Cuba non l’avranno mai

Andrés Gómez www.cubadebate.cu

Miami – Fidel già lo disse in modo simile al titolo di questo articolo. Nel suo Manifesto al Popolo di Cuba, del 17 giugno 2007, rivolgendosi al secondo Presidente Bush ed ai suoi piani guerrafondai ed interventisti, di quel tempo, riguardo a Cuba, Fidel concluse quel documento con la affermazione: “Le assicuro che non avrete mai Cuba”. Alcune righe prima scrisse: “Presto si compirà un anno da quando mi ammalai, e mi trovavo tra la vita e la morte, espressi nel Proclama del 31 luglio 2006:”Non ho il minimo dubbio che il nostro popolo e la nostra Rivoluzione lotteranno sino all’ultima goccia di sangue.”

Dodici anni dopo un nuovo governo a Washington riprende le sempre presenti ansie di dominazione imperiale e aggredisce con tutto il suo potere contro i processi rivoluzionari in Venezuela e Cuba.

Per quanto riguarda Cuba, molteplici sono le minacciose dichiarazioni dei principali attori controrivoluzionari negli USA in combutta sotto il coordinamento del perverso John Bolton, che nacque per fare il male, ed ora occupa il principale posto di Consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente Trump.

Bolton ed i suoi soci resuscitano quando molti di noi pensiamo che fossero cadaveri politici. Ci siamo sbagliati, solo stavano in sospeso … come i vampiri. Pochi pensarono che gli USA sarebbero ritornati, come lo fa attualmente, ad una politica estera interventista e guerrafondaia, totalmente irresponsabile; screditata e sconfitta da fatti storici.

Per resuscitare avevano bisogno dell’inimmaginabile: la caotica e riprovevole presidenza di Donald Trump. Ed eccoli con il presidente USA, come terroristi assetati di più sangue.

Nel frattempo a Cuba, il popolo ed i suoi dirigenti hanno fatto una nuova Costituzione, che andrà a Referendum per essere approvata dal popolo entro tre settimane, il 24 febbraio, nel 124esimo anniversario dell’inizio dell’ultima delle nostre guerre per l’indipendenza dalla Spagna e nell’anno del 150esimo anniversario della proclamazione della prima delle nostre Costituzioni, quella che a Guáimaro, nell’aprile del 1869, stabilì la Repubblica di Cuba.

Repubblica che sia i governi USA e dei suoi alleati, interni ed esterni, hanno tentato, inutilmente, di distruggere da più di 60 anni. Inoltre per quanto danno e sacrificio abbiano causato, al nostro popolo, le sue politiche terroriste e genocide durante tutti questi anni.

Ora cercano di sovvertire -costantemente nelle reti sociali con le loro ​​spudorate menzogne e attraverso insopportabili campagne mediatiche- usando i milioni di dollari che il governo USA concede loro, il processo di Referendum costituzionale, che ci garantirà una nuova Costituzione, che riforma le strutture politiche, economiche, sociali e culturali della Repubblica cubana.

La Repubblica del presente e del futuro, quella che ci garantisce stabilità; un migliore ordine politico, economico e sociale. Più democratici, per il godimento di una società più solidale, più equa, più degna e più umanistica. Perché le cubane/i, abbiamo appreso ad essere persone migliori ed a far meglio il nostro lavoro come cittadini in questi sessant’anni del processo rivoluzionario; e ciò che è stato appreso è plasmato in questa nuova Costituzione.

Proprio per questo i nemici del popolo cubano vogliono sovvertire il processo del Referendum costituzionale.

Vorrebbero sovvertirlo se così non fosse?

Sono terrorizzati dai risultati delle circa 133000 riunioni in cui sono stati discussi, da quasi 9 milioni di cubani/e, per tre mesi il progetto di Costituzione. In cui ci sono stati più di un milione 700 mila interventi e più di 783mila proposte. 760 modifiche sono state apportate al progetto originale. Quelli che furono analizzati, spiegati e approvati nelle sessioni dell’Assemblea Nazionale convocate a tale scopo e trasmesse in diretta nella sua interezza dalla televisione nazionale.

