Dogana di Cuba: tolleranza zero alle droghe

Ancora una volta si tenta senza successo di vincolare l’Isola al traffico di stupefacenti.

 

Dallo scorso 18 maggio, differenti media di comunicazione hanno manipolato la notizia del sequestro in Puerto Cristóbal, a Panamá, di 1517 pacchetti di droga (cocaina) in 46 valigette sportive in un contenitore con sacchi di carbone vegetale esportati da Cuba e destinati alla Turchia.

I risultati preliminari dell’investigazione realizzata in territorio cubano e le opportune informazioni apportate dall’Unità di Controllo dei Contenitori e del Servizio Nazionale Aeronavale, tutti e due di Panama, hanno permesso di determinare che il riferito contenitore era arrivato al terminale del porto panamense di Manzanillo e quindi a quello di Cristóbal, con il sigillo collocato in Cuba, luogo d’origine del carico, e con tutta la documentazione che lo avallava in regola. Senza dubbio nel momento della scoperta del fatto si è potuto apprezzare che il sigillo era stato cambiato dopo l’introduzione della droga.

La Dogana Generale della Repubblica lo ha spiegato offrendo un comunicato informativo.

«Siamo in presenza di un modo d’operare usato internazionalmente dai narcotrafficanti e contiamo vari precedenti di casi simili, dato che non è la prima volta che hanno tentato senza successo di vincolare l’Isola con questo tipo di fatti.

«Riaffermiamo che Cuba applica una politica di tolleranza zero alle droghe, ripudia e affronta con rigore qualsiasi manifestazione vincolata al traffico o consumo di queste sostanze e rafforza la cooperazione internazionale con organismi, paesi, agenzie e servizi che combattono questo flagello, ratifica il testo. Inoltre la Dogana ha affermato che continuano le investigazioni con un gruppo multidisciplinare.

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