Discorso pronunciato da Miguel M. Díaz-Canel Bermúdez, Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri della Repubblica di Cuba, nell’inaugurazione del XVI Vertice ALBA-TCP, nel Salone di Protocollo di Cubanacán, il 14 dicembre del 2018, “Anno 60º della Rivoluzione”.
Stimati Presidenti, Primi Ministri e Capi di delegazione, distinti invitati:
Stimato compagno David Choquehuanca:
Chi di noi non ricorda quel 14 dicembre del 2004, di gala il teatro Carlos Marx e Fidel che collocava sul petto di Chávez l’Ordine “Carlos Manuel de Céspedes”?
Quel giorno Fidel ricordò le parole di Céspedes: “ Il Venezuela, che aperse all’America spagnola il cammino dell’indipendenza e lo percorse gloriosamente sino a serrare la sua marcia in Ayacucho, è il nostro illustre maestro di libertà…”.
Quel 14 dicembre nacque l’ALBA e a Cuba fu una festa.
Chi di noi può dimenticare l’allegria di quella giornata quando Chávez e Fidel firmarono il documento della nascita del nuovo progetto d’integrazione tra uguali?
Chi che lo visse, non si emoziona con la memoria della fraternità di quegli uomini che non solo ebbero sogni immensi, ma che diedero loro nomi poetici e li trasformarono in realtà?
In uno di Vertici dell’ALBA, Chávez raccontò un giorno che Fidel aveva dato il nome alla missione che grazie a questa integrazione ha operato già per differenti patologie oftalmologiche,più di 2.800.000 latinoamericani e caraibici. Nulla è più simile a un miracolo.
Lo abbiamo anche sentito parlare dell’alba che lo aveva ispirato per chiamare ALBA il fatto che noi festeggiamo.
Costa credere che tutto sorse nella mente de leader bolivariano nel
dicembre del 2001, con il Venezuela sotto l’impatto di uno sciopero dei padroni che era il preludio del colpo dell’anno dopo.
Dopo una lunga notte pensando a che alternativa opporre al progetto imperiale dell’ALCA, appare la luce dell’alba e con questa l’idea.
Si realizzava nell’Isola Margarita una riunione dell’Associazione degli Stati dei Caraiabi e Chávez annuncia il suo progetto.
Fidel, che è lì, non solo applaude con entusiasmo, ma al suo ritorno a L’Avana gli scrive chiedendogli dettagli.
Chávez gli confessa che è solo un’idea. Dopo tre duti anni affrontando colpi blocco e aggressioni di ogni tipo, i due firmarono la Dichiarzione che diede nascimento all’ALBA.
Alternativa Bolivariana per i Popoli di Nuestra America fu il suo primo nome, perché era un progetto d’integrazione contro l’Accordo di Libero Commercio.
Undici mesi dopo, nel Vertice delle Americhe, a Mar del Plata, in Argentina, la proposta dell’alleanza imperiale, ALCA, fu sepolta dai popoli della regione in un’azione di ribellione e solidarietà guidata da Chávez, che già forma parte della storia continentale.
Nel 2009, dopo cinque anni, cambiò il significato della sua prima parola. Era sempre l’ALBA ma già non era un’alternativa ma un’alleanza e con gli apporti della Bolivia se trasformò in ALBA-TCP.
Così oggi celebriamo 14 anni dalla nascita dell’ALBA e 9 dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America-Trattato di
Commercio dei Popoli, ALBA-TCP.
Ai due stati fondatori, e mi onoro di rappresentarne uno, si sommarono Antigua y Barbuda, Bolivia, Dominica, Ecuador, Nicaragua, Santa Lucía, San Vicente y las Granadinas, San Cristóbal y Nieves, e Granada.
Le mie prime parole di oggi sono un omaggio a quell’impegno e alla sua realizzazione.
Al sogno e ai sognatori e a tutti quelli che resero possibile che in meno di 15 anni abbiamo saldato debiti di secoli.
Ci riempie d’orgoglio e ci rallegra contare le opere di questa integrazione: circa 11000 medici dei paesi dell’ALBA laureati nelle Scuole Latinoamericane di Medicina di Cuba e Venezuela; i 2.223.035 latinoamericani e caraibici operati per problema della vista; 30 milioni di viste oculistiche; un milione e mezzo di handicappati censito e assistiti socialmente; 4.163.767 alfabetizzati nella regione con il metodo “Yo sí puedo”; 3 paesi dell’ALBA-TCP dichiarati Territori Liberi dall’Analfabetismo: il Venezuela nel 2005, la Bolivia nel 2008 e il Nicaragua en 2009.
