Il Venezuela non è la Siria

ma le tattiche di guerra sono le stesse

Eva Bartlett http://misionverdad.com

Da quando Juan Guaidó si è autoproclamato presidente ad interim del Venezuela, la retorica emanata da Washington è diventata sempre più familiare.

Ripete la stessa altisonante e vuota classe di propaganda di guerra (“crisi umanitaria”) che è stata ripetutamente usata contro nazioni con ricche risorse, dall’Afghanistan all’Iraq, alla Libia, alla Siria. Ora la stiamo vedendo contro il Venezuela.

La ricetta di cambio di regime è diretta: demonizzare il capo e coloro che difendono il paese; sostenere un’opposizione che è inevitabilmente violenta e cancellare i suoi crimini; sanzionare il paese ed attaccare la sua infrastruttura per creare condizioni insopportabili; creare false notizie su questioni umanitarie; possibilmente usare operazione di falsa bandiera per incriminare il governo; controllare la narrazione; e insistere che l’intervento è necessario per il bene del popolo.

In Libia, africani neri sono venduti come schiavi in ​​un paese devastato dal falso umanitarismo e dai bombardamenti occidentali.

Il Venezuela ha resistito in modo impertinente alle guerre economiche e di propaganda per anni, guidate da USA e Canada, così come al colpo di stato ed ai tentativi di assassinio, solo per vedere la retorica anti-venezuelana, ancora una volta, in auge negli ultimi mesi.

Nonostante le tracce di macerie che hanno lasciato gli sforzi di cambio di regime, da parte USA, per decenni in tutta l’America Latina e nel mondo, quando si confrontano le tattiche contro quei paesi, ed ora contro il Venezuela, alcune persone sorprendentemente insistono che questa volta è diverso.

Il Venezuela non è la Siria, dicono. Questa volta, sostengono, realmente si tratta di un “regime corrotto” e dei “diritti umani”, o nel caso del Venezuela, una “crisi umanitaria” … come se gli USA avessero sempre le migliori intenzioni con qualsiasi popolo, incluso il proprio, per sua natura.

Ignorano le sanzioni omicide dell’Occidente contro il Venezuela ed il sostegno alla “opposizione” violenta -un’opposizione che ha bruciato vivi civili- così come i milioni di dollari che spende in suo sostegno.

Inoltre ci sono le più recenti azioni violente contro il Venezuela, come il tentivo di far entrare camion “umanitari”, il 23 febbraio, nel paese ed il tentativo di golpe, appoggiato dagli USA, il ​​30 aprile, di Guaidó e Leopoldo López (un dirigente dell’opposizione violenta di estrema destra), chiaramente respinto dalle masse venezuelane.

I COLLETTIVI, LA NUOVA SHABIHA

Prima del 2011, i media corporativi occidentali hanno avuto, in realtà, molte cose positive da dire sulla dirigenza siriana, elogiando il presidente Assad come un riformista dalla mentalità aperta. Quando è iniziata l’operazione di cambio di regime, Assad ed i suoi alleati sono stati i nemici numero uno. In Venezuela ed in Siria, i presidenti Maduro ed Assad sono stati legittimamente eletti e mantengono un ampio sostegno tra le rispettive popolazioni.

Anche i media corporativi occidentali ed i politici che fanno eco ritengono, in maniera rutinaria, che entrambi i paesi siono “dittatoriali” ed i loro Presidenti eletti, illegittimi, mentre appoggiano marionette impopolari ed antidemocratiche che cercano di porre al posto dei primi.

Ma demonizzare il governo non è sufficiente; anche i sostenitori del governo sono bersagli o semplicemente scompaiono. In Siria i simpatizzanti di Assad sono chiamati shabiha (in arabo levantino, significa “fantasmi”- ndt), inferendo che loro -sì, milioni di loro- sono scagnozzi pagati dal governo, e così negare le loro voci.

È una tattica completamente ipocrita usata per mettere a tacere le voci delle masse, insieme alla linea dei media corporativi occidentali che chiamano quelli di noi che la critichiamo, che siamo andati nei luoghi in questione, come “teorici della cospirazione”.

Gli shabiha del Venezuela sono i collettivi e sono anch’essi rappresentati come scagnozzi sostenuti dal governo e designati, dagli USA, come “terroristi”.

Questi collettivi sono gruppi organizzati di base, movimenti politici comunitari, integrati da educatori, femministe, pensionati, agricoltori, ambientalisti, per fornire assistenza medica nelle loro comunità, tra altre cose, o in difesa della Nazione.

