Presente!

Quanto mondo racchiudono cinque lettere. Ha fatto una Rivoluzione per gli umili, con gli umili e a favore degli umili. Con il suo esempio e la fede nella vittoria ampliò lo spettro al popolo.

 

Pensò nel contadino e gli diede la terra, le donne scalarono nella società grazie alla loro preparazione professionale e rivoluzionaria e oggi danno dignità con il loro lavoro all’opera del paese. L’educazione e lo sport hanno ricevuto tutto il suo impegno per dare accesso in modo uguale ad ogni cubano e le università si sono popolate di gente uscita da famiglie povere.

La scienza ha progettato i poli scientifici e si è posta al servizio del popolo. Ha pianificato il futuro e i medici si cono moltiplicati in Cuba.

Ha creato la Scuola Latinoamericana di Medicina che prepara dottori senza badare alle frontiere.

L’aiuto solidale della sua Rivoluzione ha raggiunto 160 popoli del mondo di fronte a disastri naturali, epidemie o domande sociali.

Sempre in prima linea durante il passaggio di un uragano, nei combattimenti di Playa Girón, con gli sportivi, gli studenti, i pionieri, negli ospedali, insomma con il popolo. Per questo, Fidel è sempre presente.


Siamo Fidel

Elson Concepción Pérez

Due anni è un periodo regionevole per valutarci. Ognuno indistintamente e tutti in maniera collettiva.  Sapere quanto e come abbiamo  compiuto l’impegno firmato dai cubani per rendere realtà il Concetto di Rivoluzione,  legato di Fidel e  patrimonio inseparabile per  il nostro presente e futuro.

Se  qualcosa abbiamo sempre avuto in questo periodo è la presenza del Comandante in ogni momento delle nostre vite. Lui è lì nelle opere che emergono. Nei momenti avversi quando la natura infuriata si scaglia contro l’uomo che, lontano da spaventarsi, si fa più grande.

È lì ogni mattina nei mattutini delle scuole. Salendo o scendendo la scalinata universitaria. Contento per la medaglia ottenuta da giovani studenti in un’olimpiade  della conoscenza. Felice per le conquiste della scienza, la produzione di vaccini e altri medicinali, in tutti i casi una scienza al servizio dell’essere umano.

E ll osserviamo anche contrariato per qualche opera mal terminata, per quello che possiamo e non facciamo per far sì che le nostre città siano più pulite e belle. Per la mancanza di risorse per poter acquistare mezzi moderni per la sanità.

Eravamo centinaia di migliaia quelli che in quel 1 maggio 2000 in Piazza della Rivoluzione ascoltavamo e applaudivamo la sua profonda riflessione.

Ogni parola colpiva  e il suo sguardo profondo, abituato a stare davanti al popolo, sembrava penetrare in ognuno dei nostri cuori, come iniezione di forza, di perseveranza, di patriottismo, di sicurezza nella vittoria.

Ricordiamo:  «La Rivoluzione è il senso del momento storico,è cambiare tutto ciò che va cambiato, è uguaglianza e libertà piena, è essere trattato e trattare gli altri come esseri umani, è emanciparci grazie a noi stessi e con i nostri propri sforzi,è sfidare poderose forze dominanti dentro e fuori dall’ambito sociale e nazionale, è difendere i valori in cui si crede al prezzo di qualsiasi sacrificio, è modestia, disinteresse, altruismo, solidarietà ed eroismo, è non mentire mai né violare principi etici, è convinzione profonda che non esiste forza al mondo capace di schiacciare la forza della verità e delle idee.

Rivoluzione è unità, è indipendenza, è lottare per i nostri sogni di giustizia, per Cuba e per il mondo, che è la base del nostro patriottismo del nostro socialismo e del nostro internazionalismo  ».

Noi rispettiamo ogni giorno questo profondo postulato di Fidel ?

Penso che si vada per questo cammino sferrando grandi battaglie, prima di tutto quella ideologica, quella della formazione dei valori tanto necessari.

