Il programma di “guerra economica” al Venezuela

Ben Norton, Gray Zone,  http://aurorasito.altervista.org

Un documento governativo interno rivela tattiche di “guerra economica” e “armi finanziarie” che gli Stati Uniti usano contro il Venezuela in nome del “rafforzamento del capitalismo”. Il Venezuela ha sofferto la crisi economica negli ultimi anni, e mentre il governo degli Stati Uniti e i media corporativi accusano di ciò il partito socialista al governo, i documenti del governo statunitense riconoscono che Washington ha usato ciò che chiaramente descrive come “armi finanziarie” per condurre “la guerra economica” alla nazione sudamericana ricca di petrolio.

La tacita ammissione conferma ciò che il governo di Caracas afferma da anni: gli Stati Uniti conducono la guerra economica al Venezuela, il Paese con le maggiori riserve petrolifere del mondo. Le sanzioni paralizzanti imposte dall’amministrazione Trump hanno dissanguato il Venezuela per miliardi di dollari . Il primo relatore delle Nazioni Unite a visitare la nazione in due decenni, l’esperto legale Alfred de Zayas, dichiarava all’Independent che le devastanti sanzioni internazionali sul Venezuela sono illegali e potrebbero essere potenzialmente un crimine contro l’umanità. Il professor Steve Ellner, uno dei principali studiosi della politica venezuelana che ha vissuto e insegnato nel Paese per decenni, spiegava in un’intervista a Moderate Rebels che le sanzioni hanno economicamente isolato Caracas: “Il timore di ritorsioni dall’amministrazione Trump fa pressione sulla comunità economica mondiale per licenziare l’economia venezuelana. Ciò equivale praticamente a un blocco del Venezuela “. All’inizio del 2019, l’amministrazione Trump affomdò il coltello. Il 23 gennaio, il governo degli Stati Uniti avviava il colpo di Stato in Venezuela riconoscendo il capo dell’opposizione di destra non eletto Juan Guaidó a presunto “presidente ad interim”. Guaidó, sconosciuto a uno sconcertato 81 percento ei venezuelani secondo un sondaggio di gennaio, cercava di usurpare il legittimo governo del Presidente Nicolás Maduro, rieletto nelle presidenziali del 2018 volontariamente boicottata dall’opposizione sostenuta dagli Stati Uniti. Tale tentativo di colpo di Stato è il culmine della campagna di destabilizzazione degli Stati Uniti durata due decenni volta a distruggere la Rivoluzione Bolivariana del Venezuela. Caracas descrive da tempo tale campagna come guerra economica. E i documenti interni del governo degli Stati Uniti dimostrano che è esattamente così.

Le “armi finanziarie” e “guerra economica” degli Stati Uniti

 

Con colpo di Stato in Venezuela, WikiLeaks pubblicava un estratto da ciò che descrive come “Manuale del colpo di stato degli Stati Uniti“, l’opuscolo dell’Army Special Operations Forces Unconventional Warfare. WikiLeaks attirava l’attenzione su una parte della pubblicazione intitolata “Strumento finanziario della potenza nazionale degli Stati Uniti e guerra non convenzionale”. Tale sezione delinea come il governo USA, nelle proprie parole, usa “armi finanziarie” per condurre “guerre economiche” contro governi stranieri che cercano di perseguire una via indipendente. Nel manuale di guerra anticonvenzionale, delle forze speciali dell’esercito (ARSOF) è scritto che gli USA “possono usare il potere finanziario come arma in tempi di conflitto fino alla guerra generale su vasta scala”, e notava che “la manipolazione della forza finanziaria degli Stati Uniti” può sfruttare politiche e cooperazione dei governi statali”, vale a dire costringere quei governi a rispettare la politica degli Stati Uniti. Le istituzioni che aiutano il governo degli Stati Uniti a raggiungere tale obiettivo, continuano le ARSOF, sono Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale (FMI) e Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Esempi di “armi finanziarie” comprendono “manipolazione statale dei tassi di interesse e dazi” e pressioni sulle istituzioni finanziarie per limitare “prestiti, sovvenzioni o altre forme di assistenza finanziaria a Stati stranieri e attori non statali”, dichiaravano lr ARSOF. “L’Office of Foreign Assets Control (OFAC) ha una lunga storia di conduzione di guerre economiche per qualsiasi campagna dell’ARSOF”, concludeva il manuale. L’Ufficio per il Controllo dei Beni Esteri del dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti controlla le sanzioni contro Paesi come il Venezuela. E il 28 gennaio, il giorno in cui WikiLeaks twittava questo estratto, l’OFAC sanciva la compagnia petrolifera statale del Venezuela, Petroleos de Venezuela, SA (PDVSA).

