima di raggiungere i due anni a causa della denutrizione e delle condizioni di vita.

“L’impunità nei temi dell’infanzia è superiore al 94%, non c’è implementazione di programmi sociali focalizzati su quel gruppo, neppure ci sono ospedali infantili e 4,2 milioni di minori rimangono fuori del sistema educativo”, ha detto Leonel Dubón, direttore dell’organizzazione Refugio de la Niñez.

Dubón ha riconosciuto davanti alla stampa che la situazione dei bambini è grave, senza che esista un sistema di protezione o investimento per questo gruppo sociale, non reso prioritario dal governo. Quelli costretti a lavorare per sopravvivere, la maggior parte nel settore minerario, hanno un regime di lavoro di 41 ore a settimana, e solo tre su dieci ricevono un magro stipendio.

Il presidente Morales ha la maggior responsabilità in questa situazione, poiché lo Stato, -secondo quanto indica la Costituzione nazionale- è obbligato a proteggere, garantire e rispettare i diritti umani dei bambini e ad adottare misure legislative, amministrative, sociali ed educative per proteggerli da abusi fisici, mentali, incuria o trattamento negligente, o sfruttamento, ha riconosciuto il procuratore per i diritti umani, Jordán Rodas.

Il disinteresse presidenziale per il settore impoverito si è riverberato nelle strade quando migliaia di cittadini hanno protestato contro l’inefficienza del governo nella tragedia avvenuta con la recente esplosione del Volcán de Fuego, che ha provocato oltre 100 morti e circa 200 dispersi.

L’appello realizzato dalla tricentenaria Università di San Carlos del Guatemala ha richiesto le dimissioni del presidente, la ministro degli Esteri Sandra Jovel ed altri alti funzionari coinvolti anche in atti criminali.

I manifestanti hanno anche protestato davanti al sede del Congresso per l’atteggiamento dei legislatori filogovernativi di destra, che hanno approfittato della situazione creata dall’esplosione del vulcano per impedire che la squadra governativa, incluso il presidente, fosse portata in istruttoria per corruzione.

Secondo il settimanale Resumen Latinoamericano, la situazione del Guatemala non ha alcuna via d’uscita, poiché a differenza di altri paesi dominati dalla destra, nel paese mesoamericano non c’è un’opposizione progressista o di sinistra preparata a competere con la destra nelle elezioni del 2019 né con possibilità di trionfo.

Lo scenario politico è di continuo deterioramento; la situazione attuale è più critica di quella che esisteva nel 2015, quando Morales assunse l’incarico, che si è convertito in esecutore degli interessi neoliberali che mantengono la maggioranza dei guatemaltechi in povertà o miseria, nonostante che il suo prodotto interno lordo (PIL) ammonti a 68 miliardi di $.

Quel paese è considerato un campione nelle violazioni dei diritti umani dei suoi cittadini, costretti ad emigrare per inviare denaro ai loro parenti, nonostante le politiche di disprezzo e discriminazione degli USA. “Un Guatemala incompiuto”, come lo ha caratterizzato dall’ex presidente Jacobo Arbenz.

L’istituzione guatemalteca si sostiene sui pivot conservatori, con una evidente fragilità e assoluta aderenza alle politiche antidemocratiche USA, come dimostra la recente visita del vicepresidente USA, Michael Pence, e le sue richieste a Morales.

Il presidente-artista vuole mantenere, a tutti i costi, buoni rapporti con gli USA, dove risiedono migliaia di guatemaltechi che potrebbero essere rimpatriati dal regime repubblicano di Donald Trump. Il fenomeno migratorio rimane un’opzione economica nel contesto del modello neoliberale. Le cifre collocano il Guatemala come il terzo paese ispanico con più abitanti nel gigante del Nord. Le rimesse inviate in Guatemala hanno raggiunto gli 819220 milioni di $, l’anno scorso, pari all’11,2% del PIL annuale. Quel denaro avvantaggia circa sei milioni di cittadini.

Come in altre nazioni centroamericane, le iniziative USA si basano sul noto copione interventista della lotta contro il traffico di droga e sull’interruzione dell’emigrazione imposta dal presidente Donald Trump. La destra guatemalteca ha ricevuto, senza discussione, gli ordini di Pence.

Uno degli atti di Morales più criticati appare il suo atteggiamento contro la Commissione Internazionale Contro l’Impunità in Guatemala (CICIG), che ha espulso dal paese dopo essere stato accusato di irregolarità monetarie, e gli accordi di libero scambio del cosiddetto Triangolo del Centro America con Washington, considerato un altro pretesto per la militarizzazione dell’area.

A giugno del prossimo anno ci saranno le elezioni presidenziali in Guatemala, e sebbene non ci sia la rielezione, Morales ha espresso il desiderio di rimanere al comando. Non sarà difficile che l’ottenga con il sostegno dei parlamentari.