Mentre diffamano i collettivi, i media aziendali occidentali ed i politici urlanti, come Marco Rubio e John Bolton, cancellano i reali crimini dei sostenitori armati dell’opposizione. Un esempio recente: un membro dell’opposizione ha dato fuoco ad una sede centrale del PSUV, lasciando una nota insultando i collettivi.

In Venezuela ho passato del tempo con il dirigente di un piccolo gruppo di 170 famiglie. Il collettivo aiuta i giovani della comunità con i loro bisogni ed organizza attività per loro, oltre a fornire prodotti economici alla comunità locale. Durante i blackout, questo stesso gruppo ha supportato centinaia di famiglie nell’ottenere acqua per bere e lavare e nello stoccaggio di alimenti deperibili.

Il 30 marzo mi sono unita a centinaia di membri dei collettivi motorizzati e dei moto-tassisti sindacalizzati che hanno attraversato la capitale in una dimostrazione di sostegno al loro paese ed in resistenza all’intervento straniero. Erano donne e uomini che hanno rilasciato una dichiarazione con la loro presenza fisica: non permetteranno che il loro paese venga attaccato, dall’interno o dall’esterno.

Uno dei suoi organizzatori, ben consapevole di come sono raffigurati i collettivi, mi ha detto: “Non siamo terroristi, i terroristi sono venuti con quella opposizione servile” ed ha aggiunto che altri governi portano il terrorismo in Venezuela.

Un altro uomo nella marcia motorizzata ha dichiarato: “Stiamo soffrendo per il terrorismo che è stato impiantato attraverso un fantoccio USA di nome Juan Guaidó Ti diciamo, Guaidó, e ti diciamo, Trump ‘Ci avete tolto l’acqua, ci avete tolto la luce, ma hanno acceso le nostre anime e siamo determinati a difendere il paese con le nostre vite, se necessario”.

Gli stessi motorizzati si sono uniti ad altre decine di migliaia di civili venezuelani che sono scesi in piazza in una festosa dimostrazione di sostegno al presidente Maduro. Due settimane prima, il 16 marzo, ho camminato per qualche ora in un’altra manifestazione di massa, filmando i manifestanti, ascoltando le loro opinioni sul non-Presidente Guaidó, sul sostegno a Maduro ed il loro rifiuto di vedere il progetto bolivariano distrutto.

All’inizio di quel giorno, girovagando per un’ora in mototaxi ho fatto una sosta, ho cercato sostenitori dell’opposizione che avevano l’intenzione di convergere in più punti, attraverso la città, agli appelli di Guaidó di scendere in piazza. In un luogo ho incontrato seguaci di Maduro, ed infine in altri punti ho trovato una manciata di oppositori, poi un paio di dozzine di loro nella roccaforte dell’opposizione, Altamira.

In Siria, le manifestazioni di massa a sostegno del presidente Assad si sono verificate nei primi mesi del 2011 e negli ultimi anni.

PUNISCE IL PAESE ED ATTACCA LA SUA INFRASTRUTTURA

Per anni USA e Canada hanno posto il Venezuela sotto opprimenti sanzioni, una forma di punizione collettiva.

La relatrice speciale dell’ONU, Idriss Jazairy, ha segnalato, il 6 maggio, l’ipocrisia di imporre devastanti sanzioni e misure economiche connesse e tuttavia sostenere che si sta aiutando il popolo venezuelano.

L’esperto dell’ONU, Alfred de Zayas, giustamente, chiama le sanzioni una forma di terrorismo, “perché invariabilmente hanno un impatto, diretto o indiretto, sui poveri e sui vulnerabili”.

I capi parlanti degli USA minimizzano i drastici effetti delle sanzioni ma la realtà di questi è allarmante.

Un recente rapporto stima che le sanzioni abbiano causato 40mila morti, tra il 2017 ed il 2018, con oltre 300mila venezuelani a rischio. Recentemente, un bambino di sei anni che aveva bisogno di un trapianto di midollo osseo e trattamento (fornito da un’associazione in accordo con PDVSA, la compagnia venezuelana di petrolio e gas) è morto a seguito del negato trattamento a causa delle sanzioni USA a PDVSA.

Quando sono arrivata a Caracas, a marzo, erano già tre giorni del primo dei due grandi blackout in Venezuela quel mese. Del primo, il governo venezuelano sostiene che gli USA hanno fissato il sistema elettrico come bersaglio, attraverso un attacco informatico, usando dispositivi ad impulso elettromagnetico ed attacchi fisici.

