Perché le nazionalizzazioni furono legali?

Nella Legge Helms-Burton, insistentemente, si utilizzano i termini “proprietà confiscate” e “beni confiscati”. Come spiega la Dr.ssa Olga Miranda Bravo, nessuno di questi termini è “simile alla nazionalizzazione (…) definita come un atto con cui la nazione, secondo il processo legale, può disporre l’appropriazione, per motivi diversi, di proprietà private per passarle al tesoro pubblico»

José Luis Toledo Santander www.granma.cu

In questi giorni si ascolta, con frequenza, molti cubani, di fronte all’aumento dell’aggressione ed arroganza imperiale yankee, parafrasare il generale Antonio Maceo, in occasione dello storico incontro di Mangos de Baraguá nel 1879, rispondendo alla presentazione dell’arrendevole documento che rappresentava il patto del Zanjón: «…No, non ci capiamo…». Sono d’accordo con loro, non possiamo capirci con il Governo USA per molte ragioni, tra queste perché ci sforziamo di dare alle parole l’interpretazione corretta che corrisponde loro.

Nella Legge Helms-Burton, insistentemente, si utilizzano i termini “proprietà confiscate” e “beni confiscati”. Come spiega la Dr.ssa Olga Miranda Bravo, nessuno di questi termini è “simile alla nazionalizzazione (…) definita come un atto con cui la nazione, secondo il processo legale, può disporre l’appropriazione, per motivi diversi, di proprietà private per passarle al tesoro pubblico»

La confisca di beni è un atto giuridico accessorio e derivato dalla commissione di un reato, di fronte al quale chi lo ha commesso, oltre alla pena spettantegli, deve rispondere con i suoi beni, dei quali viene espropriato, senza avere diritto ad alcun risarcimento.

Il Consiglio dei Ministri, nell’esercizio delle facoltà riconosciutegli dalla Legge Fondamentale della Repubblica del 7 Febbraio 1959 -ampia e specificamente ispirata nella Costituzione del 1940- dettò la legge n.15, del 17 marzo 1959, con la quale dispose la confisca e la successiva assegnazione allo Stato cubano, dei beni che costituivano il patrimonio di Fulgencio Batista e di tutte le persone che collaborarono con il suo tirannico regime, riconosciuto autore di molteplici delitti previsti dal Codice di Difesa sociale vigente allora.

Poi, quando la Legge Helms-Burton fa riferimento, nella sua sezione 302 del Titolo III, al traffico di proprietà confiscate dal Governo cubano sta salvaguardando i delinquenti a cui fa riferimento la Legge 15/1959, i cui beni si confiscarono per essere soggetti di reati.

Le nazionalizzazioni, come atti di stato, rispondono al carattere sovrano dello stesso e, per conseguenza, ogni Stato è obbligato a rispettare l’indipendenza del procedere di ognuno degli altri; costituiscono atti di rivendicazione economica a beneficio del popolo e comportano un’adeguato indennizzo.

È a partire dalla Prima Legge di Riforma Agraria che si producono, a Cuba, gli atti di nazionalizzazione. La stessa stabilì il pagamento che si effettuò tramite l’emissione di titoli al quattro e mezzo percento annuo, ammortizzabili in 20 anni.

A proposito della Riforma Agraria, il 29 giugno 1959, il Governo USA consegnò una nota diplomatica al Governo cubano in cui dichiarava: “Gli USA riconoscono che, secondo il Diritto Internazionale, uno Stato ha la facoltà di espropriare all’interno della propria giurisdizione per scopi pubblici ed in assenza di disposizioni contrattuali o di qualsiasi altro accordo in senso contrario; tuttavia, questo diritto deve essere accompagnato dall’obbligazione corrispondente da parte di uno Stato nel senso che tale espropriazione comporterà con sé il pagamento di un rapida, adeguata ed effettiva compensazione”.

Interventista e superba, la nota pretende stabilire da sé la forma di compensazione in luogo dell’indennizzo concordato dalle parti. Non era valido esigerlo quando l’unico diritto internazionalmente riconosciuto è quello di un “appropriato indennizzo”, in conformità con le norme vigenti nello Stato nazionalizzatore. Di fronte a questo pregiudizio della sovranità e dignità nazionale, il Governo cubano rispose non accettando ciò che considerava un intervento negli affari interni del paese.

