Trump rimarrà solo o si cercherà altri carnefici?

Si dice che Donald Trump abbia iniziato ad accorgersi che i principali componenti del suo governo siano degli affilati estremisti, troppo intransigenti. Per loro non esistono le sfumature, l’impiego della logica od il valore dei limiti. Sarebbe efficace che ciò che ha detto il presidente non si limitasse a uno dei tanti vaghi commenti, per depistare o eludere responsabilità. Il presidente ha detto che vogliono portarlo ad una guerra. Quale, tra i tanti conflitti esacerbati irresponsabilmente?

E’ molto interessante che un personaggio tanto straripante come chi dirige ora gli Stati Uniti, arrivi, presto o tardi a deduzioni di questo tipo. Ovviamente, devo ripetere, può ben trattarsi di un tweet destinato a ridistribuire le colpe od ad evitare alcune critiche. In altre parole: non è impossibile che ci sia poca o tanta dissimulazione in ciò che ha esposto.

Ma supponiamo che sia sincero, che abbia preso coscienza degli eccessi delle scelte politiche. In questo caso potremmo chiedergli perché premia Israele e neanche per caso riesce a richiedere allo stato ebraico il pagamento ai palestinesi delle terre e delle proprietà che sono state rubate negli ultimi settanta anni. Per un commerciante come lui il dare ed avere è la strategia migliore possibile tra quelle disponibili, per ottenere con la forza decisioni vantaggiose. Senza dubbio non può contare sulle sue tattiche.

Se i grandi invasori dell’antichità o del medioevo devono enormi costi di riparazione ai popoli da loro assaltati, in questa avventurosa modernità sarebbe saggio e plausibile compensare chi ha arricchiti i paesi che oggi sono potenti sul pianeta. Ma soprattutto “c’è sempre un opportunità di vendicarsi” quando si arriva a tappe, fatti o situazioni molto critiche, la cosa migliore è sanare le iniquità.

Sembra ingenuo, anche supponendo onesto il relativo, molto relativo rifiuto di Trump alla folle bellicosità dei suoi collaboratori, supporre un cambio di attitudine verso Tel Aviv ed applicare a questo stato favorito ciò che esigono alle altre nazioni.

I musei nordamericani ed europei sono pieni di oggetti sottratti all’Asia ed al Medio Oriente od all’America precolombiana. Questo senza riferirci, non c’è n’è bisogno, all’usurpazione subita dagli abitanti originari del Nord America. Davanti a quale tribunale potrebbero presentare le loro richieste gli aborigeni od i discendenti delle magnifiche e sconcertanti civilizzazioni inca, maya, azteca, in cerca di indennizzi?

Continuo a domandare, pagheranno agli afgani o agli iraniani, siriani o libici per i danni umani e materiali sensazionali provocati da invasioni, bombardamenti ingiustificabili o attraverso attacchi fatti senza altro motivo che impossessarsi dei rispettivi patrimoni? Quest’altra lista è interminabile. Dobbiamo aggiungere, in quanto attuale e indigeribile: hanno diritto a richiedere indennizzazioni per imprese o terre nazionalizzate a Cuba nonostante si siano opposti alle trattative offerte fin dall’inizio da L’Avana?

In ogni caso risarciranno per i danni provocati attraverso le sanzioni economiche imposte, che continuano ad impedire il normale sviluppo a Cuba?

Iniziando a contare dal 1959 e fino al 2018, i dati accumulati dal bloqueo economico arrivano a 934 mila milioni di dollari. L’anno scorso, è sufficiente come esempio, non è stato possibile ottenere entrate per circa cinque mila milioni di dollari dovuto al bullismo che ci impongono. Con questa percentuale annuale, in sei decenni la somma risulta elevatissima e dappropriata per necessari sviluppi. Con flussi commerciali normali e senza la persecuzione alle entità finanziarie internazionali relazionate con l’isola, attraverso un assedio extra-bloqueo, il progresso sarebbe superiore.

Per questa concezione diverse banche occidentali sono state multate con somme miliardarie, come se quello che viene decretato a Washington fosse obbligatorio compierlo per il resto del mondo. Questo è stato fatto prima di far entrare in vigore il titolo terzo della legge Helms-Burton. Dobbiamo supporre una persecuzione ancora più dura da qui in avanti.

Tra ciò che supponiamo di dover considerare ci sono fattori di grande interesse, provenienti da diversi effetti distruttivi (sabotaggi, vittime di molteplici aggressioni), quando la cosa naturale sarebbe l’incentivazione di vincoli convenienti tra paesi vicini. La convivenza tra antagonisti è provata e possibile da molto tempo.

La pretesa di far fuggire gli investitori stranieri a Cuba od aumentare i castighi applicati al suo popolo, si scontrano con realtà ed interessi di un tempo complesso e possibilmente sovraccarico di cambiamenti. Non è male che l’Unione Europea sia più concentrata verso le sue forze e problemi e che lasci un po’ da parte l’influenza statunitense. E’ meglio per l’Unione Europea rinforzare le sue logiche al posto di diventare di più come gli Stati Uniti, inoltre “L’Europa non vuole guerre”.

Le frasi tra virgolette appartengono a Saskia Sassen, sociologa e economista olandese, da discussioni sul momento che attraversa il Vecchio Continente e di fatto anche gli altri in diversa misura.

Cos’ha a che fare l’Europa con la legge Helms-Burton o le manovre Pompeo-Bolton? Molto, perché la colpiscono e altrettanto succede con le minacce alle sue imprese in Iran. Quelle che sono chiamate “leggi antidoto” con le quali provano a proteggere i loro imprenditori nel paese persiano sono state elaborate a partire dalla firma nel 1996 della H.P., voglio dire, H.B. (gioco di parole tra H.P. ossia letteralmente “figli di puttana” e H.B. ossia Helms Burton – Nota del Traduttore).

Alzando i dazi doganali alla Cina prima di concludere accordi convenienti, pretendendo che la Corea del Nord si privi dei suoi meccanismi difensivi in cambio di nulla o, di tanto in tanto, applicando rappresaglie ai soci attraverso del conosciuto terzo titolo del decreto extra territoriale, vanno della direzione opposta a ciò che difendono loro stessi ed allontanandosi dai migliori obiettivi.

Sarebbe ora di agire senza manganelli od egoismi, imposizioni o sfide di scarsa moralità. Quasi sempre si finisce danneggiando anche chi li provoca.

di Elsa Claro da Cubadebate

traduzione di Marco Bertorello

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