Da Milosevic a l’Avana (via Caracas)

Iroel Sanchez http://lapupilainsomne.wordpress.com

otpor-300x259La lettura di un cablo dell’agenzia EFE che allude al “patrocinio” del festival serbo Exit all’evento musicale Rotilla a Cuba, mi ha ricordato questo testo pubblicato lo scorso novembre ne La pupila insomne.

EFE, Rotilla y el “Exit Festival” 

A differenza dell’ amore, ci sono cose che non si distinguono a prima vista. Richiedere pensarci per un pò, finché non appare il pezzo mancante del puzzle e la verità appare luminosa davanti ai nostri occhi.

Il 6 novembre 2009 si verificarono cose strane a L’Avana. Un piccolo gruppo di persone tenne una “manifestazione per la non-violenza” attraverso uno dei principali viali della città. Una buona causa, senza dubbio, soprattutto in un paese che ha continuato a subire azioni violente, da più di cinquanta anni, anche di recente hanno avuto luogo diversi fatti che lo dimostrano, di cui abbiamo informato ne La pupila insomne. La cosa strana di quello che è successo, nel novembre 2009, era che non si alludeva a tale violenza o a qualsiasi altra. Ma non bisogna avere pregiudizi, perché non manifestare contro un’astrazione, in ultima analisi – secondo alcuni rapporti della stampa  – la piccola colonna transitò senza contrattempi per la centrale avenida 23.

yoaniliberateceneTuttavia, ancor prima che si concludesse quella giornata, cominciarono a circolare notizie inquietanti. Una persona che riceve grande attenzione da parte della stampa straniera accreditata a Cuba, denunciava a quei media che dirigendosi alla citata manifestazione di cui sopra era stata oggetto di  un “sequestro”, durante il quale le avevano inferto un “pestaggio”. Anche se non ha potuto mostrare alcuna prova delle sue affermazioni né ha sporto alcuna denuncia a tribunali o polizia, la notizia ha occupato le prime sui giornali e telegiornali di tutto il mondo.

Questi fatti e soprattutto la sua risonanza mediatica associata alla manifestazione per la “non-violenza” mi hanno fatto ricordare che nei momenti finali della Perestrojka, nell’ex URSS, avvenne un eltsinincidente il cui protagonista sarebbe diventato dopo presidente della Russia, Boris Yeltsin . Eltsin, una stella della stampa occidentale – grazie alle sue critiche del socialismo e del suo rifiuto della violenza durante il tentativo di colpo di stato del 1991 – apparve seminudo in una stazione di polizia, affermando che era stato sequestrato in una macchina, legato ad un sacco di patate e gettato in un fiume. Le voci erano che fosse ubriaco e che si recava ad un incontro con l’amante, ma i media stranieri accreditati a Mosca non avvalorarono questa versione. Più tardi, il  fugace martire della democrazia bombardò, con ogni violenza, il parlamento della Federazione Russa, ma i cadaveri risultati della sua azione ebbero meno spazio nei media occidentali che il “sequestro” della stella nascente del capitalismo russo.

A qualcuno potrebbe sembrare inverosimile questa incursione nell’ex un’Europa socialista ed anche me, se non per quello che viene ora. Indagando sui movimenti pro nonviolenza nel mondo, ho trovato alcune cose piuttosto interessanti che hanno origine proprio nell’Europa orientale ed in particolare in Jugoslavia, alla vigilia dell’aggressione della NATO contro quel paese. Dall’ Hilton Hotel di Budapest, il colonnello USA Robert Helvy, formò molti giovani serbi organizzazione Otpor (Resistenza) – un movimento giovanile di opposizione, sorto nel 1998 – in tecniche di azione nonviolenta basate sui manuali di Gene Sharp e l’Albert Einstein Institution. Successivamente, gli USA inviarono in due settimane le risorse necessarie per aprire 70 sedi di Otpor e quando iniziarono i bombardamenti della NATO, l’organizzazione era istituita in tutto il paese per debilitare dall’interno, in nome della nonviolenza, il paese nyt_magazineche era violentemente aggredito dall’esterno. Donald L. Presley, assistente amministratore USAID, ha riconosciuto a The New York Times Magazine che diverse centinaia di migliaia di dollari sono furono direttamente consegnati ad Otpor per finanziare materiali come t-shirt e poster. Altre fonti parlano di tre milioni tra il 1998 ed il 2000, forniti dal governo USA. Sorse così –  anche legato all’Otpor ed all’ USAID –  nell’estate del 2000 nella città di Novi Sad l’ Exit Festival dedicato alla musica giovanile.