Altri, come El Salvador, avanzano fermamente pera realizzarlo.
Queste sono conquiste nonostante i seri problemi provocati dalla guerra economica che soffre il Venezuela.
Gli esperti coincidono che non ci sono precedenti d’una conquista sociale di questa portata in altri meccanismi d’integrazione
Ma non è solo nell’area sociale che abbiamo risultati da mostrare.
Qui c’è il Banco dell’ALBA che offre finanziamenti alle nostre nazioni per progetti economici d’interesse.
E c’è l’investimento delle entrate per la vendita del combustibile mediante accordi di pagamenti giusti nello sviluppo sociale, agricolo, della pesca, dell’industria e le riparazioni navali, la creazione di capacità industriali, le miniere con estrazione e opere, le infrastrutture stradali, idrauliche aeroportuali e del turismo.
Chi può ignorare l’aiuto solidale dei medici e dei lavoratori elettrici cubani e caraibici, dei gruppi di riscatto venezuelani, boliviani, nicaraguensi, cubani e salvadoregni, degli scienziati delle nostre nazioni quando più ne abbiamo avuto bisogno? Parliamo con orgoglio di un aiuto senza condizioni rispettoso degli interessi nazionali e delle legislazioni di ogni paese. Tra noi non ci sono ricatti politici o di altro stile. L’Alleanza è un paradigma indiscutibile di solidarietà, cooperazione e concertazione tra i suoi membri e questi valori costituiscono la nostra forza principale.
Tutti siamo coscienti del potenziale collettivo convocato dalle nostre stesse necessità, per trasformarci in un attore decisivo del tempo che viviamo.
Dobbiamo agire con audacia e realismo e aggiustare le proposte alle potenzialità reali. Necessitiamo fondamentalmente articolare piani e progetti e centrare le risorse limitate di cui disponiamo.
Soprattutto dobbiamo prendere in considerazione l’avverso ambiente economico internazionale e regionale e l’impatto delle ingiuste misure coercitive unilaterali contro diversi dei nostri paesi. Ma è possibile avanzare anche queste difficili circostanze
La congiuntura attuale domanda sempre più l’unità e la concertazione politica nei nostri paesi e sforzi decisivi per affrontare la strategia di divisione dell’imperialismo. S’impone la convinzione indiscutibile che Nuestra América è una sola, dal Bravo alla Patagonia, e che è un dovere fondamentale impedire che si approprino delle nostre risorse naturali e ci sottomettano al loro egemonismo
L’aggressività dell’imperialismo si dirige oggi contro i nostri valori più genuini. Li disturba la solidarietà che ci caratterizza; non tollerano
la giustizia sociale e tanto meno l’equità nella distribuzione delle entrate; odiano irrazionalmente la vocazione sovrana dei popoli e non rispettano il diritto di scegliere il sistema politico che decidiamo.
Assaltano lo sviluppo sostenibile e la convivenza armonica con l’ambiente.
Detestano e attaccano la visione latinoamericana e caraibica dell’ unità, la cooperazione Sud-Sud e la ricerca della complementarità economica.
Il loro attacco ha un solo proposito: ottenere il controllo delle immense risorse naturali di una regione che per molto tempo hanno considerato come il loro cortile posteriore.
Per questo hanno ripreso i principi della Dottrina Monroe, “legge” della subordinazione regionale alle ambizioni del grande capitale statunitense.
Con questo fine la si concepì 195 anni fa e la sua essenza rimane invariabile.
Con questa certezza è un dovere opporsi alle pretese per niente dissimulate di disseppellire il suo spirito.
«Mettiamo davanti il sociale, siamo profondamente umanisti, mettiamo avanti il dolore della nostra gente per rinforzare la coesione sociale: questa è l’ALBA», disse Chávez nel suo storico discorso a Mar del Plata nel novembre del 2005.
Il breve riassunto che abbiamo fatto ci prova quanto è stato possibile realizzare.
Non va dimenticato che tutto quello è stato realizzato sotto i colpi della sovversione, i colpi e le minacce di colpi, le minacce che non terminano mai … il blocco che non si elimina mai.
