Discorso di Miguel M. Díaz-Canel Bermúdez

Discorso pronunciato da Miguel M. Díaz-Canel Bermúdez, Presidente deiConsigli di Stato e dei Ministri nella chiusura del Congresso Internazionale Pedagogia 2019, nel Palazzo delle Convenzioni,  venerdì 8 febbraio del 2019, “Anno 61º della Rivoluzione”.

Io credo che La Colmenita ci ha emozionato tutti, ha emozionato la Sosita, tutti ci siamo commossi ed è bello che gli educatori non perdano questa capacità di commuoversi, perchè quando noi ci emozioniamo siamo capaci d’emozionare anche i nostri educandi.

Cari educatori, rappresentanti delle organizzazioni internazionali;

Ministri partecipanti all’evento Pedagoga 2019;

Colleghi di tutto il mondo:

Prima di tutto i nostri complimenti ai migliori maestri investigatori
della nostra Patria.

Quando mi hanno invitato a chiudere, mi sono chiesto cosa dirvi,  come onorare l’opera dei fondatori di questo Incontro, uno degli eventi di educatori tra i più ampli, i più diversi e i più partecipati del mondo.

Come riprendere, dove oggi è maggiore la mancanza, il dialogo che hanno sostenuto i partecipanti a Pedagogia per tanti anni, con il nostro Comandante in Capo, Fidel Castro Ruz, educatore di masse, e con il compagno  José Ramón Fernández, educatore di educatori.

Ma mi è bastato stare due volte con voi in questi giorni per sentire la loro presenza, non solo perchè vengono nominati e si citano le loro parole, ma perchè nel programma e in quello che ho potuto conoscere nei differenti simposi, seminari e riunioni, resta viva e attuante la grande motivazione: l’unità degli educatori.

Già non solo latinoamericani o ispanoamericani. Educatori, parola tanto bella che tanto significa.

Un ripasso rapido nella storia di questi eventi ci ricroda che quando cominciarono spiccava, al disopra di altre, la decisione di unirsi per un mondo migliore, idea che ha prevalso nel tempo.

Allora si combatteva contro i criminale debito estero che asfissiava i nostri popoli, tagliando i fondi di bilancio per l’educazione nella maggioranza delle nazioni sorelle del continente. E gli educatori della regione venivano in massa non solo a raccogliere esperienze ma a portarci e condividere solidarietà, che è l’espressione più bella e utile dell’unità.

È molto difficile dimenticare la partecipazione di quella volta e di quelle successive che sono diventate avvenimenti straordinari per la capitale, per le sue scuole, che i delegati vistavano, e per tutta Cuba, un paese che non può essere ignorato quando si parla d’educazione, di alfabetizzazione, di perfezionamento docente, di cooperazione solidale, di conquiste e pratiche condivise.

Con l’esperienza d 15 incontri precedenti, ora voi siete nella messa a fuoco dell’Agenda Universale per l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite che si orienta per “Garantire un’educazione inclusiva ed equa, di qualità, e a promuovere opportunità d’apprendimento permanente per tutti”.

Io direi che qui ci sono le condizioni migliori per interpretare, dividere e rendere praticabile questo ideale.

I 60 anni di storia della Rivoluzione cubana accreditano questa verità quasi come un assioma matematico.

Il primo passo è stato l’alfabetizzazione e solo due anni dopo il trionfo rivoluzionario  Cuba si dichiarò Territorio Libero dall’Analfabetismo.

Poi sono venute le battaglie per il sesto grado e per il nono, che hanno stimolato le iscrizioni di operai e contadini per terminare il livello medio superiore tra i lavoratori.

Oggi mostriamo una del medie più alte di laureati universitari – il  21% della popolazione del paese – nell’America Latina, nei Caraibi e in gran parte del mondo.

Questa forza ci ha porato a fomentare e ad estendere la nostra cooperazione con tutto il Terzo Mondo, a creare programmi d’alfabetizzazione nella nostra lingua e in lingue originarie.

E, logicamente, doveva nascere e crescere un evento come questo capace di mostrare e condividere le migliori esperienze – rispetto alla diversità e all’identità di ogni nazione – che tra gli educatori cubani ha generato uno straordinario movimento dalle scuole, fomentando la creatività, l’innovazione, la sperimentazione, l’investigazione e lo scambio tra loro e con i loro colleghi nel mondo.