Puntare alla infrastruttura elettrica non è un concetto estraneo agli USA e, durante il primo taglio, anche Forbes ha scritto che “l’idea che un governo come gli USA sia intervenuto in maniera remota sul sistema elettrico è abbastanza realistica”.

Ore prima del taglio di energia, il 7 marzo, Marco Rubio ha predetto che il Venezuela sarebbe entrato in “un periodo di sofferenza che nessuna nazione ha affrontato nella storia moderna”.

In Siria, dal 2011, i terroristi hanno attaccato stazioni e centrali elettriche. I siriani ad Aleppo hanno vissuto per anni senza elettricità, privati ​​dell’energia dopo che i terroristi hanno preso il controllo del distretto in cui si trova la centrale elettrica. Coloro che hanno potuto permetterselo hanno comprato generatori elettrici.

Dopo i bombardamenti israeliani, del 2006, sulla centrale elettrica di Gaza, i palestinesi hanno sofferto anni di blackout per 18 ore o più al giorno. Attualmente Gaza ha otto ore di elettricità al giorno.

Chiaramente, il concetto di attaccare infrastrutture come l’elettricità e l’acqua è quello con cui gli USA ed i loro alleati stanno familiarizzandosi, al fine di creare condizioni di vita infernali per il popolo del paese obiettivo.

CRISI PER FAME E DI GENTE CHE MANGIA DALLA SPAZZATURA

In Siria, ogni volta che un’area occupata da Al-Qaeda & CIA. sta per essere liberata, i media aziendali piangono in massa su civili affamati, incolpando il governo siriano quando in realtà sono sempre stati i terroristi ad accaparrare e controllare il cibo e l’assistenza medica.

La propaganda dei civili affamati è riapparsa in Venezuela con i media occidentali che sostengono un’epidemia di mercati vuoti e di persone che mangiano dalla spazzatura.

Jorge Ramos, un giornalista di Univisión, ha detto di aver filmato tre uomini che mangiavano da un bidone della spazzatura nelle vicinanze -a pochi minuti- dal palazzo presidenziale di Miraflores. In effetti, Ramos ha filmato a Chacao, bastione dell’opposizione a 7 km dal palazzo, più di un’ora e mezza con l’impegnativo traffico di Caracas.

Alla fine di marzo, ho fatto una passeggiata con un giovane dirigente di un collettivo che sono riuscito a conoscere vicino al quartiere di Las Brisas, ad ovest di Caracas.

Per illustrare il suo punto di vista sul fatto che il clamore occidentale sulla grande fame non ha senso, ha bussato alle porte di una zona di classe bassa chiedendo alla gente che abbiamo trovato se stavano morendo di fame e se avevano mangiato quel giorno. Molti erano confusi dalla strana domanda (ovviamente non hanno visto l’account Twitter di Rubio).

Nel complesso abitativo di Ciudad Mariche, la gente del posto ha anche insistito sul fatto che non vi è alcuna crisi umanitaria. Un uomo mi ha detto: “Non stiamo morendo di fame. Abbiamo molti problemi in generale, ma non la fame. Questa non è una crisi umanitaria. Dì ai tuoi governi che questa non è una lotta contro Maduro, è una lotta contro un popolo che cerca di essere libero”.

QUALUNQUE STATO DIVERSO DAGLI USA IN SIRIA E VENEZUELA SONO “ILLEGALI”

Secondo gli attaccabrighe del mondo, solo gli USA hanno il diritto di intervenire nelle nazioni sovrane, nonostante sia illegale il suo intervento non richiesto.

Gli USA hanno minacciato gli alleati del Venezuela, tra cui Cuba e Russia, dichiarando bizzarramente che la Russia stava intervenendo in Venezuela senza il consenso del governo, un’affermazione contraria all’accordo bilaterale tra Russia e Venezuela.

La posizione ipocrita degli USA non ha intaccato l’alleanza della Russia con il Venezuela, con Mosca che ha annunciato il tentativo di creare una “coalizione dell’ONU per “rispondere” ad un’eventuale invasione del Venezuela da parte USA”.

In ogni caso, come in Siria, il Venezuela non sarà superato così facilmente, con le sue forze armate di 200000 effettivi e i suoi quasi 2 milioni di miliziani che si preparano a difendere la loro terra.

