Cambio di regime degli USA in Venezuela: le prove

Tony Cartalucci, LDR,  http://aurorasito.altervista.org

La nazione latinoamericana del Venezuela affronta la pericolosa destabilizzazione con Stati Uniti e alleati avendo riconosciuto il personaggio dell’opposizione Juan Guaido come “presidente” e dichiarando che il vero presidente venezuelano, Nicolas Maduro, non è riconosciuto. In risposta, il Presidente Maduro chiese al personale diplomatico degli Stati Uniti di lasciare il Paese. Proteste e contro-proteste scendevano in piazza quando entrambe le parti tentavano di prendere l’iniziativa psicologica e politica.

Perché il Venezuela? 
Secondo il segretario di Stato nordamericano Mike Pompeo, l’impeto per l’improvviso interesse di Washington per il Venezuela è la sofferenza del suo popolo. Reuters nell’articolo intitolato “Pompeo chiede a Maduro di dimettersi, esortando il sostegno dei militari “, affermava: “In una dichiarazione, Pompeo ha detto che Washington sosterrà il capo dell’opposizione Juan Guaido mentre istituisce un governo di transizione e prepara il Paese alle elezioni. “Il popolo venezuelano ha sofferto abbastanza a lungo sotto la disastrosa dittatura di Nicolas Maduro”, aveva detto Pompeo. “Chiediamo a Maduro di farsi da parte in favore di un capo legittimo che rifletta la volontà del popolo venezuelano”.” In realtà, la motivazione di Washington è il fatto che, secondo l’Organizzazione dei Paesi esportatori del petrolio (OPEC) , il Venezuela ha le più grandi riserve petrolifere comprovate sulla Terra, più dell’Arabia Saudita e rappresenta circa un quarto di tutta la produzione OPEC. Gli Stati Uniti non hanno bisogno di questo petrolio per l’energia, ma per mantenere l’ordine internazionale unipolare guidato dagli Stati Uniti, controllando o paralizzando nazioni con grandi quantità di idrocarburi s’impedisce l’emergere del mondo multipolare in via di sviluppo guidato dal riemergere della potenza globale Russia e dalla nuova potenza globale emergente Cina. Un Venezuela governato da un ordine politico stabile in grado di produrre ricchezza dalle enormi riserve di petrolio, e dedito a un’alternativa multipolare all’attuale ordine internazionale di Washington, è intollerabile per Wall Street e Washington e spiega la grande quantità di tempo, energia, denaro e risorse che gli Stati Uniti investono nel destabilizzare e rovesciare il primo Presidente Hugo Chavez. con un tentativo di colpo di Stato nel 2002, ed ora il Presidente Maduro.

L’interferenza degli USA in Venezuela 
Persino i media occidentali ammettevano che gli Stati Uniti da tempo s’intromettono negli affari interni del Venezuela finanziandone l’opposizione. L’Independent in un articolo intitolato “Il leader militare del Venezuela dichiara fedeltà a Maduro e avverte gli Stati Uniti di non intervenire , ammetteva: “Gli Stati Uniti hanno una lunga storia d’interferenze nei governi eletti democraticamente in America Latina e in Venezuela ha cercato di indebolire i governi eletti sia di Maduro che di Chavez. Parte dello sforzo era distribuire fondi ai gruppi di opposizione attraverso organizzazioni come il National Endowment for Democracy, mentre altra sotto forma di semplice propaganda. Mark Weisbrot, condirettore del Centro per la ricerca economica e politica di Washington, affermava che negli ultimi 20 anni la politica statunitense ha cercato il cambio di governo a Caracas. Il riconoscimento da Trump di Guaido era lo sforzo più ovvio per minare il governo”.