Giustamente il 14 dicembre de 2004, Fidel valutava il contesto nel quale si concepì l’ALBA: “La battaglia ora è più dura e difficile. Un impero egemonico in un mondo globalizzato con l’unica super potenza che prevale dopo la guerra fredda e il prolungato conflitto tra due concezioni politiche, economiche e sociali radicalmente differenti, costituisce une enorme ostacolo per l’unico che oggi potrebbe preservare non solo i più elementari diritti dell’essere umano, ma anche la sua stessa sopravvivenza.
Alcuni diranno: «Che cosa è cambiato? È cambiato che siamo cambiati.
E non è stato poco.
Ricordiamo i fatti più notevoli: come conseguenza del terremoto del 12 gennaio del 2010 in Haiti, i paesi dell’ALBA-TCP approvarono un piano d’azione per contribuire alla ricostruzione e fomento dello sviluppo del fraterno paese caraibico nelle sfere della salute, finanze, energia, agricoltura e sovranità alimentare, educazione, costruzione sicurezza, trasporto e logística.
Anche se con insufficienze, l’ALBA TCP ha realizzato progetti per unire le potenzialità dei paesi membri a beneficio dei nostri popoli nell’alimentazione e l’ambiente, la scienza e la tecnologia, il commercio giusto, la cultura, l’educazione, l’energia, l’industria e le miniere, la salute, le telecomunicazioni, il trasporto e il turismo.
Oggi m’interessa segnalare particolarmente il potere politico e morale della nostra Alleanza.
Il blocco ALBA dalla sua creazinoe ha difeso posizioni ferme e vere per condannare in maniera assoluta il genocida blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba.
L’ALBA ha sostenuto in maniera energica il Governo del presidente Evo Morales, respingendo la convocazione che gruppi separatisti fecero in Bolivia e si riuscì a disattivare le loro pretese divisioniste.
Fu l’ALBA ad alzare le nostre voci, in spazi internazionali, per fare suo l’Accordo del Vertice di Managua nel quale i capi di Stato hanno condannato il colpo di Stato perpetrato in Honduras.
Sono stati i paesi dell’ALBA che sono riusciti a derorgare nell’Assemblea Annuale dell’Organizzazione degli Stati Americani del 2008, l’infame sospensione di Cuba come membro della OSA decisa dal 1962.
È stato decisivo l’appoggio al Vertice Mondiale dei Popoli sul Cambio Climatico e i diritti della Madre Terra realizzato a Cochabamba, nello Stato Plurinazionale della Bolivia, nell’aprile del 2010.
È fondamentale l’ accompagnamento dell’ALBA al popolo di Puerto Rico nella sua lotta per l’indipendenza e la sovranità nazionale.
Così com’è preziosa la costruzione del Consiglio dei Movimenti Sociali, gli incontri di questi Movimenti dell’ALBA aTintorero, in Venezuela, nel 2007, e a Cochabamba, in Bolivia, nel 2009 e 2010, e le iniziative e posizioni rispetto a temi fondamentali degli avvenimenti internazionali.
Sorelle e fratelli:
Tutto quello che abbiamo realizzato insieme resterebbe come un altro capitolo dell’impegno della nostra regione per unirci – che i nemici hanno frustrato- se non avvertissimo i nuovi rischi e le minacce che affronta il blocco.
La Repubblica Bolivariana del Venezuela e la Repubblica del Nicaragua sono stati gli obiettivi principali dei più recenti attacchi indirizzati a distruggere anche il minimo passo avanti in materia di sovranità e giustizia sociale.
Ma l’ ALBA-TCP è nello stesso tempo un bastione invincibile contro i tentativi delle forze reazionarie che vogliono isolare il Venezuela e il Nicaragua.
È decisivo difendere contro venti e maree la piena vigenza dell’Alleanza come uno spazio di resistenza, di dialogo e lotta, del quale ci sentiamo parte indissolubile.
P
er questo vanno il nostro riconoscimento e la nostra solidarietà con il presidente Nicolás Maduro Moros e con il Governo democraticamente eletto del Venezuela, e con il Nicaragua sandinista guidato dal Comandante Daniel Ortega Saavedra. Staremo sempre insieme al Venezuela e al Nicaragua, fratelli di lotte e di sogni, per la dignità dei nostri popoli.
Non possiamo essere ingenui, né accettare silenziosamente le aggressioni che organizzano contro altri paesi fratelli.
Non è possibile sottovalutare la grande disponibilità di risorse dei nostri avversari storici per far crollare governi, imporre il caos ed eliminare autorità democraticamente elette, e per impedire che forze progressiste e popolari si mantengano al governo.