Processo partecipativo e democratico senza pari. È così come furono o sono approvate le costituzioni politiche negli USA, in Colombia, in Brasile, Argentina, Cile, Perù, Paraguay, Spagna, Inghilterra, Francia, Estonia, Polonia o Germania, per nominare alcuni di quei governi che sempre osano darci lezioni su democrazia e diritti?

A Cuba vivono poco più di 11 milioni di cubani/e. Circa 8 milioni di quei cittadini/e hanno il diritto di voto. Per votare, devono avere compiuti 16 anni.

Come riportato dalla Commissione Elettorale Nazionale, saranno abilitati 25348 collegi elettorali (1051 all’estero), in 12635 circoscrizioni, di questi 122 all’estero. Saranno abilitati 195 collegi elettorali speciali situati in luoghi ad alta concentrazione di persone. Anche nelle zone della capitale colpite dal passaggio del recente devastante tornado si garantiranno le condizioni affinché i residenti di queste zone possano esercitare il loro diritto al voto.

Se l’elettore non si trovasse nella sua località il giorno del Referendum, sia per questioni di lavoro, malattia o altre cause giustificate, lo si autorizza a votare in un altro collegio.

Quei cittadini cubani che, per motivi personali, sono all’estero ma hanno riacquisito o hanno mantenuto il loro status di residenti permanenti nel paese, potranno esercitare il loro diritto di voto se si trovassero nel territorio nazionale. Coloro che hanno riacquistato, di recente, il loro status di residenti permanenti nel paese, si richiede che ciò si sia verificato due anni prima del giorno del referendum.

Nei 122 collegi elettorali all’estero voteranno specialmente i diplomatici cubani, tutti i collaboratori cubani all’estero, gli studenti borsisti cubani in quei paesi e i cittadini cubani compiendo missione ufficiale.

Chi non potrà votare a Cuba? Quel cittadino cubano che è stato dichiarato giudizialmente come incapace mentale; coloro che sono sanzionati con la privazione della libertà o altre sanzioni sussidiarie; e coloro che hanno limitato i loro diritti politici.

A Cuba più di 200mila Pionieri -studenti tra il primo ed il nono grado- sorvegliano le urne nei seggi elettorali. Non lo fa né la polizia né le Forze Armate.

Inoltre, altre 225mila persone assisteranno ai seggi elettorali.

Cosa vi pare? Che successo. Che soddisfazione. Che orgoglio.

Ripeto, se non fosse così, tratterebbero i suoi nemici di sovvertire questo vitale processo elettorale?

Voglio finire questo articolo citando gli ultimi tre paragrafi di un incisivo e rinfrescante articolo del narratore cubano, Juan Miguel Cruz Suarez, “Se io non fossi cubano”

“Se io non fossi cubano potrei alzarmi presto e non bere caffè, parlerei sempre basso, non farei scherzi nei luoghi più insospettati, non intavolerei conversazioni improvvisate con qualsiasi sconosciuto alla fermata del bus, non chiederei sale ai vicini, non donerei sangue volontariamente, saprei un pò meno la solidarietà, non andrei gratuitamente agli ospedali, non avrei figli protetti da vaccinazioni gratuite, non presterei alcuna attenzione alla Vergine della Carità, ai francobolli di San Lazaro od alle offerte lasciate nei tronchi delle ceibe.

Se non fossi cubano, ignorerei la fortuna di fare una Costituzione ed avere il diritto di votare per essa; e soprattutto, che un popolo buono può più che un tornado distruttore.

Se io non fossi cubano, non avrei mai imparato che si può vivere con meno, ma con più orgoglio; che ti possono bloccare qualsiasi cosa meno il sorriso e la voglia di vivere senza tener prezzo.”