Sempre disposto a discutere il suo disaccordo al riguardo con gli USA, il 22 febbraio 1960, mediante una nota del Ministero degli Esteri di Cuba al Governo USA, si fece sapere il proposito di riannodare, per canali diplomatici, le negoziazioni tra le parti, sul piede di uguaglianza, e si precisa che queste saranno sempre e quando il Congresso od il Governo di quel paese “non adotti alcuna misura di carattere unilaterale che pregiudichi i risultati delle negoziazioni ante menzionate o possa irrogare pregiudizi all’economia del popolo cubano».

L’arrogante risposta non si fece attendere: “Il governo USA non può accettare le condizioni per negoziare espresse nella nota di sua Eccellenza, a tal fine non si adotteranno misure di carattere unilaterali da parte del Governo USA che possano danneggiare l’economia cubana e quella del suo popolo, che sia dai rami legislativi od esecutivo”.

Conseguentemente con tale posizione imperiale, riluttante a tutti i dialoghi civili, l’amministrazione Eisenhower tracciava i principi che quella sarebbe stata la bussola di tutte le amministrazioni yankee fino ad oggi. Manifestazione di questo è l’oggi noto memorandum del 6 aprile 1960 su Cuba, a meno di un mese dal suddetto scambio di note, presentato dal Segretario aggiunto del Dipartimento di Stato, Lester Mallory, dove enunciò in relazione al nostro Governo Rivoluzionario: “L’unico modo efficace per fargli perdere il sostegno interno è provocare delusione e scoraggiamento attraverso l’insoddisfazione economica e la penuria (…) Dobbiamo implementare rapidamente tutti i mezzi possibili per debilitare la vita economica (…) negando a Cuba denaro e forniture (…), con l’obiettivo di provocare fame, disperazione ed il rovesciamento del governo».

Altre leggi di nazionalizzazione per il beneficio popolare sarebbero state promulgate dal Governo Rivoluzionario: 890, 891, 1076, la Legge di Riforma Urbana, ecc.

Significativa, è la Legge 851 del 6 luglio 1960, in base alla quale si dispone la nazionalizzazione, per ragioni di utilità pubblica e di interesse sociale, dei beni di persone fisiche o giuridiche cittadine USA, stabilendo la corrispondente compensazione. Il pagamento dei beni espropriati sarebbe stato effettuato, una volta effettuata la loro valutazione, in titoli della Repubblica.

Per l’ammortamento di detti titoli e come garanzia di questi, lo Stato cubano avrebbe costituito un fondo che si sarebbe emesso ogni anno con il 25% delle valute straniere che avrebbero corrisposto all’eccedenza degli acquisti di zucchero che, ogni anno solare, gli USA avessero realizzato oltre i tre milioni di tonnellate lunghe spagnole, per il suo consumo interno, e ad un prezzo non inferiore a 5,7 centesimi di $ per libbra inglese. A tal fine, il Banco Nazionale di Cuba avrebbe aperto un conto speciale in dollari che si sarebbe chiamato “Fondi per il pagamento di Espropriazioni di Beni ed Imprese Nazionali degli Stati Uniti del Nord America”.

I titoli avrebbero dato un interesse non inferiore al 2% annuo e si sarebbero ammortizzati in un periodo non inferiore a 30 anni.

Il Governo USA, cosciente del danno che causava ai suoi cittadini impedendo loro di accedere al risarcimento concessogli dalla legge cubana, cancellò la quota di zucchero che storicamente aveva concordato con Cuba, e che a partire dal ruolo dello zucchero nell’economia della nazione diveniva base essenziale per il pagamento dell’adeguata compensazione, a cui aggiunse il blocco economico, commerciale e finanziario.

Espressione della volontà dello Stato cubano di dialogare e raggiungere un accordo per un adeguato risarcimento agli espropriati, furono gli accordi raggiunti con Svizzera e Francia (1967); Gran Bretagna, Italia e Messico (1978); Canada (1980) e Spagna (1986).

In questi accordi di pagamento compensativo, si convenne espressamente:

Che il titolare del reclamo, rappresentato dal suo Governo nei negoziati da Governo a Governo, doveva essere cittadino dello Stato reclamante nel momento in cui la proprietà rivendicata fu espropriata.

La cifra forfettaria e globale dell’indennizzo non è la sommatoria del reclamato, ma il risultato di una giusta valutazione.

La fissazione di termini e modalità di pagamento in denaro ed in natura.

Quindi, ci domandiamo, sotto quale ordine legale si riconosce agli USA il diritto che i suoi tribunali di giustizia conoscano e si pronuncino contro atti sovrani di un altro Stato e contro cittadini di paesi terzi? Solo nell’arroganza imperiale, nella flagrante violazione del diritto internazionale e nel totale disprezzo degli altri paesi del mondo, si trova una spiegazione per tale procedere.