La pagina web del National Endowment for Democracy (NED) ammette di interferire in modo esteso in ogni aspetto immaginabile degli affari politici interni del Venezuela con fondi diretti a:
Costruire la capacità strategica per gli attori democratici locali
Comunicazioni strategiche coesive
Difendere le vittime sui diritti umani
Sviluppo di strumenti per una comunicazione agile
Responsabilizzare i cittadini attraverso il dialogo politico locale e nazionale
Facilitare il soccorso umanitario
Formulare un pacchetto completo di riforma della politica pubblica
Promuovere la pianificazione dello scenario e l’analisi strategica
Promuovere le piccole imprese in difesa della democrazia e dei mercati liberi
Migliorare la governance democratica in Venezuela
Migliorare la governance democratica locale
Insediare la leadership e partecipazione socio-politica
Monitoraggio delle condizioni dei diritti umani
Monitoraggio della situazione dei diritti umani
Promuovere l’accesso alla giustizia e ai servizi pubblici
Promuovere assegni e saldi
Promozione del giornalismo dei cittadini
Promuovere la partecipazione dei cittadini e la libertà di espressione
Promuovere la governance democratica
Promuovere i valori democratici
Promuovere il dialogo e la riconciliazione
Promuovere la libertà di associazione
Promuovere la libertà di espressione e l’accesso alle informazioni
Promuovere i diritti umani
Promuovere il giornalismo indipendente
Promozione dell’impegno e del sostegno politici
Promuovere lo stato di diritto
È chiaro che gli Stati Uniti finanziano praticamente ogni aspetto delle operazioni di opposizione, media e affari legali, dall’indottrinamento e pianificazione politica, a interferenze nell’economia e leva dei “diritti umani” per proteggere gli agitatori finanziati dagli Stati Uniti da qualsiasi tentativo di arrestarli. A un certo punto, durante gli sforzi di cambio del regime degli Stati Uniti, Sumate, finanziato dal NED, organizzò persino un referendum di richiamo contro il Presidente Chavez, che vinse. Il Washington Post in un articolo del 2006 intitolato “Il governo Chavez sonda il finanziamento degli Stati Uniti ” ammetteva: “Sumate ha organizzato un referendum di ritiro nel 2004 che Chavez vinse ed è anche un rumoroso critico del governo e del sistema elettorale”.
L’articolo ammetteva anche che: “L’USAID che ha assunto la società del Maryland Development Alternatives Inc. per amministrare le sovvenzioni rifiutava di identificare i destinatari venezuelani, dicendo che potrebbero essere intimiditi o perseguiti”. Mentre la natura dell’intervento esteso del governo USA in Venezuela rimane intenzionalmente segreta, le ammissioni sulle attività di Sumate illustrano come anche interi referendum siano organizzati attraverso l’uso di denaro USA e guidati da direttive statunitensi. NED ed altre organizzazioni che operano in parallelo, incluse la società del criminale George Soros Open Society, cercano di sovrascrivere interamente istituzioni, governance e leggi venezuelane, sostituendole con un regime cliente e un’amministrazione obbediente sponsorizzati dagli Stati Uniti. Il sostegno degli Stati Uniti non si limita agli ampi sforzi per accrescere l’opposizione, ma anche a sforzi specifici per aiutare i capi dell’opposizione.
Un documento del dipartimento di Stato USA del 2004 trapelato, intitolato “Status di Capriles e caso Sumate”, chiariva che i finanziamenti del NED erano ancora in corso e che il dipartimento di Stato degli Stati Uniti era tenuto a fornirli a Sumate con facciate finanziati dal NED, processati per evidente tradimento. Inoltre illustrava il sostegno del dipartimento di Stato degli Stati Uniti al capo dell’opposizione Henrique Capriles Radonski. Capriles. insieme a Leopoldo Lopez, era il mentore dell’attuale capo dell’opposizione Juan Guaido, cui ora viene apertamente offerto un aiuto da 20 milioni di dollari dal dipartimento di Stato nordamericano.

