Il Brasile non ha alcuna possibilità contro il Venezuela

Paul Antonopoulos, FRN – http://aurorasito.altervista.org

Tra il 10 e il 15 febbraio, il Venezuela svolgeva le esercitazioni militari più grandi e importanti della sua storia, dimostrando reattività contro possibili invasori. Le Esercitazioni Civili-Militari “Bicentenario di Angostura 2019” venivano ufficialmente descritti come una dimostrazione di forza e messaggio alle ostilità estera contro il governo di Nicolás Maduro.

Tuttavia, alcuni analisti sottolineano che la manovra aveva anche scopo interno aumentando il sostegno popolare e tra i generali corteggiati, secondo i rapporti.

“Dal punto di vista estero, è un segno che il Paese ha deterrenza, che la guerra sarebbe molto costosa e che il Paese gode di importanti alleati internazionali, in particolare Russia e Cina”, spiegava Diego Pautasso, professore di Relazioni Internazionali del Collegio Militare di Porto Alegre.

Pautasso aggiungeva anche che c’è interesse a dimostrare pubblicamente il sostegno militare al governo venezuelano per rafforzare il sostegno popolare. “In secondo luogo, dimostrare che le forze armate continuano a sostenere il governo Maduro e allo stesso tempo rafforzare il sentimento patriottico della popolazione di fronte a questa situazione da guerra ibrida a cui il Paese è sottoposto, basata su embarghi, sanzioni, riconoscimento di paralleli governi, ecc.”

L’inizio delle esercitazioni militari si svolse presso il Forte di Guaicaipuro, a Charallave, nella regione centrale del Paese. Nicolás Maduro vi fece un discorso enfatico sotto l’aura del discorso storico di Simón Bolivar durante il Congresso di Angostura che 200 anni fa aprì la strada all’indipendenza del Venezuela e di altri paesi della regione.

“Qui ci sono le forze armate ed un popolo a difendere l’onore, la dignità e il decoro di un Paese che ha lotta per il suo futuro da più di 200 anni”, aveva detto Maduro, “i soldati di Bolivar faranno pagare cara l’impero degli Stati Uniti qualsiasi audacia toccando il sacro suolo della Patria venezuelana”.

Diego Pautasso sottolinea che il sostegno di militari ed istituzioni è fondamentale per il mantenimento di un governo. “Se non avremo il sostegno delle Forze Armate, del Potere Legislativo, sarà difficile per il governo perseverarsi a lungo”, dice.

Il popolo venezuelano è l’elemento chiave’ nel mantenimento di Chavismo. Il ricercatore sottolinea che nel caso del Venezuela, il sostegno al Chavismo è popolare, e le esercitazioni come Angostura sono un modo per incoraggiare questo sostegno. Secondo lui, la connessione in Venezuela tra Forze armate, potere dello Stato, milizie bolivariane e popolo sono “elemento chiave nella persistenza del Chavismo al potere”.

Il Brasile deve preoccuparsi delle esercitazioni militari in Venezuela?

 

“Queste manovre hanno spirito deterrente e sono rivolte non solo agli Stati Uniti che diciamo sono il mentore della destabilizzazione nel Paese, ma anche i vicini, che a volte segnalano il sostegno all’agenda di Washington. Questa è una dimostrazione di forza anche nei loro confronti”, affermava il ricercatore di Relazioni Internazionali Diego Pautasso, secondo cui, nonostante il movimento di truppe in Venezuela, Paesi ostili come il Brasile non hanno dimostrato di voler avventurarsi in un’invasione militare. Tra le ragioni di questo atteggiamento c’è il riconoscimento delle difficoltà di tale misura considerando il carattere popolare del Chavismo. L’invasione di un Paese che ha sostegno popolare sarebbe “molto complicato”, secondo il professore del Collegio militare di Porto Alegre, che ritiene essere riconosciuto da qualsiasi “analista minimamente consequenziale”. Pautasso ricorda anche le difficoltà incontrate dall’esercito brasiliano durante il sostegno alla missione di pace ad Haiti e sottolinea che la situazione in Venezuela in caso di invasione sarebbe molto più complicata.

“Nell’operazione di pace brasiliana ad Haiti, Paese completamente destrutturato, e col sostegno delle Nazioni Unite ed accettato dal Paese, era già un compito difficile per pacificare certi quartieri, immaginiamo in un Paese con 30 milioni di abitanti, con colline e favelas dovunque e un solido sostegno in queste regioni periferiche”, spiegava. In queste condizioni, notava il professore, qualsiasi aggressione aprirebbe la porta alla catastrofe e l’inserimento della regione nelle tensioni geopolitiche globali.

“Quindi sarebbe uno scenario catastrofico, giusto? Non mi sembra una posizione coerente del Brasile interiorizzare soprattutto la rivalità degli Stati Uniti con Russia e Cina nella propria frontiera immediata”, continuava.

L’intelligence brasiliana riconosce il sostegno popolare a Maduro

 

“Il discorso è sempre l’assenza di legittimità nelle elezioni venezuelane, la censura… questa è la retorica che i media mainstream impiegano, a cui governo brasiliano e governo colombiano, allineati a Washington, si coordinarsi e convergono tramite tali narrative e prospettive.

“Ora, certamente, l’esercito e il governo brasiliani hanno l’intelligenza, dico l’intelligenza dei servizi d’informazione, per sapere che il governo venezuelano ha vinto più di due dozzine di elezioni, la maggior parte delle quali seguite da organizzazioni internazionali e che, quindi, il costo dell’intervento sarebbe gigantesco”, dice il ricercatore. Pautasso sospettava che le forze armate non sarebbero disposte a “sacrificarsi a favore di un’agenda principalmente esterna agli interessi brasiliani”. Ribadiva inoltre che il governo sa del sostegno popolare a Maduro e che la difficoltà generata da tale situazione non è d’interesse per il Brasile.

“Non solo riconosce il sostegno popolare, ma riconosce queste forme di organizzazione, i militari conoscono il sostegno estero al Venezuela, la deterrenza pubblica e militare del Paese e calcolano la quantità d’energia che dovrebbe essere spesa in un una guerra che comprometterebbe il bilancio e le forze del Brasile e che potrebbero far deragliare la marcia dell’attuale governo”, diceva. Il professore del Collegio militare di Porto Alegre concludeva che l’invasione statunitense subirebbe difficoltà nell’ottenere sostegno, dato che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump non ha un buon rapporto col Congresso nordamericano.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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