Com’ è stato detto più di una volta, Pedagogia è l’evento scientifico più importante del magistero cubano. Ed è anche una fonte inesauribile di solidarietà tra i nostri popoli, con espressioni d’alto impegno politico e sociale in ogni momento storico concreto. Li ci sono le dichiarazioni finali che danno fede a quel che dico.

Al momento della scomparsa fisica di Fidel, un giovane cantautore cubano, Raúl Torres, ha creato una canzone che è come un inno per i cubani.

Anche se il titolo è “Cavalcando con Fidel”, molti la chiamano “I grati”, perchè il poeta definisce così coloro che non abbiamo smesso di pensarlo e difendere le due idee.

Tra i grati di tutte le professioni ci sono gli educatori cubani.

Loro , voi , come Fidel, sapete che ci resta molto da realizzare e non sarà mai sufficiente quello che facciamo per la diffusione della conoscenza che l’umanità ha accumulato per secoli. Una vita non basta per apprendere tutto. E nemmeno per insegnare tutto.

I merito è nella lotta per avanzare sempre di più senza farsi fermare dagli ostacoli.  Come un riferimento si può citare il caso di Pedagogia.

Nemmeno negli anni più duri della crisi economica degli anni ’90 sono stati interrotti questi incontri per l’unità degli educatori.

Pedagogia è la voce dei grati nell’Educazione, di coloro che lavorano per un maggiore accesso alla conoscenza, coscienti  di quello che ci manca, ma coscienti anche di quello che dobbiamo difendere, salvare e perfezionare.

Cuba negli ultimi mesi si è trasformata in una gigantesca Assemblea Costituente portando a dibattito popolare prima che a Referendum la nostra nuova Costituzione per la quale voteremo in massa Sì il prossimo 24 febbraio, senza dubbio alcuno.

Maestri e alunni di tutti i livelli sono segmenti della popolazione che con la maggiore profondità e con entusiasmo hanno discusso cambi e formule nuove per la nostra  Carta Magna.

Credo che questo a che vedere con il fatto che nonostante il criminale blocco che si rinforza, nonostante i limiti finanziari che ci colpiscono e ritardano il compimento di molti dei nostri sogni, lo Stato cubano ha ratificato ancora una volta la sua responsabilità con il carattere assolutamente gratuito dell’educazione dal prescolare alla conclusione dell’università e a post laurea di studi.E di più, con la garanzia di scuole e impiego totale per i maestri a qualsiasi livello.  Questa è una cosa che sorprende e  che ogni visitatore ammira.

Ed è semplicemente un diritto, con quello della salute, al quale la Rivoluzione dedica le sue più alte voci nel bilancio,  perchè si tratta di diritti umani universali e fondamentali per il nostro ideale martiano di conquistare tutta l’ingiustizia.

Senza nessun tipo di sciovinismo mi spiace dire che se Cuba da molto tempo garantisce questa educazione inclusiva ed equa, di qualità, e promuove opportunità d’apprendimento per tutti, questa è sempre un’aspirazione, disgraziatamente, per molti paesi.

E la nuova Costituzione rinforza tutti questi concetti, va all’avanguardia delle tendenze più progressiste del mondo e aspira anche di più soprattutto nella qualità e mentre è più educato e meglio informato, un popolo non solo è più libero, come affermava Martí, ma esige anche di più.

L’educazione e la cultura hanno la facoltà d’estendere gli orizzonti della conoscenza infinitamente e il desiderio di saper crescere alla pari della conscienza.

Nei prossimi mesi s’inaugureranno nuove scuole speciali per bambini con handicaps fisico motori, per idea del nostro primo segretario del PCC , il Generale d’Esercito  Raúl Castro Ruz, fortemente impressionato da una sua recente visita in una scuola emblematica dell’educazione  cubana.

“Solidarietà con Panamá”, inaugurata da Fidel 30 anni fa, con tutte le facilità e  servizi a portata dei bambini con serie invalidità fisico – motorie che, senza dubbio, possono raggiungere un’impressionante sviluppo di abilità e conoscenze grazie all’Educazione Speciale, avrà presto la compagnia di istituzioni simili rinforzate con specialità come Educazione del Lavoro, Artistica e Scientifica.