Gli sforzi degli Stati Uniti per paralizzare l’economia venezuelana
Reuters in un articolo intitolato “Pompeo esorta il blocco regionale a sostenere Guaido”, affermava: “[Pompeo] ha promesso 20 milioni di dollari di aiuti umanitari per il Venezuela, dove il collasso economico, l’iperinflazione e la carenza di cibo e medicinali hanno scatenato un esodo di milioni di persone”. La natura paradossale di tale presunto aiuto è che gli Stati Uniti hanno deliberatamente causato tali crollo economico, iperinflazione e carenza di cibo e medicinali, in primo luogo per indebolire e destabilizzare il primo governo del Presidente Chavez e ora quello di Maduro. Il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti puntava a sanzioni specificamente (https://www.treasury.gov/resource-center/sanctions/Programs/Documents/13808.pdf) a banca centrale venezuelana e Petroleos de Venezuela, SA (PdVSA), compagnia petrolifera e del gas di proprietà statale del Venezuela, per limitarne i finanziamenti e bloccare i trasferimenti. mentre Stati Uniti e alleati nell’OPEC agivano in concerto per abbassare i prezzi del petrolio globale, non solo per paralizzare l’economia petrolifera del Venezuela, ma anche quella di altri avversari degli statunitensi, tra cui Iran e Russia. Mentre i media occidentali dichiarano ripetutamente che le sanzioni statunitensi erano riservate solo ai funzionari venezuelani, il Washington Post ammetteva nell’articolo intitolato ” Il petrolio del Venezuela dà a Maduro poca leva contro gli Stati Uniti”, che:
“Il 75% delle esportazioni di petrolio che generano contanti arrivano qui”, aveva detto Scott Modell, amministratore delegato di Rapidan Energy e ex-agente della CIA in America Latina, anche se il Venezuela esporta considerevoli quantità di greggio verso i principali alleati diplomatici come Russia e Cina, quasi tutti i profitti sono utilizzati per i debiti preesistenti. “Non ottengono denaro da questo, e sono alla disperata ricerca di denaro”, aveva detto Modell. L’articolo dichiarava anche: “La proprietà di Citgo fu a lungo fonte di tensione tra Stati Uniti e Venezuela. Nell’agosto 2017, l’amministrazione Trump firmava un ordine esecutivo che bloccava il rimpatrio dei dividendi, e le sanzioni ai funzionari venezuelani ponevano Citgo in una posizione sempre più tesa. Poco meno della metà delle azioni della PDVSA nella società fu utilizzata come garanzia per un prestito di 1,5 miliardi di dollari che il governo venezuelano prese dal gigante energetico russo Rosneft nel 2016. I creditori stranieri suggerirono che potrebbero cercare di acquisire parti di Citgo per pagare i debiti. Modell aveva detto che negli Stati Uniti c’è il dibattito se il governo degli Stati Uniti possa comprare la società. Alcuni si sono opposero, sostenendo che Citgo dovrebbe essere una risorsa disponibile a un Venezuela post-Maduro che potrebbe contribuire alla “ripresa petroeconomica” del Paese in difficoltà”. È chiaro che furono compiuti sforzi significativi per paralizzare la capacità del Venezuela di trarre profitto dal suo petrolio anche, coi media statunitensi e chi intervistavano ammettere che gli Stati Uniti sono incerti su quanto lontano andare, rendendosi conto che una volta che le sanzioni dannose saranno tolte, rimarrà un’infrastruttura intatta che consentirà al Venezuela di “permettere” il recupero petroeconomico “del Paese in difficoltà”.