A Cuba no la tendrán jamás

Por: Andrés Gómez

Miami – Ya Fidel lo dijo de una manera similar al título de este trabajo. En su Manifiesto al Pueblo de Cuba el 17 de junio de 2007, dirigiéndose al segundo presidente Bush y a sus planes guerreristas e intervencionistas de aquel entonces con respecto a Cuba, finalizó Fidel aquel documento con la aseveración: “Le aseguro que no tendrán jamás a Cuba”. Unas líneas antes escribió: “Pronto se cumplirá un año desde que enfermé, y cuando estaba entre la vida y la muerte, expresé en la Proclama del 31 de julio del 2006: “No albergo la menor duda que nuestro pueblo y nuestra Revolución lucharán hasta la última gota de sangre.”

Doce años después un nuevo gobierno en Washington retoma las siempre presentes ansias de dominio imperial y arremete con todo su poderío contra los procesos revolucionarios en Venezuela y Cuba.

En cuanto a Cuba múltiples son las amenazantes declaraciones de los principales actores contrarrevolucionarios en Estados Unidos confabulados bajo la coordinación del perverso de John Bolton, quien nació para hacer el mal, y ahora ocupa el principal puesto de Asesor de Seguridad Nacional del presidente Trump.

Bolton y sus socios resucitan cuando muchos pensamos que eran cadáveres políticos. Nos equivocamos, sólo estaban en suspenso… como los vampiros. Pocos pensaron que Estados Unidos regresaría, como lo hace actualmente, a una política exterior intervencionista y guerrista completamente irresponsable; desacreditada y derrotada por hechos históricos.

Para resucitar necesitaron lo inimaginable: la caótica y reprensible presidencia de Donald Trump. Y ahí están junto al presidente de Estados Unidos, como terroristas sedientos de más sangre.

Mientras tanto en Cuba, el pueblo y sus dirigentes han estado haciendo una nueva Constitución, que irá a Referendo para ser aprobada por el pueblo dentro de tres semanas, el 24 de Febrero, en el 124 Aniversario del comienzo de la última de nuestras guerras por la independencia de España, y en el año del 150 Aniversario de la proclamación de la primera de nuestras Constituciones, la que en Guáimaro en abril de 1869 estableció la República de Cuba.

República que tanto los gobiernos de Estados Unidos y sus aliados internos como externos han estado tratando inútilmente de destruir hace más de 60 años. Aunque cuánto daño y sacrificios le han causado a nuestro pueblo sus políticas terroristas y genocidas durante todos estos años.

Ahora tratan de subvertir –constantemente en las redes sociales con sus desvergonzadas mentiras y a través de insufribles campañas mediáticas–, utilizando los millones de dólares que les otorga el gobierno estadounidense, el proceso del Referendo constitucional, el que nos garantizará una nueva Constitución, la cual reforma las estructuras políticas, económicas, sociales y culturales de la República cubana.

La República del presente y del futuro, la que nos garantiza estabilidad; un mejor orden político, económico y social. Más democráticos, para el disfrute de una sociedad más solidaria, más equitativa, más digna y más humanista. Porque las cubanas y los cubanos, hemos aprendido a ser mejores personas y hacer mejor nuestra labor como ciudadanos en estos sesenta años de proceso revolucionario; y lo aprendido está plasmado en esta nueva Constitución.

Precisamente por eso los enemigos del pueblo cubano quieren subvertir el proceso del Referendo constitucional.

¿Quisieran subvertirlo si así no fuera?

Le tienen terror a los resultados de las 133 mil y pico reuniones en la que se discutió por casi 9 millones de cubanos y cubanas, por tres meses el proyecto de Constitución. En las que hubo más de un millón 700 mil intervenciones y más de 783 mil propuestas al mismo. 760 cambios fueron hechos al proyecto original. Los que fueron analizados, explicados y aprobados en las sesiones de la Asamblea Nacional convocadas con ese propósito, y trasmitido en directo en toda su extensión por televisión nacional.