¿Por qué fueron legales las nacionalizaciones?

En la Ley Helms-Burton insistentemente se utilizan los términos «propiedades confiscadas» y «bienes confiscados». Como explica la Dra. Olga Miranda Bravo, ninguno de estos términos es «similar a la nacionalización (…) definida esta como un acto por el cual la nación, según el proceso legal, puede disponer la apropiación, por diferentes razones, de propiedades privadas para pasarlas al tesoro público»

Autor: José Luis Toledo Santander

Por estos días se escucha con frecuencia a muchos cubanos, ante el incremento de la agresión y la arrogancia imperial yanqui, parafrasear al general Antonio Maceo en ocasión de la histórica entrevista de Mangos de Baraguá en 1879, al responder a la presentación del documento claudicador que representaba el Pacto del Zanjón: «… No, nos entendemos…». Coincido con ellos, no nos podemos entender con el Gobierno de ee. uu. por muchas razones, entre ellas porque nos esforzamos en dar a las palabras la interpretación cabal que les corresponde.

En la Ley Helms-Burton insistentemente se utilizan los términos «propiedades confiscadas» y «bienes confiscados». Como explica la Dra. Olga Miranda Bravo, ninguno de estos términos es «similar a la nacionalización (…) definida esta como un acto por el cual la nación, según el proceso legal, puede disponer la apropiación, por diferentes razones, de propiedades privadas para pasarlas al tesoro público».

La confiscación de bienes es un acto jurídico accesorio y derivado de la comisión de un delito, ante el cual su comisor, además de la pena que le corresponde, debe responder con sus bienes, de los cuales es desposeído, sin tener derecho a compensación alguna.

El Consejo de Ministros, en uso de las facultades que le reconocía la Ley Fundamental de la República, del 7 de febrero de 1959 –amplia y concretamente inspirada en la Constitución de 1940– dictó la Ley No.15, del 17 de marzo de 1959, mediante la cual dispuso la confiscación y consecuente adjudicación al Estado cubano, de los bienes que integraban el patrimonio de Fulgencio Batista y de todas las personas que colaboraron con su régimen tiránico, reconocidos autores de múltiples delitos previstos en el Código de Defensa Social vigente en esos momentos.

Luego, cuando la Ley Helms-Burton se refiere en su sección 302 del Título III al tráfico con propiedades confiscadas por el Gobierno cubano, está salvaguardando a los delincuentes a que se refiere la Ley 15 / 1959, cuyos bienes se confiscaron por ser sujetos de delitos.

PRIMERAS NACIONALIZACIONES

Las nacionalizaciones, como actos de Estado, responden al carácter soberano del mismo y, por consiguiente, todo Estado está obligado a respetar la independencia del proceder de cada uno de los otros; constituyen actos de reivindicación económica en beneficio del pueblo y sí conllevan una adecuada indemnización.

Es a partir de la Primera Ley de Reforma Agraria que se producen en Cuba los actos de nacionalización. La misma estableció el pago que se hizo mediante la emisión de bonos al cuatro y medio por ciento anual, amortizable en 20 años.

Al respecto de la Reforma Agraria, el 29 de junio de 1959 el Gobierno de los Estados Unidos entregó una nota diplomática ante el Gobierno cubano en la que planteaba: «Los Estados Unidos reconocen que, según el Derecho Internacional, un Estado tiene la facultad de expropiar dentro de su jurisdicción para propósitos públicos y en ausencia de disposiciones contractuales o cualquier otro acuerdo en sentido contrario; sin embargo, este derecho debe ir acompañado de la obligación correspondiente por parte de un Estado en el sentido de que esa expropiación llevará consigo el pago de una pronta, adecuada y efectiva compensación».

Injerencista y soberbia, la nota pretende establecer por sí la forma de la compensación en lugar de una indemnización acordada por las partes. No era válido exigirlo cuando el único derecho reconocido internacionalmente es el de una «indemnización apropiada», de conformidad con las normas en vigor en el Estado nacionalizador. Ante este menoscabo de la soberanía y dignidad nacional, el Gobierno cubano respondió no aceptando lo que consideraba una intervención en los asuntos internos del país.