Colpire la compagnia petrolifera statale venezuelana PDVSA

 

L’obiettivo di tali ultime sanzioni statunitensi è chiaro: Steve Mnuchin, segretario del Tesoro di Trump ed ex-responsabile dell’informazione di Goldman Sachs, indicava che Juan Guaidó, golpista venezuelano appoggiato dagli Stati Uniti, utilizzerà PDVSA ed attività petrolifere del Venezuela negli Stati Uniti per finanziare il suo illegale governo parallelo. L’OFAC, che secondo l’ARSOF “ha una lunga storia di conduzione di guerre economiche”, faceva notare che mentre sanzionava PDVSA che questa compagnia petrolifera statale è “fonte primaria del reddito e della valuta estera del Venezuela”. Come riferiva The Grayzone, Guaidó aveva immediatamente preso di mira PDVSA poche ore dopo essersi dichiarato “presidente ad interim” (con la benedizione dell’amministrazione Trump). Guaidó e l’opposizione di destra sostenuta dagli Stati Uniti sperano di ristrutturare la PDVSA e di privatizzarla, riscrivendo le leggi del Venezuela sugli idrocarburi e distribuendo contratti per consentire alle multinazionali di accedere alle più grandi riserve di petrolio del pianeta. E Guaidó cerca assistenza finanziaria dal FMI, che ARSOF identifica come alleato degli Stati Uniti nella strategia per la guerra economica. Il manuale Unconventional Warfare dell’ARSOF chiarisce che queste politiche non sono solo una campagna di pressione pacifica; fanno parte di una strategia esplicita di “guerra non convenzionale” contro il Venezuela. Queste parole, direttamente dal governo degli Stati Uniti, confermano che sanzioni ed altre politiche economiche punitive non sono semplice preludio alla guerra; sono una forma di guerra. Gli Stati Uniti non “penano” a una guerra al Venezuela; la superpotenza già conduce la guerra, da anni, in questa nazione indipendente sudamericana.

Sanzioni statunitensi “paragonabili agli assedi medievali delle città”

 

Questo è esattamente ciò che aveva detto l’ex-relatore delle Nazioni Unite Alfred de Zayas, sia in un’intervista con The Independent che in un rapporto sul Venezuela che presentò al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, che Stati Uniti ed alleati come Unione europea e Canada, conducono la “guerra economica” al Venezuela. De Zayas, un esperto legale che insegna diritto internazionale alla Scuola di Diplomazia di Ginevra, aveva scritto: “Le sanzioni economiche e i blocchi moderni sono paragonabili agli assedi medievali delle città”, aggiungendo: “Le sanzioni del ventunesimo secolo cercano di piegare non solo una città, ma Paesi sovrani”. Il primo relatore delle Nazioni Unite a riferire dal Venezuela in 21 anni, de Zayas, dichiarava a The Independent: “Quando vengo e dico che l’emigrazione è in parte attribuibile alla guerra economica contro il Venezuela ed è parzialmente attribuibile alle sanzioni, alla gente non piace sentirlo. Vogliono solo la semplice narrativa che il socialismo ha fallito e ha fallito il popolo venezuelano”. E gli Stati Uniti non sono i soli nell’aggressione. Allo stesso modo, la Bank of England si rifiutava di lasciare che il governo sovrano del Venezuela ritirasse le riserve in oro da 1,2 miliardi di sterline. Invece, il ministro degli esteri del Regno Unito cerca di darli al golpista nominato da Trump, Juan Guaidó.

Veri obiettivi di politica estera USA

 

Il manuale Unconventional Warfare dell’ARSOF fornisce ulteriori informazioni su ciò che realmente motiva gli Stati Uniti a condurre una guerra economica in Venezuela e altrove. Il documento delinea uno degli obiettivi chiave della politica estera degli Stati Uniti: “Promuovendo il libero scambio, non gravati da dazi, interdizioni e altre barriere economiche, e promuovendo il capitalismo per favorire la crescita economica, migliorare le condizioni di vita e promuovere la vendita e la mobilità dei prodotti statunitensi ai consumatori internazionali”. Il consulente della sicurezza nazionale ultra-militarista del presidente Trump, John Bolton, faceva eco a queste priorità in un’intervista a Fox Business. “Ora conversiamo con le principali compagnie nordamericane… Penso che otterremmo lo stesso risultato finale qui”, dichiarava Bolton. “Farà una grande differenza per gli Stati Uniti, economicamente, se potessimo investirvi le compagnie petrolifere statunitensi nell’usare le capacità petrolifere del Venezuela”.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

 

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