Siamo impegnati anche nel recupero delle scuole danneggiate da devastatore tornado che ha colpito cinque municipi della capitale nella data della nascita di Martì. E ci siamo proposti che si ricostruiscano più belle e con maggiori prestazioni per la formazione dei loro alunni.

Inoltre si deve riconoscere, stimolare e appoggiare nel recupero più di 300 maestri di queste zone che sono stati danneggiati in alcun grado, ma non hanno abbandonato le loro responsabilità docenti .

Lo straordinario spirito solidale del nostro popolo, gli stessi valori che l’educazione cubana forma con tutte le imperfezioni che riconosciamo e critichiamo,  hanno permesso che si rompano record nei tempi di recupero dei servizi di base.

Credo che dobbiamo molto all’enfasi che la nostra educazione pone nella storia e nei suoi più prestigiosi protagonisti.

Siamo in una anno di commemorazione patria per il 150 anni dall’inizio delle Guerre d’Indipendenza e per i 60 del trionfo della Rivoluzione, nel 1959.

I nostri giovani sanno, anche se non lo hanno vissuto, che Cuba ha sofferto per i 60 anni la dipendenza  e la soggezione degli Stati Uniti e che la Rivoluzione nello stesso periodo di 60 anni ha cancellato le sequele di una disuguaglianza profonda, del razzismo, l’educazione d’elite e l’esclusione, ma la scuola ha il dovere di mantenere questa coscienza in ogni generazione che si forma nelle nostre aule.
Difendiamo ed esaltiamo la memoria storica, la cultura, l’identità come scudo della sovranità, “Per far sì che i nostri figli non medichino in ginocchio la patria che i genitori ci hanno  conquistato in piedi”, come diceva Rubén Martínez Villena, giovane poeta e rivoluzionario cubano degli anni trenta.

Le attuali tecnologie ci hanno imposto nuovi codici di comunicazione e abbiamo scommesso sula conoscenza e il lavoro sano, critico e creativo.

Fidel è stato il primo a valutare il valore di Internet per democratizzare realmente la comunicazione. Lui diceva che sembrava creato per i rivoluzionari, per la capacità di diffondere messaggi a un costo insignificante e con portata infinita.

Ma ci ha anche avvisato dei rischi di sommarci negli oceani dell’informazione della Rete delle Reti senza conoscimenti e la coscienza critica necessari per poterlo  usare senza essere usati.

I più grandi e gravi problemi del mondo attuale s’incontrano in questa immensa rete che è vincolata sottilmente o apertamente ed è necessario affrontare questi scenari con conoscenze sufficienti per non essere soggetti al servizio dei peggiori interessi o soggetti acritici di un ambiente che compromette anche la sopravvivenza della specie.

Un’altra volta la scuola.  Senza di lei lo strumento più meraviglioso dell’ intelligenza umana potrebbe essere solo un giocattolo inutile o uno specchio per compiacere la vanità. Con lei, con gli strumenti che ci apporta e la conoscenza critica che ci forma, un mondo migliore sarebbe possibile in meno tempo.

Nella sua conferenza inaugurale, la ministro Ena Elsa Velázquez  ha parlato dei quattro pilasti su cui si sostiene la gestione del Governo.

Fondamentali sono  il vincolo con il popolo e l’attenzione ai suoi problemi e alle sue domande, appellando la partecipazione di tutti e la ricerca di un’alternativa per le soluzioni  in un permanente esercizio di comunicazione.

Per far sì che sia effettiva questa gestione è obbligatorio entrare a fondo nella conoscenza dell’uso delle nuove  tecnologie e stiamo  scommettendo su questo con gli apporti e i talenti delle nostre scuole tecniche e delle nostre università.

Nello stesso tempo difendiamo un’educazione che informa gli studenti sulle complessità politiche del mondo contemporaneo,  le cause e le origini dei conflitti, la vocazione d’ingerenza schiavizzante degli imperi e il diritto dei popoli di difendere la loro dignità e sovranità, così come la valutazione dell’integrazione tra nazioni di simile composizione, sviluppo e interesse come destino imprescindibile per la sopravvivenza.