L’ingerenza nei temi interni degli Stati, la sovversione politica, le aggressioni economiche e i loro effetti sociali e le costanti minacce dell’uso della forza sono pericoli reali per la pace e la sicuerezza nella regione.
Il rispetto dei principii del Proclama dell’America Latina e dei Caraibi come Zona de Pace è essenziale per preservare la stabilità nell’area.
È imperativo difendere l’etica e l’onestà delle amministrazioni pubbliche e respingere il giustizialismo della politica, quando con tanta allarmante frequenza si tenta d’ignorare la volontà popolare, com’è avvenuto in Brasile, dove giudici venali oggi associati alla destra, insistono nella pratica d’accusare e condannare i leader progressisti.
È obbligatorio costruire un fronte il più ampio possibile che riunisca le forze della sinistra e progressiste ai movimenti e alle organizzazioni sociali della regione, per affrontare queste sfide.
E nemmeno per un attimo possiamo dimenticare il più importante e vitale degli impegni che condividiamo: impegnarci in forma permanente alla costruzione, al rafforzamento e la difesa dell’unità.
Questo è il nostro bene più prezioso.
Il debito con i nostri patrioti e l’impegno con i nostri figli.
Come disse Fidel: «L’età dell’egoismo deve passare».
L’ ALBA-TCP è una necessità. Come meccanismo genuinamente latinoamericano e caraibico, ha dimostrato ancora una volta d’essere un efficace spazio d’accordo, unità, difesa delle cause più giuste, integrazione, cooperazione e solidarietà.
I popoli di Nuestra America accumulano una dolorosa memoria.
Non è possibile dimenticare le lezioni del passato, i crudeli e oscuri anni delle dittature militari e l’impatto del neoliberalismo che tentano di riportare, con le nefaste conseguenze che ebbero sulla nostra regione le politiche e i ricatti, le umiliazioni e l’isolamento che, come allora, hanno negli Stati Uniti il loro principale operatore.
Con azioni e linguaggi sempre più aggressivi, oggi l’impero s’impegna a riprendere la subordinazione coloniale nel Governo e nelle corporazioni di Washington.
Con gli stessi bilanci che piagarono di dolore e miseria Nuestra America in nome della libertà – come avvertì Bólivar- tornano le vecchie pratiche con nuovi abiti.
Stimati compagni, sorelle e fratelli:
José Martí aveva solo 24 anni quando scrisse in un solo paragrafo una lezione di storia che tutti dobbiamo conoscere.
Diceva Martí: «Pizarro conquistò il Perù quando Atahualpa combatteva a Huáscar; Cortés vinse Cuauhtémoc perché Xicoténcatl lo aiutò nell’impresa; Alvarado entrò in Guatemala perchè i quichés assediavano gli zutujiles. Dato che la divisione è stata la nostra morte, quale volgare intesa o cuore meschino ha necessità che gli si dica che dall’unione dipende la nostra vita?»
Compagni:
Prima di cominciare gli scambi, desidero ringraziare in nome del nostro Governo e di tutto il popolo di Cuba per la posizione dei paesi dell’ALBA-TCP durante il dibattito e l’approvazione della risoluzione per porre fine al blocco degli Stati Uniti contro Cuba nella passata sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Rendo omaggio alla coerenza, al valore e alla dignità mostrate dalle nostre fraterne nazioni caraibiche che rifiutano la sottomissione alle pressioni che respingiamo con tutta l’energia.
Ugualmente reitero la nostra opposizione all’insistenza d’includerli tra i paesi a reddito medio, alle ingiuste misure contro di loro di considerarli giurisdizioni non cooperative e appoggiamo la loro giusta domanda di ricevere compensi per i danni provocati dalla schiavitù.
In nome della nostra Rivoluzione e del nostro popolo, vorrei condividere con voi il profondo legato del più martiano dei cubani.
Fidel ci ha insegnato che «I nostri popoli non hanno avvenire senza l’unità e senza integrazione».
Bolívar e Martí, Fidel e Chávez ci hanno lasciato insegnamenti di valore incalcolabile tra i quali la lealtà ai principi.
Le loro lezioni ci mostrano la rotta da seguire in quest’ora decisiva della Patria Grande che ci reclama uniti per continuare a forgiare insieme la nostra seconda e definitiva indipendenza.
