Cubainformacion: il Che…un terrorista x la polizia inglese


Il Che: un “terrorista” per la polizia inglese?

 

La cubana María Victoria e l’inglese Geoff Oliver sono proprietari del ristorante “El Cuba Libre”, a Manchester, aperto da 15 anni.

Bene. Lo scorso 22 dicembre hanno ricevuto la visita, prima di un ufficiale di polizia e poi di diversi ispettori. Gli è stato chiesto di rimuovere un’immagine di Che Guevara su una bandiera cubana, collocata in una delle finestre del locale.

Al non farlo -hanno avvertito gli agenti- potrebbero soffrire conseguenze legali, essere soggetti ad un’indagine e all’eventuale ritiro della loro licenza.

Hanno sostenuto una presunta denuncia che qualcuno ha fatto alla polizia, sostenendo che fosse l’immagine di un “terrorista”.

María e Geoff hanno rifiutato di rimuovere l’immagine, hanno denunciato i fatti e subito hanno ricevuto una pioggia di messaggi di appoggio. A febbraio, hanno anche organizzato, nel loro locale, una festa per pagare l’acquisto di strumenti musicali per un conservatorio dell’Avana.

Ora sperano che gli si permetta inviare questi fondi a Cuba. Ricordiamo che, in una precedente simile iniziativa, i fondi per l’acquisto di un pianoforte furono trattenuti da una banca britannica in applicazione delle sanzioni a Cuba del Dipartimento del Tesoro USA.

Tutto questo dimostra diverse cose: uno, che buona parte dell’emigrazione cubana porta nel cuore il Che e la Rivoluzione; due, che la banca internazionale applica il blocco yankee in modo ubbidiente ed implacabile; e tre, che i grandi media censurano o minimizzano storie che, come questa, offuscano l’immagine di marca delle “democrazie europee”.


El Che: ¿un `terrorista´ para la policía inglesa?

 

La cubana María Victoria y el inglés Geoff Oliver son propietarios del restaurante “El Cuba Libre”, de Manchester, que lleva abierto 15 años.

Pues bien. El pasado 22 de diciembre recibieron la visita, primero de un oficial de la policía y luego de varios inspectores. Les pidieron retirar una imagen del Che Guevara sobre una bandera cubana, colocada en una de las ventanas del local.

De no hacerlo –advirtieron los agentes- podrían sufrir consecuencias legales, ser sometidos a una investigación y a una posible retirada de su licencia.

Argumentaron una supuesta queja que alguien hizo a la policía, alegando que se trataba de la imagen de un “terrorista”.

María y Geoff se negaron a retirar la imagen, denunciaron los hechos y recibieron de inmediato una lluvia de mensajes de apoyo. En febrero, incluso, realizaron en su local una fiesta para costear la compra de instrumentos de música con destino a un conservatorio de La Habana.

Ahora esperan que se les permita enviar dichos fondos a Cuba. Recordemos que, en una iniciativa similar anterior, los fondos para la compra de un piano fueron retenidos por un banco británico en aplicación de las sanciones a Cuba del Departamento del Tesoro de EEUU.

Todo esto demuestra varias cosas: una, que buena parte de la emigración cubana lleva en el corazón al Che y a la Revolución; dos, que la banca internacional aplica el bloqueo yanki de manera obediente e implacable; y tres, que los grandes medios censuran o minimizan historias que, como esta, empañan la imagen de marca de las “democracias europeas”.

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