Ci sono conquiste indiscutibili nella salute, l’educazione e altre sfere sociali, senza dubbio, tuttavia ii tema economico è sempre un debito, come lo sviluppo agricolo e l’allevamento.

Non avremo compiuto sino a che i prezzi di molti articoli necessari per la vita quotidiana saranno  esorbitanti, molto lontani dalla tasca di coloro che ricevono salari minori.

Si avanza  nel processo d’investimeno straniero come parte de concetto di Fdel di  «cambiare tutto quello che dev’essere cambiato.  Anche in settori come il turismo. Ma la sostituzione delle importazioni si otterrà solo quando saremo capaci di produrre bene e in modo sostenuto, ripeto sostenuto.

Vinciamo ogni anno e ogni giorno nella lotta  contro il blocco.

Il mondo ci appoggia e quasi unanimemente vota a favore di Cuba, ma abbiamo sempre zavorre burocratiche interne e mancanza d’iniziative che aggiungono  legna in questo importante fronte. Si deve cambiare la mentalità, la cosa più difficile. Cambiare per essere migliori.

Il Comandante è contento di sapere che milioni di cubani, fatto inedito internazionalmente, hanno studiato e apportato nel processo d’analisi del Progetto di Costituzione che nel prossimo febbraio si voterà con un referendum.

Un esercizio di democrazia, quella che ha sempre sostenuto. Udire e rispettare l’opinione di tutti per diverse che siano, per fare della Legge Suprema una garanzia del nostro sistema e del nostro popolo.
Uno dei precetti del Comandante, «essere trattato e trattare gli altri come esseri umani», è un richiamo permanente, parte quotidiana di ognuno di noi, se vogliamo costruire un paese migliore.

In questi giorni, quando la mancanza di rispetto e la mancanza di valori sono di moda, sia nel governo USA che in quello brasiliano, ci addentriamo nel pensiero del Comandante  di «difendere i valori nei  quali si crede al prezzo di qualsiasi sacrificio».

I cubani, medici o con altre professioni, fanno di questo concetto del Leader una bandiera della solidarietà che pratichiamo senza prezzo alcuno e senza mai accettare i ricatti da parte dei nemici del nostro paese.

Solo così si  raggiunge questo stadio che ci chiede Fidel, d’avere la convinzione profonda che non esiste forza al mondo capace di schiacciare la forza della verità e delle idee».

Il nostro invitto Comandante riassume il Concetto di  Rivoluzione ricordando qualcosa per cui ha lottato sempre nazionalmente e  internazionalmente:

«Rivoluzione è unità, è indipendenza, è lottare per  i nostri sogni di giustizia per Cuba e per il mondo, che è la base del nostro patriottismo, del nostro socialismo e del nostro internazionalismo».

Queste premesse devono far parte dell’agenda di vita quotidiana di ogni cubano, di valutazione permanente di correzione. E perché non ci siano dubbi che è cosi, la direzione attuale, quella della continuità,  della garanzia, lavora con grande impegno per questo obiettivo.

Tutti dobbiamo sentirci parte e per ottenerlo divengono imprescindibili la partecipazione, il lavoro e lo sforzo uniti.


Le continuità del presente

Yisel Martínez García

A Cuba, la parola cambiare ha un significato diverso. Chiaro che implica trasformare, ma prima ci porta a guardare il passato. qui parliamo di più d continuità e questo è qualcosa che abbiamo imparato da molto tempo.

Ricordare la storia, conoscere tutte e ognuna delle sue tappe, ci ha fatto giungere sino ad oggi. È una delle forze per portare avanti il progetto di nazione che vogliamo ottenere e così lo ha detto Fidel nel centenario dell’inizio delle lotte per l’indipendenza.

«…in Cuba c’è stata una sola Rivoluzione: quella cominciata da Carlos Manuel de Céspedes il 10 ottobre del 1868. E che il nostro popolo porta avanti in questi istanti».

Riferirsi agli avvenimenti del passato, alle esperienze nella lotta, agli Eroi della Patria, è stata sempre una risorsa che il Comandante in Capo ha utilizzato sempre nei suoi discorsi.