Credo molto opportuno, per questa tappa di lotta e resistenza, ricordare quello che il leader della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro, disse a Cartagena de Indias nell’ottobre del 1995, e cito: «Non siamo semplici spettatori. Questo mondo è anche il nostro mondo. Nessuno può sostituire la nostra azione unita, nessuno prenderà la parola per noi. Solo noi e solo uniti potremo respingere l’ingiusto ordine politico ed economico mondiale che si pretende d’imporre ai nostri popoli».
Difendiamo allora le nobili idee che condividiamo, con tutta l’energia, nell’ALBA-TCP.
Molte grazie.
Discurso pronunciado por Miguel M. Díaz-Canel Bermúdez, Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros de la República de Cuba, en la inauguración de la XVI Cumbre ALBA-TCP, en el Salón de Protocolo de Cubanacán, el 14 de diciembre de 2018, “Año 60 de la Revolución”.
Estimados Presidentes, Primeros Ministros y Jefes de delegaciones, distinguidos invitados:
Estimado compañero David Choquehuanca:
¿Quién de nosotros no recuerda aquel 14 de diciembre de 2004, de gala el teatro Carlos Marx y Fidel colocando en el pecho de Chávez la Orden “Carlos Manuel de Céspedes”?
Ese día, Fidel evocó lo dicho por Céspedes: “Venezuela, que abrió a la América española el camino de la independencia y lo recorrió gloriosamente hasta cerrar su marcha en Ayacucho, es nuestra ilustre maestra de libertad…”.
Ese 14 de diciembre nació el alba y Cuba fue una fiesta.
¿Quién de nosotros puede olvidar las alegrías de aquella jornada en que Chávez y Fidel firmaron el acta de nacimiento del nuevo proyecto de integración entre iguales?
¿Quién que lo vivió, no se emociona con la memoria de la hermandad de aquellos hombres que, no solo tuvieron sueños descomunales, sino que les dieron nombres poéticos y los convirtieron en realidades?
En una de las cumbres del alba, Chávez contó un día cómo Fidel le dio nombre a la misión que, gracias a esta integración, ha operado ya, de diferentes patologías oftalmológicas, a más de 2 800 000 latinoamericanos y caribeños. Nada más parecido a un milagro.
También le oímos hablar del amanecer que le inspiró a él mismo para llamar alba al hecho que hoy festejamos.
Cuesta creer que todo surgiera en la mente del líder bolivariano en diciembre de 2001, con Venezuela bajo el impacto de una huelga patronal que preludiaba el golpe del año siguiente.
Después de una larga noche pensando en qué alternativa oponer al proyecto imperial del alca, aparece la luz del alba y con ella la idea. Transcurría en Isla Margarita una reunión de la Asociación de Estados del Caribe y Chávez anuncia su proyecto. Fidel, que está allí, no solo aplaude con entusiasmo, sino que, a su regreso a La Habana, le escribe pidiéndole detalles.
Chávez le confiesa que solo está la idea. Tres intensos años después –enfrentando golpes, bloqueo y agresiones de todo tipo– los dos firmarán la Declaración que dio nacimiento al alba.
Alternativa Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América fue su primer nombre, porque era un proyecto de integración contra el Acuerdo de Libre Comercio.
Once meses después, en la Cumbre de las Américas, en Mar del Plata, Argentina, la propuesta de alianza imperial, alca, era enterrada por los pueblos de la región, en un acto de rebeldía y solidaridad, liderado por Chávez, que ya forma parte de la historia continental.
Al cumplir su primer lustro, en 2009, cambió el significado de su primera letra. Seguía siendo alba pero ya no era una alternativa, sino una alianza y con los aportes de Bolivia se transformó en alba-tcp.
De manera que hoy celebramos 14 años del nacimiento del alba y 9 de la Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América-Tratado de Comercio de los Pueblos, alba-tcp.
A los dos estados fundadores, uno de los cuales me honra representar, se fueron sumando Antigua y Barbuda, Bolivia, Dominica, Ecuador, Nicaragua, Santa Lucía, San Vicente y las Granadinas, San Cristóbal y Nieves, y Granada.
Sean mis primeras palabras hoy de homenaje a ese empeño y a su realización.
Al sueño, a los soñadores y a todos los que hicieron posible que, en menos de 15 años, hayamos saldado deudas de siglos.
Nos enorgullece y alegra contar las obras de esta integración: los más de 11 000 médicos de países del alba formados en las escuelas latinoamericanas de medicina de Cuba y Venezuela; los 2 223 035 latinoamericanos y caribeños operados de la vista; las más de 30 millones de consultas oftalmológicas; el millón y medio de discapacitados censados y atendidos socialmente; los 4 163 767 de alfabetizados en la región con el método Yo sí puedo; los 3 países del alba-tcp declarados Territorios Libres de Analfabetismo: Venezuela en 2005, Bolivia en 2008 y Nicaragua en 2009.