Eva Bartlett è una giornalista freelance canadese ed attivista dei diritti umani con una vasta esperienza nella Striscia di Gaza ed in Siria. Recentemente è stata in Venezuela per dare copertura informativa sui tentativi di colpo di stato ed il sabotaggio dei servizi. Mantiene il blog in inglese “In Gaza”, dove vengono pubblicati la maggior parte dei suoi scritti.

Questo articolo è stato pubblicato in inglese in RT il 14 maggio 2019.


VENEZUELA NO ES SIRIA, PERO LAS TÁCTICAS DE GUERRA SON LAS MISMAS

Eva Bartlett

Desde que Juan Guaidó se autoproclamó presidente interino de Venezuela, la retórica emanada desde Washington se ha vuelto cada vez más familiar.

Repite la misma grandilocuente y vacia clase de propaganda de guerra (“crisis humanitaria”) que ha sido usada repetidamente contra naciones de ricos recursos, de Afganistán a Iraq, a Libia, a Siria. Ahora la estamos viendo contra Venezuela.

La receta del cambio de régimen es directa: demonizar al líder y a aquellos que defienden el país; apoyar una oposición que es inevitablemente violenta y blanquear sus crímenes; sancionar al país y atacar su infraestructura para crear condiciones insufribles; crear falsas noticias sobre cuestiones humanitarias; posiblemente emplear incidentes de falsa bandera para incriminar al gobierno; controlar la narrativa; e insistir que la intervención es necesaria por el bien del pueblo.

En Libia, africanos negros son vendidos como esclavos en un país devastado por el falso humanitarismo y los bombardeos occidentales.

Venezuela ha resistido de manera insolente las guerras económica y de propaganda por años, dirigidas por Estados Unidos y Canadá, así como al golpe de Estado y los intentos de asesinato, solo para ver la retórica anti-venezolana una vez más en auge en los últimos meses.

A pesar de los rastros de escombros que han dejado los esfuerzos de cambio de régimen por parte de los Estados Unidos durante décadas a lo largo de América Latina y el mundo, cuando se comparan las tácticas contra esos países y ahora contra Venezuela, alguna gente sorpresivamente insiste en que esta vez es diferente.

Venezuela no es Siria, dicen. Esta vez, argumentan, realmente se trata de un “régimen corrupto” y los “derechos humanos”, o en el caso de Venezuela, una “crisis humanitaria”… como si los Estados Unidos siempre tuvieron las mejores intenciones con cualquier pueblo, incluyendo el suyo, por naturaleza.

Ignoran las sanciones asesinas de Occidente contra Venezuela y el apuntalamiento de la “oposición” violenta -una oposición que ha quemado civiles en vida-, al igual que los millones de dólares que gasta en su apoyo.

Además están las más recientes acciones violentas contra Venezuela, como la tentiva de meter camiones “humanitarios” el 23 de febrero al país y el intento de golpe apoyado por Estados Unidos el 30 de abril de Guaidó y Leopoldo López (un dirigente opositor violento de extrema derecha), claramente rechazado por las masas venezolanas.

LOS COLECTIVOS, LA NUEVA SHABIHA

Antes de 2011, los medios corporativos occidentales en realidad tuvieron muchas cosas positivas que decir sobre el liderazgo de Siria, alabando al presidente Assad como un reformista de menta abierta. Cuando comenzó la operación de cambio de régimen, Assad y sus aliados fueron los enemigos número uno. En Venezuela y en Siria, los presidentes Maduro y Assad fueron legítimamente electos y mantienen un amplio apoyo entre sus respectivas poblaciones.

También los medios corporativos occidentales y los políticos que hacen eco consideran de manera rutinaria que ambos países son “dictatoriales” y sus Presidentes electos, ilegítimos, mientras apoyan marionetas impopulares y antidemocráticas que intentan poner en su lugar.

Pero demonizar al gobierno no es suficiente; seguidores del gobierno también son blanco o sencillamente desaparecen. En Siria los simpatizantes de Assad son llamados shabiha (en árabe levantino, significa “fantasmas” -nota del traductor-), infiriendo que ellos -¡sí, millones de ellos!- son matones pagados por el gobierno, y así negar sus voces.

Es una táctica completamente hipócrita usada para silenciar las voces de las masas, junto a la línea de los medios corporativos occidentales llamándonos a aquellos que la cuestionamos, que hemos ido a los lugares en cuestión, como “teóricos de la conspiración”.

La shabiha de Venezuela son los colectivos y son asimismo representados como matones apoyados por el gobierno y designados por los Estados Unidos como “terroristas”.