Conclusa la guerra, l’attività di Otpor, lungi dallo scomparire, s’incrementò e l’ esportazione del metodo dei movimenti giovanili nonviolenti, consigliati dal caso Serbia, si è moltiplicata. Due costanti hanno percorso i paesi in cui gli USA si sono interessati a cambiare i governi: l’uso delle reti sociali in internet, ed un simbolo –  il pugno bianco su sfondo nero – che apparve, insieme ai soldi dell’ USAID in puno-otpor-con-siete-estrellasUcraina (col colorato arancione), Georgia e Kirghizistan (color rosa) e Venezuela (dove al posto del pugno il logo è una mano bianca con sfondo nero, benché non è mancato il pugno di Otpor con i colori della bandiera venezuelana); mentre il Festival Exit ha continuato a svilupparsi con il sostegno di istituzioni come MTV. Ma non è il Venezuela – dove erano presenti questi elementi nelle “proteste” degli studenti contro il governo di Hugo Chavez – l’unico paese in America Latina contro cui s’impiegano questi metodi, esistono denunce della sua presenza in paesi come Argentina e Bolivia.

Per quanto riguarda Cuba, ci sono alcuni dati inquietanti. L’USAID – quella che finanzia Otpor e movimenti simili in Europa ed in America Latina – è anche la finanziatrice e fornitrice dei “dissidenti” cubani, il rapciausaidsuo “contractor” Alan Gross è stato catturato quando gli forniva mezzi tecnologici per il suo lavoro attraverso le reti sociali Internet e si trova detenuto sull’isola per questo motivo. […] A questo punto non è la speculazione sospettare che Otpor, USAID ed il Festival Exit di Novi Sad hanno avuto qualcosa a che fare con la performance del 6 novembre 2009 e non è escluso che molti dei suoi organizzatori abbiano legami con loro, basterebbe cercare un pò online per trovare i link.

Per coloro che credono che con movimenti tipo Otpor e festival musicali con soldi made in USA vinceranno la battaglia per la coscienza delle persone, hanno saputo, in questi giorni, una cattiva notizia. Un sondaggio realizzato in Serbia ha dato che l’81% delle persone preferisce il socialismo dell’era jugoslava.

Tuttavia, vedendo le recenti notizie sulle minacce contro alcuni artisti cubani nella città di Miami sarebbe una buona idea organizzare lì una manifestazione contro la non-violenza e una filiale dell’Exit Festival. Il finanziamento dell’ USAID dovrebbe abbondare perché le denunce che è in quella città dove si malversa una parte di ciò che inviano a Cuba sono giunte persino al Congresso USA.

EFE, Rotilla y el “Exit Festival”

 Leyendo un cable de la agencia EFE que alude al “patrocinio” del festival serbio Exit al evento musical Rotilla en Cuba, he recordado este texto que publiqué el pasado noviembre en La pupila insomne.
 
 Iroel Sánchez
 
 A diferencia del amor, hay cosas que uno no distingue a primera vista. Requieren pensarse por un tiempo, hasta que aparece la pieza que faltaba en el rompecabezas y la verdad aparece luminosa ante nuestros ojos.
 
 El 6 de noviembre de 2009 ocurrieron cosas raras en La Habana. Un reducido grupo de personas realizó una “manifestación por la no violencia” a través de una de las principales avenidas de la ciudad. Una buena causa, sin dudas, sobre todo en un país que no ha dejado de sufrir acciones violentas desde hace más de cincuenta años, incluso recientemente han tenido lugar varios hechos que lo prueban, de los que hemos dado cuenta en La pupila insomne. Lo raro de lo sucedido en noviembre de 2009 estribaba en que no se aludía a ese tipo de violencia ni a ninguna otra. Pero no hay que ser prejuicioso, por qué no manifestarse contra una abstracción, en definitiva –según algunos reportes de prensa- la pequeña columna se desplazó sin contratiempos por la céntrica avenida 23.
 
 Sin embargo, aún sin concluir aquella jornada, comenzaron a circular noticias inquietantes. Una persona que recibe gran atención de la prensa extranjera acreditada en la Isla, denunciaba a esos medios que al dirigirse a la citada manifestación había sido objeto de un “secuestro” durante el cual le había propinado una “golpiza”. Aunque no pudo mostrar ninguna prueba de sus alegaciones ni realizó denuncia alguna ante tribunales ni policía, la noticia ocupó primeras planas de periódicos y noticieros en todo el mundo.
 