Otros como El Salvador, avanzan firmemente para lograrlo. Estos son los logros a pesar de la seria afectación que ocasionó a estos programas la guerra económica que sufre Venezuela. Los expertos coinciden en que no hay precedentes de una conquista social de esa envergadura en otro mecanismo de integración.
Pero no solo en el área social tenemos resultados que mostrar. Ahí está el Banco del alba, que ofrece financiamiento a nuestras naciones para proyectos económicos de interés.
Y está la inversión de los ingresos por venta de combustible mediante acuerdos de pagos justos, en el desarrollo social, agrícola, pesquero, de la industria y las reparaciones navales, la creación de capacidades industriales, la minería extractiva, las obras de infraestructura vial, hidráulica, aeroportuaria, portuaria y en el turismo.
¿Quién puede ignorar la ayuda solidaria de médicos y trabajadores eléctricos cubanos y caribeños, de rescatistas venezolanos, bolivianos, nicaragüenses, cubanos y salvadoreños, de científicos de nuestras naciones, cuando más lo hemos necesitado?
Hablamos, orgullosamente, de una ayuda sin condicionamientos, respetuosa de los intereses nacionales y las legislaciones de cada país. Entre nosotros no caben chantajes políticos ni de ninguna clase. La Alianza es un paradigma incuestionable de solidaridad, cooperación y concertación entre sus miembros. Esos valores constituyen nuestra principal fortaleza.
También somos conscientes del potencial colectivo convocado por nuestras propias necesidades para convertirnos en un actor decisivo del tiempo que vivimos.
Es preciso actuar con audacia y realismo y ajustar las propuestas a las potencialidades reales.
Necesitamos articular planes, proyectos y centrar los limitados recursos de que disponemos, en lo fundamental.
Sobre todo, debemos tomar en consideración el adverso entorno económico internacional y regional y el impacto de las injustas medidas coercitivas unilaterales contra varios de nuestros países. Aun en esas difíciles circunstancias es posible avanzar.
La coyuntura actual demanda, aún más, la unidad y la concertación política entre nuestros países y esfuerzos decisivos para enfrentar la estrategia divisionista del imperialismo. Se impone la convicción inquebrantable de que Nuestra América es una sola, del Bravo a la Patagonia, y que es un deber fundamental impedir que nos arrebaten los recursos naturales y nos sometan a su hegemonismo.
La agresividad del imperialismo se dirige hoy contra nuestros valores más genuinos. Les molesta la solidaridad que nos caracteriza, no toleran la justicia social y menos aún la equidad en la distribución de los ingresos. Odian irracionalmente la vocación soberana de los pueblos y no respetan su derecho a escoger el sistema político que decidamos.
Asaltan el desarrollo sostenible y la convivencia armónica con el medio ambiente.
Detestan y atacan la visión latinoamericana y caribeña de unidad, la cooperación Sur-Sur y la búsqueda de la complementariedad económica. Su embestida tiene un solo propósito: tomar el control de los inmensos recursos naturales de una región que, por mucho tiempo han considerado como su patio trasero.
Por eso han retomado los principios de la Doctrina Monroe, “ley” de la subordinación regional a las ambiciones del gran capital estadounidense. Con ese fin se concibió hace 195 años y su esencia permanece invariable. Bajo esa certeza, es deber oponerse a las pretensiones, nada disimuladas, de desenterrar su espíritu.
“Pongamos por delante lo social, seamos profundamente humanistas, pongamos por delante el dolor de nuestra gente para fortalecer la cohesión social, ese es el alba”, decía Chávez en su histórica alocución en Mar del Plata en noviembre de 2005. El breve recuento que hemos hecho, nos prueba cuánto se pudo hacer.
No hay que olvidar que todo ello fue logrado bajo las balas de la subversión, los golpes o las amenazas de golpe, las amenazas que jamás terminan… el bloqueo que nunca cesa.
Justamente el 14 de diciembre de 2004, Fidel ponderaba el contexto en que se concibió el alba: “La batalla ahora es más dura y difícil. Un imperio hegemónico, en un mundo globalizado, la única superpotencia que prevaleció después de la guerra fría y el prolongado conflicto entre dos concepciones políticas, económicas y sociales radicalmente diferentes, constituye un enorme obstáculo para lo único que hoy podría preservar no solo los más elementales derechos del ser humano, sino incluso su propia supervivencia”.
