L’assurda scalata degli Stati Uniti contro Cuba

«Qualsiasi osservatore può constatare che i vincoli bilaterali tra Cuba e gli Stati Uniti marciano verso un ulteriore deterioramento. Gli orientamenti che ufficialmente ha voluto dare il governo di Washington si dirigono in questo senso. I passi che dalle dichiarazioni che emette e dai funzionari che designa in posti chiave, sono indici di questo proposito», ha detto Carlos Fernández de Cossío, direttore generale degli Stati Uniti della Cancelleria cubana.

Intervenendo nell’Istituto Superiore delle Relazioni Internazionali, a proposito della XVII edizione della Serie de Conversazioni di Cuba della Politica estera degli Stati Uniti, Carlos Fernández de Cossío, direttore generale degli Stati Uniti della Cancelleria cubana, ha denunciato l’ostilità dell’attuale amministrazione e dei personaggi che la circondano contro l’Isola.

Poi ha spiegato di fronte a questa scalata che: «È certo che Cuba, con la sua stabilità politica, economica e sociale, e con la sua forza istituzionale nell’applicazione e nel rispetto della legge, rappresenta un baluardo che contribuisce alla protezione e alla sicurezza regionale, includendo la frontiera sud degli Stati Uniti per quel che si riferisce al crimine organizzato, il narcotraffico, il traffico di persone, il contrabbando di distinto tipo, l’attività criminale nel suo insieme e il terrorismo».

Senza dubbio di fronte alla volontà della Maggiore delle Antille si scoprono con crescente evidenze le intenzioni di fabbricare o manipolare avvenimenti che nell’opinione del dirigente del Ministero delle Relazioni Estere s’incamminano a «generare situazioni e alcune di queste di pericolosa e lunga portata».

Uno dei più noti, secondo lui, è quello dei presunti incidenti di salute riportati dai diplomatici degli Stati Uniti in Cuba, pretesto che senza prove è stato usato per espellere senza giustificazioni diversi diplomatici cubani in Washington e per ridurre unilateralmente la presenza di questo personale statunitense a L’Avana, includendo quello dedicato alle attività consolari, con il conseguente pregiudizio per decine di migliaia di cittadini cubani che dipendono da questi servizi.

Con lo stesso stratagemma il governo statunitense ha annunciato due giorni fa la chiusura permanente del suo Ufficio dei Servizi d’Immigrazione e cittadinanza, quello che Fernández de Cossío ha commentato «in termini pratici, era chiuso già da un anno».

A questo proposito ha affermato che «Devo indicare che nonostante le dichiarazioni pubbliche dei funzionari del governo statunitense, del loro uso irresponsabile e calunnioso del termine “attacchi” e di versioni tendenziose pubblicate dalla stampa, la verità è che sino al giorno d’oggi non esistono prove nè spiegazioni scientifiche che confermino l’esistenza di fatti di salute motivati dalla presenza in Cuba dei diplomatici degli Stati Uniti.

«Hanno coinciso in questa conclusione le agenzie specializzate degli Stati Uniti con le quali abbiamo potuto parlare in un clima di cooperazione e fiducia. Funzionari del Dipartimento di Stato hanno confermato negli incontri ufficiali che non hanno prove di attacchi di sorta».

L’aggressività degli Stati Unti contro Cuba passa per la dichiarazione recente dell’assessore di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Bolton, nella quale ha citato l’esistenza di «una troika della tirannia» e di un «triangolo del terrore» nel nostro emisfero, responsabilizzando Cuba per i problemi della regione, specificamente dei temi interni di Venezuela e Nicaragua.

«Sono giunti ad usare le menzogne più spietate quando in complicità con la OSA hanno sostenuto che il personale del governo cubano pratica la tortura in paesi fraterni. Non è Cuba che ha un record documentato nella pratica della tortura che noi condanniamo nella maniera più assoluta, non è Cuba dove i funzionari di governo difendono ancora pubblicamente questo crimine obbrobrioso», ha risaltato il Direttore degli USA del Minrex.

Mentre accade tutto questo, aumentano gli statunitensi e soprattutto i cubani americani che viaggiano a Cuba e c’è più interesse e contatto reale tra le due società ; nel loro Congresso le autorità regionali e vari settori mostrano sentimenti a favore di una relazione costruttiva.

Fernández de Cossío ha indicato che sopravvivono vincoli come l’esistenza delle Ambasciate e canali ufficiali di comunicazione, «quello che non si può sottovalutare. C’è anche una certa dose di cooperazione bilaterale in temi di interesse reciproco, ma molto al di sotto di quello che è possibile e di quello che è necessario, ha precisato.

Poi ha riferito che i temi nei quali ci sono stati più scambi e più risultati nell’ultimo anno sono stati relazionati con la cooperazione in materia migratoria e nella cooperazione in agricoltura, ed ha aggiunto la salute, l’educazione , l’ambiente, la scienza, la tecnologia. Senza dubbio ha segnalato l’assenza di segnali d’appoggio del governo degli Stati Uniti, dato che tutto si realizza molto al di sotto delle potenzialità reali.

Lo stesso giorno in cui Bolton ha lanciato le sue minacce, il Ministro delle Relazioni estere di Cuba ha esposto la volontà del suo popolo e del governo nell’Assemblea Generale degli Stati Uniti : «Abbiamo disposizioni per la convivenza pacifica, con le profonde differenze che esistono con il Governo degli Stati Uniti, basata nel rispetto reciproco l’uguaglianza sovrana e il beneficio dei due popoli».

Philip Brenner, professore dell’American University, ha dato esempi delle opportunità che le due parti possono perdere con questo retrocesso. Si è riferito alle difficoltà che avranno i cubani per poter partecipare al prossimo Congresso dell’Associazione degli Studi Latinoamericani che si realizzerà nel 2019 a Boston; ha spiegato che per via di tutto questo, dei 20.000 visti che si concedevano annualmente agli immigranti cubani, ne sono stati dati solamente 3000.

Charlie Cook, analista di temi politici e editore di The Cook Political Report, ha detto che le relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti hanno deviato dal cammino che avevano preso . Cook spera che si riprenderà la via anche se non sa se sarà a partire dalle elezioni del 2020 o del 2024 negli USA.

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