 Estos hechos y sobre todo su resonancia mediática, asociada a la manifestación por la “no violencia”, me hicieron recordar que en los momentos finales de la Perestroika en la antigua URSS, ocurrió un incidente protagonizado por quien sería luego presidente de Rusia, Boris Yeltsin. Yeltsin, una estrella de la prensa occidental, –gracias a sus críticas al socialismo y su rechazo a la violencia durante el intento de golpe de estado de 1991- apareció semidesnudo en una estación de policía, afirmando que lo habían secuestrado en un automóvil, atado a un saco de patatas y lanzado a un río. Los rumores eran que estaba ebrio y que iba camino a un encuentro con su amante, pero los medios extranjeros acreditados en Moscú no atendieron esa versión. Tiempo después, el fugaz mártir de la democracia bombardeó con toda violencia el parlamento de la Federación Rusa, pero los cadáveres que resultaron de su acción tuvieron menos espacio en los medios de Occidente que el “secuestro” de la estrella naciente del capitalismo ruso.
 
 A algunos pudiera parecerle traída por los pelos esta incursión en la Europa ex socialista y a mí también si no fuera por lo que viene ahora. Indagando sobre los movimientos pro no violencia en el mundo, encontré algunas cosas bastante interesantes que tienen su origen precisamente en la Europa del Este y particularmente en Yugoslavia, en vísperas de la agresión de la OTAN contra ese país. Desde el Hotel Hilton de Budapest, el coronel estadounidense Robert Helvy, entrenó a numerosos jóvenes serbios de la organización Otpor(resistencia) –un movimiento juvenil opositor, surgido en 1998- en las técnicas de acción no violenta basadas en los manuales de Gene Sharp y la Albert Einstein Institution. Posteriormente, Estados Unidos envió en dos semanas los recursos necesarios para abrir 70 sedes de la Otpor y cuando estallaron los bombardeos de la OTAN, la organización estaba implantada en todo el país para desgastar desde adentro, en nombre de la no violencia, el país que era agredido violentamente desde el exterior. Donald L. Presley, administrador asistente de la USAID, ha reconocido a The New York Times Magazine que varios cientos de miles de dólares fueron entregados directamente a Otpor para financiar material como camisetas y carteles. Otras fuentes hablan de tres millones de dólares entre 1998 y 2000, facilitados por el gobierno de Estados Unidos. Así surgió -también vinculado a Otpor y la USAID- en el verano de 2000, en la ciudad de Novi Sad el Exit Festival dedicado a la música juvenil.
 
 Concluida la guerra, la actividad de Otpor, lejos de desaparecer, se incrementó y la exportación del método de los movimientos juveniles no violentos, asesorados desde Serbia, se multiplicó. Dos constantes han recorrido los países donde Estados Unidos se ha interesado en cambiar gobiernos: el uso de las redes sociales en Internet, y un símbolo –el puño blanco con fondo negro- que apareció, junto al dinero de la USAID en Ucrania (con color naranja), Georgia y Kirgistán (color rosa) y en Venezuela (donde en lugar del puño el logo es una mano blanca con fondo negro, aunque no ha faltado el puño de Otpor con los colores de la bandera venezolana); mientras que el Exit Festival ha continuado desarrollándose con el apoyo de entidades como MTV. Pero no es Venezuela – donde han estado presentes estos elementos en las “protestas” estudiantiles contra el gobierno de Hugo Chávez- el único país de América Latina contra el que se emplean estos métodos, existen denuncias de su presencia en países como Argentina y Bolivia.
 
 Con respecto a Cuba, hay algunos datos inquietantes. La USAID –financista de Otpor y movimientos similares en Europa y América Latina- es también la financista y suministradora de los “disidentes” cubanos, su “contratista” Alan Gross fue capturado cuando los abastecía con medios tecnológicos para su trabajo a través de las redes sociales en Internet y se encuentra detenido en la Isla por esa razón. Verde y con puntas, ya saben…A estas alturas no es una especulación sospechar que Otpor, la USAID y el Exit Festival de Novi Sad tuvieron algo que ver con el performance del 6 de noviembre de 2009 y es muy posible que varios de sus convocantes tengan vínculos con ellos, bastaría buscar un poco en Internet para encontrar los enlaces.
 
 Para los que crean que con movimientos tipo Otpor y festivales de música con dinero made in USA van a ganar la batalla por la conciencia de las personas, se ha dado a conocer por estos días una mala noticia. Una encuesta realizada en Serbia ha arrojado que el 81 por ciento de las personas prefiere el socialismo de la época yugoslava.
 
 Sin embargo, viendo los recientes informes sobre las amenazas contra algunos artistas cubanos en la ciudad de Miami, sería una buena idea organizar allí una manifestación contra la no violencia y una filial del Exit Festival. Financiamiento de la USAID debe sobrar porque las denuncias de que es en esa ciudad donde malversan una parte del que envían hacia Cuba han llegado hasta el Congreso de Estados Unidos.

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