Chi è il responsabile del “ripristino della democrazia” in Venezuela?

Mision Verdad, – http://aurorasito.altervista.org

Elliott Abrams è stato nominato dalla Casa Bianca come inviato degli Stati Uniti per “ripristinare la democrazia” dal segretario di Stato Mike Pompeo, ex-capo della Central Intelligence Agency.

Nella presentazione di Abrahams, il segretario di Stato dichiarava che la Casa Bianca “pensa che tutti i Paesi dovrebbero prendere provvedimenti per ripristinare la democrazia in Venezuela, e non sostenere questa crudele dittatura che ha causato tanta devastazione al popolo venezuelano”. Ciò in riferimento all’intenzione di Pompeo di fare pressioni su Uruguay e Messico per riconoscere Juan Guaidó “presidente ad interim” della Repubblica Bolivariana. Secondo l’ex-capo della CIA, Abrahams “sarà veramente attivo nella nostra missione di aiutare il popolo venezuelano a ripristinare pienamente la democrazia e la prosperità del Paese”. A sua volta, Abrahams dichiarò: “Ho lasciato questo edificio 30 anni fa, fu l’ultima volta che ci lavorai, quindi è molto bello tornarci, questa crisi in Venezuela è profonda, difficile e pericolosa, ci lavoreremo su”.

Ma chi è Elliot Abrahams?

La carriera del nuovo “inviato speciale” è abbastanza dimostrativa, poiché si ebbe vari ruoli nell’amministrazione Reagan. Tra questi, sottosegretario di Stato per gli affari delle organizzazioni internazionali, sottosegretario di Stato per i diritti umani e gli affari umanitari e sottosegretario di Stato per gli affari inter-americani. Da tale posizione, Abrahams fece parte della cricca di funzionari, chiamato cartello della “Pax Americana” dall’accademico Andrew Bacevich, che dopo la sconfitta del Vietnam cercò di recuperare lo “spirito guerriero” negli Stati Uniti con esibizionismi nel “cortile”, l’America Latina, con un nuovo formato di interventi segreti e diretti negli anni ’80. Questo cartello era composto da John Bolton, attuale direttore del Consiglio di sicurezza nazionale, Oliver North, alto ufficiale responsabile dell’operazione Iran-Contras, Roger Noriega, ex direttore dell’Agenzia per lo sviluppo internazionale del dipartimento di Stato (USAID) e John Negroponte, a al tempo ambasciatore statunitense in Honduras, tra molti altri alti funzionari che definivano il formato interventista che tecnicamente aggirava le restrizioni imposte dal Congresso degli Stati Uniti, un prodotto della Sindrome del Vietnam, per avviare guerre dirette contro Paesi come il Nicaragua. In tale cricca, Abrahams fu un importante operatore dello scandalo Iran-Contra, rivelato da giornalisti Gary Weeb e Robert Parry, tra gli altri, dove la modalità di finanziamento della Contra nicaraguense avveniva tramite la vendita di armi all’Iran e delle droghe del cartello di Medellín nei bassifondi di Los Angeles. A causa di tale scandalo, Abrahams si dichiarò colpevole di aver nascosto informazioni all’indagine della Commissione Kerry del Congresso degli Stati Uniti. Infine, chi era a capo della CIA durante l’era Reagan, George Bush Sr., gli concesse l’amnistia quando assunse la presidenza degli Stati Uniti.

Conseguenze e obiettivi delle politiche supportate da Abrahams

Uno degli elementi centrali della strategia di tale cricca era sviluppare importanti operazioni di pubbliche relazioni per manipolare l’opinione pubblica nordamericana a favore del Contra nicaraguense, guerre sporche contro i guerriglieri in El Salvador e Guatemala e infine l’invasione di Panama per catturare il dittatore Manuel Noriega, ex-alleato di Washington. Un altro dei punti di tale strategia fu finanziamento e sostegno ai gruppi paramilitari e di sterminio nei Paesi d’intervento, principalmente Guatemala, El Salvador e Nicaragua, per svolgere segretamente i compiti che in precedenza compivano le forze armate regolari del Pentagono. Ciò spiega importanti massacri di indigeni, politici dell’opposizione e abitanti delle aree controllate dai guerriglieri salvadoregni e guatemaltechi. Si stima che le conseguenze solo nelle guerre in El Salvador e Guatemala siano oltre 300mila morti. Un esempio dimostrativo del comportamento, supportato da tale cricca integrata da Abrahams, è il massacro di El Mozote, dove membri dell’esercito salvadoregno entrarono nella città situata nello stato di Morazán, e ne uccisero la maggior parte degli abitanti, con una Campagna speciale contro donne e bambini per terrorizzare il resto dei villaggi nell’area controllata dal Fronte di Liberazione Nazionale di Farabundo Marti (FMLN), negli anni ’80. Fu anche membro dell’Influente Consiglio per le Relazioni Estere, fondato da David Rockefeller, supportando le guerre in Iraq e Afghanistan come consigliere per la sicurezza nazionale dell’amministrazione Bush Jr., insieme al cast di John Bolton, John Negroponte e Roger Noriega, tra gli altri.

Oggi di nuovo nella Casa Bianca, è più che evidente che intendono recuperare lo “spirito belluino” negli Stati Uniti con una “azione muscolare” nel loro cortile, l’America Latina. Tale calcolo, tuttavia, differisce notevolmente dal contesto geopolitico degli anni ’80, quando gli Stati Uniti stavano vincendo la guerra fredda contro l’Unione Sovietica; dato che oggi Cina e Russia sono in ascesa nel mondo, mentre Washington è in declino dall’egemonia globale.

Forse l’affermazione che definisce la cricca cui appartiene ad Abrahams proviene da un alto funzionario dell’amministrazione Bush Jr., consultato dal giornalista Ron Suskind, in cui affermò nel 2004: “Ora siamo un impero, e quando agiamo creiamo la nostra realtà, e mentre studiano quella realtà, giudiziosamente, come sicuramente faranno, agiremo di nuovo, creando altre nuove realtà, che potrete anche studiare, ed è così che le cose verranno risolte, e tu, tutti voi, rimarrete con solo quello che facciamo”-

Secondo Greg Grandin, professore di storia all’Università di New York e autore di Empire’s Workshop: Latin America, the United States, and the Rise of the New, queste “creazioni della realtà” vengono solitamente vissute in America Latina prima di essere utilizzate in altri scenari del conflitto globale. In tal senso, da qualche tempo evidente e grossolano come in Venezuela, gli Stati Uniti testano un nuovo formato interventista, con cui si intende decidere il “modello venezuelano”.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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