Il 13 marzo del 1962, nell’Università de L’Avana, anche quando Cuba faceva i suoi primi passi come nazione libera, già Fidel parlava del futuro. Assicurare la continuità e con lei la permanenza del trionfo rivoluzionario, è stato il proposito che è perdurato nella costruzione di questo paese.

Quel giorno aveva detto ai giovani :

«E che gioventù vogliamo? Vogliamo forse una gioventù che semplicemente si realizza ascoltando e ripetendo? No!

Vogliamo una gioventù che pensa! Una gioventù forse che è rivoluzionaria per imitarci? No! Ma una gioventù che apprenda da sé ad essere rivoluzionaria. Una gioventù che convinca sé stessa, una gioventù che sviluppi pienamente il suo pensiero».

Da allora queste idee si mettono in pratica. I risultati si percepiscono nella società cubana e sono stati realizzati grazie a molti di quei giovani che quel giorno erano là. Oggi pettinano capelli bianchi, ma sono stati protagonisti delle conquiste di questo paese.

UNA GENERAZIONE D’AVANGUARDIA

Hanno alfabetizzato, combattuto in Angola, sono sopravvissuti ed hanno partecipato a tutte quelle che Cuba ha vinto dal 1959.

Questa generazione, è l’artefice della Rivoluzione Cubana.

Hanno costruito scuole e ospedali, tagliato le canne da zucchero. Hanno reso possibile lo sviluppo della cultura e dello sport. Hanno trasformato Cuba in un paese che è un riferimento mondiale per le sue conquiste sociali, e soprattutto lo hanno fatto, come ha ben detto Fidel, apprendendo ad essere rivoluzionari.

Grazie a tutto questo Cuba ha un tasso di mortalità infantile tra i più bassi del mondo, paragonato anche ai paesi più sviluppati. La speranza di vita supera i 78 anni e la composizione del Consiglio di Stato eletto dall’Assemblea Nazionale riflette oggi il 42% di rinnovo.

Ugualmente nell’Assemblea Nazionale più della metà dei deputati, il 54.22% esattamente, sono donne e la rappresentazione di negri e meticci raggiunge il 40.49%

Dei 605 deputati di questa Assemblea, l’ 87,8% è nato dopo il 1 gennaio del 1959. In questo lungo camino, per niente perfetto, si è vinto più di quello che si è perduto.

Raúl ha assunto la presidenza nel 2006 ed è lui il responsabile della continuazione del progetto rivoluzionario. È stato all’altezza del momento e come fedele continuatore degli ideali di Fidel, ha continuato a preparare i meno sperimentati per lasciare, nel 2018, la presidenza del paese a coloro che gli sono succeduti.

«La maggior soddisfazione è la tranquillità e la serena fiducia che sentiamo consegnando alle nuove generazioni la responsabilità di continuare a costruire il socialismo».

Questa generazione d’avanguardia si è servita della storia e dei suoi leaders per dare vita a un paese. Oggi, alla ricerca di questi risultati e avidi d’esperienze, continuano a lavorare e insegnano ai più nuovi come mantenere questa continuità.

GUIDATI DALLA CONTINUITÀ

È il primo presidente di Cuba nato dopo il trionfo della Rivoluzione e non ci sono dubbi che ne rappresenta la continuità.

Non solo perché è un esempio di questi rivoluzionari che Fidel ha descritto, ma perché anche lui nei suoi discorsi continua a preparare il ricambio.

«Questo è il rivoluzionario che noi vogliamo, questo è il rivoluzionario che vogliamo nell’organizzazione politica della Rivoluzione, questo tipo d’uomo che sia un esempio; questo nucleo che ha autorità non semplicemente perché è nucleo, ma perché sia un esempio che ha autorità, non perché la imponga a nessuno, ma perché tutto il mondo gliela riconosce.

Lo diceva il Comandante in Capo il 13 marzo 1962, e 56 anni dopo Miguel Díaz-Canel Bermúdez ricorda al mondo che non esiste rottura nel processo rivoluzionario cubano.