Algunos dirán: ¿qué ha cambiado? Cambió lo que cambiamos. Y no fue poco. Recordemos solo lo más notable:
Como consecuencia del terremoto del 12 de enero de 2010 en Haití, los países del alba-tcp aprobaron un plan de acción para contribuir a la reconstrucción y fomento del desarrollo del hermano país caribeño en las áreas de salud, finanzas, energía, agricultura y soberanía alimentaria, educación, construcción, seguridad, transporte y logística.
Aun con sus insuficiencias, el alba-tcp ha concretado proyectos para unir las potencialidades de los países miembros en beneficio de nuestros pueblos en la alimentación, el medio ambiente, la ciencia y la tecnología, el comercio justo, la cultura, la educación, la energía, la industria y la minería, la salud, las telecomunicaciones, el transporte y el turismo.
Hoy me interesa destacar particularmente el poder político y moral de nuestra Alianza:
El bloque alba, desde su surgimiento, ha defendido posiciones firmes y certeras para condenar de manera absoluta el genocida bloqueo económico, comercial y financiero de Estados Unidos a Cuba.
El alba respaldó, de manera enérgica, al Gobierno del presidente Evo Morales, rechazando la convocatoria que grupos separatistas hicieron en Bolivia, con lo que logró desactivar sus pretensiones divisionistas.
Fue el alba voz de nuestras voces, que se alzó en espacios internacionales para hacer suyo el Acuerdo de la Cumbre de Managua, en la cual los Jefes de Estado rechazaron el golpe de Estado ocurrido en Honduras.
Fueron los países del alba quienes lograron derogar, en la Asamblea Anual de la Organización de Estados Americanos en 2008, la infame suspensión de Cuba como miembro de la oea en 1962.
Ha sido decisivo su apoyo a la Cumbre Mundial de los Pueblos sobre el Cambio Climático y los Derechos de la Madre Tierra realizada en Cochabamba, Estado Plurinacional de Bolivia, en abril de 2010.
Es fundamental el acompañamiento del alba al pueblo de Puerto Rico en su lucha por la independencia y la soberanía nacional. Como es valiosísima la constitución del Consejo de Movimientos Sociales los encuentros de estos Movimientos del alba en Tintorero, Venezuela, en el 2007, y en Cochabamba, Bolivia, en el 2009 y 2010, y las iniciativas y posiciones respecto a temas fundamentales del acontecer internacional.
Hermanas y hermanos:
Todo lo que hemos logrado juntos quedaría como otro capítulo del empeño de nuestra región por unirse –que sus enemigos frustraron–, si no advertimos los nuevos riesgos y amenazas a que se enfrenta el bloque.
La República Bolivariana de Venezuela y la República de Nicaragua han sido los principales objetivos de los más recientes ataques dirigidos a desmontar hasta el más mínimo avance en materia de soberanía y justicia social.
Pero el alba-tcp es, al propio tiempo, un bastión infranqueable contra los intentos de las fuerzas reaccionarias de aislar a Venezuela y a Nicaragua.
Es preciso defender, contra viento y marea, la plena vigencia de la Alianza como un espacio de resistencia, diálogo y lucha del cual nos sentimos parte indisoluble.
Por eso nuestro reconocimiento y solidaridad con el presidente Nicolás Maduro Moros y con el Gobierno democráticamente elegido de Venezuela, y con la Nicaragua sandinista que dirige el Comandante Daniel Ortega Saavedra.
Siempre estaremos junto a Venezuela y a Nicaragua, hermanos de luchas y sueños por la dignidad de nuestros pueblos.
No podemos ser ingenuos ni aceptar silenciosamente las agresiones que orquestan contra otros países hermanos. No es posible subestimar el gran despliegue de recursos de nuestros adversarios históricos para descarrilar gobiernos, imponer caos y derrocar autoridades democráticamente electas o para impedir que fuerzas progresistas y populares se mantengan en el gobierno.
La injerencia en los asuntos internos de los Estados, la subversión política, las agresiones económicas y sus efectos sociales y las constantes amenazas del uso de la fuerza, constituyen peligros reales para la paz y la seguridad en la región.
La observancia de los principios de la Proclama de América Latina y el Caribe como Zona de Paz es esencial para preservar la estabilidad en el área.