Siempre dispuesto a discutir su discrepancia al respecto con los Estados Unidos, el 22 de febrero de 1960, mediante nota del Ministerio de Relaciones Exteriores de Cuba al Gobierno de los Estados Unidos, se le hace saber el propósito de reanudar, por los canales diplomáticos, negociaciones entre ambos, en pie de igualdad, y se precisa que estas serán siempre y cuando el Congreso o el Gobierno de ese país «no adopte medida alguna de carácter unilateral que prejuzgue los resultados de las negociaciones antes mencionadas o pueda irrogar perjuicios a la economía del pueblo cubano».

La arrogante respuesta no se hizo esperar: «El Gobierno de los Estados Unidos no puede aceptar las condiciones para negociar expresadas en la nota de su Excelencia, al efecto de que no se tomarán medidas de carácter unilateral por parte del Gobierno de los Estados Unidos que puedan afectar la economía cubana y la de su pueblo, ya sea por las ramas legislativas o la ejecutiva».

Consecuente con esa posición imperial, reacios a todo diálogo civilizado, la administración de Eisenhower trazaba los principios de que esa sería la brújula de todas las administraciones yanquis hasta nuestros días. Manifestación de ello es el hoy conocido memorando del 6 de abril de 1960 sobre Cuba, a menos de un mes del intercambio de notas antes referido, presentado por el secretario asistente en el Departamento de Estado, Lester Mallory, donde enunció con relación a nuestro Gobierno Revolucionario: «El único modo efectivo para hacerle perder el apoyo interno es provocar el desengaño y el desaliento mediante la insatisfacción económica y la penuria (…) Hay que poner en práctica rápidamente todos los medios posibles para debilitar la vida económica (…) negándole a Cuba dinero y suministros (…), con el objetivo de provocar hambre, desesperación y el derrocamiento del gobierno».

Y CANCELARON LA CUOTA AZUCARERA

Otras leyes de nacionalización en aras del beneficio popular promulgaría el Gobierno Revolucionario: 890, 891, 1076, la Ley de Reforma Urbana, etc.

De significar es la Ley 851 del 6 de julio de 1960, mediante la cual se dispone la nacionalización, por razones de utilidad pública e interés social, de los bienes de personas naturales o jurídicas nacionales de los EE.UU., estableciendo la indemnización correspondiente. El pago de los bienes expropiados se realizaría, una vez hecha su tasación, en bonos de la República.

Para la amortización de dichos bonos y como garantía de estos, se formaría por el Estado cubano un fondo que se emitiría anualmente con el 25 % de las divisas extranjeras que correspondieran al exceso de las compras de azúcares que en cada año calendario realizaran los Estados Unidos sobre tres millones de toneladas largas españolas, para su consumo interno, y a un precio no menor de 5,75 centavos de dólar la libra inglesa. A ese efecto, el Banco Nacional de Cuba abriría una cuenta especial en dólares que se denominaría «Fondos para el pago de Expropiaciones de Bienes y Empresas Nacionales de los Estados Unidos de Norteamérica».

Los bonos devengarían un interés de no menos del 2 % anual y se amortizarían en un plazo no inferior a 30 años.

El Gobierno de ee. uu., consciente del daño que originaba a sus nacionales al impedirles acceder a la indemnización que le otorgaba la ley cubana, canceló la cuota azucarera que históricamente tenía convenida con Cuba, y que a partir del papel del azúcar en la economía de la nación devenía base esencial para el pago de la adecuada indemnización, a lo que adicionó el bloqueo económico, comercial y financiero.

Expresión de la voluntad del Estado cubano de dialogar y lograr un acuerdo para una adecuada indemnización a los expropiados, fueron los acuerdos alcanzados con Suiza y Francia (1967); Gran Bretaña, Italia y México (1978); Canadá (1980) y España (1986).

En estos convenios de pago de indemnización se acordó expresamente:

Que el titular de la reclamación representado por su Gobierno en las negociaciones de Gobierno a Gobierno debía ser nacional del Estado reclamante en el momento en que se expropió el bien reclamado.

La cifra alzada y global de la indemnización no es la sumatoria de lo reclamado, sino el resultado de una justa valoración.

La fijación de plazos y modalidades de pago en dinero y en especie.

Entonces, cabe preguntarnos, ¿bajo qué orden legal se le reconoce a los

EE.UU. el derecho de que sus tribunales de justicia conozcan y se pronuncien contra actos soberanos de otro Estado y contra los nacionales de terceros Estados? Solo en la arrogancia imperial, la violación flagrante del Derecho internacional y el total menosprecio a los demás países del mundo, se encuentra una explicación a este proceder.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.