Finora, lo scenario politico non favorisce le forze progressiste e di sinistra (Convergenza, Incontro per il Guatemala, Partito Winaq, URNG-Maiz e Victoria). Le coalizioni progressiste hanno un tetto elettorale di appena il 10% dei voti a livello nazionale. Quel panorama potrebbe cambiare solo se proiettano un programma di governo capace di affrontare le classi dominanti e trovano la figura politica con il carisma necessario a detronizzare le attuali classi dominanti.

Il movimento operaio guatemalteco ha scarse possibilità di fissare un programma nella scena politica nazionale, poiché la maggior parte del lavoro è flessibile ed informale, il che ostacola lo sviluppo sindacale.

La decomposizione politica della società è il compito fondamentale di oltre 200 organizzazioni non governative (ONG), di cui 50 USA, che operano in Guatemala, senza contare quelle legate alla Chiesa. Queste ONG cercano di supplire uno Stato assente e disarticolato nel sociale, ma con una forte enfasi nella militarizzazione e garante delle concessioni minerarie alle compagnie straniere.

L’ideologia di carità che sostiene il discorso delle ONG opera a favore della smobilitazione dei movimenti sociali e diminuisce la capacità delle alternative di sinistra, rafforza la dipendenza esterna del Guatemala e solidifica il suo carattere di stato vassallo.

Il futuro dei bambini del Guatemala potrebbe essere diverso. Ma nulla prevede cambiamenti nella confusione istituzionale guidata da un uomo apparentemente caritatevole e religioso, ma a cui non importa la morte di coloro che costituiscono il futuro della nazione centroamericana.


La corrupción y los niños que mueren en Guatemala

Mientras la élite gobernante se enriquece, la pobreza afecta a un 67% de la población…

Lidice Valenzuela

La pobreza en Guatemala afecta al 67% de la población, estimada en unos 17 millones de personas. Aunque es el país más próspero de Centroamérica, el enriquecimiento ilícito de las élites y la desigual distribución de la renta afecta en especial a los niños. La mortalidad infantil en la llamada tierra del quetzal es de 30 por cada mil nacidos vivos. Niños que nunca vivirán la infancia.

Mientras el presidente Jimmy Morales, cantante, actor y productor de televisión, evade las continuas acusaciones de corrupción gracias a un Congreso a su servicio —él sustituyó al delincuente Otto Pérez Molina— son los pequeños los más afectados por un sistema institucional fallido.

La última encuesta de salud materno-infantil demostró que “Guatemala mantiene una tasa extremadamente alta de desnutrición, donde casi la mitad de los niños menores de cinco años tiene retraso en el crecimiento”.

Se estima que más del 20 % del presupuesto general de la nación es desviado por la delincuencia política.

Para un mandatario de religión evangélica y que, afirma: “cuento con Dios para todas mis acciones”, es evidente su despreocupación por las denuncias de robos cometidos por él y familiares cercanos, entre ellos su hijo y su hermano. La impunidad ofrecida por el órgano parlamentario y un sistema judicial politizado y al servicio del capital permite el continuo desalojo de las arcas del Estado, en tanto ignora del compromiso estatal de proteger a su infancia.

El subsecretario de Protección Social de la presidencia, Marwin Bautista, reconoció que en ese país hay al menos 5000 niños institucionalizados en hogares públicos y privados para evitar su muerte. La subsecretaría solo se ocupa de 220 menores.

Esta cifra es menor que la real, pues hay miles de pequeños viviendo en las calles o son explotados por adultos sin que aparezcan en estadísticas oficiales.

El subsecretario informó que los niños fallecen, en general, por bajo paso al nacer, ya que las madres carecen de cuidados durante el embarazo. Los que sobreviven al parto mueren antes de cumplir los dos años debido a la desnutrición y las condiciones de vida.

La impunidad en temas de niñez está por encima del 94 %, no hay ejecución de programas sociales que se enfoquen en ese grupo, tampoco hay hospitales infantiles y 4,2 millones de menores permanecen fuera del sistema educativo”, afirmó Leonel Dubón, director de la organización Refugio de la Niñez.

Dubón reconoció ante la prensa que la situación de los menores es grave, sin que exista un sistema de amparo o de inversiones para este grupo social, no priorizado por el gobierno. Aquellos obligados a trabajar para subsistir, la mayoría en la minería, tienen un régimen laboral de 41 horas a la semana, y solo tres de cada diez recibe un exiguo salario.

El presidente Morales posee la mayor responsabilidad en esta situación, ya que el Estado —según indica la Constitución Nacional— está obligado a proteger, garantizar y respetar los derechos humanos de los niños y adoptar las medidas legislativas, administrativas, sociales y educativas para resguardarlos de abusos físicos, mentales, descuido o trato negligente, o explotación, reconoció el procurador de los Derechos Humanos, Jordán Rodas.