Proceso participativo y democrático sin par. ¿Es así como fueron o son aprobadas las constituciones políticas en Estados Unidos, en Colombia, en Brasil, Argentina, Chile, Perú, Paraguay, España, Inglaterra, Francia, Estonia, Polonia, o Alemania, para nombrar algunos de esos gobiernos que siempre osan darnos lecciones sobre democracia y derechos?

En Cuba viven un poco más de 11 millones de cubanos y cubanas. Unos 8 millones de esos ciudadanos y ciudadanas tienen el derecho al voto. Para votar tienen que tener cumplidos 16 años de edad.

Según ha informado la Comisión Electoral Nacional, estarán habilitados 25,348 colegios electorales (1,051 en el extranjero), en 12,635 circunscripciones, de estas 122 en el exterior. Se habilitarán 195 colegios electorales especiales ubicados en lugares de alta concentración de personas. Inclusive, en las zonas de la capital afectadas por el paso del reciente arrasador tornado se garantizarán las condiciones para que los residentes de dichas zonas puedan ejercer su derecho al voto.

Si el elector no se encontrara en su localidad el día del Referendo, ya sea por cuestiones de trabajo, enfermedad u otras causas justificadas, se le autoriza a votar en otro colegio.

Aquellos ciudadanos cubanos que por razones personales se encuentren en el extranjero pero han readquirido o han mantenido su condición de residentes permanentes en el país, podrán ejercer su derecho al voto si estuvieran en el territorio nacional. Aquellos que han readquirido recientemente su condición de residentes permanentes en el país, se requiere que esta haya ocurrido dos años anteriores al día del Referendo.

En los 122 colegios electorales en el extranjero votarán específicamente los diplomáticos cubanos, todos los colaboradores cubanos en el exterior, los becarios cubanos en esos países y los ciudadanos cubanos cumpliendo misiones oficiales.

¿Quiénes no podrán votar en Cuba? Aquel ciudadano cubano que ha sido declarado judicialmente como incapacitado metal; los que estén sancionados a privación de libertad u otra sanción subsidiaria; y aquellos que tienen limitados sus derechos políticos.

En Cuba más de 200 mil Pioneros -estudiantes entre el Primer y el Noveno grados- cuidan las urnas en los colegios electorales. No lo hace ni la Policía ni las Fuerzas Armadas.

Además otras 225 mil personas asistirán en las mesas electorales.

¿Qué les parece? Que logro. Que satisfacción. Que orgullo.

Repito, ¿si no fuera así tratarían sus enemigos de subvertir este vital proceso electoral?

Quiero finalizar este trabajo citando los últimos tres párrafos de un incisivo y refrescante artículo del narrador cubano, Juan Miguel Cruz Suárez, “Si yo no fuera cubano”:

Si yo no fuera cubano podría levantarme temprano y no tomar café, hablaría siempre bajito, no haría bromas en los lugares más insospechados, no entablaría conversaciones improvisadas con cualquier desconocido en la parada de la guagua, no les pediría sal a los vecinos, no donaría sangre de forma voluntaria, sabría un poco menos de solidaridad, no me iría de gratis a los hospitales, no tendría hijos protegidos por vacunas gratuitas, no les prestaría atención a la Virgen de la Caridad, a las estampìllas de San Lázaro o las ofrendas dejadas en los troncos de las ceibas.

Si yo no fuera cubano ignoraría la dicha de hacer una Constitución y tener el derecho a votar por ella; y sobre todo, que un pueblo bueno puede más que un destructor tornado.

Si yo no fuera cubano nunca habría aprendido que se puede vivir con menos, pero con más orgullo; que te pueden bloquear cualquier cosa menos la sonrisa y las ganas de vivir sin tener precio.”

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