Es imperativo defender la ética y honestidad de las administraciones públicas y rechazar la judicialización de la política, cuando con tan alarmante frecuencia se intenta desconocer la voluntad popular como ha pasado en Brasil, donde jueces venales, hoy asociados a la derecha, insisten en la práctica de acusar y condenar a los líderes progresistas.
Es preciso construir un frente, lo más amplio posible, que reúna a fuerzas de izquierda y progresistas, a movimientos y organizaciones sociales de la región, para enfrentar estos desafíos.
Y ni por un momento podemos olvidar la más importante y vital de las tareas que compartimos: enfrascarnos de forma permanente en la construcción, fortalecimiento y defensa de la unidad. Ese es nuestro bien más preciado. La deuda con nuestros próceres y el compromiso con nuestros hijos.
Como dijo Fidel, “la edad del egoísmo tiene que pasar”.
El alba-tcp es una necesidad. Como mecanismo genuinamente latinoamericano y caribeño, ha demostrado más de una vez que es un eficaz espacio de concertación, unidad, defensa de las causas más justas, integración, cooperación y solidaridad.
Los pueblos de Nuestra América acumulan una dolorosa memoria. No es posible olvidar las lecciones del pasado, los crueles y oscuros años de las dictaduras militares y el impacto del neoliberalismo, que intentan reinstaurar, con las nefastas consecuencias que tuvieron para nuestra región las políticas de chantaje, humillación y aislamiento que, como entonces, tienen en Estados Unidos a su principal articulador.
Con acciones y lenguajes cada vez más agresivos, hoy el imperio se empeña en retomar la supeditación colonial al Gobierno y a las corporaciones de Washington.
Bajo los mismos presupuestos que plagaron de dolor y miseria a Nuestra América en nombre de la libertad –como advirtiera tempranamente Bolívar– vuelven las viejas prácticas con nuevos ropajes.
Estimados compañeros, hermanas y hermanos:
José Martí tenía apenas 24 años cuando escribió en un solo párrafo una lección de historia que todos deberíamos conocer. Decía Martí: “Pizarro conquistó al Perú cuando Atahualpa guerreaba a Huáscar; Cortés venció a Cuauhtémoc porque
Xicoténcatl lo ayudó en la empresa; entró Alvarado en Guatemala porque los quichés rodeaban a los zutujiles. Puesto que la desunión fue nuestra muerte, ¿qué vulgar entendimiento, ni corazón mezquino, ha menester que se le diga que de la unión depende nuestra vida?”
Compañeros:
Antes de iniciar los intercambios, deseo agradecer en nombre de nuestro Gobierno y de todo el pueblo de Cuba, la posición de los países del alba-tcp durante el debate y aprobación de la resolución para poner fin al bloqueo de Estados Unidos contra Cuba, en la pasada sesión de la Asamblea General de las Naciones Unidas.
Rindo homenaje a la coherencia, al valor y la dignidad asumidas por nuestras hermanas naciones caribeñas, que se rehúsan a ser sometidas a presiones que rechazamos con toda energía.
Del mismo modo, reitero nuestra oposición a la insistencia de incluirlos entre los países de renta media, a las injustas medidas en su contra por considerarlos jurisdicciones no cooperativas, y apoyamos su justa demanda de recibir compensaciones por los daños ocasionados por la esclavitud.
En nombre de nuestra Revolución y de nuestro pueblo, quisiera compartir con ustedes el profundo legado del más martiano de los cubanos. Fidel nos enseñó que “no tienen porvenir nuestros pueblos sin la unidad, sin la integración”.
Bolívar y Martí, Fidel y Chávez nos legaron enseñanzas invaluables, entre ellas la lealtad a los principios. Sus lecciones nos muestran el rumbo a seguir en esta hora decisiva de la Patria Grande, que nos reclama unidos para seguir forjando juntos nuestra segunda y definitiva independencia.
Creo muy oportuno, para esta etapa de lucha y resistencia, recordar lo que el líder de la Revolución Cubana, Fidel Castro, dijo en Cartagena de Indias en octubre de 1995, y cito: “No somos simples espectadores. Este mundo es también nuestro mundo. Nadie puede sustituir nuestra acción unida, nadie tomará la palabra por nosotros. Solo nosotros, y solo unidos, podemos rechazar el injusto orden político y económico mundial que se pretende imponer a nuestros pueblos”.
Defendamos entonces las nobles ideas que compartimos con toda energía en el alba-tcp.
Muchas gracias