Che si trova lì grazie al suo sacrificato lavoro di anni e per il rispetto e l’affetto del popolo che lo sostiene.

Che la comunità internazionale rispetta perché ne è degno, e questo è stato dimostrato e soprattutto che una nuova generazione assume la presidenza sostenuta dai veterani e seguita dai più giovani.

Facendo allusione ai continuatori di questo cammino si è riferito al Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba, nella chiusura della Sessione Costitutiva della IX Legislatura dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, nel Palazzo delle Convenzioni, il 19 aprile di quest’anno, ha detto:

«Non può essere diversamente. Noi abbiamo avuto il privilegio di combattere la tirannia con il comando di Fidel dalla Moncada, dal Granma, l’ Esercito Ribelle, la lotta clandestina e sino ad oggi sentiamo con il popolo eroico di Cuba, una profonda soddisfazione per l’opera realizzata dalla Rivoluzione, l’opera più bella che abbiamo fatto e c’inorgoglisce la legittima felicità con la serena fiducia di vedere con i nostri occhi il passaggio alle nuove generazioni della missione di continuare la costruzione del socialismo e garantire così l’indipendenza e la sovranità nazionali».

I PIÙ GIOVANI

«Lì si parla di gioventù bruciata, ma a me sembra, quando mi ricordo, che si trattava di un ribelle con molte cause e ringrazio la vita per aver continuato per tutto il tempo ad essere un ribelle».

Questa è una delle frasi di Fidel che ricordiamo, quando il 17 novembre del 2005 parlò nell’Aula Magna dell’Università de L’Avana nella manifestazione per il 60º anniversario della sua iscrizione nella facoltà di diritto.

In quel discorso aveva ricordato lo spirito di ribellione di quando lui e un gruppo di giovani cominciarono a pensare dall’università al tragitto verso una Cuba migliore.

Una lotta in cui spiccava la ribellione e con lei molti dei risultati che oggi si constatano nel paese.

Quei giovani del Centenario, della Sierra, della Moncada, sanno allora che essere ribelle implica anche essere rivoluzionari, essere coerenti con il momento storico, rinnovare e continuare, e per questo credono nel futuro.

Fidel parlò del tema il 4 aprile del 1962, nella chiusura del Primo Congresso dell’Associazione dei Giovani Ribelli.

«Credere nei giovani è vedere in loro oltre all’entusiasmo, capacità; oltre all’energia, responsabilità; oltre alla gioventù, purezza, eroismo, carattere, volontà, amore per la Patria, fede nella Patria!

Amore alla Rivoluzione fede nella Rivoluzione, fiducia in sè stessi, convinzione profonda che la gioventù può, che la gioventù è capace; convinzione profonda che sulle spalle della gioventù si possono depositare grandi impegni!».

«I giovani cubani hanno dimostrato quanta ragione aveva Fidel quando parlò con loro, nel 1962.

«Noi oggi ratifichiamo questa fiducia sicuri che saranno gelosi guardiani dei precetti contenuti nella brillante definizione del Concetto di Rivoluzione del Comandante in Capo», ha sostenuto Raúl, nella chiusura della sessione costitutiva della IX Legislatura dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, quest’anno in corso.

Il risultato di queste idee si percepisce tutti i giorni, quando i giovani si mostrano impegnati e partecipano al processo della costruzione di Cuba.

Nell’attuale processo del Progetto di Costituzione sono molti i criteri e le buone idee della gioventù. La sua partecipazione ha dimostrato l’interesse di formare parte della continuità e di seguire il cammino di coloro che sin dagli inizi hanno dato tutto per questo paese.

«Nel futuro, assicura l’attuale Presidente di Cuba, Miguel Díaz-Canel, «ci saranno presidenti che difenderanno sempre la Rivoluzione e saranno compagni che usciranno dal popolo… Io non concepisco la rottura nel nostro paese e credo che prima di tutto ci dev’essere continuità».

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