Questa conoscenza è quella che ci fa disprezzare le guerre, difendere le cause giuste, praticare la solidarietà con chi soffre  resistere e vincere tutte le forme di castigo che pretendono d’imporci per tentare di percorrere il nostro cammino.

Con questa convinzione consideriamo ogni scenario valido per esigere il rispetto del Diritto Internazionale, la non ingerenza e il non intervento in Venezuela,  la fine del blocco e delle minacce a Cuba e alle nazioni sorelle,  Venezuela e Nicaragua.

In un testo  che ogni educatore delle nostre terre dovrebbe conoscere

—“Maestros ambulantes”—, José Martí disse “ Gli uomini necessitano che  si suscitino la compassione nel loro petto, le lacrime nei loro occhi,  si faccia il bene supremo di sentirsi generosi:che per il meraviglioso compenso della natura quello che si da cresce e chi si ripiega in sè e vive di piccoli piaceri,  teme condividerli con altri e pensa solo da avaro a beneficare i suoi appetiti, diviene un uomo in solitudine, che porta nel petto tutto il bianco dell’inverno e giunge ad essere dentro e sembrare fuori (un) insetto.

“(…) gli uomini crescono e crescono fisicamente, in maniera visibile quando apprendono qualcosa, quando giungono a possedere qualcosa e quando hanno fatto qualche bene”.

“Solo gli sciocchi parlano di sfortuna o gli egoisti.  La felicità esiste sulla terra, la si conquista con l’esercizio prudente della ragione della conoscenza dell’armonia dell’universo e la pratica costante della generosità (…)”.

Lo scrisse nel maggio del 1884 ma son parole che hanno il valore dell’eternità come quasi tutto quello che conosciamo di Martí.

Compagne e compagni :

Mi permetto d’avvicinarmi a voi per ringraziare per la vostra presenza i vostri apporti all’educazione cubana, latinoamericana e universale.

Per esprimere la nostra permanente disposizione alla cooperazione e allo scambio di esperienze e saperi. Per confermare che in Pedagogia e come nella Rivoluzione cubana non ci sono rotture e c’è continuità.  (Applausi).

Continuiamo a scommettere su un mondo migliore e crediamo che la base di questo desiderio sia l’educazione.
Molte grazie per renderlo possibile ogni giorno.

Ci vedremo nel prossimo evento di Pedagogia!


Discurso pronunciado por Miguel M. Díaz-Canel Bermúdez, Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros, en la clausura del Congreso Internacional Pedagogía 2019, en el Palacio de Convenciones, el 8 de febrero de 2019, “Año 61 de la Revolución”.

Yo creo que La Colmenita nos ha emocionado a todos, emocionó a Sosita, todos estamos emocionados, y es bueno que los educadores no perdamos esa capacidad de emocionarnos, porque cuando nosotros nos emocionamos somos capaces de emocionar a nuestros educandos (Aplausos).

Queridos educadores, representantes de organizaciones internacionales;
Ministras y ministros participantes en el evento Pedagogía 2019;
Colegas de todo el mundo (Aplausos y exclamaciones de: “¡Gracias!”):

Ante todo, nuestras felicitaciones a los mejores maestros investigadores de nuestra Patria (Aplausos).

Cuando me invitaron a clausurar, me preguntaba qué decirles, cómo honrar la obra de los fundadores de este Encuentro, uno de los eventos de educadores más amplios, diversos y concurridos del mundo.

Cómo retomar justamente, donde hoy más falta nos hace, el diálogo que durante tantos años sostuvieron los asistentes a Pedagogía con nuestro Comandante en Jefe Fidel Castro Ruz, educador de masas, y con el compañero José Ramón Fernández, educador de educadores (Aplausos).

Pero me ha bastado estar dos veces entre ustedes en estos días para sentir la presencia de ellos. No solo porque los mencionen o citen sus palabras, sino porque en el programa y en lo que he podido conocer de los diferentes simposios, talleres y reuniones permanece viva y actuante la gran motivación: la unidad de los educadores. Ya no solo los latinoamericanos o iberoamericanos. Educadores, palabra tan bella, que significa tanto.