El desinterés presidencial por el sector empobrecido repercutió en las calles cuando millares de ciudadanos protestaron contra la ineficiencia gubernamental en la tragedia ocurrida con la reciente explosión del Volcán de Fuego, que dejó más de un centenar de fallecidos y unos 200 desaparecidos.

La convocatoria realizada por la tricentenaria Universidad de San Carlos de Guatemala exigió la renuncia del mandatario, la canciller Sandra Jovel y otros altos funcionarios también involucrados en actos delictivos.

Los manifestantes protestaron también ante la sede del Congreso por la actitud de los legisladores oficialistas de derecha, que aprovecharon la situación creada por la explosión del volcán para evitar que el equipo gubernamental, incluido el mandatario, fueran llevados a un antejuicio por corrupción.

De acuerdo con el semanario Resumen Latinoamericano, la situación de Guatemala carece de salida, pues a diferencia de otros países dominados por la derecha, en el país mesoamericano no hay una oposición progresista o de izquierda preparada para competir con la derecha en las elecciones del 2019 ni con posibilidades de triunfo.

El escenario político es de continuo deterioro; la situación actual resulta más crítica que la existente en el 2015 cuando asumió Morales, quien se convirtió en el ejecutor de los intereses neoliberales que mantienen a una mayoría de los guatemaltecos en pobreza o miseria, a pesar de que su Producto Interno Bruto (PIB) asciende a 68 mil millones de dólares.

Ese país es considerado campeón en las violaciones de los derechos humanos de sus ciudadanos, obligados a emigrar para enviar dineros a sus parientes, a pesar de las políticas de desprecio y discriminación de los Estados Unidos (EE. UU.). “Una Guatemala inconclusa”, como la caracterizó el expresidente Jacobo Arbenz.

La institucionalidad guatemalteca se sostiene sobre los pivotes conservadores, con una evidente fragilidad y absoluto apego a las políticas antidemocráticas estadounidenses, como se demostró en la reciente visita del vicepresidente norteamericano Michael Pence y sus reclamos a Morales.

El presidente-artista quiere mantener a ultranza buenas relaciones con EE. UU., donde residen miles de guatemaltecos que podrían ser devueltos por el régimen republicano de Donald Trump. El fenómeno migratorio se mantiene como opción económica en el contexto del modelo neoliberal. Las cifras ubican a Guatemala como el tercer país hispano con más habitantes en el gigante del Norte. Las remesas enviadas a Guatemala sumaron el pasado año 8 192 20 millones de dólares, equivalentes al 11,2 % del PIB anual. Ese dinero beneficia a unos seis millones de ciudadanos.

Al igual que en otras naciones centroamericanas, las iniciativas de EE. UU. están basadas en el conocido guión intervencionista del combate al narcotráfico y la detención de la emigración impuesta por el presidente Donald Trump. La derecha de Guatemala recibió sin discusión las órdenes de Pence.

En uno de los movimientos de Morales más criticados aparece su postura contra la Comisión Internacional Contra la Impunidad en Guatemala (CICIG), a la que expulsó del país luego de ser acusado de irregularidades monetarias, y los acuerdos de libre comercio del llamado Triángulo Centroamericano con Washington, considerado otro pretexto para la militarización de la zona.

En junio del próximo año habrá elecciones presidenciales en Guatemala, y aunque no existe la reelección, Morales manifestó su deseo de seguir al mando. No será difícil que lo logre con el respaldo de los parlamentarios.

Hasta ahora, el escenario político no favorece a las fuerzas progresistas y de izquierda, (Convergencia, Encuentro por Guatemala, Partido Winaq, URNG-MAÍZ y Victoria). Las coaliciones progresistas cuentan con un techo electoral de apenas 10 % de los votos a nivel nacional. Ese panorama podría cambiar solo si proyectan un programa de gobierno capaz de enfrentar a las clases dominantes y encuentran la figura política con el carisma necesario para destronar a las clases dominantes actuales.

El movimiento obrero guatemalteco tiene escasa posibilidad de marcar agenda en el escenario político nacional, ya que la mayoría del trabajo es flexibilizado e informal, lo que frena el desarrollo sindical.

La descomposición política de la sociedad es la tarea fundamental de más de 200 organizaciones no gubernamentales (ONG), 50 de ellas estadounidenses que operan en Guatemala, sin contar las vinculadas a la Iglesia. Estas ONG tratan de suplir un Estado ausente y desarticulado en lo social, pero con fuerte énfasis en la militarización y garante de concesiones mineras a empresas extranjeras.

La ideología de caridad que sustenta el discurso de las ONG opera en favor de la desmovilización de los movimientos sociales y disminuye la capacidad de las alternativas de izquierda, refuerza la dependencia externa de Guatemala y solidifica su carácter de Estado vasallo.

El futuro de los niños de Guatemala podría ser diferente. Pero nada augura cambios en el desconcierto institucional encabezado por un hombre supuestamente caritativo y religioso, pero al que no le importa la muerte de quienes constituyen el futuro de la nación centroamericana.

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