In altri casi di guerra economica, grandi somme di oro venezuelano venivano trattenute nel Regno Unito, che si rifiuta di restituirle al governo venezuelano, riferiva il Times. Gli sforzi in Venezuela, attraverso i gruppi di opposizione finanziati dagli Stati Uniti, si concentrano sull’idea di certi beni essenziali di cui si creano carenze artificiali mentre bande armate assoldate da benestanti e proprietari terrieri devastano gli agricoltori e le industrie sostenute dallo Stato per esasperare ulteriormente prezzi, offerta e domanda. Un articolo del Washington Post intitolato: “Il paradosso del Venezuela: la gente ha fame, ma gli agricoltori non possono dargli da mangiare”, si riferiva alle bande armate semplicemente come “criminali” ma collegamenti all’analisi del Venezuela che fornisce una versione più completa ma contraddittoria degli eventi. L’articolo sull’analisi del Venezuela, “Gli agricoltori venezuelani in terre contese dicono di non avere intenzione di andarsene”, descrive gli sforzi compiuti dagli agricoltori per utilizzare terreni bonificati dai proprietari ricchi per produrre beni agricoli, ma che venivano presi di mira da mercenari, attaccati e cacciati. In altri casi, ricchi oligarchi potevano ottenere concessioni dai tribunali per consolidare il controllo sui terreni agricoli usati per produrre cibo. Il governo venezuelano ha fatto sempre più ricorso a controlli sui prezzi e misure di emergenza per compensare la schiacciante guerra economica, ma con vari successi. La destabilizzazione economica è componente chiave negli sforzi di cambio di regime degli Stati Uniti, testimoniato in tutti gli scontri passati e attuali di Washington anche contro Iraq, Libia, Siria, Iran, Corea democratica e Russia su una serie di presunti crimini incentrati sui “diritti umani” e minacce fabbricate alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Al contrario, nazioni come Arabia Saudita, che anche l’ ex-segretaria di Stato nordamericana Hillary Clinton ammise “fornire sostegno finanziario e logistico clandestino a SIIL ealtri gruppi radicali sunniti nella regione”, e innegabilmente tra i peggiori nemici dei diritti umani sulla Terra, sfuggiva non solo alle sanzioni, ma anche alla più elementare condanna per le sue gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti. Tale netto contrasto aiuta a illustrare la vera natura, politicamente motivata, delle sanzioni statunitensi contro nazioni precise, ma con la sottile retina retorica applicata per avere sostegno pubblico. Laddove anche nazioni potenti come Russia e Cina devono lavorare per anni per creare alternative al dominio del dollaro USA sulla finanza globale, una nazione come il Venezuela già destabilizzata da decenni di caos fomentato dagli Stati Uniti soffre molto per le sanzioni e la guerra economica, ora accoppiate a un altro tentativo di colpo di Stato palesemente sostenuto dagli Stati Uniti.

Imperialismo, non “socialismo”
Il Venezuela si trova su un oceano di riserve petrolifere comprovate. Era apertamente previsto il cambio di regime degli Stati Uniti ed anni di prove documentate che dimostrano che l’attuale opposizione in corsa per il potere è finanziata da Washington per Washington, non per il Venezuela. Sanzioni e guerre economiche sono rivolte al Venezuela proprio come gli Stati Uniti fecero con numerose altre nazioni che rovesciarono, invasero e distrussero o che cercavano di rovesciare e distruggere. Non c’è alcun pezzo mancante al puzzle che faccia del Venezuela un’eccezione a ciò che è un altro caso da manuale di cambio di regime sostenuto dagli Stati Uniti. I tentativi di rivendicare la crisi del Venezuela precipitata dal “socialismo”, anche se si può ignorare la grande quantità di prove che dimostrano che la sovversione degli Stati Uniti lo, è invece, non dicono nulla. Anche la Cina è socialista, comunista, con un alto grado di pianificazione centrale e industria nazionalizzata. Possiede la più grande rete ferroviaria ad alta velocità sulla Terra, ha un programma spaziale con la possibilità di porre persone in orbita e la seconda economia più grande del mondo. Al contrario, gli Stati Uniti non hanno un solo miglio di ferrovia ad alta velocità, attualmente pagano la Federazione Russa per lanciare i loro astronauti in orbita, e hanno completamente sprecato il loro posto da prima economia globale aspirando al dominio globale irrealizzabile. C’è chiaramente altro che contribuisce a successo o fallimento di una nazione che non essere “socialista” o “capitalista”, qualunque cosa il termine significhi realmente. Per il Venezuela, i suoi fallimenti sono un risultato diretto e chiaro dell’imperialismo degli USA. E solo denunciando e condannando l’ingerenza degli Stati Uniti, le fortune del Venezuela possono mutare.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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