Un repaso rápido por la historia de estos eventos nos recuerda que cuando comenzaron primó, por encima de otras, la decisión de unirse por un mundo mejor, idea que ha prevalecido a lo largo del tiempo. Entonces batallaban contra la criminal deuda externa que asfixiaba a nuestros pueblos recortando los presupuestos educativos en la mayoría de las naciones hermanas del continente. Y los educadores de la región venían masivamente, no solo a recoger experiencias, también a traernos y a compartir solidaridad, que es la expresión más hermosa y útil de la unidad.

Es muy difícil olvidar la masividad de la primera vez y de las posteriores, que se convirtieron en acontecimientos extraordinarios para la capital, para sus escuelas que visitaban los delegados y para toda Cuba, un país que no puede ser ignorado cuando se habla de educación, de alfabetización, de perfeccionamiento docente, de cooperación solidaria, de avances y prácticas compartidas.

Con el acumulado de los 15 encuentros anteriores, ahora ustedes se han enfocado en la agenda universal hacia el Objetivo de Desarrollo Sostenible de las Naciones Unidas, que se orienta a “Garantizar una educación inclusiva y equitativa de calidad y promover oportunidades de aprendizaje permanente para todos”.

Yo diría que aquí están dadas las mejores condiciones para interpretar, desmenuzar y hacer practicable ese ideal.

Los 60 años de historia de la Revolución Cubana acreditan esa verdad casi como un axioma matemático. El primer paso fue la Alfabetización. Apenas dos años después del triunfo revolucionario, Cuba se declaró Territorio Libre de Analfabetismo.

Vendrían luego la batalla por el sexto grado y por el noveno, que impulsaron las matrículas en las facultades obrero campesinas para terminar el nivel medio superior entre los trabajadores.

Hoy contamos con uno de los más altos promedios de graduados universitarios —el 21% de la población total del país— de América Latina y el Caribe y de gran parte del mundo.

Esa fortaleza nos llevó a fomentar y a extender nuestra cooperación con todo el Tercer Mundo, a crear programas de alfabetización en nuestro idioma y en lenguas originarias.

Y, lógicamente, tenía que nacer y crecer un evento como este, capaz de mostrar y compartir las mejores experiencias —con respeto a la diversidad y a la identidad de cada nación— que entre los educadores cubanos ha generado un extraordinario movimiento desde las escuelas, fomentando la creatividad, la innovación, la experimentación, la investigación y el intercambio entre ellos y con sus colegas en el mundo.

Como se ha dicho más de una vez, Pedagogía es el evento científico más importante del magisterio cubano.Y es también una fuente inagotable de solidaridad entre nuestros pueblos, con expresiones de alto compromiso político y social en cada momento histórico concreto. Ahí están las declaraciones finales de cada edición para dar fe de lo que digo.

Al momento de la partida física de Fidel, un joven cantautor cubano, Raúl Torres, creó una canción que es como un himno para los cubanos. Aunque su título es Cabalgando con Fidel, muchos la llaman “Los agradecidos”, porque así define el poeta a quienes no hemos dejado de pensarlo y defender sus ideas.

Entre los agradecidos de todas las profesiones, están los educadores cubanos (Aplausos). Ellos, ustedes, como Fidel, saben que nos queda mucho por alcanzar y que nunca será suficiente lo que hagamos por la difusión del conocimiento que la humanidad ha acumulado por siglos. Una vida no basta para aprenderlo todo. Tampoco para enseñarlo todo.

El mérito está en la lucha por avanzar siempre más, sin dejarse detener por los obstáculos. Como un referente puede citarse el caso de Pedagogía. Ni siquiera en los años más duros de la crisis económica de los años noventa, dejaron de realizarse estos encuentros por la unidad de los educadores.

Pedagogía es la voz de los agradecidos en la Educación, de los que trabajan por más y mejor acceso al conocimiento, conscientes de lo que nos falta, pero conscientes también de lo mucho que debemos defender, salvar y perfeccionar.

Cuba, en los últimos meses, se transformó en una gigantesca Asamblea Constituyente, al llevarse a debate popular, antes que a Referendo, nuestra nueva Constitución, por la que votaremos masivamente SÍ el próximo 24 de febrero, sin ninguna duda.