Estos colectivos son grupos organizados de base, movimientos políticos comunitarios, integrados por educadores, feministas, pensionistas, agricultores, ambientalistas, para proveer asistencia médica en sus comunidades, entre otras cosas, o en defensa de la Nación.

Mientras difaman a los colectivos, los medios corporativos occidentales y los políticos gritones como Marco Rubio y John Bolton blanquean los crímenes reales de los seguidores armados de la oposicion. Un ejemplo reciente: un miembro de la oposición incendió una sede central del PSUV, dejando una nota insultando a los colectivos.

En Venezuela, pasé tiempo con el líder de un colectivo pequeño de 170 familias. El colectivo ayuda a la juventud de la comunidad con sus necesidades y organiza actividades para ellos, así como proveen productos económicos a la comunidad local. Durante los apagones, este mismo colectivo apoyó a cientos de familias en la obtención de agua para beber y lavar, y en almacenar alimentos perecederos.

El 30 de marzo, me uní a cientos de miembros de los colectivos motorizados y mototaxistas sindicados que manejaron por la capital en muestra de apoyo a su país y en resistencia a la intervención extranjera. Estos fueron mujeres y hombres que emitieron una declaración con su presencia física: no permitirán que su país sea atacado, desde adentro o desde afuera.

Uno de sus organizadores, sumamente consciente de cómo los colectivos son retratados, me dijo: “No somos terroristas, los terroristas vinieron con esa oposición lacaya”, y añadió que otros gobiernos traen el terrorismo a Venezuela.

Otro hombre en la marcha motorizada dijo: “Estamos sufriendo por el terrorismo que ha sido implantado a través de un títere estadounidense llamada Juan Guaidó. Te decimos, Guaidó, y te decimos, Trump: ‘Nos quitaste el agua, nos quitaste la luz, pero encendieron nuestras almas, y estamos determinados a defender el país con nuestras vidas si es necesario'”.

Los mismos motorizados se unieron a otras decenas de miles de civiles venezolanos que tomaron las calles en una demostración festiva de apoyo al presidente Maduro. Dos semanas antes, el 16 de marzo, caminé durante algunas horas en otra masiva manifestación, filmando a los manifestantes, oyendo sus opiniones sobre el no-presidente Guaidó, sobre su apoyo a Maduro y sobre su negativa de ver el proyecto bolivariano destruido.

Más temprano ese día, dando vueltas durante una hora en mototaxi hice una parada, busqué a seguidores de la oposición que tenían la intención de convergir en múltiples puntos a través de la ciudad bajo los llamados de Guaidó de tomar las calles. En una de las locaciones, en vez, conseguí a seguidores de Maduro, y finalmente en otros puntos encontré un puñado de opositores, luego a un par de docenas de ellos en el bastión opositor, Altamira.

En Siria, las manifestaciones masivas en apoyo al presidente Assad ocurrieron en los tempranos meses de 2011 y en años recientes.

SANCIONA AL PAÍS Y ATACA SU INFRAESTRUCTURA

Los Estados Unidos y Canadá durante años han puesto a Venezuela bajo agobiantes sanciones, una forma de castigo colectivo.

La relatora especial de las Naciones Unidas Idriss Jazairy señaló, el 6 de mayo, la hipocresía de imponer devastadoras sanciones y medidas económicas relacionadas y con todo se alega que estas ayudan al pueblo venezolano.

El experto de las Naciones Unidas, Alfred de Zayas, acertadamente llama a las sanciones como una forma de terrorismo, “porque invariablemente impactan, de manera directa o indirecta, en los pobres y vulnerables”.

Las cabezas parlantes de Estados Unidos minimizan los drásticos efectos de las sanciones pero la realidad de éstos es alarmante.

Un reporte reciente estima que las sanciones causaron 40 mil muertes entre 2017 y 2018, con 300 mil venezolanos más bajo riesgo. Recientemente, un niño de seis años que necesitaba un transplante de médula ósea y tratamiento (provisto por una asociación en acuerdo con PDVSA, la compañía venezolana de petróleo y gas) murió como resultado del tratamiento denegado por las sanciones estadounidenses a PDVSA.

Cuando llegué a Caracas en marzo, llevaba tres días del primero de los dos grandes apagones en Venezuela ese mes. Del primero, el gobierno venezolano mantiene que los Estados Unidos fijó como objetivo el sistema eléctrico, a través de un ciberataque, usando aparatos de pulso electromagnético y ataques físicos.

