Cienfuegos risplende nel suo bicentenario

Ha due secoli la città ma non mostra rughe che appannano il suo volto.

Benedetta dal mare, erede di leggende aborigene, quella città che fu fondata nel 1819 con il nome di Fernandina de Jagua dal francese Don Luis Declouet, oggi è la Cienfuegos  cantata  da Benny Moré,  che fa innamorare tutti quelli che la visitano.


Perla del Sud cubano, si dice che fu la città più importante di quante si crearono nell’Isola nel XIX secolo, risaltando tra tutte per la sua modernità e il suo tracciato.

Precisamente queste qualità riconosciute come «primo ed eccezionale esempio d’insieme architettonico, rappresentativo delle nuove idee di modernità, igiene e ordine nella planimetria urbana sviluppata in America Latina nel  xix secolo», furono considerate il 15 luglio del 2007, quando le fu assegnata  la condizione di Patrimonio Culturale dell’Umanità al suo centro storico.

I documento di questo  riconoscimento risalta l’integrità e la conservazione dell’architettura delle sue «eleganti piazze e viali, le fila di facciate che si succedono  come in una scenografia, che ci parlano di questo organismo vivo che ha mantenuto sempre la sua centralità urbana come sigillo d’identità della prospera, colta e bella città di Cienfuegos».

Senza dubbio solo chi è stato lì  conosce la sua magia, che non proviene solamente dalla sobria bellezza dei suoi edifici.

Cienfuegos palpita nella sua storia, scritta da almeno 2000 membri della brigata di questa regione nell’Esercito Liberatore, in un glorioso 5 settembre del 1957 e in più di 60 anni di dedizione dei suoi abitanti.

E vive nell’orgoglio dei suoi abitanti, nell’auge industriale che la distingue, nella baia senza la quale la città non respira.

Ieri notte l’arte ha festeggiato il suo primo bicentenario e lo scenario non poteva essere altro che il mitico  Teatro Tomás Terry, un altro simbolo di Cienfuegos. La storia di questa città è stata visitata da musicisti e attori con la direzione di  José Oriol González.

E i 200 anni sono solo un pretesto, perché la città amata si canta e si onora tutti i giorni.

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