Maestros y alumnos de todos los niveles, están entre los segmentos de la población que con mayor profundidad y entusiasmo discutieron cambios y formulaciones novedosas para nuestra Carta Magna.

Creo que eso tiene que ver con que, pese al criminal bloqueo que se refuerza, pese a las limitaciones financieras que nos golpean y atrasan el cumplimiento de muchos de nuestros sueños, el Estado cubano ha ratificado, una vez más, su responsabilidad con el carácter absolutamente gratuito de la educación, desde preescolar hasta la conclusión del pregrado universitario. Y más aún: con la garantía de escuelas y empleo total para los maestros egresados de cualquier nivel. Eso es algo que sorprende y admira a muchos de nuestros visitantes. Y es sencillamente un derecho, junto al de la salud, al que la Revolución le consagra los mayores presupuestos, puesto que se trata de derechos humanos universales y fundamentales para nuestro ideal martiano de “conquistar toda la justicia” (Aplausos).

Sin ningún tipo de chovinismo, siento que Cuba hace mucho tiempo garantiza esa “educación inclusiva y equitativa de calidad y promueve oportunidades de aprendizaje permanente para todos”, algo que es todavía una aspiración, lamentablemente, para muchos países.

Y la nueva Constitución refuerza todos esos conceptos, va a la vanguardia de las tendencias más progresistas del mundo, y aspira a más, particularmente en la calidad, porque mientras más educado y mejor informado está un pueblo, no solo es más libre, como afirmaba Martí, sino que exige más.

La educación y la cultura tienen la facultad de extender los horizontes del conocimiento infinitamente. El deseo de saber crece a medida que crece el conocimiento.

En los próximos meses deben inaugurarse dos nuevas escuelas especiales para niños con discapacidades físico-motoras, por idea de nuestro Primer Secretario del Partido, el General de Ejército Raúl Castro Ruz, fuertemente impresionado tras su reciente visita a una escuela emblemática de la educación cubana
“Solidaridad con Panamá”, inaugurada por Fidel hace 30 años, con todas las facilidades y servicios al alcance de niños con serias discapacidades físico-motoras que, sin embargo, llegan a alcanzar un impresionante desarrollo de habilidades y conocimientos, gracias a la Educación Especial, tendrá muy pronto la compañía de instituciones similares fortalecidas en especialidades como la Educación Laboral, Artística y Científica.

Estamos empeñados también en la recuperación de las escuelas afectadas por el devastador tornado que afectó a cinco municipios de La Habana en vísperas del natalicio de Martí. Y nos hemos propuesto que se levanten más hermosas y con mayores prestaciones para la formación de sus alumnos (Aplausos).

A la vez, se debe reconocer, estimular y apoyar en la recuperación a los más de 300 maestros de esas zonas que fueron afectados en algún grado y no abandonaron sus responsabilidades docentes (Aplausos).

El extraordinario espíritu solidario de nuestro pueblo, los propios valores que forma la educación cubana, con todas sus imperfecciones, que reconocemos y nos criticamos constantemente, han permitido que se rompan récords en los tiempos de recuperación de los servicios básicos.

Creo que debemos mucho al énfasis que nuestra educación pone en la historia y en sus más prestigiosos protagonistas. Estamos en una jornada de conmemoraciones patrias por los 150 años del inicio de las guerras por la independencia y por los 60 del triunfo revolucionario de 1959.

Nuestros jóvenes saben, aunque no lo hayan vivido, que Cuba sufrió por 60 años la dependencia y sujeción neocolonial de los Estados Unidos. La Revolución en ese mismo lapso, 60 años, ha borrado sus secuelas de desigualdad profunda, racismo, educación elitista y exclusión. Pero la escuela tiene el deber de mantener esa conciencia en cada generación que se forma en nuestras aulas.

Defendemos y exaltamos la memoria histórica, la cultura y la identidad como escudo de la soberanía, “para que nuestros hijos no mendiguen de hinojos, la patria que los padres nos ganaron de pie”, como decía Rubén Martínez Villena, joven, poeta y revolucionario cubano de los años treinta.

Las actuales tecnologías nos han impuesto nuevos códigos de comunicación y hemos apostado a su conocimiento y empleo sano, crítico y creativo.