Apuntar a la infraestructura eléctrica no es un concepto foráneo para los Estados Unidos y, durante el primer corte, incluso Forbes escribió que “la idea de que un gobierno como el de los Estados Unidos intervino de manera remota en su sistema eléctrico es bastante realista”.

Horas antes del corte de energía el 7 de marzo, Marco Rubio predijo que Venezuela entraría “en un periodo de sufrimiento que ninguna nación ha enfrentado en la historia moderna”.

En Siria, desde 2011 los terroristas han atacado estaciones y centrales eléctricas. Los sirios en Alepo vivieron durante años sin electricidad, privados de energía luego de que los terroristas tomaran el control del distrito donde se ubica la central eléctrica. Aquellos que pudieron costearlo compraron generadores eléctricos por amperios.

Luego de los bombardeos israelíes de 2006 sobre la central eléctrica de Gaza, los palestinos sufrieron años de apagones por 18 horas o más al día. En el presente, Gaza tiene ocho horas de electricidad por día.

Claramente, el concepto de atacar infraestructuras como la eléctrica y del agua es con el que los Estados Unidos y sus aliados están familiarizados, con el fin de crear condiciones infernales de vida para el pueblo del país objetivo.

CRISIS DEL HAMBRE Y DE GENTE QUE COME DE LA BASURA

En Siria, cada vez que un área ocupada por Al-Qaeda & Cía. está siendo liberada, los medios corporativos lloran en masa sobre los civiles hambrientos, echándole la culpa al gobierno sirio cuando de hecho siempre fueron los terroristas quienes acapararon y controlaron la comida y el auxilio médico.

La propaganda de los civiles hambrientos ha reaparecido en Venezuela con los medios occidentales alegando una epidemia de abastos vacíos y de gente comiendo de la basura.

Jorge Ramos, un periodista de Univisión, dijo haber filmado a tres hombres comiendo de un contenedor de basura muy cerca -incluso a minutos- del palacio presidencial Miraflores. En realidad, Ramos filmó en Chacao, bastión de la oposición a 7 km del palacio, más de hora y media con el tráfico prendido de Caracas.

A finales de marzo, di un paseo con un joven líder de un colectivo que logré conocer cerca del barrio de Las Brisas, al oeste de Caracas.

Para ilustrar su punto de que el bombo occidental sobre la masiva hambruna no tiene sentido, tocó las puertas de una zona de clase baja preguntando a la gente que encontramos si ellos estaban muertos de hambre y si habían comido ese día. La mayoría estaba confundida por la rara pregunta (obviamente no han visto la cuenta de Twitter de Rubio).

En el complejo de viviendas Ciudad Mariche, los locales igualmente insistieron en que no hay una crisis humanitaria. Un hombre me dijo: “No estamos muriéndonos de hambre. Tenemos muchos problemas en general, pero hambre no. Esta no es una crisis humanitaria. Dile a tus gobiernos que esto no es una pelea contra Maduro, es una contra un pueblo que trata de ser libre”.

CUALQUIER ESTADO QUE NO SEA ESTADOS UNIDOS EN SIRIA Y VENEZUELA SON “ILEGALES”

De acuerdo a los pendencieros del mundo, solo los Estados Unidos tienen el derecho de intervenir en naciones soberanas, a pesar de que es ilegal su intervención no solicitada.

Los Estados Unidos han amenazado a los aliados de Venezuela, incluidos Cuba y Rusia, alegando de manera bizarra que Rusia estaba interviniendo en Venezuela sin el consentimiento del gobierno, una afirmación que es contraria al acuerdo bilateral que tienen Rusia y Venezuela.

La postura hipócrita de los Estados Unidos no ha abollado la alianza de Rusia con Venezuela, con Moscú anunciando el intento de crear una “coalición de las Naciones Unidas de países para ‘replicar’ una eventual invasión de Venezuela por los Estados Unidos”.

En cualquier caso, como en Siria, Venezuela no será superada tan fácilmente, con sus fuerzas armadas de 200 mil efectivos y sus casi 2 millones de milicianos preparándose para defender su tierra.

Eva Bartlett es una periodista freelance canadiense y activista de los derechos humanos con amplia experiencia cubriendo la Franja de Gaza y Siria. Recientemente estuvo en Venezuela cubriendo los intentos de golpe de Estado y el sabotaje a los servicios. Mantiene el blog en inglés “En Gaza”, donde estan publicados la mayoría de sus escritos.

Este artículo fue publicado en inglés en RT el 14 de mayo de 2019.

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