Fidel fue el primero en percatarse del valor que tendría Internet para democratizar realmente la comunicación. Él decía que parecía creada para los revolucionarios, por la capacidad de difundir mensajes a un costo insignificante y con alcance infinito.

Pero también nos alertó sobre los riesgos de sumirnos en los océanos de la información de la Red de Redes sin los conocimientos y la conciencia crítica necesarios para poder usarla sin ser usados.

Los más grandes y graves problemas del mundo actual se dirimen en esa inmensa red que nos enlaza sutil o abiertamente y es preciso enfrentar tales escenarios con conocimiento suficiente para no ser objetos al servicio de los peores intereses o sujetos acríticos de un entorno que compromete hasta la supervivencia de la especie.

Otra vez la escuela. Sin ella, el más maravilloso instrumento de la inteligencia humana podría ser solo un juguete inútil o un espejo para complacer la vanidad. Con ella, con el instrumental que nos aporta y la conciencia crítica que nos forma, un mundo mejor sería posible en menos tiempo.

En su conferencia inaugural, la ministra Ena Elsa Velázquez les hablaba de cuatro pilares en los que se sostiene la gestión del Gobierno. Lo fundamental es la conexión con el pueblo y la atención a sus problemas y demandas, apelando a la participación de todos y a la búsqueda de más de una alternativa para las soluciones, en permanente ejercicio de comunicación.

Para que sea efectiva esa gestión, es preciso emplearse a fondo en el conocimiento, en el uso de las nuevas tecnologías, y estamos apostando a ello con el talento y los aportes de nuestras escuelas técnicas y nuestras universidades. Pero, al mismo tiempo, defendemos una educación que informe a los estudiantes sobre las complejidades políticas del mundo contemporáneo, de las causas y los orígenes de los conflictos, de la vocación injerencista y avasalladora de los imperios y del derecho de los pueblos a defender su dignidad y soberanía, así como a valorar la integración entre naciones de similar composición, desarrollo e intereses como destino imprescindible para la sobrevivencia.

Ese conocimiento es el que nos hace despreciar las guerras, defender las causas justas, practicar la solidaridad con los que sufren, resistir y vencer todas las formas de castigo que pretenden imponernos por intentar hacer nuestro propio camino.

Bajo esa convicción, consideramos cada escenario valioso para exigir respeto al Derecho Internacional, no injerencia ni intervención en Venezuela (Aplausos), fin del bloqueo y de las amenazas a Cuba y a las naciones hermanas como Venezuela y Nicaragua (Aplausos).

En un texto que todo educador de nuestras tierras debería conocer —“Maestros ambulantes”—, José Martí dijo: “Los hombres necesitan quien les mueva a menudo la compasión en el pecho, y las lágrimas en los ojos, y les haga el supremo bien de sentirse generosos: que por maravillosa compensación de la naturaleza aquel que se da, crece; y el que se repliega en sí, y vive de pequeños goces, y teme partirlos con los demás, y sólo piensa avariciosamente en beneficiar sus apetitos, se va trocando de hombre en soledad, y lleva en el pecho todas las canas del invierno, y llega a ser por dentro, y a parecer por fuera, —[un] insecto.”

“(…) Los hombres crecen, crecen físicamente, de una manera visible crecen, cuando aprenden algo, cuando entran a poseer algo, y cuando han hecho algún bien.

“Sólo los necios hablan de desdichas, o los egoístas. La felicidad existe sobre la tierra; y se la conquista con el ejercicio prudente de la razón, el conocimiento de la armonía del universo, y la práctica constante de la generosidad (…)”.

Lo escribió en mayo de 1884, pero son palabras que tienen el valor de la eternidad, como casi todo lo que conocemos de Martí.

Compañeras y compañeros:

Me permito acercarlos a ellas para agradecer la presencia de ustedes aquí, sus aportes a la educación cubana, latinoamericana y universal. Para expresarles nuestra permanente disposición a la cooperación y el intercambio de experiencias y saberes. Para confirmarles que en Pedagogía, como en la Revolución Cubana, no hay ruptura, hay continuidad (Aplausos).

Seguimos apostando a un mundo mejor posible y creemos que la base de ese anhelo es la educación.

Muchas gracias por hacerla posible cada día.

¡Nos vemos en el próximo evento de Pedagogía!

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